L'Onu: l'oro blu manca in metà del pianeta Acqua, il business del futuro

In Italia quella del rubinetto costa 1,5 lire al litro. Ma in molte parti del mondo scoppiano guerre per il suo controllo. di Marco D'Auria A Roma, lo sanno tutti, l'acqua del rubinetto è buona. E' potabile, minerale, salutare ed economica. Costa 1,5 lire al litro. Un metro cubo, cioè mille litri, costano meno di un litro di benzina. Eppure i cittadini romani sono grandi consumatori di acque minerali. Certo, non in tutta Italia l'acqua del rubinetto è pura e cristallina, anzi spesso la qualità e la distribuzione sono insufficienti (un terzo viene disperso in una rete idrica colabrodo). Rimane per il fatto che gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di acqua imbottigliata, con più o meno bollicine. Secondo molti c'è qualcosa che non va. Ecco la domanda che si pongono i soci del Wwf del gruppo attivo Roma XI: "Perchè una famiglia deve uscire con la macchina, arrivare al supermercato, caricarsi almeno 12 bottiglie di acqua a settimana, spendere circa 9.000 lire, trovare un posto dove mettere le bottiglie in casa ed infine, dopo aver bevuto l'acqua, preoccuparsi di buttare il sacchetto dell'immondizia facendo la dovuta raccolta differenziata e pagando una tariffa sui rifiuti, quando l'Acea fornisce acqua ottima a domicilio?". Già perchèSembra illogico ma è così. In più, aggiungiamo noi, a Trieste si consumano anche acque minerali, ad esempio, sarde, mentre a Siracusa magari si beve acqua Levissima, imbottigliata a Sondrio. Col risultato di intasare ulteriormente strade e autostrade da Tir che trasportano bottiglie di acqua pugliese a famiglie trentine e viceversa. Con tutto il corollario di inquinamento, consumi, incidenti e traffico che ne derivano. Dall'Acea, inoltre, la municipalizzata romana dell'acqua e dell'elettricità rassicurano che l'acqua potabile distribuita nelle case di Roma è per qualità una delle migliori d'Italia: "E' quasi esclusivamente di sorgente e quindi non ha bisogno di trattamenti di potabilizzazione preventivi. Inoltre le sostanze in essa contenute hanno valori simili a quelli che la legge n°236/88 indica come ottimali". La particolarità italiana di essere i più grandi produttori e consumatori di acqua minerale al mondo non è la sola contraddizione legata al suo utilizzo e conservazione. Vediamo. Apri il rubinetto e non esce niente. Succede già in molte parti d'Italia, soprattutto al Sud, specie d'estate. In altre parti del mondo manca proprio il rubinetto, ed è emergenza vera. Un miliardo di persone non ha accesso acqua potabile. Altri due miliardi non hanno un rifornimento adeguato. Sono quattrocento milioni gli abitanti con gravi problemi dovuti alla scarsezza di acqua. Saranno 3 miliardi nel 2025. Cinque milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate alla mancanza di acqua potabile. "La vera crisi mondiale è la scarsità di acqua", taglia corto Elizabeth Dowdeswell, direttrice del programma ambientale dell'Onu. E poichè è sempre più preziosa, uno dei business più appetibili del futuro. L'oro blu, come viene ormai sempre più spesso definito, è una risorsa naturale indispensabile e al tempo stesso limitata. Da esso dipendono direttamente l'esistenza umana e l'ecosistema terrestre. Trasporta le sostanze fisiche e chimiche necessarie alla vita sulla Terra. La scarsità d'acqua è una delle grandi questioni che l'umanità dovrà affrontare in questo XXI secolo. Che ha diversi aspetti: l'abbassamento delle falde, gli sprechi, la salinizzazione dei terreni dovuta all'irrigazione artificiale, l'inquinamento che filtra nel sottosuolo, gli scenari di vere e proprie guerre che si profilano in diverse aree del mondo per il controllo delle sorgenti. A parità di riserve disponibili, aumentano i consumi, soprattutto in agricoltura. Sempre per restare in Italia, per rinnovare la rete idrica nazionale, bucherellata come una groviera (ed azzerare gli sprechi), servirebbero secondo Fulvio Vento, presidente dell'Acea, centomila miliardi di lire. Prendiamo ad esempio il caso della Sicilia: "Se per irrigare un ettaro - rileva un'inchiesta della "Nuova Ecologia" del giugno 2001 - sono necessari 10mila metri cubi d'acqua per produrre arance (poi per la maggiorparte distrutte per non eccedere al patto di stabilità agricola dell'Europa), ne occorrono all'anno 1.800.000 milioni di metri cubi. Che hanno reso necessaria la costruzione di dighe, con il loro corollario (quasi) inevitabile di spiagge scomparse per la diminuzione del trasporto solido dei fiumi, di cementificazione e di relativi affari dei clan mafiosi. In Italia, come nel resto del mondo, il problema quindi potrebbe non essere quello della rarefazione delle risorse idriche, quanto nel loro uso dissennato per fini non logici". Mentre ci sono nazioni dove l'acqua si sperpera per produrre cibo in surplus, altre languono con pochi litri a testa pro-capite. Il rischio paventato è che per l'acqua scoppino conflitti, soprattutto nelle aree in via di sviluppo. La gestione delle riserve è sempre affare geopolitico e motivo di contrasto tra i popoli. Basti pensare al contenzioso sul fiume Giordano o alle schermaglie Siria-Turchia il controllo delle risorse idriche. Secondo la World Water Commission, sotto l'egida dell'Onu e della Banca Mondiale, l'emergenza è grave". Mentre per l'effetto serra i governi hanno raggiunto a Kyoto un accordo formale (dal quale ha fatto un passo indietro gli Usa) i ministri delle 150 nazioni presenti al Forum mondiale sull'acqua non hanno firmato alcun atto ufficiale di risoluzione attiva del problema. La situazione - secondo la Commissione - potrebbe cambiare nel giro di 25 anni soltanto se i governi comprendessero che l'acqua è un diritto umano fondamentale e indispensabile per combattere malattie come il tifo e il colera. Per le nazioni ricche, che di acqua ne sperperano molta (380 litri pro capite al giorno contro i 20 delle nazioni più povere) aumentare il prezzo potrebbe favorire una riduzione dei consumi. Uno sforzo che va congiunto con una nuova "etica" del consumo idrico. Mentre i paesi poveri dovrebbero essere sollecitati a intraprendere iniziative a livello locale, meno costose e più efficaci di quelle messe in atto dai governi centrali.

 

 

 

 

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