Considerazioni inattuali su Pinelli , Impastato , Giuliani

L’incontro avvenuto a Cinisi tra la madre di Peppino Impastato e quella di Carlo Giuliani , ha suscitato in me una ridda di sentimenti , che inevitabilmente mi hanno spinta ad una rivisitazione storica . La rievocazione si manifesta in tutta la sua drammatica intensità , difatti , come in un film riemergono le immagini inquietanti del terrorismo di Stato. Le vertigini , la nausea , l’indignazione provocate dalla memoria storica , generano un teorema che parte dal seguente assioma : nel nostro paese esiste un continuismo di marca decisamente fascistoide . Per suffragare questa tesi , vorrei collegare tre figure emblematiche : Pinelli, Impastato , Giuliani . La ricostruzione degli eventi e della storia di vita e di morte di questi giovani , può essere illuminante per ridestare un passato relegato negli strati opachi della memoria . Continuando a seguire le sequenze del drammatico film , caratterizzato dai misteri , dai depistaggi , dalle collusioni , emergono le voci dei partecipanti e delle vittime , effigi inquietanti che , con il volto rigato di lacrime denunciano gli orrori e invocano giustizia .

Le motivazioni per cui sto incentrando l’attenzione sulle tre vittime discendono dalla convinzione che le storie di vita singole rappresentano , sul piano sociologico , un efficace strumento per decostruire la memoria collettiva e , al tempo stesso, fungono da premessa operativa per il futuro . Partendo da questi presupposti e avvalendomi del metodo euristico , vorrei demistificare le ricorrenti apologie , che enfatizzano la democrazia del nostro paese . In realtà , ripercorrendo le tappe salienti dell’iter storico , si evince che i governi post-fascisti si sono valsi costantemente della repressione . Basti pensare ai massacri perpetrati ai danni dei lavoratori dal governo Bonomi , alla strage di Portella della Ginestra , alla istituzione dei reparti "celeri" di Scelba , alle ricorrenti operazioni di squadrismo di Stato . Inoltre , si registrano i tentativi di golpe di Tambroni (1960) e del generale De Lorenzo (1964) . A questi episodi significativi quanto destabilizzanti segue un periodo di politica stagnante , non scevra , però, da compromessi e da commistioni di tutti i poteri forti . Col 68 e con l’autunno caldo , riesplode il conflitto sociale e si ripresenta l’eterno e mai risolto problema fascismo-antifascismo . Da qui la strage di Stato , ovvero quella di Piazza Fontana (1969) , che fa registrare in modo eclatante la collusione di ministri , agenti segreti, giudici , politici, poliziotti . E’ in questo scenario , caratterizzato dalla strategia della tensione e da un clima da pogrom contro i movimenti , che s’inscrive l’assassinio di Pinelli . Quest’ultimo era un anarchico mite , umanissimo e dotato di un alto senso morale . Ciononostante , lo Stato criminale , coadiuvato da tutti gli Apparati , con perverse macchinazioni , condanna a morte il giovane innocente . Non è da attribuire ad un lapsus se parlo di condanna a morte , perché , pur essendo consapevole che nella "civile " Italia la pena di morte non è in vigore , occorre evidenziare che le condanne seguono vie traverse e misteriose . Ciò è suffragato anche dalla morte di Pinelli , che fu lanciato dalla finestra della questura di Milano , sfracellandosi al suolo . Questo atroce assassinio va sempre inscritto in uno Stato "democratico " intriso di un’ideologia decisamente fascista . A questo proposito Cesare Bermani sostiene che " dal prefascismo ai giorni nostri , la repressione è stata una costante , indipendentemente dal fatto che al governo ci fossero liberali , fascisti, democristiani , comunisti ".

La seconda storia di vita che conferma questa tesi è quella di Giuseppe Impastato . In questo caso , va precisato, emergono palesi complicità tra mafia e istituzioni . Notoriamente la toccante storia di Impastato è stata descritta con esemplare perizia nel bellissimo film , "I cento passi " . Per coloro che ignorano le intricate vicende di questo criminale assassinio , conviene fare un breve cenno sulla storia di vita e di morte della vittima-simbolo . Giuseppe Impastato è figlio di un piccolo imprenditore affiliato al clan di Gaetano Badalamenti ; e nipote di un capomafia che viene ucciso nel 1963 per via di una guerra tra opposte fazioni mafiose . Peppino , fuori dalla cultura familiare , ingaggia , con coraggio e determinazione , la lotta alla mafia e a tutti gli apparati ad essa connessi . Da questa legittima lotta nascono il circolo " Musica e cultura " e " Radio Aut " . Con il programma " Onda Pazza " , Giuseppe, pur essendo consapevole dei pericoli , mette alla berlina mafiosi , politici, portaborse . Successivamente decide di candidarsi come indipendente nelle liste di Democrazia proletaria , ed è proprio in questo momento che i poteri mafiosi e politici predispongono il rituale di morte in puro stile mafioso . Peppino viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 , durante la campagna elettorale , con una carica al tritolo che lo dilania sui binari della ferrovia .

All’epoca solo un esiguo spazio fu riservato all’episodio , perché in concomitanza fu ritrovato a Roma il corpo di Aldo Moro . Per confermare il continuismo italiano , è opportuno sottolineare che , come per l’assassinio di Pinelli , anche in questo caso emergono depistaggi e vergognose collusioni . E’ , infatti , solo grazie a magistrati come Caponnetto , Chinnici , Costa e Falcone , che il caso viene riaperto . Oggi , esattamente dopo 24 anni , Badalamenti è stato condannato , anche se , come per la strage di Piazza Fontana , che ha prodotto solo tre colpevoli , ossia Maggi, Zorzi e Rognoni , rimangono nell’ombra misteriose impunità . D’altro canto , in Italia le verità ufficiali si sono valse sempre della tecnica dell’occultamento , sicché , soprattutto alcune sentenze sono state e sono parte integrante di un eterno psicodramma , caratterizzato dall’arbitrio e dalla cultura dell’illegalità . Per quanto concerne la mafia , al di là delle ricorrenti robinsonate che accompagnano lo spinoso problema , giova evidenziare che essa è impastata con pezzi del sociale , delle istituzioni , della politica . Pertanto , è proprio questo contesto corrotto che ha fomentato tangentopoli , l’affarismo , l’ amoralismo sistemico .

A questo punto , continuando a ripercorrere i sentieri tortuosi della commedia degli inganni, non si può prescindere dal craxismo , dal piduismo , dal consociativismo , dal CAF . La miseria morale e politica e il processo di depoliticizzazione degli anni 80 , vanno però collegati alla " rivoluzione neoconservatrice " di Reagan , Thatcher , Kohl . L’ultraliberismo infatti avanza , anche se celebra i suoi fasti dopo la caduta del Muro . Via via , in un clima delirante , le regole del gioco politico mutano e si dà vita alle riforme , tra le quali la più dirompente risulta quella del sistema maggioritario . Paradossalmente , il riallineamento bipolare del sistema partitico viene presentato come democrazia dell’alternanza e "come restituzione dello scettro al popolo "(A. Cantaro) . In realtà , il novitismo non solo realizza quello che precedentemente veniva bollato come progetto piduista , ma comporta anche l’indistinguibilità delle alternative programmatiche .Pertanto , in nome di una opinabile e deleteria pacificazione , la fievole linea di demarcazione tra fascismo e antifascismo svanisce . Inoltre , i tre principali protagonisti della prima Repubblica , ossia Dc , Psi e Pci , vengono sostituiti da aggregazioni trasversali come la Lega e Forza Italia . Cause esogene ed endogene concorrono , dunque, ad incrementare la neutralizzazione di ogni conflitto , la rimozione della memoria storica, l’azzeramento di ogni cultura antagonista . Oltre a questi dati empirici , è opportuno evidenziare le svolte del Pds e di An , l’imperversare dei paradigmi ultraliberisti , la logica totalizzante dell’impresa , l’endemica vocazione compromissoria : aspetti questi che cooperano per imporre un unanimismo senza frontiere . Da qui una politica mediatica , "una società dello spettacolo " , che si traducono in una sorta di weltanschauung , ossia in una concezione del mondo massiva ed alienante .

A questo punto , considerato il fatto che le virate a destra si registrano in tutta Europa , è bene rimarcare le caratteristiche peculiari della destra italiana . Jean-Yves Camus , constatando il successo delle destre , sostiene che le formazioni nazional-populiste sono atipiche , perché " hanno modernizzato il loro discorso e le strutture organizzative , sposando l’ultraliberismo " . J. Y. Camus ,inoltre , per quanto concerne i nuovi estremismi,afferma che rappresentano una protesta di tipo reazionario contro l’adesione della destra e della sinistra ai postulati dell’ultraliberismo . Le osservazioni di J. Y. Camus sono indubbiamente esaustive , ma , a mio avviso , per quanto riguarda An , al di là dei lustrini del nuovismo , continua a conservare i germi del Fascismo storico . D’altro canto , come si evince dalle considerazioni fatte , il fascismo nell’anomala Italia non è mai stato debellato , basti pensare alle perseveranti minacce di colpi di stato . Pertanto , prendendo atto che continuano ad emergere le vecchie identità del Fascismo storico , ne consegue che la triplice alleanza tra Berlusconi , Fini e Bossi , non è da sottovalutare , anche perché le ambiguità , le ipocrisie , le aperture a 360 gradi della pseudosinistra , non possono certamente fungere da deterrente . Vero è che lo Stato gendarme italiano va contestualizzato nella struttura politico-militare dell’Impero . Ciò è suffragato dalle repressioni di Seattle , Goteborg , Praga , ecc , che rappresentano la prova tangibile di uno stato di guerra strettamente connesso ai parametri della sovranità globale . Pur constatando , però, che i nuovi processi di legittimazione investono problemi inerenti la guerra , la polizia , la giustizia , è bene evidenziare che , con le carneficine napoletane e genovesi , sono emersi gli spettri di un passato infame . Rievocando lo scenario della mattanza genovese , non si può prescindere dal lasso di tempo che ha preceduto il G8 , infatti , non sono mancati né i "provvidenziali " ordigni esplosivi , né una doviziosa informazione sull’allestimento del set di guerra . A questo proposito Paolo Ceri afferma : " Quello di Genova appare come un dramma annunciato , se si guarda al quadro vieppiù truculento che veniva dipinto via via che si avvicinava l’evento " . Difatti , le testimonianze del libro bianco mostrano un inquietante scenario di guerra : porto chiuso , aeroporto presidiato , stazioni ferroviarie bloccate . In questo clima sinistro , squadrismo di Stato e polizia del G 8 hanno esercitato l’arbitrio assoluto , picchiando , torturando , uccidendo . Ripercorrendo le anticamere della morte , riecheggia ancora la furia selvaggia degli assassini , che rispondendo ai dettami dei padroni del mondo e di uno Stato fascistoide , hanno teso una vera e propria imboscata al povero Carlo . Questo giovane di 23 anni non era un terrorista, un ecoteppista , un vandalo , né un piccolo borghese annoiato o un punkabestia ; era , invece , un ragazzo sensibile , un’anima bella , che voleva cambiare il mondo e sconfiggere la bestia .

Le osservazioni fatte mettono in luce che , malgrado le sostanziali mutazioni dell’assetto sistemico , persistono vecchi schemi , legati al quadro politico del postfascismo . Ciò è suffragato anche dalla mattanza napoletana del centro-sinistra e da quella genovese del centro-destra . E’ evidente , pertanto , che nel nostro paese l’officina infernale della repressione assume caratteristiche peculiari . Da qui una conclusione : esiste un filo che collega la morte di Giuliani con quelle di Pinelli e Impastato . Ma a questo punto si pongono i seguenti interrogativi : è possibile che il sigillo della barbarie continui ad imperare nel nostro paese ? E’ accettabile che ancora una volta , postfascisti , neofascisti e i lacchè della seconda Repubblica azzerino lo stato di diritto e impongano la nuda legge della forza ? Inoltre , perché in questo paese la verità viene puntualmente tradita e la giustizia beffata ?

Constatando , però , che l’Italia non è l’ombelico del mondo , ma solo una provincia dell’Impero , sussistono buone ragioni per sperare che , istituito l’autentico tribunale della libertà , ossia quello della moltitudine , la verità possa venire alla luce . Ciò s’impone , perché la smorfia dell’omogeneo e dell’omologazione , non può condannare al silenzio le voci delle vittime di ieri e di oggi . Non senza ragione Toni Negri , rivendicando le lotte del 68 e degli anni 70 , denuncia i " lugubri " personaggi che allora governavano le procure e che mentirono sulle stragi di Stato ; inoltre , non manca di denunciare le responsabilità " dei politici stalinisti " , che accettarono "il compromesso repressivo ". "Perché, sostiene Negri , in questo paese "una commissione di verità " non la si può neppure immaginare ? Eppure nell’Impero dovrebbe essere possibile ottenere la verità…..rivendichiamola ".

Gli auspici di Negri sono legittimi , dal momento che la masnada dei piduisti , dei cripto-piduisti , dei faccendieri della prima Repubblica , continua tuttora ad operare nel contesto parlamentare . Ciò è illuminante per comprendere il continuismo tra la perversione politica di ieri e quella di oggi . Giustamente Cesare Garboli , " amareggiato per come il passato recente del nostro paese , con i suoi sanguinosi misteri , sia stato sepolto in nome della normalità , a proposito dell’omicidio Calvi , afferma : " Del cosiddetto suicidio di Roberto Calvi , nessun cittadino italiano saprà mai niente ".

Ma al di là degli intrighi di Palazzo e degli omicidi "eccellenti ", s’impone perentoria l’esigenza di espugnare la cittadella dell’omertà , della connivenza , che perpetua le mille relazioni tra politica , potere finanziario e forze malavitose .

Pertanto , contro i bastioni della Padronanza ; contro uno Stato fuorilegge ; contro i poteri mafiosi ; contro la concentrazione della forza criminale ; contro i fascismi vecchi e nuovi, in nome di Pinelli , di Impastato , di Giuliani e di tutte le vittime della resistenza , è necessario porre questo ammonimento dantesco : " Qui si convien lasciare ogni sospetto/ Ogni viltà convien che qui sia morta ".

Wanda Piccinonno

 

 

 

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