07.06.2002
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L'annuncio del
ministro della Giustizia Usa Ashcroft L'arresto a Chicago in maggio: l'uomo è un membro di Al Qaeda Usa, catturato terrorista con una bomba radioattiva L'obiettivo, secondo l'Intelligence, era Washington WASHINGTON - Il ministro
della Giustizia americano John Aschroft ha annunciato la
cattura di un cittadino americano che stava preparando un
attacco di tipo atomico contro gli Stati Uniti, colpendo
Washington. L'annuncio è arrivato solo oggi da Mosca,
dove Ashcroft è in visita, ma la cattura dell'uomo,
definito dal ministro un "noto membro di Al
Qaeda", risale a un mese fa quando all'aeroporto di
Chicago l'uomo fu fermato mentre tornava negli Usa dal
Pakistan. "L'arresto riguarda un cittadino americano
che stava esplorando la possibilità di far esplodere un
ordigno radioattivo sporco nel nostro paese", ha
detto il ministro della Giustizia Usa. |
SCHEDA/La
"dirty bomb" uccide in due modi: prima con l'esplosione, poi con la contaminazione per via aerea Che cos'è una "bomba sporca" ROMA - Una
"dirty bomb" (alla lettera, bomba sporca), nota
anche come "arma radiologica",utilizza
dell'esplosivo convenzionale come la dinamite
confezionato assieme a materiale radioattivo che si
diffonde quando la bomba esplode. |
Temi moderni di Furio Colombo A quanto pare «noi dobbiamo proporre una linea moderna», viene ripetuto spesso dentro e intorno alla sinistra, come indicando una pozione magica. Gira e rigira la «modernità» si trova tutta intorno allarticolo 18 e se si possa (o meglio, si debba) licenziare liberamente chi lavora. Per esempio, sul Corriere della Sera del 6 giugno, in conclusione di un editoriale di prima pagina, Pietro Ichino ammonisce: «Pensate davvero di poter tornare più facilmente al governo con la parola dordine per cui il vecchio diritto al lavoro non si tocca? E se anche la cosa dovesse dovesse funzionare, che cosa direte ai vostri elettori il giorno dopo che sarete tornati al governo, per riprendere il discorso sulla indispensabile riforma del diritto del lavoro? Potrete dire: "abbiamo scherzato"?» Sono certo che anche Ichino, per quelleventuale giorno di festa, vede due o tre altre ragioni capaci di animare allimprovviso la scena del Paese. Il problema è importante. Ma non nel modo, nel tempo e con la sequenza che vuole imporre questo governo, per ragioni che non appartengono al problema ma al governo e alla sua particolare alleanza con la parte di Confindustria che ha dato sostegno e pretende lincasso. Il governo, lo dicono anche molti imprenditori, ha imposto una grande frenata al mondo del lavoro, ne ha interrotto la pace, ha fatto tutto ciò che poteva per dividere i sindacati. Un conto è riconoscergli di avere avuto una sua parte di successo, come dimostra il dibattito aspro che adesso divide lUlivo. Un conto è essere sicuri che le priorità del Paese cominciano dove le stabilisce Berlusconi. Ma questo ci porta alla domanda che torna come un tic nervoso: siete sicuri che fare questa o quella cosa aiuti a tornare al governo? Per non cadere in questa trappola, gli organizzatori delle campagne elettorali americane si dividono sempre in due gruppi. Uno affronta i temi e i problemi dal punto di vista dell'urgenza e della passione. Laltro decide che posizioni bisogna prendere a seconda del vento che tira. Credo di poter dire che quelle campagne elettorali, sono spesso state perdute da chi si è occupato soltanto del secondo problema (va bene se dico questo?) trascurando di decidere e di rischiare su fatti non negoziabili per ragioni politiche, o per ragioni morali. Per esempio, è vero che la propaganda della paura ha avuto successo. È vero che un buon numero di italiani, anche a sinistra, sono persuasi di essere invasi dagli immigrati e credono che i delitti siano compiuti quasi solo dagli stranieri. Ma persone politicamente decenti non possono scherzare con questo argomento, flirtare con la paura o far finta di credere a clamorose bugie per inseguire la paura e arruolarla fra i propri elettori. *** **** **** Siamo sicuri di vincere le elezioni difendendo i diritti umani e civili degli immigrati? No, non siamo sicuri. Siamo sicuri di aggregare un numero di persone più vasto di quelle che hanno sostenuto Forza Italia se continuiamo a difendere senza tentennamenti larticolo 18? No, non ne siamo affatto sicuri. Ma non siamo neanche sicuri del contrario. Per esempio, il gruppo politico più liberista, nel nostro Paese, i radicali di Pannella, della Bonino, di Capezzone, si trova da tempo dal lato giusto della domanda di Ichino (se si possa toccare il diritto del lavoro) e non hanno raggiunto il cumulo di voti che viene continuamente lasciato intravedere alla sinistra come premio per labbandono di questioni definite «vecchie». Non so perché i radicali si sentano vicini a questa destra a zig zag di Berlusconi, che va e viene fra statalismo, assistenza concordata (ma solo tra abbienti), protezionismi arcaici, un tocco di camera dei fasci e delle corporazioni (non nel senso del fascismo, ma nel senso di «se tu mi aiuti, cè qualcosa per te») e una alleanza con Confindustria di tipo sudamericano (fronte di interesse in luogo di liberismo). Però so che sono integri. E la loro integrità liberista svela, per contrasto, il profilo di questa strana destra: un caudillo che ha tracciato un suo percorso di interessi. La linea politica del caudillo consiste nel compensare in modi di volta in volta diversi i veri gruppi di interesse che lo sostengono, ora con una immaginaria lotta allimmigrazione, ora con conflitti di lavoro appositamente creati, ora attaccando la giustizia, ora smantellando la scuola o la sanità pubblica in modo che altri ne traggano beneficio; ora ideando immensi lavori pubblici a cui possano affluire gruppi di clienti elettori, a loro volta titolari di punti di persuasione e diffusione del consenso. Il controllo totale delle notizie, diffonde una effervescente impressione di dinamismo, e si può capire che a molti tutto ciò appaia «moderno». Questa presunta modernità diventa stimolo a farsi campioni di una modernità ancora più avanzata, che viene indicata come la sola strada per vincere. Invece ci troviamo di fronte ad una macchina di potere antica, clientelare, dove persino le paure (degli stranieri) e le speranze (se è ricco lui posso diventare ricco anchio, a patto di stargli vicino) sono antiche. E chiunque (giornalisti e politici del mondo) lo ha constatato nellumiliante «Truman Show» di Pratica di Mare. Nessun capo di governo moderno fingerebbe che qualcuno può fare, insieme, il capo del governo e il ministro degli Esteri, componendo canzoni nel tempo libero. E nessun altro, tra i leader delle democrazie industriali, contemporaneamente, avrebbe coperto una vecchia fortezza con una scenografia di cartapesta ispirata a evocazioni imperiali, perché da tempo, ormai, la funzione di governare si è separata dai simboli statuari e marmorei del potere (nel caso: simboli finti), tanto che - nel mondo di chi non è «sotto Berlusconi» - i simboli imperiali vengono visti come caricatura. Ma la caricatura si rivela per confronto, e il confronto fra ciò che è ridicolo e ciò che è normale non può avvenire, se qualcuno controlla tutte le immagini di se stesso diffuse nel Paese. Ecco dunque in che senso dobbiamo reclamare modernità. Modernità è non cadere nella trappola dello spettacolo ideato, scritto, diretto e interpretato da Silvio Berlusconi. In quello spettacolo tutto è finto, tutto è arbitrario, tutto è stato predisposto per giocare un solo gioco al quale è bene non partecipare. La sua riforma del lavoro viene dopo il patto dacciaio con cui il candidato primo ministro, nel convegno elettorale di Parma, si è dichiarato «intercambiabile» non con tutta limpresa italiana, ma con quegli imprenditori che erano disposti a sceglierlo come leader. La sua riforma della giustizia viene a causa della sua situazione di imputato e risponde esclusivamente al suo reclamo di immunità. La sua riforma della legge sullimmigrazione, che è caotica e antica come il grumo di idee che rappresenta, è il compenso che offre alle squadre della Lega, che è lasciata libera di diffondere odio e predicazione secessionista fin dentro le strutture pubbliche della tv di Stato, in cambio del sostegno e del voto. La riforma detta «devolution» è il progetto di un disastro che colpirà insieme scuola, santità, giustizia, ordine pubblico con un modello di federalismo vagamente argentino. È un disegno che esalta una vecchia ossessione identitaria fatta di rancori locali, cieca e sorda ai problemi del mondo, cieca e sorda a una parte dellItalia. Ma chi sta al gioco sta al potere e lo condivide, in una aggregazione che non lascia spazio per gli interessi comuni, non un centimetro. Nonostante il continuo risuonare dellInno nazionale. La modernità che si chiede ai leader e ai partiti che non sono complici del nodo clientelare di potere chiamato Casa delle Libertà, si realizza in due mosse. La prima mossa è non stare al gioco. Come dimostra il disastro delle Giustizia e il tentativo esplicito di gettare una istituzione dello Stato (la polizia) contro unaltra (i giudici), non cè alcuna parte del gioco, condotto per interessi esclusivamente personali da Berlusconi, e dai suoi associati, che si possa condividere e assecondare. La seconda mossa richiede ostinazione e tenacia. Riguarda il conflitto di interessi. Questo immenso scandalo italiano è il cuore della macchina di potere berlusconiano. Non cè niente di moderno nel controllare tutte (tutte) le televisioni, molti giornali e nelleffetto di intimidazione che in tal modo si esercita su tutto il mondo giornalistico. In queste due mosse si verifica non solo la coerenza e la compattezza, ma lesistenza e il senso stesso del fare opposizione. Conviene questo percorso? Porterà i voti che servono per vincere? Difficile dirlo, come lo è per ogni decisione politica. Moralmente non è evitabile, e comunque il percorso è obbligato. Tutto comincia qui. |
L'Argentina
buttata nel pozzo di Adolfo Pérez Esquivel E' impossibile costruire un processo democratico sull'impunità: sono due cose incompatibili e questo ha prodotto l'insicurezza giuridica e sociale sperimentata oggi dal popolo argentino. Una situazione che perdura dai tempi della dittatura militare fino al governo attuale, rendendo il popolo totalmente indifeso dal punto di vista giuridico e alla mercé della mafia finanziaria internazionale e interna. Il governo e il Parlamento sono i primi a violare la Costituzione argentina. Non fanno il loro dovere di rispettare e far rispettare il diritto costituzionale di cui sono depositari, atteggiamento che produce impunità. Gli attuali governanti, come i governi che li hanno preceduti, privilegiano i grandi capitali e i centri finanziari: è vergognosa la sottomissione al mandato del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale e al governo degli Stati Uniti, il che fa dell'Argentina un paese sottomesso e dipendente sottraendogli sovranità. I vari governi si sono trasformati in gestori delle imposte rastrellate per pagare gli interessi del debito con l'estero che soffoca il paese e genera fame, disoccupazione e disperazione. Questa politica di dominazione si appresta a un altro giro di vite, preme per accaparrare le risorse del paese in toto: territorio contro debito, un debito immorale e ingiusto che deputati e senatori non hanno il coraggio di mettere sotto inchiesta benché abbiano tutti gli elementi per farlo, un debito che il giudice Ballesteros sarebbe disposto a rimettere. È lui a propugnare l'impunità per i centri di potere finanziario che hanno saccheggiato il paese senza pietà mentre si è concessa impunità giuridica per legge ai responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, violazioni che purtroppo non cessano. Il governo provvisorio di Duhalde continua la politica sostenuta da Menem e de la Rua, attraverso Domingo Cavallo, un ministro nefasto per il popolo argentino ma che ha avuto l'avallo di deputati e senatori giustizialisti e radicali. I legislatori che dicono di rappresentare il popolo non hanno il coraggio di sancire la Consulta popolare e il Plebiscito contemplati dalla riforma costituzionale dell'anno 1994. L'unica spiegazione che possiamo dedurre è che «hanno paura del popolo» e cercano la loro impunità, essendo spesso sospettati di corruzione loro stessi. Lo stesso accade con vari governatori delle province argentine. Gli ultimi avvenimenti provocati dal disastro finanziario, le proteste sociali, i conti in banca congelati e la protesta delle casseruole mettono in evidenza il dramma dei risparmiatori. Vittime dell'impunità giuridica, che li ha portati ad adottare misure estreme per le loro angustie (tentativi di suicidio) mentre vedevano i loro risparmi e i loro sforzi scomparire nel tritacarne finanziario delle banche a causa di misure governative che violano la Costituzione nazionale. In questo ambito è necessario considerare il ruolo del Fmi e dalla Banca Mondiale, organismi internazionali che determinano le politiche imposte dagli Stati Uniti e dai centri di potere finanziari, la cui voracità è insaziabile e che per nulla si preoccupano dell'alto costo umano e sociale che il popolo deve sopportare. Un debito con l'estero immorale e ingiusto, un debito privato trasferito sul popolo che oggi deve pagare per quello che non ha mai ricevuto. Questo debito è oggi il meccanismo di dominazione e sottomissione del popolo, che ha portato all'applicazione delle politiche di aggiustamento, capitalizzazione e privatizzazione. È incomprensibile che un paese come l'Argentina, considerato nei momenti migliori «il granaio del mondo», produttore di generi alimentari, versi oggi nella più estrema situazione di povertà. Circa cento bambini al giorno muoiono di fame e di malattie evitabili e oltre 15 milioni di persone vivono in una situazione di miseria. È incomprensibile che la capacità produttiva del paese si sia paralizzata e che il tasso di disoccupazione arrivi al 30%, mentre in alcune province la situazione è ancor più drammatica. La fuga impunita di capitali dal paese ha portato il governo a congelare e bloccare le risorse dei piccoli e medi risparmiatori, vittime del malgoverno e dell'assenza di giustizia. Il popolo oggi vive in uno stato di totale assenza di protezione giuridica, con una Corte suprema messa in discussione dal popolo che chiede che «se ne vadano tutti». In Parlamento si sta discutendo, sotto la forte pressione del governo degli Stati Uniti e del Fmi, l'abrogazione delle leggi sulla "Sovversione economica" e sui "Fallimenti". Sul dibattito pesa l'ingerenza permanente delle minacce del Fmi di sospendere gli aiuti se non si applicano una serie di deroghe, in pratica impunità totale per coloro che hanno saccheggiato il paese. Un altro grave problema è la presenza, sempre crescente, di truppe nordamericane in territorio argentino: le manovre e le basi militari nella provincia di Cordoba nel 2000 e nella provincia di Salta nel 2001 con truppe dei paesi latinoamericani sotto il comando degli Stati Uniti per il piano Colombia; e le ipotesi di conflitto che considerano altri popoli come nemici reali o potenziali confermate dai documenti inviati dal potere esecutivo al Parlamento. Proprio mentre l'Argentina ha bisogno della solidarietà e dell'appoggio dei popoli fratelli per uscire dalla sua situazione. Roma ha iniziato, con il sostegno del sindaco Walter Veltroni, una campagna per raccogliere medicine e alimenti per i bambini argentini e per gli anziani che non vengono curati come dovrebbero. Lo stesso stanno facendo in Spagna le città di Santander e Vigo. L'inflazione e l'incertezza di fronte alle politiche del governo, l'aumento dei prezzi dei farmaci e la fine delle scorte mettono a repentaglio la salute della popolazione mentre molti ospedali e cliniche non hanno a disposizione mezzi e farmaci fondamentali per la cura dei malati. La resistenza e la risposta del popolo alla crisi sono tuttavia incoraggianti: molti settori si sono organizzati nelle cosiddette «assemblee di quartiere», nei «club di baratto» (scambi di merci e lavoro contro generi alimentari); le donne si sono unite nelle «pentole popolari», gruppi studenteschi fanno volontariato con i settori più svantaggiati. Si è anche costituito il Frente Nacional Contra la Pobreza (FRENAPO, Fronte nazionale contro la povertà). La rete di organizzazioni che lavorano con bambini e bambine in situazioni di rischio sociale rappresentano la speranza che non tutto è perduto, che il popolo ha la capacità di trovare risposte alla situazione di base. Tutta questa forza sociale non ha bisogno che di un salto qualitativo per generare nuove forme di agire politico e superare la crisi che soffoca oggi il popolo. L'Argentina ha risorse umane, sociali e culturali: un grande potenziale per superare la sua situazione.
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La procura
di Perugia ipotizza manomissioni del nastro delle intercettazioni tra i giudici Squillante e Misiani Processo Sme sequestrata la bobina La difesa di Berlusconi: stop al dibattimento di PIER FRANCESCO FEDRIZZI MILANO - I
carabinieri in borghese arrivano a Palazzo di Giustizia
mentre nell'aula del processo Sme sta parlando l'ex
ministro della Partecipazioni statali, Clelio Darida. I
due militari bussano alla cancelleria della procura, al
quarto piano. Poco dopo scendono al piano di sotto, negli
uffici dei giudici del tribunale. In mano hanno cinque
paginette che cambieranno volto alla giornata. Su ordine
dei magistrati di Perugia, i carabinieri sono a Milano
per sequestrare la cassetta dell'intercettazione al bar
Mandara del 2 marzo '96 e gli appunti scritti a mano dal
poliziotto che ascoltò il colloquio tra Renato
Squillante, ex capo dei gip di Roma, e il pm amico
Francesco Misiani. Nel capoluogo umbro è in corso
l'inchiesta sull'eventuale manomissione di questi nastri,
aperta dopo una denuncia di Cesare Previti. |
La Relazione
della magistratura contabile boccia il Lazio e promuove l'Emilia Romagna Allarme della Corte dei conti "Spesa sanitaria fuori controllo" Berlusconi: "Colpa della sinistra" ROMA - La Corte
dei conti lancia l'allarme sulla spesa sanitaria delle
Regioni cresciuta in modo definito
"preoccupante" negli ultimi due anni e
destinata ad ulteriori incrementi nel 2002. Le cifre
riportate nella Relazione sulla gestione finanziaria
delle Regioni, relativa agli anni 2000 e 2001 parlano
chiaro: il tasso medio di crescita della spesa corrente
sanitaria è stato pari al 7,6% ed è stata soprattutto
la spesa per medicinali a gravare sui bilanci.
"Allarmante" è definito l'incremento nel 2001,
che è stato pari a circa 142.389 miliardi di lire (73,5
milioni di euro), con un aumento del 6,3% che ha ridotto
soltanto in misura relativa il picco raggiunto nel 2000,
quando il fabbisogno lievitò del 9,1% sul '99.
Risultato, una crescita media del 7,6% che ha riguardato
i consuntivi delle aziende sanitarie e ospedaliere
gravando sui bilanci regionali. "Colpa della
sinistra", commenta Berlusconi, "colpa del
governo precedente", gli fa eco il ministro della
Salute Girolamo Sirchia. La spesa corrente sanitaria,
rispetto a un Pil nominale che è cresciuto con un tasso
medio del 4,3% negli ultimi quattro anni, registra un
incremento che nel medesimo periodo si attesta a livelli
decisamente superiori: dal 6,7% al 7,6% dell'ultimo
biennio con "uno scarto che smentisce la tenuta dei
fabbisogni ipotizzati e - prosegue la Relazione - la
congruente copertura assicurata dai previsti
finanziamenti". |
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