9
giugno 2000
E' morto Paolo Frajese
volto storico del Tg
PARIGI - Un
vecchio e brutto edificio alla periferia di Parigi
dilaniato dalla dinamite: è stato questo l'ultimo
servizio di Paolo Frajese, andato in onda ieri sera al
Tg1 delle otto. Frajese, uno dei volti più noti della
Rai, è morto stanotte nella sua residenza di Parigi. Era
stato a cena con il presidente della Rai Roberto
Zaccaria, poi era tornato a casa dalla moglie Ester
Vanni, di buon umore. C'era solo un dolore alla gamba che
lo tormentava da qualche giorno e che ieri notte, attorno
alle 3 si era fatto più intenso. "Ho male, ho male,
ho male alla gamba", aveva ripetuto alla moglie,
tanto che Ester aveva chiamato i soccorsi. Ma quando
l'ambulanza è arrivata, alle 4.40, il giornalista era
già morto.
Forse un attacco cardiaco o una trombosi. Paolo Frajese
aveva 60 anni e lascia oltre alla moglie quattro figli:
due da Ester, Giampaolo 16 anni, Maria, 10 anni e due da
un precedente matrimonio: Liselott (31 anni) e Attilio
Paolo 33. Giampaolo e Maria, questa mattina sono andati a
scuola, come sempre, "perché non avvertissero il
trambusto e l'angoscia della situazione", ha
spiegato la mamma. "Era un padre meraviglioso, come
era un marito meraviglioso". Domani il corpo verrà
trasferito a Roma e lunedì ci saranno i funerali a Saxa
Rubra nello Studio 2 del centro Rai. Ad officiare la
cerimonia funebre sarà il cardinale Achille Silvestrini,
prefetto della Congregazione per le chiese orientali.
"La scomparsa di Paolo Frajese è un dolore e un
lutto per il giornalismo italiano, per l'informazione
televisiva, e per il pubblico che da trent'anni seguiva
con ammirazione e simpatia il suo impegno al servizio
della Rai", il messaggio del presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
"Un professionista serio, colto e misurato"
così ha commentato la scomparsa del giornalista Rai il
segretario dei Ds Walter Veltroni. Messaggi di cordoglio
sono giunti da molte personalità del mondo politico, fra
le quali i presidenti di Camera e Senato. Anche il mondo
del giornalismo è sconvolto dalla perdita del collega
definito dal direttore del Tg1 Giulio Borrelli "un
protagonista della migliore Rai". Paolo Frajese
aveva deciso di restare alla Rai.
Nei giorni scorsi si era parlato di un suo passaggio a
Mediaset, ma lui aveva però preso le distanze da quelle
voci. E oggi il presidente della Rai, Roberto Zaccaria,
che ieri sera aveva cenato con Frajese a Parigi dice che
il giornalista aveva deciso di restare in Rai. Paolo
Frajese era uno dei volti storici del Tg1, di cui aveva
condotto l'edizione serale fino al 1993, per poi
diventare dal 1994 corrispondente da Parigi. Per anni
aveva alternato l'impegno come inviato alla conduzione
del Tg1, assumendo in seguito anche l'incarico di
vicedirettore "ad personam" del telegiornale di
RaiUno.
Nato il 22 agosto 1939 a Roma, era entrato alla Rai nel
1961. Nel 1969 aveva cominciato a leggere le edizioni del
telegiornale e successivamente a condurre anche programmi
d'informazione di grande ascolto, tra i quali la
"Domenica sportiva" (1974-76). Era stato anche
un apprezzato presentatore di trasmissioni di grande
ascolto a metà strada tra l'informazione e
l'intrattenimento, come "Trent'anni della nostra
storia", andato in onda su RaiUno dal 1983 al 1985.
Nel 1977 aveva varato e condotto il programma per ragazzi
"Apriti sabato". Agli inizi degli anni Novanta
aveva ideato e condotto anche i programmi "Borsa
Valori" e "Il settimanale", entrambi
realizzati nel 1992.
13
giugno 2000
Alì Agca graziato da Ciampi
ed estradato in Turchia
ROMA - Il presidente della
Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha firmato la grazia
per Alì Agca. L'attentatore del Papa, l'uomo che il 13
maggio dell'81 fece fuoco sul Pontefice a piazza San
Pietro,
non dovrà più scontare l'ergastolo, a cui il tribunale
di Roma lo aveva condannato. Ma l'ex terrorista dei
"lupi grigi" non verrà scarcerato: il ministro
della Giustizia Pietro Fassino, che ha proposto il
provvedimento di clemenza dopo essersi consultato con la
Santa Sede, che non a caso ha immediatamente espresso
"soddisfazione", ha stabilito infatti
l'estradizione di Agca in Turchia, dove sconterà alcune
condanne per reati commessi nel suo paese. E infatti,
attorno alle 20.45 un corteo di sei automobili con al
centro un fuoristrada nel quale si trova Agca, è uscito dal
carcere di Ancona per poi essere imbarcato su aereo
militare per il trasferimento in Turchia
"Su proposta del ministro della Giustizia Fassino,
il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha
concesso oggi la grazia ad Alì Agca": così si
legge nella nota ufficiale del ministero. "Come si
ricorderà - si legge ancora - il Sommo Pontefice,
vittima dell'attentato del 13 maggio del 1981, aveva già
manifestato pubblicamente il suo perdono
all'attentatore". E ancora: "Nei scorsi giorni,
interpellata dal ministro Fassino, la Santa Sede ha
confermato il suo favore all'atto di clemenza.
Contestualmente all'atto di grazia il ministro della
Giustizia ha firmato il decreto di estradizione richiesto
dalle autorità turche per l'espiazione di pene comminate
ad Alì Agca per reati commessi in Turchia".
E subito dopo l'annuncio, sono arrivate le reazioni dei
diretti interessati. A partire dal beneficiario della
grazia: "Per me è veramente un sogno - ha
dichiarato - non riesco a crederci. Dico grazie al Santo
Padre, grazie al Vaticano, grazie al Presidente della
Repubblica". Alì Agca è rimasto letteralmente
"sbalordito" alla notizia, secondo quanto ha
riferito il suo legale, Marina Magistrelli. "Una
volta pagato il mio debito con la giustizia turca - ha
proseguito Agca - voglio ritirarmi lontano dal clamore
che ha accompagnato la mia vita. Voglio andare a vivere
in un piccolo paese della Turchia".
Quanto al Vaticano, il commento è arrivato da Joaquin
Navarro Valls, portavoce del Papa. "Come è noto -
ha dichiarato il portavoce della Santa Sede - Giovanni
Paolo II aveva immediatamente perdonato il suo
attentatore. Già da tempo il papa aveva comunicato alle
autorità italiane che era favorevole ad un atto di
clemenza qualora l'ordinamento giuridico italiano lo
avesse previsto. Tale auspicio è stato rinnovato anche
di recente. La concessione della grazia avvenuta durante
la celebrazione del Giubileo, rende ancor più intensa la
soddisfazione personale del Santo Padre".
Termina così, a diciannove anni e un mese dal fallito
attentato a San Pietro, una vicenda politica e
giudiziaria complessa: quella mattina i colpi sparati dal
terrorista dei "lupi grigi" centrarono il
Pontefice alla mano e all'addome; ricoverato al
Policlinico Gemelli, Giovanni Paolo II subì due
interventi chirurgici. Nel corso degli anni, dalla sua
cella nel carcere di Ancona e nelle aule di giustizia in
cui si celebravano i processi a suo carico, Agca aveva
chiesto più volte la grazia, o in subordine
l'estradizione nel suo paese.
23
giugno 2000
Addio al grande vecchio
della finanza italiana - Enrico cuccia e' morto.
MILANO - Enrico Cuccia è stato il grande
protagonista della finanza e dell'economia italiana,
l'uomo dei patti e degli accordi interni al "salotto
buono" delle maggiori famiglie del nostro
capitalismo. Personaggio celebre anche per la sua
discrezione totale, per il suo rifiuto a parlare davanti
ai microfoni o in pubblico: una sorta di mistero vivente,
che fino all'ultimo non ha lasciato la sua carica
nell'istituto di via Filodrammatici, e la sua voglia di
tessere le trame a colpi di scalate e scambi azionari.
La
giovinezza. Di
origine siciliana, Cuccia nasce a Roma il 24 novembre del
1907. Dopo gli studi in legge entra all'Iri, distaccato
presso la sede di Londra; poi lavora per la Banca
d'Italia. Conosce e sposa nel 1939 Idea Nuova Socialista
Beneduce (morta nel 1996), una delle tre figlie del
creatore dell'Iri, Alberto Beneduce (le sorelle si
chiamavano Vittoria Proletaria e Italia Libera, chiaro
omaggio alle idee socialiste del padre). Dal matrimonio
sono nati tre figli, Benianimo, Auretta Noemi, Silvia
Lucia, di cui si conosce pochissimo. Benianimo è stato
dirigente in varie aziende chimiche, e ha dato al padre
l'unica nipote.
Nasce
Mediobanca.
Cuccia lavora anche all'Ufficio studi della Comit,
diretto da Ugo La Malfa. Finita la guerra, la Comit,
guidata da Raffaele Mattioli, promuove la costituzione di
Mediobanca, il 10 aprile 1946, con Cuccia direttore. Da
allora, in più di 50 anni di storia, la prima e a lungo
unica banca d'affari italiana è al centro delle più
importanti operazioni industriali e finanziarie del
nostro paese.
I
patti di sindacato.
Nella sua attività Mediobanca dedica la propria
attenzione a un pugno di società appartenenti a quei
settori industriali che hanno fatto lo sviluppo economico
dell'Italia dall'inizio del '900 in poi: l'auto (Fiat),
la chimica (Montecatini), l'energia elettrica (Edison),
la gomma (Pirelli), la metallurgia (Orlando). L'istituto
diventa un insostituibile punto di riferimento cumulando
nel tempo importanti pacchetti azionari, tra cui spiccano
per importanza quelli in Generali, Fondiaria, Pirelli,
Montedison, Burgo, Gemina. Sono tutti gruppi di
proprietà di pochi grandi famiglie; una circostanza che
ha innescato un dibattito infinito tra i suoi detrattori
e i sostenitori dell'operato del grande tessitore. I
primi accusano Cuccia di aver fatto sempre gli interessi
di alcune imprese, di aver trascurato la crescita di
nuovi imprenditori, di essere contro un moderno mercato
finanziario prediligendo strumenti di controllo come i
patti di sindacato.
Il
caso Montedison.
Tra le sue operazioni più importanti, quella legata alla
Montedison. E' stato proprio lui infatti a orchestrare la
fusione nel 1966 tra la Montecatini, azienda chimica in
difficoltà finanziaria, e la Edison, ricca di
disponibilità derivanti dalla nazionalizzazione
dell'energia elettrica. Un matrimonio travagliato, come
testimonia la storia della società, una palude in cui
Cuccia rimase impantanato tanto da affermare:
"Montedison è il mio Vietnam". Della sua
creatura Cuccia si è occupato parecchie volte negli anni
successivi, prima favorendo l'ingresso nell'azionariato
dell'Eni, poi decidendo di riprivatizzarla all'inizio
degli anni '80. Si scontra con l'allora presidente
Schimberni che scala la Bi Invest del gruppo Bonomi, e
l'anno successivo la Fondiaria; non riesce a contrastare
neanche il colpo di mano di Raul Gardini, che nell'86-87
prende il controllo di Montedison. Sarà poi lo stesso
Gardini ad affidargli il riassetto del gruppo.
Tramonto
del colosso.
Quando Ferfin-Montedison viene travolta da una montagna
di 30 mila miliardi di debiti, nel 1993, Mediobanca ne
prende in mano le redini e convince tutto il sistema
bancario a rinunciare a parte dei crediti e partecipare
agli aumenti di capitale, mantenendola così in vita ed
evitando la svendita di imprese industrialmente sane. La
Ferfin diventa poi Compart, e Mediobanca da allora ne
controlla la maggioranza relativa.
Libia
e Fiat. Altro
grosso affare di cui Cuccia è stato artefice è
l'ingresso negli anni '70 della finanziaria Lafico, del
governo libico di Gheddafi, nella Fiat. Riuscirà anche a
gestire la loro uscita, nel 1986, collocando le azioni a
prezzi impossibili. Un'altra simpatia di Cuccia sono
state le assicurazioni, la Fondiaria e le Generali in
particolare, di cui a più riprese cerca di mantenere
l'indipendenza. Ed è curioso vedere come per entrambe al
termine di un lungo percorso l'approdo naturale è stato
nel grembo della stessa Mediobanca, che controlla
Fondiaria attraverso Compart ed è primo azionista di
Generali.
I
misteri di Sindona.
La storia di Cuccia presenta anche episodi oscuri: il
più importante è il caso Sindona, finanziere rampante
che lo minaccia più volte cercando di ottenerne
l'appoggio per evitare la bancarotta. Al corrente del
rischio che correva l'avvocato Giorgio Ambrosoli,
curatore fallimentare delle società di Sindona,
assassinato da un killer nel 1979, Cuccia si rifugia nel
silenzio e non avverte i magistrati.
Gli
anni '90. Nella
seconda metà del decennio comincia il declino della
"visione del mondo" cucciana. Il cero annus
horribilis è il '97, con il clamoroso "no" di
Pietro Marzotto, tra l'altro un azionista Mediobanca, al
progetto di fusione tra la sua società e Hdp, la ex
Gemina. E poi l'insuccesso delle Generali nella scalata
all'Agf. Infine la rottura senza precedenti nella storia
di via Filodrammatici, con il licenziamento del
segretario generale, Gerardo Braggiotti, per divergenze
insanabili sulla visione strategica.
Sconfitto
da Bazoli.
Tornando al piano più strettamente finanziario, c'è da
registrare che, a fine anni '90, comincia la fase
declinante. Dopo aver di fatto investito il presidente
della Rcs, Cesare Romiti, come suo successore, Cuccia lo
scorso anno ingaggia una dura battaglia per il controllo
della Comit: sfida da lui persa e vinta invece da
Giovanni Bazoli di Banca Intesa.
E' morto Enrico Cuccia
ROMA - Enrico Cuccia,
presidente onorario di Mediobanca, è morto questa
mattina alle prime luci dell'alba per arresto cardiaco.
"Il grande vecchio" della finanza italiana
avrebbe compiuto 93 anni in novembre. Ieri era stato
accompagnato dalla figlia al centro cardiologico
"Fondazione Monzino" dove negli ultimi tempi si
sottoponeva periodicamente a dialisi. Aveva lasciato con
lei l'appartamento di via Mascagni dove viveva e dove,
questa mattina, tutto appariva ancora tranquillo.
Sulle circostanze precise della sua morte, la famiglia ha
deciso la privacy totale. "Abbiamo avuto indicazioni
di rispettare la massima riservatezza - ha detto Lorenzo
Cammelli, direttore sanitario del Centro - comunque data
l'età del paziente, non si è verificato nessun
andamento particolare sotto il profilo clinico".
La notizia della scomparsa di Cuccia si è diffusa
stamane negli ambienti economici milanesi. Il presidente
dell'Abi, Maurizio Sella, al termine del suo intervento
all'assemblea dell'Associazione Bancaria, ha invitato la
platea a un minuto di silenzio. E subito sono arrivate le
prime reazioni di cordoglio: "Scompare un punto di
riferimento per la finanza italiana - ha detto il
tributarista, Victor Uckmar, ex consigliere Montedison e
Credit - se gli si può fare un rimprovero, è quello di
non essere riuscito a trasformare Mediobanca in una banca
d'affari internazionale".
Sul fronte dei mercati, dopo la notizia della scomparsa,
i titoli di Mediobanca a Piazza Affari sono subito saliti
di diversi punti percentuali. "Il violento strappo
dei titoli indica che il mercato legge nell'evento il
possibile sblocco di rapporti economici e di potere,
spesso non formali, il cui collante era rappresentato
proprio dalla persona di Cuccia" spiegano in Borsa.
Con il consueto cinismo, i mercati registrano insomma che
qualcosa, molto, potrebbe smuoversi nella galassia
Mediobanca (a partire da Generali) e avere effetti a
catena su tutta la finanza italiana.
Infine, sul piano degli assetti interni di Mediobanca,
c'è da registrare che proprio qualche giorno da c'erano
stati dei cambiamenti importanti. Con l'uscita
dall'azionariato di Comit, la cui quota è stata
redistribuita tra gli altri soci, in via Filodrammatici
sono entrati invece Mediolanum (con Berlusconi e Ennio
Doris) e Lucchini. Un accelerazione del riassetto che
secondi alcuni sarebbe stato collegato anche alle
declinanti condizioni di salute del presidente onorario.
26
giugno 2000
"Impariamo il linguaggio
usato da Dio nel creare la vita"Genoma
WASHINGTON - Uno di fianco
all'altro, schierati ai lati di Bill Clinton, Frank
Collins, portavoce del Progetto Genoma Umano, e Craig
Venter, presidente della Celera Genomics Corporation,
hanno annunciato oggi dalla Casa Bianca, a Washington, di
avere completato la bozza del sequenziamento del nostro
patrimonio genetico, cioè di possedere finalmente nella
giusta sequenza una quantità di "lettere" del
codice della vita sufficiente per cominciarne la
decifrazione. Alla cerimonia è intervenuto, via
satellite, anche il premier britannico Blair, e lo stesso
annuncio è stato dato nel corso della giornata in altre
parti del mondo dagli altri gruppi impegnati nel progetto
pubblico internazionale, che ha visto coinvolti, oltre
agli Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania,
Giappone e Cina.
Già paragonato per importanza alla conquista della Luna,
alla scissione dell'atomo e alla scoperta degli
antibiotici, il risultato rappresenta una vera e propria
pietra miliare nella storia della conoscenza scientifica,
che segna l'avvento di una ricerca biomedica
completamente nuova, da cui le tradizionali pratiche
terapeutiche potrebbero uscire del tutto rivoluzionate.
Una volta conquistato il segreto del complesso di
istruzioni biochimiche che regola il modo in cui è fatto
e funziona l'organismo umano sarà infatti possibile
comprendere i meccanismi genetici di fondo delle malattie
ed elaborare nuove cure e nuovi farmaci per prevenirle e
combatterle.
E non solo. Secondo le dichiarazioni e i commenti che
accompagnano l'annuncio, le implicazioni delle indagini
che il risultato di oggi ha reso finalmente possibili
sono anche filosofiche. "Stiamo imparando il
linguaggio usato da Dio nel creare la vita", ha
detto il presidente Clinton, mentre John Sulston, il
genetista che ha guidato la parte britannica della
ricerca, ha affermato che "questa sequenza
influenzerà tutta la medicina e tutta la biologia, e ci
porterà ad una comprensione completa non solo degli
esseri umani ma di tutta la vita", aggiungendo che
dalla piena conoscenza del Dna uscirà cambiato
"anche il modo in cui pensiamo a noi stessi".
Il cammino, tuttavia, è ancora molto lungo. Quello di
oggi, in effetti, più che una conclusione è un inizio,
la base per avviare di una ricerca che impegnerà gli
scienziati ancora per molti anni. Secondo quanto è stato
annunciato, gli scienziati avrebbero individuato il 97
per cento circa dei 3 miliardi e più di nucleotidi, le
basi chimiche che compongono il genoma umano, e ne
avrebbero sequenziato l'85 per cento. Non la mappa
completa, quindi, ma quanto basta per iniziare il lungo
lavoro di decodifica per identificare tutti i geni (di
cui ancora non si conosce il numero: le stime vanno da
40.000 a 100.000) e la loro precisa funzione. Il primo
impegno sarà comunque riempire le parti mancanti e
migliorare l'accuratezza dei dati raccolti, in modo da
completare definitivamente quella che Clinton ha definito
"la mappa più importante mai prodotta
dall'uomo".
La data di oggi segna comunque un altro risultato: la
fine almeno apparente della contrapposizione tra i due
gruppi di ricerca, quello pubblico e quello privato, che
in questi ultimi mesi si sono rincorsi per arrivare primi
all'annuncio di oggi. La loro presenza congiunta davanti
al nastro del traguardo si deve assai probabilmente
proprio all'intervento di Clinton, il quale, nel corso
della cerimonia alla Casa Bianca, ha specificato che
anche i risultati scientifici saranno pubblicati insieme
tra qualche mese, forse già nel prossimo autunno.
29
giugno 2000
E' morto Vittorio Gassman
Il mattatore tradito dal cuore
ROMA - E' morto a 78 anni
Vittorio Gassman, stamattina, nella sua casa di Roma. Il
suo cuore non ha retto. Una crisi cardiaca lo ha colto
all'improvviso. Domani, alle 10.30 una camera ardente
verrà allestita in Campidoglio, nella sala della
Protomoteca e sabato si terranno i funerali. Attore di
cinema e teatro e regista la cui notorietà è andata al
di là dei confini nazionali, Gassman era nato a Genova
il 1 settembre del 1922. Era il secondo figlio di un
ingegnere tedesco e di una casalinga toscana. A Roma
passa la sua infanzia, studia al liceo Tasso ed è
campione subito, di pallacanestro.
Ma è il teatro ad attirarlo. Si iscrive all'Accademia di
Arte drammatica, ma neanche lo studio fa per lui. Lascia
l'Accademia e debutta nel 1943 in "Nemica", con
la compagnia di Dario Niccodemi. E' lì che conosce Nora
Ricci, la sposa e diventa padre per la prima volta, nel
1945. Nasce Paola.
Vittorio Gassman amava le donne, quattro sono state a
lungo sue compagne di vita e da tutte ha avuto un figlio.
Dopo Paola nasce Vittoria, che fa il medico negli Stati
Uniti, avuta da Shelly Winters; poi Alessandro, nato dal
matrimonio con Juliette Maynel e infine Jacopo, figlio di
Diletta D'Andrea, la sua ultima compagna di vita.
"Mattatore", come diceva di sé, facilmente
scivolava nella depressione, con quel genio e quella
malinconia che hanno accompagnato la sua vita e la sua
carriera. Il successo arriva subito. Prima in teatro. Con
Luchino Visconti recita in "Troilo e Cressida"
di Shakespeare, poi si trasforma in Amleto e a dirigerlo
è Luigi Squarzina.
E' l'attore di teatro del dopoguerra. Nel biennio 47-48
fonda una propria compagnia e nel 1949 con Paolo Stoppa
entra in quella diretta da Luchino Visconti. Bravissimo
in teatro e mediocre nel cinema. Questo è il destino del
Gassman degli inizi. A ribaltare il destino fu Mario
Monicelli. Fu lui a litigare coi produttori che non lo
volevano e lo impose come il capo gang sbruffone e
romantico de "I soliti ignoti". Era il 1958.
E vince Monicelli nell'Italia del cinema e in quella del
dopoguerra ormai pronta al miracolo economico: con i
"Soliti Ignoti", accanto a Totò, Gassman
diventa il grande Vittorio, divertente per il pubblico,
affidabile per i distributori. Si traveste dei tanti tipi
umani della realtà italiana. Con "I mostri"
esordisce con Dino Risi che poi lo mette al volante della
Lancia sport nel "Sorpasso" nel 1962, un film
che divenne il simbolo dell'Italia rapace e ottimista del
boom. Un altro grande successo arrivò con "L'armata
Brancaleone" di Monicelli nel '66: le avventure
dello sprovveduto cavaliere e il suo divertente
linguaggio conquistarono le platee.
Ettore Scola, Mario Monicelli e Dino Risi: sono stati i
grandi amici di Gassman. Perché il cinema lo prende fino
in fondo, ma lui non sacrifica il teatro. Negli anni
Sessanta Parigi, Buones Aires e New York accolgono i suoi
spettacoli da poliglotta. L'attore sbarca anche a
Hollywood, dove gira due film con Robert Altman "Il
Matrimonio" e "Quintet".
L'ultimo omaggio a Vittorio Gassman sarà
"Sipario", il film che Marco Risi, il figlio di
Dino, sta girando sull'attore Gassman, o almeno su quegli
anni dell'Italia. Non un documentario, la storia di un
uomo, di un attore. "La storia di una persona goffa
- come disse lui stesso in una intervista di un anno fa -
perché a questo punto tanto vale che si sappia sono
fondamentalmente un goffo, una persona che si è
mascherata appunto facendo l'attore. Le debolezze, le
fragilità di un uomo che è sempre riuscito a
nasconderle. Un attore appunto che soffre di
depressione".
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