La giungla macedone
GIULIETTO CHIESA


Apprendisti stregoni. Adesso che la Macedonia è in guerra, adesso che l'esistenza
stessa dello stato macedone è in forse, coloro che hanno gestito la crisi jugoslava in
questi anni, coloro che hanno scatenato la guerra in Kosovo e contro la Jugoslavia (e
anche coloro che, in buona fede, si sono fatti convincere, trascinare, sballottare
dall'onda mediatica che ha reso possibile l'orrore di una guerra inutile) dovrebbero
fermarsi a riflettere.
I responsabili non lo faranno, naturalmente. Massimo D'Alema dovrebbe convincere il
suo editore a far sparire un libro, con la sua firma, che esalta menzogne di guerre
umanitarie già demolite dalla cronaca. Ma non è questo il punto. E' che bisogna
prepararsi a ulteriori disastri che l'Occidente ha creato con le sue proprie mani e che
non sa come maneggiare.
Gatti ciechi in una notte d'inchiostro che essi stessi hanno creato. Chi ha armato
l'Uck? Qualcuno ha mai fatto il conto di quanti milioni di dollari ci sono voluti per creare
quell'esercito di mercenari e di trafficanti? E dove si troveranno, se non, in primo luogo
in occidente, i finanziatori e i suggeritori di ciò che sta accadendo in Kosovo, in
Jugoslavia, in Macedonia, in Montenegro, in Bosnia?
Adesso non c'è più uno Slobo da accusare di ogni maleficio. Non ci sono pulizie
etniche da usare - tra squittii d'indignazione - per realizzare operazioni politiche
continentali. Slobodan Milosevic sta invece - ironia delle coincidenze - per essere
messo su un treno che lo porterà all'Aja, al cospetto del giudizio della signora Carla Del
Ponte, vindice incaricato dall'Occidente di ripulire tutti dalle cattive memorie. Vindice
che è divenuto tale per l'alto compito, che gli era stato affidato, di far sparire dalla
scena di Russia quell'altro eroe dell'Occidente, ormai divenuto impresentabile, che si
chiamava Boris Eltsin.
La vendetta si compie con tutti i crismi. Il governo jugoslavo si spacca per soddisfare
la richiesta perentoria degli Stati uniti. Il presidente, ieri acclamato per aver demolito il
dittatore jugoslavo, messo in minoranza, costretto in angolo. Altri tempi difficili si
preparano non soltanto per la Macedonia, ma anche per la Jugoslavia. E a nessuno
viene in mente che questa è la più limitata delle sovranità, dove si pretende (e ci si
riesce) di comprare un paese con qualche centinaio di milioni di dollari.
Si semina non soltanto vento e non soltanto per raccogliere tempeste. Queste
verranno, anzi stanno già avvenendo, sotto i nostri occhi, e quasi nessuno ha il
coraggio di fare due più due e di trarre la conclusione che si è commesso un tremendo
pasticcio. Peggio: si dà il cattivo esempio, si semina l'oltraggio al rispetto della legalità
internazionale, alla dignità dei popoli, alla più semplice verità.
E questo è peggio delle tempeste. Perché è la sanzione, pura e semplice, del diritto
del più forte. Del ritorno alla legge della giungla. Che è poi quella che, ogni giorno,
sentiamo predicare come la più efficiente e la migliore.

 

 

 

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