Essalamu Elikah!   Tratto dalla newsletter di Fuoriregistro del 9 giugno 2002

  A proposito di impronte
di Fuoriregistro

Chiesero a un saggio come distinguere il passaggio dal giorno alla notte. La risposta fu 'Quando non riconosci più tuo fratello guardando il volto di un altro. A quel punto, qualsiasi ora del giorno sia, sarà comunque notte'
(Proverbio asiatico)


L’impressione è che vada tutto alla rovescia e la faccenda delle impronte digitali lo conferma tragicamente.
Noi che abbiamo creato un mondo dispari, irrispettoso di diritti e dignità, non sappiamo più proporci in termini positivi, i termini di una convivenza rollante, come rolla e beccheggia la nave nel seguire la sua rotta, e proprio nell’instabilità trova la ragione del suo equilibrio.
Ci accontentiamo della sicurezza, divenuta il nuovo dio, finalmente svelato a chi per tanto tempo si è creduto impotente.
In nome della sicurezza partiamo per le crociate contro il nemico che sta in agguato ad ogni angolo, anche dietro casa nostra.

E le impronte si allargano a macchia d’olio. Invochiamo la legittimità degli eserciti, che schedano i loro iscritti, del copyright, che protegge i nostri prodotti, della difesa (legittima) contro chi dovrebbe piantarla di offenderci, senza neppure ci sorga il dubbio che si stia difendendo anche lui.

E la scuola, per favore, la scuola fuori di qui. Basta occuparsi di questioni che non la riguardano, è una vergogna, un fuoritema costante. Pensiamo piuttosto ad organizzarla bene, ordinatamente, ruoli da non confondere e un futuro da costruire senza intoppi.

Un futuro per chi?

Per me che non so neppure cosa mangio, o chi sto sfruttando mentre infilo il maglione appena comprato?
Per te che hai imparato solo ad ammazzare e sarai ammazzato per questo e non avrai nessuno che verrà a piangere il giorno dopo?
Per i mille bambini da collezione che fanno tanto bene alla coscienza dilavata dalle copiose lacrime davanti al televisore?
Per i fabbricanti di serrature, antifurti, porte blindate, gabbie, chiavi, cancelli, chiavistelli, metal detector, telecamere, manette, catene?
Per gli esercenti del controllo in ogni sua forma, arbitri del bene e del male per ciò stesso creduti integerrimi paladini di giustizia?

Allineare il vivere civile sul fronte della parola d’ordine, del riconoscimento ad oltranza, significa scardinare le basi di una convivenza che possa ancora chiamarsi tale. Significa creare presupposti per una paura infinita, per una sfiducia eretta a sistema, per un’impossibile cittadinanza. E significa anche rimanere alla superficie dei problemi, evitando di indagare sulle cause profonde che li generano. Evitando di cambiare.

Questo la scuola ha il dovere di denunciarlo, se crediamo ancora alla sua finalità formativa.
La scuola prima di altri.
Prima che, diventata azienda, dimentichi la voce del coro.


Continuiamo quindi a proporre la
raccolta delle firme contro le impronte digitali, ringraziando tutti coloro che numerosi hanno aderito e chiedendovi ulteriori pareri e contributi alla discussione.

Alla fine di giugno la invieremo in Parlamento
sottoponendola all’attenzione dei nostri ministri
per dire loro che, come studenti, insegnanti, genitori e cittadini,
vogliamo un mondo diritto,
dove la notte non si confonda con il giorno.
     
Ua Elikah Essalam! by alFaris

Il secolo plurale (profilo di storia letteraria)

BIBLIOTECA - LA LETTERATURA E I SUOI CLASSICI (edizione Archimede)
Cadioli A., Di Alesio C., Esposito E.,Vincenzi L. - La letteratura contemporanea

TESTI INTEGRALI DI LETTERATURA
Bassani G. - Il giardino dei Finzi Contini
Frank A. - Diario
Levi P. - Se questo è un uomo
Levi P. - La tregua
Levi P. - I sommersi e i salvati
Uhlman F. - L'amico ritrovato

Utilizzo di INTERNET per quanto riguarda la ricerca sul tema del NEOREALISMO

MATERIALE AUDIO-VISIVO (FILM)
Benigni R. - La vita è bella
De Sica V. - Il giardino dei Finzi Contini
Negrin A. - Perlasca, un eroe italiano
Rosi F. - La tregua
Spielberg S. - Schindler list

LA CARICA DEL 101
³I giudici sono soggetti soltanto alla legge²
Articolo 101 della Costituzione della Repubblica Italiana:

Giovedì 20 giugno a Milano
Alle ore 18,30 in piazza dei Mercanti
DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE ASSIEME AI MAGISTRATI

Così come a Roma e a Palermo anche la Milano civile si dà appuntamento per difendere l¹indipendenza della magistratura

³La magistratura costituisce ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere²

Articolo 104 della Costituzione


Umberto Ceriani, Lella Costa,  Silvano Piccardi,

Ottavia Piccolo e Lucia Vasini leggeranno brani di Montesquieu, Lafontaine e un testo inedito di Andrea Camilleri

Mauro Pagani suonerà per noi

Manifestazione promossa da:

Adottiamo la Costituzione
Articolo 21. Liberi di
Girotondi ­ Milano

Ciao a tutti,
sabato 22 giugno 2002 si terra' presso il Paolo Pini (via Ippocrate 45, ang.
via Litta Modignani - Milano
) una giornata sulla cultura armena.

Verra' aperta la mostra sul genocidio del popolo armeno con presentazione di
Pietro Kuciukian. Seguira' un intervento di Aldo Ferrari, prof. della Ca'
Foscari di Venezia.

Prima del concerto di musica armena verra' servita una cena con specialita'
armene.

In allegato il programma.

Fate girare l'informazione.

Ciao

Francesco
vi inviamo la documentazione relativa alla propaganda per la raccolta delle
firme sul referendum per l'estensione dell'articolo 18.
Altro materiale informativo è reperibile sul sito internet della FIOM.
http://www.cgil.it/fiom/

LAVORO SOCIETA' - CAMBIARE ROTTA

Il diritto a non essere licenziati senza giusta causa deve diventare di tutti: è questione di giustizia, uguaglianza e civiltà per l’intera società

Il referendum sui due quesiti sociali (art.18 e 35 dello Statuto dei Lavoratori) va in questa direzione, è uno strumento a sostegno delle lotte di questi mesi contro l’attacco della Governo e della Confindustria ai diritti fondamentali individuali e collettivi.

L’area LavoroSocietà-CambiareRotta della CGIL partecipa alla raccolta di firme promossa dal Comitato Promotore "La giusta causa".

per estendere a tutti i lavoratori subordinati la

tutela dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori

contro il licenziamento ingiustificato

per consentire a tutti i lavoratori subordinati

l'esercizio dei diritti democratici nei luoghi

di lavoro

LavoroSocietà-CambiareRotta

Area programmatica della CGIL-Lombardia

Sede Nazionale Comitato promotore "Lagiustacausa" - Pza Grandi 19 Milano

Sede legale - via Otranto 18, 00192 Roma-tel.063722785 fax 06.37514608

www.lagiustacausa.supereva.it - lagiustacausa@supereva.it

GIRP 2002 - Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero

DOMENICA 23 GIUGNO
c/o Nuova Casa del Popolo via Rua Muro 52 - Modena

ORE 16.00 Conferenza e dibattito - con interventi di membri:
dell'Unione Democratica Arabo-Palestinese/Partito Comunista Libanese e la
presenza di compagni del Kurdistan.

ORE 20.00 Cena fredda di Solidarietà (10 euro) - i proventi serviranno a
sostenere l'attività dell'ASP


Comitato ASP - Modena/Reggio Emilia Via Cardinal Morone 13 - 41100 Modena
Tel 347.0944253 e-mail:
comitatoasp.re@libero.it


Il 19 giugno 1986 il governo peruviano del "socialista" Alan Garcia,
ordinava il massacro di oltre 300 prigionieri/e rivoluzionari/e rinchiusi
nelle carceri di El Callao, El Fronton, Lurigancho e Canto Grande. Il
Partito Comunista Peruviano (PCP) che in quel massacro subì il maggior
numero di militanti uccisi, propose al movimento rivoluzionario
internazionale di allora di dedicare quella giornata all'eroismo e alla
memoria dei martiri rivoluzionari, da allora il 19 giugno è diventata: la
Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero (GIRP). La GIRP come
altre date simboliche, nate nel ricordo di massacri compiuti da padroni ai
danni di operai e operaie (ci riferiamo all'8 marzo e al 1 maggio), è
divenuta oramai patrimonio del movimento rivoluzionario internazionale.
Tutte queste date non sono qualcosa di unicamente simbolico, infatti il
movimento rivoluzionario internazionale le ha fatte sue per rafforzare il
lungo cammino del proletariato nella sua lotta per l'emancipazione, e per la
costruzione dell'altro mondo possibile: il socialismo. La lotta per
l'emancipazione della classe operaia; la lotta alla società dello
sfruttamento e dei morti sul lavoro; la lotta alla società della miseria;
alla precarietà; alla fame, alle malattie curabili, ai milioni di morti dei
paesi semi-coloniali (quelli che i borghesi definiscono Terzo e Quarto
mondo); ai soprusi e alle opulenze del sistema borghese; questa è la lotta
che milioni di persone in ogni angolo del pianeta conducono per condizioni
di vita più dignitose, questa è la lotta che migliaia di rivoluzionari/e
prigionieri/e hanno intrapreso e continuano con la loro resistenza alla
segregazione del carcere imperialista. Con l'avanzare della crisi generale
del sistema capitalista aumenta l'utilizzo della guerra come unico strumento
della borghesia imperialista per dirimere le contraddizioni che il suo
stesso sistema genera, cresce ovunque: la ribellione e la voglia di riscatto
ai soprusi e alle violenze dei potenti per il miglioramento delle condizioni
di vita e la necessità di costruire l'unico e altro mondo possibile: il
socialismo. Con l'aumentare della crisi ci sono proletari, giovani, donne
che si organizzano e ci sono rivoluzionari prigionieri siano essi comunisti,
anarchici, antifascisti o antimperialisti che aumentano. Dalle masse
provengono i rivoluzionari prigionieri, e dalle masse i rivoluzionari
prigionieri devono avere la solidarietà, quella autentica: quella
proletaria. La solidarietà e la resistenza diffusa alla crisi del sistema
capitalista che le masse popolari di tutto il mondo oppongono con diverse
modi, forme, tempi e sfumature rafforza la resistenza dei rivoluzionari
prigionieri. Continua nel nostro paese la resistenza di oltre 50
rivoluzionari prigionieri che hanno tentato di dare espressione politica
alle lotte rivendicative degli anni '70, che hanno impersonato la tendenza
di ricostruire un vero partito comunista, che hanno lottato contro il regime
marcio DC. Compagne e compagni che non si sono fatti piegare dalle lusinghe
della borghesia imperialista (campagne che favorivano il pentimento e la
dissociazione dalla lotta di classe). Accanto a questi le carceri
imperialiste italiane continuano ad ingoiare compagne e compagni che tentano
di costruire lo strumento politico-organizzativo più avanzato della classe
operaia: il partito comunista, compagne e compagni  che si organizzano nell'
ambito delle lotte sociali. Sono oramai all'ordine del giorno gli arresti,
le perquisizioni, le inchieste, le intimidazioni, il riutilizzo di vecchi
provvedimenti giudiziari associazione sovversiva di e con finalità di
terrorismo (270 e 270bis) e apologia di reato del codice fascista Rocco e
della legge speciale degli anni '70 Reale. La banda Berlusconi estende il
41bis, carcere duro per i mafiosi anche ai terroristi di turno, così la
borghesia imperialista chiama chiunque si organizzi contro il suo sistema di
sfruttamento; vara una legge razzista ai danni degli immigrati (legge
Bossi-Fini); dà mano libera ai propri servizi segreti.; attacca l'art.18,
una sua abolizione in un prossimo futuro vorrà dire licenziamento e
repressione legittima a chiunque sul proprio posto di lavoro si organizzerà
politicamente e/o sindacalmente. Contro tutto questo dobbiamo organizzarci
per difendere: le conquiste storiche del movimento operaio e l'agibilità
politica conquistata con la vittoria della classe operaia durante la guerra
partigiana. Avendo nei nostri occhi impresse le immagini delle violenze del
Global Forum del marzo 2001 a Napoli e delle giornate del luglio genovese,
avendo nei nostri occhi le immagini della violenza sionista dello Stato d'
Israele ai danni dei palestinesi, portando con noi la rabbia e la voglia di
lottare di Carlo Giuliani; organizziamo una grande Giornata del
Rivoluzionario Prigioniero (GIRP).

Contro la repressione della banda Berlusconi! No alla legge razzista
Bossi-Fini! No all'isolamento, no all'art.41bis! Sosteniamo la resistenza
dei rivoluzionari prigionieri al carcere imperialista!  No alle carceri
speciali di tipo F in Turchia, sosteniamo la campagna di sciopero della fame
dei rivoluzionari prigionieri turchi e dei loro familiari! Contro
l'imperialismo sionista dello Stato razzista d'Israele per
l'autodeterminazione del popolo palestinese! Libertà per i compagni
prigionieri! La solidarietà è un'arma!

Soccorso Rosso/Associazione Solidarietà Proletaria (aderente al Fronte
Popolare per la ricostruzione del partito comunista) via Acate 51/c  80124
Napoli
tel. 3396662816 -  fax 0817366001
e-mail:aspilbollettino@virgilio.it

rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

http://www.controg8.org

Agli organi di informazione, con preghiera di pubblicazione e diffusione

"SILENZIO, SI SPARA!"

Mercoledì 19 giugno dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova si concluderà il ciclo delle "ore in silenzio per la pace" iniziato l'11 settembre.
Parteciperà il giornalista e scrittore Raniero La Valle, che alle 21, nel loggiato di Santa Maria di Castello (piazza S.Maria di Castello)  terrà una relazione sulle guerre
- silenziose
- dimenticate
- sconosciute
- rimosse dalle coscienze individuali e collettive:
Seguirà dibattito


info:
Norma Bertullacelli 010 5704871 - 347 3204042
Antonio Bruno 010 6982958 - 339 3442011
Graziella Gaggero 010 594796 - 347 4197646
Mariangela Grixoni 347 8300100
Roberto Leoni 010 5220512
Pino Parisi 339 2179295
Sergio Tedeschi 010 460483


Radical & Critical
a cura di Bartolomeo Pietromarchi


inaugurazione mercoledì 19 giugno 2002 - ore 19.00


Fondazione Adriano Olivetti
Sala Roberto Olivetti
Via G. Zanardelli, 34
00186 Roma 
http://www.fondazioneadrianolivetti.it


artisti invitati
Marco Boggio Sella, Claude Closky, Martin Creed,
Elmgreen & Dragset, Piero Golia, Henrik Olesen, Cesare Pietroiusti

windows project
Joseph Kosuth

Esiste ancora una necessità e un'attualità per un'arte che riflette su se stessa, sul proprio linguaggio e sul contesto espositivo con un atteggiamento radicale e critico? I tempi dell'arte concettuale sembrano irrimediabilmente lontani. Oggi l'arte si caratterizza per un riavvicinamento ad un concetto di funzione attraverso una pratica di appropriazione di linguaggi estranei al suo contesto e a diretti riferimenti al reale. In questa prospettiva è possibile rintracciare nell'ultima generazione artistica una 'linea' che fa diretto riferimento all'arte concettuale e ne utilizza gli strumenti. I giovani artisti tornano a riflettere sul linguaggio dell'arte e sulle sue implicazioni, sui meccanismi e i processi tra artista, opera e spettatore, sul contesto espositivo e i suoi valori simbolici, ma lo fanno con un atteggiamento di fondo diverso, che vede tale riflessione condotta non in termini tautologici ma in diretto riferimento al reale e investita spesso di un valore sociale e politico.

Come scrive Joseph Kosuth nel testo che accompagna il suo progetto per la mostra, i suoi lavori della metà degli anni '60 permettevano un doppio livello di lettura - analitico e tautologico -dell'opera d'arte che riflette su se stessa e sulla natura del linguaggio, in rapporto alla cultura stessa. Tale visione si collocava nell'ambito di una riflessione tutta interna al linguaggio, al di fuori della quale, secondo una prospettiva wittgenstaniana del mondo e dell'esperienza, non è pensabile la società stessa.

Diversamente, l'arte di oggi non propone una riflessione organica e unitaria, non ricerca un modello o una struttura generale, ma parte da premesse che fanno riferimento al particolare, al contesto specifico, all'episodio. Allora più che una riflessione su come funziona l'arte, ci si interroga su come l'arte possa funzionare nel rapporto con il ‘reale’ inteso nella sua contingenza e non nel suo valore assoluto. Tale attitudine, che è stata in parte definita da Nicolas Bourriaud con il termine di 'estetica relazionale', presuppone una relazione dell'opera con qualcos'altro (che sia il reale o le relazioni umane): un'opera non è completa se il processo di relazione non si compie sino in fondo. Il valore dell'opera d'arte passa necessariamente attraverso la contingenza di una relazione che non è prevedibile o indirizzabile dall'autore se non nella sua fase iniziale. Anche quando il riferimento è interno alla struttura dell'opera stessa, tale riferimento è sempre al di fuori del processo tautologico e speculativo. Su questa base si sviluppa la poetica dell'artista di oggi, disincantata e aperta alla complessità e alla differenza, allo scarto, un'arte che non definisce, non polemizza, non asserisce. Si muove leggera su codici linguistici ormai ben conosciuti e, in un gioco di scomposizione e ricomposizione, ne elabora significati inediti .

In Six Parts, Re-Located, l’installazione presentata nelle vetrine della Fondazione, Joseph Kosuth, partendo dai lavori tautologici degli anni '60, ri-contestualizza l'opera in funzione di questa prospettiva: 'Quest'opera parla di se stessa, certo, ma il contesto specifico modifica il senso che i precedenti lavori tautologici generavano'. La tautologia esce dalla sua autoreferenzialità per 'ri-contestualizzarsi' e generare nuovi significati. Contesto che, in questo caso, non vuol dire solo luogo, ma anche il rapporto/confronto della sua opera con quelle degli artisti in mostra, in dialettica contrapposizione o dialogo.

Attraverso un atteggiamento critico e radicale che utilizza spesso lo strumento dell'ironia o dello spiazzamento linguistico e percettivo, o il 'detournement' semantico, la riflessione si concentra sulle strutture e sui processi di potere che codificano i linguaggi cristallizzandone i significati e indirizzandone l'interpretazione. Nell'opera di Henrik Olesen la riflessione sul genere e l'omosessualità vede l'espressione costretta in uno spazio marginale dalle istituzioni, dalla legge, dall'informazione e dalla stessa storia dell'arte, in una limitazione alla libertà di espressione sistematicamente perpetrata attraverso l'emarginazione.

In Vito Acconci Teaching about Gender, le foto di documentazione della performance di Acconci Adaptation Studies sono riprese da Olesen intervenendo con frasi scritte a penna che ruotano attorno a questi temi: WHAT IS AUTHORITY?, HISTORY IS STRAIGHT. VITO ACCONCI IS STRAIGHT.

In tale direzione si muovono anche Elmgreen & Dragset che attraverso la serie di opere dal titolo Powerless Structures riflettono sull'idea moderna di spazio espositivo capovolgendone e mettendone in discussione le regole. L'opera in mostra, Birthday, una sedia a rotelle a cui è attaccato un palloncino, esprime una riflessione sulle strutture e le convenzioni sociali, sui temi dell'esclusione e dell'emarginazione che vengono messi in luce da un ready-made sottile, allo stesso tempo poetico e amaro. Uno stato a cui solo l'arte può dare una risposta attraverso la tensione verso un altrove che rimane comunque legato ad un reale concreto e riconoscibile.

Sul contesto espositivo e sulle sue implicazioni riflettono anche le opere di Cesare Pietroiusti e di Martin Creed. In Quello che trovo Cesare Pietroiusti si chiude nello spazio espositivo per alcune ore descrivendo e registrando tutto ciò che riesce a vedere nello spazio vuoto intorno a sé. L'installazione finale è composta da varie fonti audio che riproducono la voce dell'artista nascoste in vari punti di quello stesso spazio. La dimensione spaziale è qui sottolineata da un processo temporale che utilizza il mezzo espressivo della narrazione per instaurare con lo spettatore una relazione ad un livello intimo (il tono della voce dell'artista è pressoché sottovoce), come in una confessione. L’opera esplora il processo psicologico che lo spazio espositivo, in quanto luogo generatore di valore e di artisticità, induce nello spettatore; ma è anche un indagine sull'uso della narrazione descrittiva, concepita come dimensione contingente, in cui elementi del tutto casuali possono alimentare una interpretazione diversa di una percezione codificata.

In Untitled n°159 di Martin Creed un foglio bianco di dimensione A4 è posto al centro di una parete bianca, lunga sette metri. Sul bordo superiore sinistro del foglio una scritta che recita "Something in the center of the wall". La disarmante semplicità del gesto artistico di Martin Creed ruota anch'essa attorno al valore simbolico dello spazio espositivo e dell'opera d'arte. Attraverso l'ironia e lo spiazzamento, l'artista fa leva sull'aspettativa dello spettatore all'interno di un luogo deputato per convenzione alla presentazione dell'opera d'arte. Anche in questo caso se lo strumento che l'artista utilizza è quello della pura tautologia (nella più classica tradizione dell'arte concettuale) il suo intento non è finalizzato alla riflessione sull'opera nella sua dimensione linguistica. Attraverso una strategia sistematica di critica e di messa in discussione delle convenzioni alla base del valore dell’opera d’arte e della loro necessità attuale (tutti i titoli delle opere di Creed sono numerati progressivamente) l’intervento dell’artista rimanda alla dimensione sociale dell'opera e alla sua funzionalità, critica questa senz’altro più efficace in quanto realizzata attraverso gli strumenti messi a disposizione dal contesto specifico dell’arte.

Prendendo le distanze dalle pratiche di spettacolarizzazione visiva proprie di molta arte contemporanea, la riflessione verte anche sul valore simbolico dell'immagine attraverso processi di svuotamento semantico e sovvertimento linguistico e visivo. Nell'installazione-video Yiyi Claude Closky esplora le combinazioni casuali prodotte da un meccanismo informatico che combina quattro lettere in apparenti possibilità linguistiche. Closky si infiltra come un virus informatico nel territorio dei legami tra linguistica e comunicazione di massa, attraverso un procedimento sistematico per creare cortocircuiti di significati che rimandano ad altre possibilità semantiche.

With love... di Piero Golia è una semplice cartolina di saluti con scritto "with love", ingigantita e appesantita fuori misura: la cartolina è infatti una lastra di marmo di cm. 260 x 150 x 10 di spessore con incise le scritte. Golia si muove con leggerezza e precisione fra diversi fattori della codificazione del sistema dell'arte forzandone i limiti entro i quali si attesta la convenzione sociale. L'opera in mostra si concentra sull'identità dell'artista, sul valore dell'opera, sull'aspettativa del pubblico e sulla relazione che l'artista può instaurare attraverso l'opera. Un oggetto senza valore come una cartolina è trasformato in oggetto prezioso, la sua trasmissione da personale diviene generale (la cartolina non viene spedita ad un singolo destinatario, ma è idealmente indirizzata a tutti), instaurando allo stesso tempo una relazione personale con il pubblico.

Su tale registro si muove anche l'opera di Marco Boggio Sella Senza titolo (Giustizia), composta da centoquaranta punte affilate di legno lunghe 25 cm. che fuoriescono in file regolari da un pannello di tre metri per due. Se il riferimento formale dell’opera riporta all'arte minimalista, il suo carattere di aggressività e pericolosità la distingue da quella matrice. In questo caso l'opera 'tiene a distanza' lo spettatore, lo allontana e nel titolo dichiara la sua intenzione. Il riferimento alla 'giustizia' riporta l'opera fuori dalla sua autoreferenzialità, aprendone l'interpretazione a fattori esterni che vanno dal rapporto opera/pubblico, a quello di opera/funzione.

Radical & Critical lega due tipologie di atteggiamento con una 'e' commerciale che ne sottolinea l'interscambiabilità e la compresenza in una accezione in cui sono assenti valori ideologici o assunti programmatici. Sottolinea una libertà conquistata e il superamento di un atteggiamento che sino ad oggi, nel campo dell'arte, si portava dietro un carico di significati e implicazioni troppo densi, per poterne liberamente ripercorrere alcuni sentieri interrotti. Ma soprattutto ciò che lega il lavoro di tutti gli artisti della mostra è la convinzione e l'affermazione che l'arte torna oggi più che in passato ad essere un elemento cruciale delle diverse forze che compongono una società, ritagliandosi un ruolo che sino ad oggi è stato sempre marginalizzato. Nell'affermare la sua centralità, la sua necessità nelle dinamiche sempre più complesse della società contemporanea, l’arte offre una via d'uscita, o più semplicemente dei suggerimenti per immaginare strade possibili da percorrere per uscire dall'impasse della crisi delle società. In questo caso il riferimento al reale, altro elemento distintivo degli artisti della mostra, passa attraverso opere che tornano ad affermare la peculiarità del linguaggio artistico nella sua più pura autonomia.

dal testo critico di Bartolomeo Pietromarchi


La mostra rimarrà aperta fino a venerdì 12 luglio 2002 tutti i giorni - esclusi festivi - dalle 10.00 alle 18.00 (orario continuato) ingresso libero info 06 6877054  

Venerdi 21 Giugno

Giornata della dignità e dei diritti
contro l'insicurezza sociale, neoliberismo e privatizzazioni!

Casa dei popoli di Casa del diavolo

Ore 19.00 Apertura banchetti + sound sistem

Ore 20.00 apertura stand gastronomici

ore 21.30 Concerto della banda bassotti

a mezzanotte si chiude baracca e burattini....  
APPELLO

alla società civile di Perugia
           ai cittadini e agli esclusi
                alle soggettività migranti
al mondo del lavoro, dei lavori e del non lavoro
                                  alle associazioni
                                     ai gruppi informali


L'accelerazione dei flussi sui mercati finanziari e la loro crescita
esponenziale rispetto all'economia reale, l'accresciuto potere
delle imprese transnazionali e delle istituzioni sovranazionali rispetto
agli stati e agli enti locali, le metamorfosi nella percezione e nella
struttura spaziotemporale dell'intero pianeta, sono fenomeni in
continua evoluzione che determinano effetti pesanti nelle realtà in cui
viviamo.
Sempre più spesso le decisioni che riguardano la nostra vita vengono assunte
in luoghi che non conosciamo, o che conosciamo solo di nome, da persone che
prendono il potere di decidere direttamente dalla posizione di dominio che
hanno nel mercato. Nell'epoca della globalizzazione, dove la sovranità
dei singoli Stati viene sempre più limitata da ambiti decisionali
trans-nazionali al di fuori del controllo democratico, la stessa comunità
locale si trasforma e si scopre sempre più proiettata direttamente nello
"spazio-mondo". Questa relativa perdita di sovranità dello
stato-nazione, e di conseguenza la sottrazione di sovranità che anche gli
enti locali subiscono, rispetto alle decisioni in campo economico e sociale
a favore di altri poteri: G8, organismi tecnocratici,
imprese transnazionali, WTO, ecc condizionano anche le scelte che
vengono prese nelle nostre città. Rompono e rimescolano i legami sociali
costruiti lungo tutto il novecento, passivizzano i cittadini e molto spesso
li espropriano delle capacità decisionali.
Inoltre, determinano stili di vita standardizzati, impongono consumi
omologati, tendono alla mercificazione di ogni cosa (della vita, dei
rapporti sociali, delle relazioni, del tempo libero, delle risorse
territoriali, del bene comune), assolutizzano il mercato e la logica
d'impresa, del fare profitto come regolazione dei sistemi
sociali.
Il mercato globale, poi, usa il territorio come uno spazio economico unico;
in questo spazio le risorse locali sono beni da trasformare solo in prodotti
di mercato e di cui promuovere e incentivare il consumo, senza alcuna
attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale dei
processi di produzione.
Se a questo associamo la crescita della precarietà, dell'insicurezza e
dell'esclusione sociale  e il fatto che interi territori, da un
giorno ad un altro, a causa di crisi economiche e finanziarie sono ridotti
al lastrico e alla povertà, come in Argentina crediamo necessario
che la ricostruzione dei legami sociali nei territori, la creazione di un
"nuovo spazio pubblico", la cura del bene comune a
partire dal basso, insieme e in rapporto con le istituzioni locali diventino
un argine ai rischi di disgregazione che si nascondono dietro la
globalizzazione neoliberista.

La risposta a questi processi disgregativi, alla globalizzazione
neoliberista, alla eterodirezione del mercato fin dentro i nostri quartieri
e sulle nostre risorse territoriali messe al lavoro per la
competizione globale, è la promozione di processi di responsabilizzazione e
di autogoverno, laboratori di municipalità capaci di disegnare scelte di
sostenibilità sociale e ambientale. È un progetto locale in grado di
mobilitare i cittadini in percorsi di autoeducazione, di costruire comunità
e reti nuove, di legare democrazia delegata e diretta, di costituire nuovi
spazi pubblici. Un progetto che ha bisogno di uno spazio, di un luogo,
all'interno delle nostre città che stanno diventando
"non-luoghi".
a sostegno di questa rivendicazione abbiamo organizzato un concerto gratuito e aperto che sia occasione di libero accesso al
divertimento e alla cultura giovanile: suonerà la Banda Bassotti.
Non vogliamo fare solo un concerto, ma costruire un luogo dove gruppi e
associazioni possano esporre loro materiale, prodotti e saperi già dal
pomeriggio (ore 18), in cui si possano sperimentare scambi, forme di
reciprocità, di dono, accesso gratuito e non mercificato alla cultura e al
sapere, come costruzione di legame sociale altro rispetto ai paradigmi
neoliberisti. Una prima realizzazione pratica di nuova relazione dei
cittadini, di riappropriazione del momento aggregativo, della socialità e
del divertimento.
In autunno vorremmo poi continuare con un nuovo concerto e dei dibattiti di
approfondimento sui modi di "fare società" e di costruzione di
un nuovo "spazio pubblico" in relazione alla riflessione che
dopo Porto Alegre si svolge sul nuovo ruolo che si può assegnare al
municipio come luogo di autogoverno territoriale. In questo
percorso vogliamo coinvolgere direttamente anche gli
enti locali, essendo convinti che le forme di autorganizzazione dei
cittadini e l'obiettivo della necessità di riappropriarsi delle scelte
economiche e sociali sui territori e sulle loro risorse passano attraverso
una relazione stretta con le istituzioni locali e con la loro possibilità di
diventare attori forti del governo territoriale e non solo puri
amministratori di scelte imposte dall'esterno (indirizzi del WTO, dei
patti di stabilità, delle finanziarie, ecc.).

promuovono:
Associazione La luna e i falò-Onlus
Le/i disobbedienti di Perugia
Rete dei Consiglieri Disobbedienti di Perugia


aderiscono:
GIOVANI COMUNISTI - CLASSE COMUNE  ; CIRCOLO REDSKINS  ; ASS.
AFROGRIFO - COMITATO PER LA DIFESA DELL'ACQUA - ALTRAGRICOLTURA  - I.C.S (in
cerca di spazio ) - ALTOTEVERE SOCIAL FORUM - PASSIGNANO SOCIAL FORUM -
COMITATO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE (UNIVERSITA') - ARCI CIRCOLO TERRITORIALE
PERUGIA - ATTAC PERUGIA - ASSOCIAZIONE CENTRO DENTRO - MANI TESE PERUGIA

 

Oggetto: Sponsorizzare uno speciale di Assadakah sulla fame nel Mondo articolo.

Illustre Componente del Comitato di Presidenza del Centro Assadakah cari colleghi ed amici.

Illustre Componente del Comitato di Presidenza del Centro Assadakah cari colleghi ed amici, Abbiamo il piacere in di comunicarLe che stiamo preparando il numero speciale della nostra rivista ASSADAKAH, dedicato Alla fame nel Mondo e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione.

Purtroppo abbiamo problemi finanziari per realizzarlo. Chiediamo alle enti locali e ai privati e alle persone sensibili una sponsorizzazione o un sostegno che faremo notare sulla nostra Rivista.

Chi desidera fare questo gesto puo farlo tramite nostre cordinate postale e bancarie.

-Conto Corrente Bancario di Assadakah:

Monte dei Paschi di Siena Roma ag.1 Via po.94

C/C 1356104 Abi 1030-6 Cab 3201-14

Conto corrente postale n. 93223006

intestato a Assadakah periodico e Mensile Via Carelo . A. Jemolo 101- Roma 00156

Cordiali Saluti

Segretario Generale

Talal Khrais

Roma 14/06/2002

ESTATE FIORENTINA 2002

laboratorio nuova buonarroti

in collaborazione con il giardino dei ciliegi

25 - 26 giugno 2002

VOCI LONTANE, VOCI SORELLE

un incontro internazionale di poesia

martedì 25 giugno, ore 17, Palazzo Vecchio

INTERCULTURALITÀ e SCRITTURA: UN CONFRONTO

parteciperanno le poetesse June Jordan (USA), Mimi Khalvati (Iran-GB), Zineb Laawadj (Algeria), Claudia Rankine (Giamaica), Amina Saïd (Tunisia), Sonia Sanchez (USA) e i curatori della rassegna Toni Maraini, Elisa Biagini, Eleonora Chiavetta, Brenda Porster, Andrea Sirotti

porgerà il suo saluto l’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze Simone Siliani

verrà ricordata la scrittrice palestinese Fadwa Tûqân, forzatamente assente.

- mercoledì 26 giugno, ore 21, Chiesa di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, Borgo Pinti 54

RECITAL di June Jordan, Mimi Khalvati, Zineb Laawadj, Claudia Rankine, Amina Saïd, Sonia Sanchez

testi italiani letti da Silvia Guidi.

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Una rassegna internazionale di poesia, centrata sul tema del confronto e della contaminazione tra appartenenze culturali diverse. Interverrano sei importanti e riconosciute poetesse: due statunitensi - Sonia Sanchez e June Jordan, una giamaicana - Claudia Rankine, e tre mediorientali - Mimi Khalvati, Zyneb Laawadj e Amina Saïd.

Poetesse dunque, e questo è un primo termine di confronto, appartenenti a mondi tra loro lontani, anche drammaticamente contrapposti. Ma poetesse anche che tutte hanno vissuto dentro di sé il conflitto di differenti identità, riflettendolo in vario modo nella loro produzione (oltre che, spesso, nel loro impegno politico): le due poetesse statunitensi sono afroamericane, la Rankine risiede negli USA, mentre le poetesse provenienti dall'area islamica sono legate strettamente, pur se in vario, modo, alla cultura europea (Saïd scrive in francese e Khalvati in inglese)

Volevamo fortemente che alla rassegna partecipasse anche la palestinese Fadwa Tuqan, la decana delle poetesse arabe contemporanee, che vive a Nablus nei Territori Occupati. Fadwa, bene conosciuta anche in Italia (Premio Salerno 1992), sia per la situazione del suo paese che le precarie condizioni di salute ha dovuto rinunciare. L'incontro sarà comunque dedicato a lei (e speriamo anche che sia possibile leggere un suo contributo).

La rassegna si articolerà in un momento di presentazione critica e di confronto tra e con le autrici (il pomeriggio del 25 giugno, in un ambiente rappresentativo della città) con la partecipazione, oltre che dei poeti, di traduttori e di studiosi (ma sempre in modo aperto al più ampio pubblico, al di fuori di ogni chiusura specialistica), e in un recital da tenere (la sera del 26 giugno) in uno spazio spettacolare allestito dall'Estate Fiorentina per le manifestazioni culturali.

Particolare cura sarà rivolta alla messa a punto ed alla diffusione delle traduzioni. I materiali dell'iniziativa potranno essere raccolti e pubblicati oltre che diffusi in rete.

"Lavoro Società- Cambiare Rotta" nata all'interno del XIV congresso della CGIL sulla base del documento discusso tra gli iscritti e le iscritte, dai quali ha ricevuto un significativo consenso, è un'area programmatica che fonda le proprie radici nei contenuti del documento stesso. Per questo l'adesione degli iscritti e le iscritte, che in essa si riconoscono, è motivata da una condivisione di merito, indipendentemente dalla militanza o appartenenza partitica e caratterizzazione ideologica.

Conseguentemente anche la designazione dei compagni e le compagne dell'area che vanno a far parte dei gruppi dirigenti avviene sulla base delle regole democratiche votate all'unanimità nel direttivo nazionale della CGIL che non prevedono alcun vincolo centralistico.

Vi è stata unanime condivisione, nel momento della costituzione dell'area, che la titolarità della scelta dei propri rappresentanti nella formazione delle segreterie spetta esclusivamente ai compagni ed alle compagne che compongono il direttivo della struttura interessata, i quali, ricordiamo, devono la loro elezione ad un mandato congressuale.

Sono pertanto non accettabili giudizi che misurino i gruppi dirigenti sull'appartenenza partitica, giudizi che rappresenterebbero un danno all’ autonomia sindacale.

"Lavoro Società - Cambiare Rotta" si confronta con tutte le organizzazioni democratiche esterne alla CGIL sulla base del merito politico sindacale, nel rispetto delle diverse modalità organizzative e decisionali, in un rapporto di reciproco autonomia.

Approvato all'unanimità dai componenti il direttivo nazionale e dal coordinamento di "Lavoro Società - Cambiare Rotta"

Roma 12 giugno 2002

progetto Mario Martone

realizzazione Raffaele Di Florio

Una produzione Teatro Stabile delle Marche e Radio3 Rai

Ancona, Mole Vanvitelliana, dal 20 giugno al 5 luglio 2002

L’installazione sonora Nella solitudine dei campi di cotone con la regia di Mario Martone, inaugura il 20 giugno ad Ancona il Progetto Koltès del Teatro Stabile delle Marche diretto da Giampiero Solari.

Un progetto che si svilupperà nell’arco di un anno, pensato come percorso artistico-urbano ad Ancona - Porta d’Oriente, l’area est del Porto, tra la Mole Vanvitelliana e il Teatro delle Muse. Un teatro chiuso da sessant’anni che riaprirà il prossimo ottobre.

Del drammaturgo francese, scomparso nel 1989, oltre a Nella solitudine dei campi di cotone, nell’installazione affidata a Mario Martone, verranno allestiti i testi Roberto Zucco, con la regia di Cherif, e Lotta di negro contro cane, con la regia di Giampiero Solari.

Nella solitudine dei campi di cotone.

Prodotto da Radio3 nel 1998 per il ciclo i Teatri alla Radio diretto da Luca Ronconi, Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard-Marie Koltès con la regia radiofonica di Mario Martone e protagonisti Carlo Cecchi (il Cliente) e Claudio Amendola (Dealer), diventa ora una singolare installazione sonora che, con la regia dello stesso Martone, debutta il 20 giugno alla Mole Vanvitelliana di Ancona.

Un labirinto di dieci metri per dieci e alto quattro: questo lo spazio scenico dove calerà e rivivrà la commedia interpretata da Carlo Cecchi e Claudio Amendola.

"Avevo scelto il testo di Koltès - dichiara il regista - perché mi sembrava molto adatto per un ascolto radiofonico: un lungo dialogo in cui ogni battuta è un monologo, l’incontro solitario e casuale tra un uomo che vende qualcosa e qualcuno che potrebbe comprare qualcosa, e questo qualcosa è un mistero. Non c’è azione, nel testo di Koltès, ma solo tensione. Una manciata di secondi dilatata scenicamente per un’ora. Quando Gianpiero Solari mi ha parlato del suo progetto Koltès, ho pensato che sarebbe stato interessante riprendere quella registrazione, e ho pensato a un luogo d’ascolto. Così è nato questo piccolo e buio labirinto, in cui venti persone alla volta potranno ascoltare il lavoro che abbiamo fatto allora. Ci sono venti posti a sedere, ciascuno isolato dall’altro, ma ci sono, come è naturale in un labirinto, anche innumerevoli possibilità di incontro tra gli ascoltatori. Possibilità è il termine che schiude Koltès col suo testo, un termine che contiene tutto, dal desiderio al conflitto: e sentire questa possibilità significa in ogni caso essere vivi."

La Mole Vanvitelliana è uno dei luoghi più suggestivi della città dal punto di vista architettonico, una struttura a pianta pentagonale sull’acqua, nota anche come Lazzaretto, che vide "ospite", tra gli altri, Casanova.

L’accesso allo spettacolo, replicato più volte nel corso della giornata, è per gruppi di venti persone.

Prima assoluta giovedì 20 giugno ore 19.00

durata dello spettacolo 53’

Informazioni e prenotazioni per il pubblico 071/2077190.

Ufficio Stampa: Beatrice Giongo ( 071/200442 - 335/7550083) Sergio Marra (06.7096044 - 348.6036422)

 

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