Cosa è successo ai COBAS IMPORTANTE -
ARRESTATO ANCHE UN DISABILE GLI AGENTI ROMPONO I VETRI
DELLA NOSTRA AMBULANZA! (si invia con viva preghiera di
diffusione - tutto questo forse non è verosimile, ma
purtroppo è VERO) Sono
stato venerdì e sabato ai cortei con i COBAS. Alloggiavo
nei pressi dell'ex manicomio Gaslini nell'asilo situato
in Via Re di Puglia. Oggi in TV si parla solo delle
perquisizioni e dei pestaggi al campo base del Social
Forum, mentre si è taciuto totalmente su quanto abbiamo
subito noi nel campo dei COBAS. La mattina alle ore 9
circa l'intero campo è stato circondato da una
quindicina di camionette della polizia che sono scese da
queste per schierarsi in assetto di guerra. Era una
provocazione! Si aspettavano che rispondessimo con atti
violenti per avere poi la mano libera, libera
presumibilmente di lanciare lacrimogeni nel campo e di
irrompere per manganellare tutti! Per fortuna io che ho
trent'anni e altri dirigenti adulti dei COBAS hanno
invitato gli altri a non rispondere alla provocazione. Nel frattempo una nostra
delegazione ha raggiunto le forze di PS per chiedere loro
cosa volessero da noi. Non abbiamo reagito assolutamente,
mentre un coro 'assassini' ha cominciato ad echeggiare in
tutto il campo. Lentamente i poliziotti sono risaliti
sulle camionette e sirene accese sono andati via. Abbiamo
subito compreso che non eravamo sicuri neppure
all'interno del campo, ogni barlume di legalità era
svanita. Esisteva solo l'odio della rappresaglia da
consumarsi comunque e contro chiunque. Nonostante ciò
andammo quasi tutti alla manifestazione. Restarono venti
persone e fra questi diversi ragazzi greci che per vari
motivi non se la sentivano di manifestare. Alcuni avevano riportato
ferite (così mi è stato riferito) il giorno prima.
C'era anche un disabile figlio di un dirigente dei cobas.
La polizia intorno alle tredici è tornata per portare a
termine l'azione che non aveva completato alle ore 9.
Sono entrati, hanno rovesciato con enorme foga tutte le
borse che i manifestanti avevano lasciato, borse che
contenevano in prevalenza effetti personali, cibo,
biancheria; hanno rovesciato anche le tende. Inoltre è
stato sequestrato un camion che per quanto ne so serviva
per fornire viveri e striscioni ai manifestanti. Tutti i
documenti trovati, le macchine fotografiche, i telefoni
cellulari sono stati sequestrati. Poi i poliziotti hanno
arrestato tutti, senza distinzione - anche il disabile -
lasciando una ragazza giovanissima, un bambino di undici
anni e un giovane prima arrestato, poi riuscito
fortunosamente a nascondersi nella segreteria del campo.
Delle persone arrestate ancora non si sa niente. Sono
successi altri fatti incresciosi che hanno visti
coinvolti i COBAS. Li riassumo brevemente perché tutti
sappiano. Noi avevamo un servizio sanitario nostro e un
ambulanza privata che seguiva i manifestanti pronta a
dare i primi soccorsi a chi ne avesse avuto bisogno.
Durante il corteo di sabato l'ambulanza si è trovata
all'interno delle cariche della polizia. Un agente con il
manganello senza alcun riguardo per la donna ferita e due
bambini che si trovavano all'interno ha fracassato il
vetro. Mentre venerdì poco dopo che il corteo era stato
diviso in due tronconi e uno si era spostato verso la
zona rossa e l'altro invece aveva svoltato a sinistra con
alla testa i famosi Black Block con i tamburi che al
primo incrocio avevano rivoltato e incendiato una Espace
e una altra auto, abbiamo improvvisamente visto aprirsi
al terzo piano una finestra dalla quale è uscito un uomo
con in pugno una pistola molto grossa simile a quelle
d'ordinanaza della PS. Quest'uomo ha sparato subito due
colpi in aria e poi altri abbassando il tiro. I black
intanto erano già fuggiti oltre, noi poeti con uno
striscione giallo di cinque metri con su scritto 'No alla
globalizzazione della cultura' siamo prima retrocessi
chiudendo lo striscione e poi siamo scappati di lato
verso un parco pubblico fuori dal corteo. Li siamo
rimasti rifugiati su delle panchine per circa un ora
mentre degli anziani genovesi molto gentili - nonostante
quello che stava succedendo - hanno parlato con noi e ci
hanno offerto del vino. Io sono un artista
appartenente al Movimento Giovani Poeti d'Azione, gruppo
assolutamente pacifico (senza nessun conflitto con le
forze dell'ordine) che ha partecipato al corteo con una
ventina di manifestanti fra poeti, artisti visivi e
autori di teatro. Alcuni di noi erano nel campo dei cobas
per amicizia con alcuni dirigenti. Volevamo essere gli
artisti della manifestazione e non pensavamo minimamente
a quello che sarebbe successo. Ringraziamo a nome di
tutto il Movimento 'Giovani Poeti d'Azione', i genovesi
per la tolleranza e la gentilezza dimostrata verso di noi
e chiediamo scusa per i danni e i disagi che la
manifestazione ha provocato. Cordiali saluti A.D. <<<<>>>> Mi chiamo C., quello che ho
da raccontare è la mia testimonianza sulla carica al
corteo di sabato 21 luglio prima che arrivasse a piazza
Kennedy. Sono arrivata a Genova in camper con tre amici,
ci siamo fermati nei pressi del campo sportivo della
Sciorba. Dal camper ci eravamo premurati di togliere
tutto quello che poteva sembrare un'arma impropria (tipo
un'ascia e delle assi di sostegno del tavolino). Siamo
usciti dall'autostrada a Bolzaneto, dove era schierata
una decina di auto della polizia. Nessuno ha controllato
nessuno. Arrivati a Genova, non abbiamo mai incontrato
forze dell'ordine. La mattina seguente, in autobus,
abbiamo raggiunto piazza Kennedy e da lì, a piedi, la
partenza del corteo. Abbiamo superato i primi gruppi e
abbiamo atteso ai lati che il corteo partisse prima di
entrare. Siamo entrati dietro la sezione romana di
Rifondazione comunista che aveva un organizzatissimo
servizio d'ordine, che in un punto della manifestazione
ha anche cacciato alcune persone col volto coperto che
cercavano di entrare nel loro gruppo. Dopo una sosta,
siamo rientrati nel corteo che proseguiva senza intoppi.
Arrivati a circa settecento metri da piazza Kennedy, il
corteo si è fermato. Essendo la strada in discesa, in
fondo si vedevano, molto in lontananza, gli scontri tra
polizia e un gruppo di manifestanti, con spari di
lacrimogeni e di oggetti vari. Il corteo si è fermato,
in attesa che la situazione tornasse tranquilla. Io ero
sul lato opposto al mare, sul marciapiede verso il muro.
Qualcuno (con le bandiere dei Verdi per esempio) tentava
già di tornare indietro, ma la folla era tanta ed era
difficile farlo. I lacrimogeni hanno iniziato a farsi
più vicini (circa 400 metri da noi). Qualcuno ha gridato
di non lasciarsi prendere dal panico, perché se tutti
fossero scappati indietro ci si sarebbe calpestati a
vicenda. Hanno gridato di sederci tutti a terra con le
mani in alto, di urlare pace, per far capire alla polizia
che nessuno in quel gruppo era armato. E così tutti
hanno fatto (lì ricordo che c'erano gruppi di Verdi,
Arci Ragazzi, Rifondazione comunista). Ma in un attimo è
stato l'inferno. Ho sentito il rumore dell'accelerazione
di una camionetta, la folla è impazzita, sono rimasta
schiacciata contro il muro, pensavo che sarei morta
schiacciata dalla folla. Non s'è visto più nulla per i
lacrimogeni (tanti, tanti lacrimogeni), non si respirava
più, la gente urlava terrorizzata. Ero contro una
signora di circa 70 anni, con in testa un foulard con il
simbolo di Rifondazione comunista e avevo paura di
schiacciarla, lei tossiva e tirava pugni alla folla
perché stava soffocando. Io non capivo più nulla, non
respiravo più e sentivo il tossire ossessivo di
quell'anziana che credevo stesse morendo. Alcuni urlavano
'state calmi, copritevi la bocca, chiudete gli occhi
perché poi passa, passa'. Non so quanto sia durato tutto
questo. Alla fine ho aperto gli occhi, pensando di vedere
gente in fuga, di mettermi in mezzo alla strada e di
scappare. Ma in strada non c'era più nulla. Solo e più
che mai inquietanti, un cordone di agenti della guardia
di finanza in tenuta antisommossa che ci teneva contro il
muro manganellando quelli in piedi sulla parte più
esterna del marciapiede. Urlavano come ossessi, noi
stavamo sempre con le mani in alto urlando 'pace', e loro
urlavano, urlavano, urlavano. Ci hanno ordinato di
sederci tutti e di stare con le mani in alto. Accanto a
me c'erano due coppie di ragazzo e ragazza che piangevano
disperati, uno aveva la maglietta bianca tutta intrisa di
sangue che scendeva dalla testa. Con il manganello un
agente ha alzato la mia borsa (quelle piccole che si
portano a tracolla) urlando come un pazzo 'Cos'hai lì
dentro, fammi vedere cos'hai lì dentro', l'ho aperta,
avevo un walk-man, volantini, fazzoletti, portafogli. La
ragazza accanto a me urlava 'datemi dell'acqua', uno di
loro ha alzato la maschera antigas e ha accennato con
rabbia a uno sputo. Dietro le gambe dei poliziotti ho
visto cos'era rimasto a terra: cellulari rotti, zaini,
scarpe, maglioni. E sul lato verso il mare gente che
correva ancora. Ci hanno ordinato di alzarci e di stare
con le mani alzate. Hanno fatto uscire dalla striscia di
persone schiacciate contro il muro solo due ragazzi in
carrozzina. Ci hanno ordinato di camminare con le mani
alzate nella direzione opposta rispetto a quella che
stavamo percorrendo e, sempre urlando, ci hanno
accompagnato per circa 200 metri. In testa avevo solo un
terrore: ma ci arrestano o ci portano in questura? Al
primo piazzale ci hanno lasciato andare. Abbiamo pensato
di andarcene attraverso una strada che saliva a sinistra,
ma era bloccata da altri poliziotti in tenuta
antisommossa. Intanto c'era gente che piangeva perché
aveva perso tutte le persone con le quali era arrivato e
non sapeva dove andare. Abbiamo raggiunto il resto dei
manifestanti che stava tornando indietro e dentro tanta
umiliazione. La gente cercava di telefonare coi cellulari
alle persone che aveva perso, ma in tutto quel tratto
(dove prima si poteva telefonare tranquillamente),
nonostante il telefonino desse il segnale della linea,
tutti i tentativi davano 'chiamata fallita'. Non so che
ora fosse, so solo che alla Sciorba siamo arrivati verso
le 21. Abbiamo percorso non so quanti chilometri a piedi,
per non arrivare nei pressi degli scontri, per evitare un
ulteriore incontro con quelle forze dell'ordine che non
avrebbero mai capito che una persona in maglietta e
pantaloni era diversa da quelle con spranghe e volto
coperto. A darci indicazioni sulle strade da prendere
erano altri manifestanti, tanti cittadini di Genova e un
vigile urbano. Nel dedalo di strade, alla fine siamo
arrivati. Tutti sconvolti, pieni di rabbia, quella di chi
è stato calpestato e umiliato senza aver fatto nulla di
male. Avremmo voluto dormire in camper anche quella
notte, ma ascoltando la radio (radio Popolare di Milano)
abbiamo saputo nel blitz alla scuola. Terrorizzati dal
pensiero che dopo di loro fosse toccato alla Sciorba,
abbiamo lasciato Genova. Abbiamo dormito nel parcheggio
di un autogril di Tortona. Siamo tornati a casa la
mattina dopo. Solo a quel punto il terrore si è
trasformato in un isterico pianto liberatorio. <<<<>>>> Genova 21/7/08 - il mio
racconto Ho preso parte al corteo di sabato scorso a
Genova, insieme al gruppo di Azione Diretta Nonviolenta,
che in tutto ha raccolto circa cento persone ferraresi.
Il bilancio della nostra partecipazione è di cui andare
fieri, considerando soprattutto la nostra vicenda
particolare. Però oggi la nostra presenza quel giorno ha
un significato di testimonianza riguardo a fatti molto
che non avremmo voluto vedere. Ricorderemo quella
giornata soprattutto per ciò che anche noi abbiamo
subìto: il comportamento 'infame' e criminale delle
forze dell'ordine nei confronti di migliaia di
manifestanti pacifici. Per le strade non c'era nessun
carabiniere, e fin dall'inizio ci era parso subito un
brutto segno. Forse per il clima pesante dovuto alla
morte di un ragazzo il giorno precedente, l'ordine in
città era stato affidato interamente a noti reparti
della Polizia di Stato, quelli che lavorano negli stadi
contro gli hooligans. Il nostro corteo era festoso, ma
tra noi e la polizia c'era alta tensione. Per i primi
chilometri non abbiamo avuto problemi. Abbiamo capito che
qualcosa non andava quando il corteo si è fermato di
colpo e gli elicotteri sono scesi sopra di noi a
bassissima quota. A Piazzale Kennedy gli scontri erano
incominciati all'improvviso; la polizia però non si
avvicinava ai violenti armati che bruciavano le auto: si
limitava a lanciare lacrimogeni, in numero spropositato,
direttamente in direzione del corteo, creando una cortina
di fumo visibile da chilometri di distanza. Tutto il
corteo è stato costretto a deviare lungo un corso
parallelo a quello previsto. Le manovre della polizia
sembravano a tutti estremamente pericolose, i gruppi si
sparpagliavano, noi camminavamo in fila velocemente,
tenendoci per mano. In seguito - verremo a sapere - gli
altri gruppetti più lenti, rimasti dietro di noi, sono
stati caricati e pestati dalla polizia. Vi racconto i
fatti partendo da questo momento, in cui sembra che per
noi tutto volga verso la normalità. Più avanti, ad un
incrocio che sembra tranquillo, gli organizzatori ci
invitano a riformiare il corteo, noi ci prepariamo a
riprendere il cammino. E' precisamente in questo momento
che la polizia ci carica all'improvviso, da una via
laterale. Gli agenti spezzano il corteo proprio nel punto
in cui ci troviamo. Eravamo riusciti a restare tenerci
quasi tutti per mano in cento persone, ma ora ci colgono
impreparati. Per qualche minuto ci sembra di essere
completamente dispersi. Invece poco dopo a uno a uno ci
ritroviamo tutti, ma siamo costretti a riprendere la
marcia in una fitta calca, perchè la polizia si sta
disponendo in assetto da guerra alle nostre spalle. Siamo
contenti di essere di nuovo uniti, e non sappiamo ancora
che sta cominciando la nostra piccola discesa nel
Maelstorm. Forse la polizia cerca sparuti gruppi di
'Black Block'; il fatto è che invece ce l'ha con noi,
carica indiscriminatamente tutta la folla. Vediamo così
in azione gli attori dello show: i poliziotti, schierati
armati fino ai denti da un lato, e i 'teppisti', sporchi
e cattivi, che in verità sono pochissimi e
sostanzialmente non fanno altro che insultare. Però a
pochi metri ci sono migliaia di persone pacifiche, o
meglio che all'inizio erano pacifiche, ma si stanno
comprensibilmente alterando. Le 'tute nere' si muovono a
gruppetti di 3-5 persone; scelgono un obiettivo e lo
distruggevano metodicamente, sotto gli occhi degli
agenti, senza che la polizia mostri alcun desiderio di
intervenire. Questi gruppetti, come poi ci renderemo
conto, si spostavano per la città tranquillamente
indisturbati, li abbiamo incontrati anche in seguito
lungo le strade deserte e anche ai lati del corteo.
L'impressione era che non ci fosse nessun serio tentativo
di arrestare questi gruppi, le forze dell'ordine si
tenevano sempre a distanza. Il comportamento della
polizia cambia, però, quando i rivoltosi si trovano in
prossimità della manifestazione. Cinque tute nere provocano i
poliziotti alla nostra sinistra, in via Pisacane. I
poliziotti li caricano, e i rivoltosi scompaiono subito
entrando nel corteo. Ma la polizia continua la sua carica
contro tutti i manifestanti, lanciando lacrimogeni
direttamente in mezzo alla folla. Vicino a noi ci sono
gruppi sindacali, famiglie con bambini e bambine. Un
signore crolla a terra in preda alle convulsioni - è un
possibile effetto dei gas. Anche il gruppo nazionale
della Rete Lilliput sarà caricato in pieno dalla
polizia, quasi tutti i suoi manifestanti si disperdono.
Solo un ragazzo non scappa, ma alza le mani gridando
'Siamo non violenti!'. Un poliziotto si avvicina,
freddamente solleva il manganello e gli spacca la testa -
un colpo proibito dai manuali della polizia. Mi ricordo
che avevamo tanti slogan nel primo pomeriggio, e invece
adesso i gruppi di tutto il corteo scandiscono insieme
una sola parola, 'assassini', rivolti verso gli agenti.
In questo incrocio di via Casaregis, la violenza della
polizia provoca una reazione di parte del corteo. C'è
sempre una parte di manifestanti preparata ad alzare
barricate, di solito sono i ragazzi dei centri sociali
che notoriamente perseguono la 'difesa attiva'. Formano
un gruppo immediatamente alle nostre spalle, bloccano la
strada alla polizia riparandosi dietro cassonetti e si
preparano alla sassaiola. I lacrimogeni della polizia
però hanno ormai reso l'aria irrespirabile per tutti. I
genovesi sono costretti a chiudere ermeticamente le
finestre, eppure qualche persona eroica apre le imposte e
innaffia la folla con le pompe, ci aiuta a lavarci dalle
sostanze caustiche. Ma in una folla compatta non si può
fuggire ai gas, e noi non abbiamo maschere contro gli
aggressivi chimici che ci torturano, nè protezioni
contro i manganelli dei poliziotti che ci corrono
incontro. Dobbiamo allontanarci: chiediamo informazioni,
su che via prendere, i genovesi ci aiutano, così
lasciamo il corteo per una strada laterale. Il governo ci
ha fatto capire cosa dobbiamo farcene del nostro diritto
a manifestare. Ma siamo decisi a ritornare nel corteo il
prima possibile, e infatti lo ritroveremo alla fine, dopo
una lunga fuga per le vie della città. Alla sera però
abbiamo ricevuto la notizia peggiore: il pestaggio
selvaggio dei ragazzi che dormivano nella scuola G.
Pascoli. Si sapeva che i Black Block utilizzavano alcuni
luoghi a disposizione dei manifestanti, il problema delle
infiltrazioni e delle armi era stato segnalato
direttamente da Agnoletto alle forze dell'ordine. E le
forze dell'ordine hanno dato, a modo loro, una risposta
paradossale e brutale. A mezzanotte del 21 fanno
irruzione sfondando la porta, nei locali e nella sede di
coordinamento del Genoa Social Forum. Effettuano ciò che
beffardamente chiamano 'operazione di bonifica'.
Aggrediscono i giornalisti, sfasciano i computers e le
attrezzature, mostrando particolare astio verso hard disk
e videocassette. Ma l'azione infame avviene nel palazzo
adiacente: gli avvocati e i parlamentari vengono tenuti
fuori con la forza - il che è scopertamente illegale
poichè gli avvocati dovrebbero assistere alla
perquisizione - perchè non devono esserci testimoni. Il
rumore dell'elicottero cerca di coprire le urla, mentre
all'interno i ragazzi e le ragazze vengono pestati
selvaggiamente. Qualcuno tenterà di difendersi con le
mani, uno anche con un coltello, ma perloppiù non ne
hanno il tempo perchè vengono massacrati mentre sono
ancora nei sacchi a pelo, e tutti i poliziotti ne escono
illesi. Fuori gli avvocati e i parlamentari urlano e
chiedono di entrare, ragazzi e ragazze vengono trascinati
fuori coperti di sangue. Queste e altre immagini del 21
luglio sono la vergogna nazionale; a Berlino i
manifestanti circondano la nostra ambasciata e insultano
l'Italia, e fanno bene. Di professionisti della
guerriglia, in quella scuola, probabilmente non ce
n'erano: a quell'ora c'erano invece ragazzi più giovani,
gli studenti dei centri sociali che si preparavano ad
andare a dormire. Persone normali, mai imputate di nulla.
E potevano esserci i miei amici lì dentro, quanti di noi
avevano cercato un posto per dormire a Genova, tra
venerdì e sabato avevano passato tante ore in quella
scuola. Il mio sentimento è un'ira funesta. Una ragazza
che conosciamo non è tornata con il suo pullmann, sua
madre non ha notizie di lei da sabato sera: teme che a
quell'ora si trovasse nella scuola, ma nessuno comunica
la lista dei fermati, nemmeno gli avvocati lo sanno. All'indomani di questa a
azione punitiva di tipo squadrista, mi restano in mente
le parole del governo che dice 'non c'è distinzione' tra
il Social Forum e le frange violente, ci definisce 'tutti
i contestatori' collusi con i criminali. La polizia
mostra in televisione le 'armi improprie' trovate nel
camion parcheggiato sotto la scuola. Siete tutti uguali e
abbiamo fatto bene a picchiare chiunque di voi, dovevate
starvene a casa, comandiamo noi - è questo il rozzo
messaggio di stile 'cileno'. Il sospetto che ci fosse un
piano orchestrato per delegittimarci, strumentalizzando
cinicamente la violenza e i disordini, ovviamente è
quasi una certezza. Dopo tutto ciò che ho visto,
osservo: prima pensavo soprattutto a comunicare i
contenuti delle nostre ragioni manifestazione, ora mi
accorgo che dopo questa giornata i toni e i contenuti
della nostra protesta sono cambiati. Ora la nostra è
anche una denuncia contro la violenza istituzionale
dell'autorità che si proclama ufficialmente
'democratica', ma che di fatto usa metodi al di fuori
della costituzione. E' una nuova frattura nella società
civile, c'è un nuovo un clima di sfiducia che ci divide
oggi dalle forze dell'ordine - oggi sentiamo
scricchiolare il tessuto democratico. Il comportamento della
polizia italiana è stato la vergogna maggiore per il
nostro paese. Oggi però sappiamo che il governo italiano
usa non solo l'arma dell'intimidazione violenta, ma anche
della menzogna e - secondo decine di testimonianze agli
avvocati del Genoa Social Forum - della tortura. Tra il
governo e il popolo dei contestatori pacifici, i rapporti
non avrebbero potuto prendere una piega peggiore. Gli
stati più potenti del mondo hanno dimostrato, prima di
ogni altra cosa, di avere paura al punto di abbandonare
lo stato di diritto. Quindi è proprio la loro
'democraticità' che oggi tende a divenire l'oggetto
delle nostre accuse. Avvertiamo governi che non
riusciranno a isolare un movimento mondiale di queste
dimensioni. Al contrario, il fatto che non abbiamo armi
non significa che siamo una sfilata folcloristica. La
nostra risposta sarà massiccia, la nostra politica
diventerà più dura, internazionale e organizzata. G.B. <<<<>>>> Avevamo sfilato per oltre 3
ore in corteo fra slogan e canti e senza incidenti di
sorta gustandoci l'aria che arrivava dal mare e
rinfrescandoci con l'acqua che tubi provvidenziali messi
li dai genovesi erogavano ininterrottamente. Ad un certo
punto vediamo del fumo in lontananza e si diffonde lungo
il corteo la notizia di scontri. Arrivati a qualche
centinaio di metri dalla zona calda il corteo viene fatto
deviare per impedire di venire a contatto con l'area
degli scontri. Cosi ci viene detto.Dopo due-trecento
metri dalla deviazione,con il mare alle spalle,cominciamo
a vedere alla nostra sinistra il fumo alto dei
lacrimogeni che si avvicina.Ci allarmiamo ma non più di
tanto perché in mezzo a noi non ci sono tute nere né
alcun infiltrato. Ci conosciamo in molti e con il resto
sono ore che sfiliamo.La nube dei lacrimogeni si
avvicinava sempre più ed all'improvviso dalla nuvola di
gas spuntano mezzi della polizia Il corteo si sbanda un
po ma in tanti gridiamo'fermi,fermi alziamo tutti le
mani'.Le persone si fermano ed alzano tutti le mani:
Anche i mezzi della polizia si fermano e per un attimo ci
tranquillizziamo. Ma all'improvviso,come se fosse stato
impartito un ordine,vengono sparati contro di noi una
miriade di lacrimogeni. In un attimo è il caos .Avevamo
nuvole di gas a sinistra e davanti.Parte dei partecipanti
comincia a correre indietro verso il mare.Altri fuggono
terrorizzati e intanto gli occhi cominciano a bruciare e
non ci si vede più.Avevamo alle spalle un portone aperto
di un grosso palazzo e in tanti proviamo ad entrare.Una
calca indescrivibile.Paura,lacrime ed il terrore della
folla impazzita prende diversi di noi. Perdiamo il
contatto con tutti gli altri e ci ritroviamo in tre,fra
mille spinte e urla alla calma naturalmente inascoltate,
dentro l'androne del palazzo. Chi è rimasto fuori spinge
e noi cominciamo a salire in alto lungo la
scalinata.Arriviamo al quinto sesto piano e cominciamo a
tirare fuori dagli zaini l'acqua e i limoni,chi ce li ha,
per attenuare l'effetto dei lacrimogeni.Famiglie
genovesi,che ringraziamo, ci offrono acqua,ghiaccio e
limoni e comincia l'attesa e le telefonate agli amici e
compagni persi nell'assalto della polizia.Dopo un tempo
che non ricordo vediamo che la gente comincia a defluire
ed anche noi seguiamo il flusso.Arrivati all'ultima rampa
vediamo che l'androne è pieno di poliziotti.Qualcuno
impaurito prova a risalire ma le urla dei poliziotti
'uscite uscite' convince tutti a scendere.Vedo poliziotti
che sbattono ragazzi contro il muro e con i fucili
lancialacrimogeni danno colpi violenti alla schiena dei
ragazzi.Ad alcuni fanno depositare gli zaini ad altri
tolgono il fazzoletto che hanno sul viso per difendersi
dai gas che ancora si respirano anche se in modo
sopportabile.A me ed al mio amico,forse perché
abbondantemente sopra la cinquantina e piuttosto massicci
o per motivi che ignoro, non ci sfiorano nemmeno. Usciti
fuori vediamo che non è il caso di andare verso il mare
perché le nubi di gas sono ancora alte.Ci guardiamo
negli occhi dove andare? Giriamo a destra nel senso di
marcia dell'ex-corteo. Abbiamo percorso non più di dieci
metri che ci sparano di nuovo addosso lacrimogeni.Ancora
di corsa ci rifugiamo dentro un altro palazzo e li
rimaniamo finchè non riprendiamo coraggio e usciamo di
nuovo fuori.Rincontriamo compagni persi nell'assalto
della polizia.Molti sono terrorizzati.Ognuno propone
qualche soluzione per sfuggire da quell'inferno e per non
ritrovarsi più in mezzo ai gas.Alcune ragazze piangono
terrorizzate.Io mi rifiuto di avere paura.Dico agli altri
che non mi muoverò di li.Sono un cittadino che è venuto
a manifestare pacificamente e non mi farò intimidire
dalla violenza.'Porco schifo -grido-perché questa
polizia che è pagata da noi e deve proteggerci dai
delinquenti se la prende con noi ?'Mi siedo su una
panchina e li rimango a lungo insieme a tanti che come me
rifiutano la paura e ancora sono convinti che i nostri
diritti costituzionali non sono stati sospesi.Su quella
panchina penso e parlo con gli altri.Tutti per un attimo
ci siamo trovati di fronte a poliziotti che non ci
trattavano come esseri umani ma come bestie.Che brutta
sensazione!.Per un po ci siamo sentiti privi di qualunque
diritto e in balia della polizia che si sentiva in
diritto di fare qualunque cosa.Ho visto persone anziane
terrorizzate che piangevano e pregavano i genovesi di
accoglierli in casa.Persone terrorizzate alla vista della
polizia.Eppure loro avrebbero dovuto difenderci..Quando
son passato in mezzo a poliziotti alla fine della
scalinata, avrei voluto gridare loro tante cose e dentro
di me le ho gridate,ma il mio grido è rimasto muto cosi
come la mia amarezza e la mia rabbia per una bella
manifestazione volutamente distrutta per altre
finalità.Ma non mi arrenderò alla paura.Sarà
resistenza. <<<<>>>> Ho assistito dalle finestre
di casa all'assalto, da parte di una cinquantina di Black
Block, alle carceri di Marassi a Genova. Hanno potuto
agire indisturbati per almeno 15 minuti, malgrado tre
blindati dei carabinieri e due jeep, che si sono ritirate
a circa trecento metri di distanza rimanendo ad
osservare. Hanno incendiato il portone, hanno rotto le
telecamere esterne, si sono arrampicati lungo le pareti
del carcere, hanno sfondato i vetri di due locali
lanciando bottiglie molotov, incendiandoli. Erano i
padroni assoluti della piazza antistante e del fronte
principale delle carceri. Questa scena è stata vista da
moltissimi abitanti delle vie dell'alta Val Bisagno. Un
elicottero osservava le mosse di questi incursori senza
mai abbassarsi (Esistono delle immagini filmate di quanto
sopra, alcune delle quali solo parzialmente trasmesse da
una Tv locale (Tg8 star)e dal Tg3 nazionale). Questi
personaggi vestiti di 'nero' sono poi risaliti
indisturbati e con tutta calma per una scalinata,
raggiungendo la Via Montaldo (prossima a Piazza Manin).
In questa via hanno tranquillamente bivaccato, mangiando
focaccette farcite e bevendo birra per altri 15 minuti,
sempre senza che le forze dell'Ordine intervenissero.
Dopo aver fatto razzia della benzina dalle moto
posteggiate degli abitanti sono poi ripartiti alla volta
di Piazza Manin, dove era in corso la manifestazione
della rete Lilliput e delle donne. Hanno sfasciato tutto,
fronteggiando manifestanti disarmati e pacifisti, che
nulla potevano contro gente armata di spranghe e molotov.
Quando si sono diretti verso Corso Armellini e la Via
Palestro, è arrivata in Piazza Manin la polizia, che ha
pensato bene di non seguirli ma di caricare ragazzi
pacifici, nonchè donne e ragazzini con i palloncini
colorati!!!!!!! Sono stata testimone, insieme a molti
cittadini genovesi, di questo episodio e di molte altre
brutalità. A tutti noi è risultata chiara la volontà
da parte delle forze dell'ordine di 'lasciar fare' alle
frange di violenti e di 'terrorizzare' o 'massacrare' i
manifestanti. Sono tanti i giornalisti e i genovesi che
hanno visto come sono andate le cose in città tra
venerdì e sabato. Di tutto quanto accaduto le autorità
dovrebbero rispondere, ma pare che l'Italia stia ormai
seguendo l'esempio del Cile anni '70. A.P. <<<>>> Alcuni sprazzi di ricordi e
idee che si affollano in questi giorni. Ero vicino a due persone con
la sedia a rotelle non c'erano tracce di scontri se non
alla radio, quando sono cominciati a piovere lacrimogeni
e poco dopo una stupida ed inutile carica della polizia e
guardia di finanza, non mi sono mosso per indicare la
presenza dei disabili e per non schiacciare con tutti gli
altri, le persone , i compagni, gli anziani e tutta la
gente alle nostre spalle, ma non si resisteva e ci hanno
disperso. al prossimo G8 li metterei tutti legati a una
sedia a ruote con i fumogeni sotto e i manganelli che
arrivano.... Quanto a Carlo Giuliani...è un miracolo che
sia stato uno solo, per fermare pochi che hanno imparato
solo la violenza come forma di espressione contro
l'ingiustizia, hanno caricato 200.000 persone che
lavorano ogni giorno contro le prepotenze del nostro
sistema... e subiscono violenze...e reagiscono
continuando ad impegnarsi, studiare, vivere,
manifestare... ...hanno avuto pura che la manifestazione
andasse bene, e non gli è sembrato vero, che alcuni
trovassero sfogo solo spaccando finanziarie e negozi di
auto di lusso.. per difendere i vetri di una banca, hanno
colpito centinaia di migliaia, inermi, con le mani
alzate, seduti, perché senza possibilità di scappare...
a quel punto era come se i pompieri fossero arrivai con
le taniche di benzina...il gioco era fatto...alla faccia
delle ostriche per la fame nel mondo. siamo vivi, tranne
Carlo Giuliani, siamo rimasti in piedi, molto stanchi ,
ma più consapevoli, più arrabbiati, più decisi a
continuare a lavorare ogni santo giorno contro tutte le
prepotenze, dentro e fuori i movimenti , i g8, nelle
nostre città. <<<>>> Non credo che la mia
segnalazione sia uno scoop da prima pagina essendo
riferita a fatti piuttosto risaputi, tuttavia voglio
portare la mia testimonianza circa l'assoluta
eterogeneità dei gruppi autonomi rispetto alla gran
parte dei manifestanti: In prossimità di Piazzale
Kennedy, dove sono cominciati gli scontri fra autonomi e
polizia, il corteo ha dovuto compiere una deviazione
svoltando a destra verso l'entroterra cittadino. Molti
manifestanti indignati dall'insulso comportamento delle
tute nere hanno cominciato ad attorniarli all'urlo di
'fascisti' e 'assassini'. La reazione dei teppisti è
stata immediata: impugnando le immancabili mazze ferrate
hanno iniziato a caricare (e dico caricare!!) gli altri
manifestanti costringendoli alla fuga. Tutto ciò si è
ripetuto numerose volte lasciando in me e in tutti gli
impotenti (ma tutt'altro che rassegnati) presenti con la
pungente sensazione di essere stati meschinamente
derubati R.S <<<>>> Ciao a tutti (a chi non
c'era e anche a chi c'era) sono tornato da 4 ore da
Genova e sento il dovere di comunicare alle persone che
mi conoscono e che sono sicuro non mi considerano un
pazzo, mitomane, esaltato, quello che sento e penso. Ho
lasciato passare qualche ora perchè non volevo dare
comunicazioni eccessivamente influenzate dall'emotività
a persone che non erano presenti e che, naturalmente, non
possono nemmeno immaginare cosa è successo. Alcune
immagini televisive e non pochi articoli pubblicati dai
quotidiani di tutta Europa in questi giorni hanno reso
l'idea, ma la realtà vissuta, credetemi, è molto più
forte. Nelle giornate di venerdì e sabato a Genova è
stato superato un punto di non ritorno a livello
nazionale ed internazionale. Ho visto, insieme a decine
di migliaia di persone e centinaia di telecamere e
macchine fotografiche, cose inaudite in un Paese che si
definisce democratico. E la nota fortemente positiva è
proprio questa: siamo in tanti ad aver visto e vissuto
quanto successo e abbiamo il dovere di comunicarlo al
maggior numero di persone. Io, insieme ad altre centinaia
di persone, ho avuto la fortuna ed il privilegio di
esserci da mercoledì sera a domenica sera e di avere
cosi un quadro piuttosto completo di quanto è accaduto.
Invito tutti coloro che c'erano a parlare, mandare
e-mail, telefonare, comunicare a tutti quelli che
conoscono quanto hanno vissuto, perchè è necessario che
la maggior parte delle persone venga a conoscenza e si
renda conto del clima veramente pesante che si è creato.
Nel modo più sintetico possibile, parto dalla fine e
ritorno indietro. Domenica 22 ore 12: con il
caro amico con cui mi sono recato a genova vado alla
scuola A. Diaz di via Battisti 5 perchè apprendo dai
giornali che nella notte c'e stata un'irruzione della
polizia. Da alcune ore, decine di persone si aggirano per
le aule, i corridoi, le scale guardando attoniti e
immaginando quanto è successo poco dopo mezzanotte. Le
immagini le avete viste tutti in tv, ma calpestare le
pozze di sangue rinsecchito, vedere gli schizzi di sangue
sui muri, i vetri degli armadi distrutti imbrattati di
sangue, le biro, i giornali, i pezzi di carta, gli
indumenti per terra sporchi di sangue è agghiacciante.
La rabbia, il senso di impotenza, la voglia di denuncia,
il terrore che qualcosa sia radicalmente cambiato
rispetto a sole 48 prima è devastante. Immaginare quanto
è successo, grazie alle molte testimonianze e ai segni
indelebili dei manganelli sui muri, sui vetri e,
soprattutto, sulle persone è indescrivibile. La polizia,
in assetto antisommossa, ha fatto irruzione (senza alcun
mandato, in un edificio concesso ufficialmente dalla
Provincia di Genova al Genoa Social Forum-GSF per
ospitare il pernottamento dei manifestanti) nella scuola
dove un centinaio di persone stavano dormendo, ha tenuto
fuori dai cancelli alcuni deputati, avvocati
dell'associazione 'giuristi democratici' e alcuni
giornalisti che dormivano nell'edificio di fronte, e ha
massacrato di manganellate le persone che stavano
dormendo. Ha inseguito e randellato quelli che cercavano
di sottrarsi alla violenza, per altro senza alcuna via di
fuga. Una 'tonnara' che ha portato oltre 60 persone in
ospedale, alcune ancora nei sacchi a pelo. Un giornalista
che si avvicina mostrando il pass viene invitato
minacciosamente da un celerino a metterselo nel culo,
mentre una poliziotta con casco e manganello indossa
beffardamente una maglietta gialla del GSF. L'arsenale
ritrovato, dichiarato dalle autorità di polizia, e una
totale bufala. La scuola è in ristrutturazione e sui due
lati ricoperta da impalcature. Su ogni balcone si trovano
tubature lasciate dai lavoratori edili che stanno
ristrutturando l'edificio: potevano essere centinaia le
spranghe ritrovate. Negli armadietti, però, le bottiglie
di alcool, ammoniaca, conegrina, manici di scope e
scopettoni sono tutte al loro posto, come le avevano
lasciate i bidelli un mese fa. I computer utilizzati dai
ragazzi (molti dei quali passavano ore nei giorni
precedenti a preparare canti e rappresentazioni pacifiche
di protesta nel cortile della scuola) sono tutti
distrutti, mentre quelli ancora incellofanati dei
laboratori di informatica sono intatti. Nel corso della
conferenza stampa tenutasi in mattinata, i 'responsabili'
della polizia hanno risposto con un arrogante silenzio
alla domanda del giornalista greco che chiedeva le prove
del fatto che l'armamentario presentato ai giornalisti
fosse effettivamente stato sequestrato in quei locali; e
col silenzio hanno risposto alle domande successive. E'
possibile che qualche imbecille devastatore si fosse
intrufolato nella scuola a dormire (non venivano chiesti
documenti alle persone e, comunque, se non sono stati
identificati dalle forze dell'ordine, che dovrebbero
farlo di mestiere, come potevano essere individuati dal
GSF che ha accolto migliaia di persone?). Ma, com'e stato
detto opportunamente nell'assemblea del pomeriggio, nulla
giustifica comunque la violenza fascista messa in atto
dalla polizia: è come se alla domenica negli stadi, in
seguito ai puntuali danni provocati dagli ultra
(considerati ormai dai tutori dell'ordine normale
conseguenza del disagio sociale di gruppi giovanili),
venissero randellati tutti gli spettatori presenti.
Contemporaneamente, nell'edificio che si trova di fronte
alla scuola Diaz e anch'esso dato in dotazione dalle
pubbliche autorità al GSF, tutti i presenti sono stati
costretti a terra a lungo dagli agenti in borghese che
hanno distrutto e sequestrato i tre computer su cui gli
avvocati avevano riportato centinaia di testimonianze e
denunce loro pervenute negli ultimi due giorni da parte
di persone vittime di abusi e violenze messe in atto da
polizia e carabinieri. Sabato 21, dalle 14 in poi:
tutti noi presenti abbiamo visto il più grande corteo
degli ultimi 20 anni. Oltre 200 mila persone, di diversa
nazionalità e connotazione culturale e politica, ma
tutte insieme ad esprimere il proprio dissenso al tipo di
globalizzazione in atto e per rivendicare la
globalizzazione dei diritti. Non si era mai visto però
un corteo cosi imponente non preceduto dalle forze
dell'ordine. Poi si è capito perchè. Appena partito, il
corteo è stato preceduto di alcune centinaia di metri da
poche decine di imbecilli sfasciatutto, lasciati liberi
di incendiare auto e vetrine per quasi mezz'ora di fronte
ad un folto dispiegamento di forze 'dell'ordine'. Quando
e stata decisa la carica, gli imbecilli si sono dileguati
nelle vie laterali e in mezzo alle migliaia di persone
del corteo, mentre la pioggia di lacrimogeni e le
randellate delle forze dell'ordine si sono riversate sui
manifestanti inermi e con le braccia alzate. L'orrore si
è ripetuto diverse volte in vari punti del corteo, che
è cosi stato spezzato in almeno quattro tronconi e ha
riportato decine di feriti. In una carica della polizia,
ho visto la polizia schierata correre contro la testa di
uno spezzone di corteo invaso dai lacrimogeni e
manganellare decine di persone immobili con le braccia
alzate: ragazzi e ragazze, uomini e donne anche di 50/60
anni che stavano sfilando pacificamente e che non
potevano muoversi perchè dietro di loro erano bloccate
decine di migliaia di manifestanti in attesa di
proseguire il corteo. Una vergogna inaudita. In altre
parti del lungo corteo volutamente spezzato e
impossibilitato a sfilare, sono successe le stesse cose.
Sono stati randellati indistintamente pacifisti,
cattolici, giovani comunisti, anarchici, associazioni
gay, di donne, ragazzini alla loro prima
manifestazione...il tutto mentre gli imbecilli
sfasciatutto scorrazzavano indisturbati per la città. In
piazza Ferraris, dove doveva concludersi il corteo ma
dove è giunto meno di un quarto dei manifestanti, sono
stati sparati lacrimogeni sul palco mentre parlava un
sacerdote. E' stato chiarissimamente praticato
volutamente terrorismo per disperdere e sciogliere un
corteo pacifico enorme: questo dimostra la forza del
corteo che, cosi eterogeneo e cosi grande, ha fatto paura
per il suo potenziale simbolico e per la forza della
protesta. Venerdi 20, dalle 11 in poi:
la piazza di Brignole e circondata da container e forze
'dell'ordine' in assetto di guerra con una sola apertura
che serve per far affluire i manifestanti che intendono
assediare la 'zona rossa', grigliata da barriere
invalicabili. Si prepara una tonnara, ma non c'e il tempo
di attuarla perchè centinaia di imbecilli sparsi ovunque
in gruppetti e giunti improvvisamente nei punti di
ritrovo organizzati per l'assedio simbolico della zona
'off limits' lanciano molotov e iniziano una guerriglia
urbana che durerà almeno 6 ore. Appaiono e scompaiono
improvvisamente devastando tutto, tra centinaia di auto,
moto, scooter e motorini guidati da agenti in borghese
(ne partono e ne arrivano in continuazione dal parcheggio
a fianco della questura, dove mi trovo a telefonare in
una cabina), che scorrazzano per tutta la città. Da tre
giorni la presidente della Provincia di Genova segnalava
la presenza di centinaia di questi deficienti in una
scuola di Quarto, da loro occupata: nessun poliziotto si
è recato sul posto. Cosi come nessuno è andato nel
parco dove ne campeggiavano altre centinaia, descritti
puntualmente da una giornalista del Manifesto (22 luglio,
pag. 6). Tutte le cariche di polizia e carabinieri
avvengono dopo le devastazioni e ai danni dei
manifestanti. Ma questo è stato ampiamente
documentato...fino all'assassinio delle 17,30 in una
situazione di caos generale. Le manifestazioni pacifiche,
simboliche, vengono interrotte dai blitz degli imbecilli
e quindi attaccate dalle cariche della polizia con
lacrimogeni, manganelli, idranti e blindati. Vengono
massacrate di botte persone che fuggono terrorizzate:
ragazzi e ragazze totalmente disarmati, giornalisti,
persino una volontaria del pronto soccorso che sta
medicando un ferito. Un furgone dei volontari del pronto
soccorso del GSF, già perquisito 3 volte, viene
attaccato dagli agenti in divisa, gli viene distrutto un
vetro e sparato un lacrimogeno all'interno. Gruppi
pacifici di manifestanti vengono inseguiti per
chilometri, lontano dalla 'zona rossa', e fatti oggetto
di innumerevoli lanci di lacrimogeni. Filmati e
fotografie documentano probabili infiltrazioni e
connivenze tra agenti delle forze dell'ordine e imbecilli
devastatori. Giovedì 19: circa 50 mila
persone sfilano nella manifestazione per i diritti dei
migranti in un clima di totale tranquillità e festa. Il
corteo è preceduto, a differenza di quello del 21, dalle
forze dell'ordine e gli organizzatori trattano con il
questore il percorso, modificandolo e allungandolo in
totale serenità e intesa. Non aggiungo altro. Non voglio
esprimere alcun giudizio sulle molte e varie
responsabilità che hanno provocato il disastro
verificatosi nei giorni 20 e 21. Ma è necessario che il
maggior numero di persone sappia e si renda conto del
clima cupo e intimidatorio che è stato creato in questi
giorni e nelle settimane precedenti. Sono in gioco il
sistema democratico e i diritti di tutti. Solo una
vastissima partecipazione può sconfiggere la violenza
intimidatoria provocata e praticata. Solo una netta e
forte presa di posizione contro questo nuovo clima di
violenza può evitare il peggio. Siamo tutti responsabili
di quello che succederà: da martedì, con le pacifiche
manifestazioni di fronte alle prefetture dobbiamo far
capire che non ci stiamo. Ma bisogna pretendere la
partecipazione di forze politiche, sindacali, gruppi e
organizzazioni democratiche, in modo da isolare le
violenze che minacciano la protesta da tutte le parti e
che rischiano di vanificare tutto e provocare una
pericolosa degenerazione della situazione. L'abbiamo già
visto e abbiamo il dovere di impedire che si ripeta. E. <<<<>>>> Mi chiamo C.C., sono andata
a Genova con circa trecento persone del pinerolese:
mamme, ragazzi, giovani, anziani. Tutti sereni e convinti
della scelta fatta, andare a Genova per manifestare
contro il G8. Questo dicevano anche le magliette gialle
che molti di noi portavano addosso, gli altri nostri
segni visibili: due grandi striscioni di cui uno
riportava le scritte delle magliette IL MONDO NON E' IN
VENDITA e poi cartelloni, bandiere dell'Associazione
Pace, di R.C., e di tutte le situazioni rappresentate da
molte persone presenti. All'entrata a Genova nessun
controllo, solo un poliziotto al casello approfittava
della sosta per l'alzata della barra e trascriveva i
numeri delle targhe degli autobus entranti. A poche
centinaia dall'uscita del casello, siamo scesi e,
incolonnati in quell'immenso fiume di gente che proveniva
da ogni direzione, ci siamo recati verso la piazza da cui
sarebbe partito il corteo. Erano circa le dieci. A
mezzogiorno io ho lasciato il mio gruppo in attesa della
partenza del corteo, per curiosare in direzione della
testa del corteo. Ho attraversato una zona di circa
trecento metri occupata da giovani organizzatissimi in
quanto a guerriglia urbana: teste e facce coperte,
maschere antigas, caschi, braccia avviluppate in blocchi
di gommapiuma, accanto avevano ogni tipo di oggetti: da
bastoni a spranghe di ferro, avevano reti metalliche ecc.
la cosa mi ha inquietato ma non più di tanto, vista
l'esiguità del gruppo, non erano più di 500 persone.
Uno altezzosamente mi ha proibito con un gesto di passare
in mezzo, l'ho mandato e non ha reagito. Mi sono stupita
di quell'esibizione, non avevano detto che non sarebbe
stato possibile fare entrare armi, oggetti contundenti,
esplosivi? Tutte le informazioni che circolavano tramite
il G.S.F. dicevano che non si potevano coprire i visi per
rendere possibile l'immediata identificazione ecc. Questi
erano lì tranquilli con strumenti di vario genere
accanto o addosso e nessuno li disturbava. Parte la
manifestazione, facciamo un po' fatica a collocarci
perchè qualche gruppetto dei nostri resta indietro e ci
sono i cordoni ferrei dei COBAS e degli anarchici che non
vogliono che si sfili di lato (quando si parla mettendo
tutti i facinorosi nell'unico pentolone degli anarchici,
bisognerebbe vergognarsi, hanno sfilato in modo
civilissimo e con un servizio d'ordine encomiabile).
Durante la sfilata i giovani di cui sopra cominciano a
muoversi alla spicciolata lungo i fianchi del corteo,
avanti e indietro, non tentano d'infilarsi, non è quello
che vogliono, i manifestanti fanno cordoni che
manterranno per tutta la sfilata. Quando siamo
all'altezza della zona militare queste bande si
raggruppano e per un po' piantano una cagnara incredibile
con ogni tipo di provocazioni verbali e non. Dal corteo
tanti cercano di calmarli, qualcuno fa scendere dai
muretti. Lassù, militari in divisa e gente in borghese
stanno a guardare. Ad un certo punto il corteo si blocca
nonostante le esortazioni dei responsabili di andare
avanti, perchè è pericoloso star fermi proprio in
quella zona. Niente da fare, capiamo che più avanti
succede qualcosa, lo capiamo dai fumi e dai lacrimogeni
che attraversano l'aria appena sopra le teste. Siamo
molto preoccupati ma indietreggiare non si può, sarebbe
un disastro, la manifestazione è molto compatta. I
responsabili ci esortano a non muoverci, non c'è motivo
di temere per noi, siamo lì in pace e per manifestare
con pieno diritto il nostro dissenso in un corteo
organizzato ed autorizzato. Alziamo tutti le mani, molti
si siedono a terra, gridiamo PACE GIUSTIZIA PROGRESSO.
Salgo sul marciapiedi, continuo a vedere i fumi dei
lacrimogeni avanzare verso la zona dove siamo noi. Sono
spaventata all'idea del caos che succederà. Non ce la
faccio a seguire le esortazioni dei responsabili e mi
sposto di alcuni metri verso il lungomare per avere il
sostegno di un muro o di un albero. Al rubinetto esterno
di un locale faccio in tempo a inzuppare una maglietta
che avevo nello zaino e a bagnarmi il viso e poi vedo
arrivare sulla folla il blindato col suo caratteristico
WWWRRRRUUMM WWWRRRRUUMM seguito da un mucchio di
poliziotti in assetto da guerra che sparando lacrimogeni
caricano la folla, non ho visto nessun giovane Black
Block rincorso, da dov' ero ho visto caricare brutalmente
la folla che ha cominciato ad indietreggiare e a scappare
verso il mare come poteva. Chi cadeva veniva calpestato,
bastonato e preso a calci da uno o più poliziotti. I
poliziotti sono arrivati fino a dov'ero inseguendo e
picchiando i manifestanti che scappavano tenendo ancora
le mani alzate come le avevano nel corteo. NON E' SERVITO
A NIENTE. Dopo aver selvaggiamente picchiato il ragazzo
davanti a me un poliziotto si dirige con il manganello
alzato pronto a colpirmi. Lo vedo tra il fumo spesso dei
lacrimogeni e la maglietta schiacciata contro la bocca
per non soffocare, gli occhi mi bruciano maledettamente,
ho solo un braccio alzato con gli occhiali in mano per un
estremo tentativo un po' ridicolo di salvarli (la
deformazione dei miopi porta anche a questo, è scritto
nel loro manuale di sopravvivenza personale). Urlo BASTA
BASTA BASTA. Forse la mia visione è troppo ridicola
anche per un poliziotto esaltato, resta col manganello
alzato sopra la mia testa per un attimo e poi gira i
tacchi. Continuo ad osservare l'inferno aggrappata al mio
alberello che non abbandonerò neanche quando
l'elicottero si abbassa apposta sulla macchia di alberi e
solleva fino all'altezza degli occhi terra e polvere per
stanare le persone che si erano rifugiate tra gli alberi,
qualcuno non ce la fa, esce e giù altre mazzate. Quanto
è durato l'inferno? Quanto è bastato per rendere
indelebile ogni immagine di violenza, di sofferenza, di
terrore. Poi il manipolo di militari si è fermato, ha
aperto un varco e ha detto che i 'pacifisti' potevano
andare con le braccia alzate sopra la testa. Perchè, chi
erano gli altri? Io non ho visto nessuno lì dove sono
successi i fatti di cui sono testimone. Siamo andati
sentendoci dei vinti, annientati e sconfitti dentro. Ho
dovuto passare accanto a corpi giovani e meno giovani
straziati dalle manganellate, non dimenticherò mai quel
ragazzo con la faccia deforme in cui s'intravedevano due
occhi supplicanti, grondava sangue, un uomo a terra aveva
la schiena segnata e sanguinante. No, non è stato
risparmiato nessuno tra i pacifisti, ad una donna
claudicante è stato fatto come segno di scherno il gesto
di mitragliare tutti con l'arma per lanciare i
lacrimogeni. Poi, col passare delle ore, ho saputo tutte
le altre storie, storie di umana civiltà come quei
cittadini che hanno socchiuso i portoni perchè si
rifugiassero i manifestanti e li hanno soccorsi e storie
di disumana inciviltà. Ricevevo messaggi preoccupati fin
da mezzogiorno dai miei familiari, non capivo perchè, ho
continuato a mandare messaggi rassicuranti fino alle
15,30, mi sembrava che le montature dei media volessero
soprattutto rendere vana la scelta di 200.000 persone che
volevano manifestare DEMOCRATICAMENTE. Poi ho pensato che
una manifestazione così 'grande', così 'buona' era
troppo difficile da sopportare per chiunque grande non
fosse, dai G8 ai DS alle Chiese la cui assenza non ha
certo supportato le migliaia di credenti che stavano lì.
C.C. |