L'acqua è un
diritto
In paesi come quelli sudamericani, dove
il controllo democratico è meno forte e la
privatizzazione dei servizi essenziali quanto mai spinta,
le conseguenze sono state ancora più drastiche, fino
all'espropriazione delle fonti d'acqua per le popolazioni
che ne avevano sempre disposto; ne è esempio
l'esperienza di Cochabamba, terza città della Bolivia,
in cui ci è voluta una vera e propria rivolta della
popolazione per invertire la rotta (narrata in:
http://attac.org/attacinfoit/attacinfo26.pdf). «Secondo
noi, invece, l'acqua va considerata un
"diritto": qualcosa di cui, al pari di ogni
altro diritto umano, l'intera comunità è chiamata a
farsi carico. Quello che proponiamo è un meccanismo per
cui il fabbisogno essenziale per ciascuno viene garantito
a spese della collettività; mentre un ulteriore consumo
viene pagato dal singolo in modo progressivo; oltre una
certa soglia, quella dello spreco, si arriverebbe infine
a vere e proprie penalizzazioni». L'accesso garantito è
la prima grande finalità del Contratto. L'altra è
quella di una gestione solidale e sostenibile dell'acqua,
a cui concorrano tanto le autorità statali quanto
eventualmente i privati, ma sempre con il coinvolgimento
imprescindibile delle comunità locali, che storicamente
hanno dimostrato di essere le migliori custodi delle
risorse idriche. Il tutto in un quadro internazionale che
preveda un Tribunale mondiale dell'acqua, come sede di
soluzione concordata dei conflitti, e un Forum mondiale
che elabori le leggi e le convenzioni al riguardo. |
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