Movimenti e sistema politico

Wanda Piccinonno

Oltre alle consuete beghe da cortile , con le elezioni amministrative si è registrato un fatto inedito , infatti , i no-global sono stati presenti con il simbolo " Altra Marca " e , come indipendenti , nelle liste del PRC e dei Ds . I movimenti , per non generare fraintendimenti, hanno ribadito le loro critiche alla forma-partito e , al tempo stesso , hanno precisato che " stanno sperimentando nuovi modi di fare politica " . In realtà , il discorso è artificioso , opaco e pregno di palesi contraddizioni . Inoltre , valicando le seduzioni della ragione strumentale , occorre ridimensionare la rivisitazione enfatica dell’esperienza di Porto Alegre. Difatti , risulta opinabile e fuorviante l’applicazione di formule " magiche " che , di fatto prescindono , sic et simpliciter , dal contesto peculiare di ogni paese . Ciò detto , rilevando le ambiguità di alcune chiavi di lettura , s’impone l’esigenza di un chiarimento sul rapporto No-global - istituzioni . Un approccio critico è di vitale importanza , perché nell’eterna lotta tra contropotere e potere , quest’ultimo ha sempre celebrato i fasti della sua onnipotenza . Seguendo il filo rosso della storia , si evince , però, che , se questa situazione si è perpetuata , ciò è anche da attribuire alla debolezza delle forze antagoniste , che spesso sono state fagocitate dalla logica dominante . Non senza ragione George Bernard Show sosteneva : " Si nasce incendiari e si muore pompieri " . A questo punto , constatando che all’interno dei No-global italiani si registra un caos destabilizzante , vale la pena rimarcare la natura intrinseca del movimento dei movimenti . Notoriamente quest’ultimo ha una sua struttura che, pur essendo composita , riesce ad accomunare le differenze e a coniugare istanze eterogenee . Questa impostazione , peraltro vitale ed efficace , dopo Genova e dopo l’11 settembre , è rimasta impigliata nelle vicende del sistema politico italiano . Ne consegue che il movimento via via ha assunto connotazioni più nazionali che globali , tant’è che ha privilegiato le problematiche inerenti il garantismo , lo statalismo ,il localismo . L’allineamento ai parametri delle politiche nazionali è da attribuire soprattutto alla saldatura tra no-global e Prc . Ciò è anche suffragato dal fatto che , in occasione dell’appuntamento della Nato , la partecipazione è stata decisamente scarsa . Tralasciando le robinsonate della pseudosinistra che invoca la genesi di una nuova sinistra , conviene sottolineare che , se il Forum continuerà ad avere un ruolo subalterno , allora inevitabilmente sarà stritolato dai meccanismi istituzionali e non sarà più un soggetto conflittuale autonomo . La verità è che la reinvenzione della sinistra deve prescindere dal modello-partito , sicché i no-global dovrebbero riflettere sulle ragioni della loro esistenza , considerando che , come vuole Paolo Virno :" I molti in quanto molti sono coloro che condividono il " non sentirsi a casa propria " e , anzi , pongono questa esperienza al centro della propria prassi sociale e politica ". Purtroppo , invece , pare che il movimento , negando la sua essenza , stia condividendo le politiche neoliberiste e manovriere della sinistra ufficiale , diventando , nel contempo , una pedina del "comunismo" ondivago del subcomandante Fausto . Pertanto , pur constatando che dopo Genova e dopo l’11 settembre , l’allarme – terrorismo , peraltro supportato dai " topi viscidi" della pseudosinistra , comporta innegabili difficoltà , occorre ribadire la perentoria necessità di un altro mondo . Ma la costruzione di una autentica alternativa richiede una pratica critica riformulata , perché , come rileva Santiago Lopez Petit , dopo l’11 settembre , siamo passati definitivamente dallo Stato-crisi allo Stato- guerra . In questo contesto , afferma Lopez Petit , "non c’è spazio per confusioni " , infatti , ci troviamo di fronte ad una situazione inedita , ossia "ad una doppia inversione " . " 1) Contro Hobbes : lo Stato-guerra non nasce per porre fine alla guerra ma bensì per farla decollare . 2) Contro Clausewitz : la guerra non è il prolungamento della politica mediante altri mezzi , bensì la politica stessa è guerra . Realizzata questa doppia inversione si chiarisce il perché della supremazia dello Stato - guerra. " ( Lopez Lepetit ) . D’altro canto , i controlli , le misure restrittive , le militarizzazioni , gli europoliziotti , mostrano il passaggio ad una seconda globalizzazione caratterizzata dal fascismo postmoderno . Questo progetto è debole , infatti , manca al suo interno una dinamica creativa , e ciò consente " una mobilitazione totale della vita per la vita " ( L. Lepetit ) . Pertanto , finita la belle èpoque della globalizzazione , si può affermare che questa nuova fase diventa il grembo fecondo del conflitto . Il significato del cambiamento è stato colto anche da Naomi Klein , che ha affermato : " Sarebbe sciocco fingere che dopo l’11 settembre nulla sia cambiato …. Le nostre libertà civili , le nostre consuete strategie sono oggi a rischio . Ma questa crisi apre nuove possibilità " . In sintonia con queste osservazioni è anche Jeremy Rifkin , che auspica una globalizzazione dal basso , intesa " come versione alternativa del mondo " .

Un’indagine sull’argomento , a mio avviso , non può prescindere dalle lucide analisi di Alessandro Dal Lago e Sandro Mezzadra . Gli autori citati sostengono che dopo l’11 settembre , si sta avviando un nuovo progetto di dominio , infatti , anche " la geopolitica europea sembra ben poca cosa di fronte al rimescolamento delle prospettive politiche e materiali , che coinvolge tutti i continenti . " In altri termini , anche i confini europei sembrano essere sprofondati nella voragine di Manhattan….. Oggi la nebulosa politica europea è ricacciata nella dimensione ben più decisiva dell’Impero ….. Si tratta di una condizione che squaderna di fronte ai nostri occhi un’universalità del conflitto ben più radicale e gravida di conseguenze di quella celebrata dagli apologeti della società civile globale " . In realtà , dopo l’11 settembre , si configura uno scenario a tinte fosche , tant’è che lo stato di guerra permanente dell’Impero assume i connotati della guerra civile. Difatti , " la guerra si confonde con l’azione di polizia interna , e i generali diventano giudici e legislatori , dentro un processo di governance di cui la guerra è diventata la matrice "( Posse ) . Ne consegue che la monarchia imperiale finisce col presentarsi come esclusiva forma di governo , che controlla il pianeta , assemblando anche le forme variegate del biopotere . Notoriamente la mondializzazione poliziesca viene alimentata dal virus del terrorismo , che è dappertutto perché " è nel cuore stesso della cultura che lo combatte " . " Non si tratta di uno scontro di civiltà né di religioni , è qualcosa che va molto al di là dell’islam e dell’America , su cui si tenta di focalizzare il conflitto per darsi l’illusione di un confronto visibile e di una soluzione di forza " . Possiamo , dunque , parlare di quarta guerra mondiale , che poi è "l’unica veramente mondiale " . Difatti , " le due prime guerre mondiali corrispondevano all’immagine classica della guerra …. La terza , che ha già avuto luogo , sotto forma di guerra fredda …… Dall’una all’altra , si è andati ogni volta più avanti , verso un ordine mondiale unico " . ( Jean Baudrillard ).

E’ evidente , pertanto , che con la " seconda globalizzazione " , i gendarmi imperiali stanno imponendo un’inedita potenza distruttiva e reazionaria , che fa crescere Bene e Male contemporaneamente ,proprio perchè seguono lo stesso movimento .

Ciò significa che , per via di un manicheismo virtuale , Bene e Male non hanno più un rapporto dialettico , perché la loro relazione è inestricabile . Questo quadro esige una nuova cartografia della liberazione , fuori da tutti i meccanismi del potere . Onde evitare fraintedimenti , è bene sottolineare che non si vuole rivisitare la visione leninista dell’insurrezione armata per la presa del potere , conviene , però , rimarcare che la moltitudine deve esercitare contropotere e resistenza biopolitica , fuori dalle dinamiche della politica istituzionale . Da qui la necessità di oltrepassare il nanismo politico del belpaese . Ciò s’impone , vuoi perché il sistema politico italiano , per una tradizione ben consolidata, fa un uso scientifico della menzogna, vuoi perché è corrotto e corruttore . Sicché , se il movimento si lascia irretire dalle false lusinghe , sarà destinato a diventare uno sterile e folkloristico corollario dei disegni riformisti-neoliberisti della "sinistra " ufficiale. .Inoltre , se la disobbedienza civile rappresenta la forma basilare dell’azione politica della moltitudine , è altresì vero che " la disobbedienza deve essere radicale , perché , rimette in discussione la stessa facoltà di comandare dello Stato . La disobbedienza radicale, dunque, " precede le leggi civili , giacchè non si limita a violarle , ma chiama in causa lo stesso fondamento della loro validità " ( Paolo Virno ) . E’ evidente , pertanto , che solo una prassi della differenza può consentire la discontinuità e l’apertura di uno spazio del futuro . Una rottura , quindi , contro la storia , contro le politiche egemoniche , contro i gendarmi imperiali , contro le promesse utilitaristiche di una mistificata felicità . A questo proposito risultano calzanti le osservazioni dell’esiliato Ernst Bloch , che affermava "Questo è il luogo dei più spinti interessi del capitale , dei gangster legali e illegali , del culto del successo , della illimitata trasformazione di ogni essere in merce " .

Ciò detto , è opportuno , per non cadere nelle trappole del provincialismo italico , analizzare la natura dei movimenti . Michael Hardt , con il consueto acume e con un’indagine esaustiva , mette in luce i tratti caratterizzanti dei Forum . Il grande merito di Hardt risiede nel fatto di aver ridimensionato il mito di Porto Alegre . Le critiche dell’autore citato focalizzano l’attenzione sul dettaglio non trascurabile che " Porto Alegre è stato un evento bianco , infatti , solo pochi partecipanti provenivano dall’Asia e dall’Africa.

Inoltre , Hardt sottolinea che se " la qualità dispersiva e debordante del Forum crea l’euforia del comune ", è altresì vero che " il Forum di Porto Alegre è troppo celebrativo e non abbastanza conflittuale " . " La differenza politica più importante ha a che fare con il ruolo della sovranità nazionale " . Difatti , esistono due posizioni fondamentali : una che opta per la liberazione nazionale , l’altra che si oppone a qualsiasi soluzione nazionale e crede in una globalizzazione democratica . In realtà , la prima posizione è quella dominante , perché occupa gli spazi più visibili . I sostenitori dell’istanza sovranista sono il partito dei lavoratori brasiliano ( P T ) e la leadership di ATTAC . Per quanto concerne quest’ultima , Hardt sostiene che essa "è un’organizzazione ibrida la cui testa , specialmente in Francia si mischia con i politici tradizionali , mentre i suoi piedi sono fermamente piantati nei movimenti " . Hardt conclude il suo lucido intervento , affermando che" i leader politici non possono afferrare in alcun modo la potenza democratica dei movimenti " . Indubbiamente le osservazioni di Hardt sono veritiere , ma ritengo che le potenzialità del Forum italiano siano state bloccate da scelte opinabili . Difatti , all’interno del movimento si registra il caos , perché stanno svanendo le idee chiare e distinte di cartesiana memoria , per via delle ambigue e devastanti aperture ad alcuni partiti . A questo proposito sono particolarmente destabilizzanti le dichiarazioni rilasciate , durante la campagna elettorale , da Laura Tartarini , avvocata del Genoa legal forum , che ha affermato : " Il PRC si è comportato nei giorni del G8 , in modo rispettoso nei confronti dei movimenti …. Inoltre , RC si è avvicinata al movimento anche modificando gli assetti al suo interno , ad esempio eleggendo Bruno Pastorino , che è del Social Forum " . Il discorso è ambiguo , vuoi perché emerge un pensiero debole , vuoi perché vengono rimosse le tentazioni egemoniche del PRC , vuoi perché le singolarità della moltitudine svaniscono in un abisso indifferenziato . In realtà , nel momento in cui si manifesta la commistione tra movimenti e potere costituito , le variegate potenzialità di un potere costituente delle moltitudini vengono fagocitate dai meccanismi perversi della routine amministrativa . Un esempio da seguire sarebbe quello della resistenza argentina , che intende liberarsi di tutta la classe politica , optando per forme salutari di autogoverno . Pertanto , se a livello locale e nazionale occorre operare , per demolire dal basso i paradigmi imperiali , è altresì vero che è necessario negare in modo radicale ogni mediazione corporativa e statale . In altri termini , i Forum dovrebbero assumere connotati " mostruosi " . A questo proposito Toni Negri sostiene : " Ogni qualvolta il potere dichiara che la storia è finita e che la natura ha un ordine divino che la regge , sicché felice può essere solo l’uomo che obbedisce e crede , allora il mostro appare a sconfessare ogni normalità , a dire miserabile l’obbedienza e stolta la credenza . Il mostro è un cavaliere che ci trascina in luoghi pericolosi , ma nello stesso tempo ci libera dal dogmatismo e ci incita alla creazione di altri mondi " . Vero è che esistono mostri dell’adattamento e mostri del superamento . Sicché , se i No-global intendono esercitare contropotere , è bene che non consentano interferenze del potere costituito , di cui fanno parte anche quei partiti , che artatamente e demagogicamente ostentano un rivoluzionarismo di maniera . D’altro canto , normalizzare il mostro significa inficiare la volontà di muovere verso una dimensione nuova . La mostruosità , intesa nell’accezione di superamento , è possibilità di sviluppo di potenza , che conduce all’annientamento dei limiti e , al tempo stesso , alla formazione di una soggettività biopolitica . D’altra parte , la sovversione rompe con le ipostatizzazioni dei poteri e con tutti gli schemi preconfezionati , proprio perché è deformità , devianza dalla norma del capitalismo imperiale e da tutti i riti di istituzione .

Lucidamente Marco Bascetta afferma : " Mostruoso è chi non sta al posto suo . Mostruoso è il disordine sociale quando investe le funzioni , i ruoli , le gerarchie in cui si pretende che la società debba essere specializzata . Non a caso è un mostro biblico , Behemot , che , nel pensiero politico classico , viene chiamato a rappresentare la società in subbuglio " . E’ proprio in quest’ottica mostruosa che si è mossa la pueblada ( colpo del popolo ) argentina , dimostrando che si può disarticolare la repressione del potere , ogni qualvolta la moltitudine esercita tutta la sua vitale resistenza . Non senza ragione il " Collettivo Situaciones " sostiene : " L’insurrezione di un nuovo genere alla quale noi, argentini , abbiamo preso parte nel mese di dicembre , ci insegna quanto valga la potenza del popolo che dice No ! per le strade . Il potere ha dimostrato tutta la sua impotenza" . Vale la pena sottolineare che la resistenza non è stata determinata da un’organizzazione centralizzata o da forme di negoziazione , ma dalla moltitudine , dalla " pueblada " . D’altra parte , " ogni volta che , nel nome dell’efficacia , una leadership , un delegato o un rappresentante fanno la loro opposizione , sono riunite le condizioni della paralisi , dell’assorbimento e dell’indebolimento delle lotte . Ed è per questo motivo che la molteplicità - che non significa dispersione - costituisce una delle chiavi della sua radicalità " . La pueblada , dunque , " non è stata un momento subordinato all’interno di una strategia politica…… è stata invece un vero momento di auto-affermazione , di scoperta della potenza del popolo , d’incontro delle diverse forme di espressione popolare , e nel medesimo tempo il momento dello scontro e della incapacità dei poteri a reggere " ( Collettivo Situaciones ) . Purtroppo , invece , in Italia , si registrano perversioni , compromessi e un palese depotenziamento dei movimenti . Non senza ragione il Forum Palestina denuncia " la deriva burocratica " del social forum . Deriva che è da ricercare " nel tentativo di ingessare il movimento nello schema della rappresentanza per ceti politici e della finalizzazione verso percorsi eterodiretti , come quelli elettorali , che hanno l’obiettivo dichiarato di relegare l’antagonismo e l’alterità al ruolo di massa d’urto per riequilibrare gli assetti politici e i rapporti di forza nel centrosinistra " . Illuminanti , veritiere ed esaustive , sono le osservazioni del Forum Palestina , infatti , evidenziano i meccanismi perversi con cui le politiche di Palazzo hanno bloccato la "mostruosità " del contropotere . Vero è che il potere tagliuzza gli elementi , disarticola le resistenze , paralizza l’antagonismo , e così facendo , impone la sua organizzazione monocefalica . Ciò è suffragato anche dalle dichiarazioni di un esponente del Roma social forum , che ha affermato : " Il movimento deve prendere di petto tutti i nodi sociali , dall’immigrazione alla scuola , e su questi deve rilanciare una discussione seria " . Dunque , d’ora in poi meno critica alla globalizzazione e più attenzione alle questioni sociali . Se è legittimo affrontare le problematiche inerenti l’immigrazione e la scuola , è altresì vero che è paradossale e bizzarro creare una linea di demarcazione tra globalizzazione e questioni sociali . La persistenza di temi politici consunti e poco credibili , connessi alla nazionalizzazione di conflitti eterodiretti , spinge a ribadire che gli spazi di una radicale trasformazione devono prescindere dai processi di standardizzazione e dai giochi riconducibili al potere statale . Da qui la necessità di negare perentoriamente tutte le dinamiche del potere costituito , la logica dei partiti , il gioco delle parti di un teatrino dell’assurdo . Ciò non è velleitario , perché " il campo all’interno del quale si dispiega il potere non è quello di una dominazione cupa e stabile . Difatti , " il potere non è onnisciente , perché è cieco , perché si trova sempre in un’ impasse . Se abbiamo visto lo sviluppo di tanti rapporti di potere , di tanti sistemi di controllo , di tante forme di sorveglianza , è proprio perché il potere è sempre impotente " ( Michel Foucault ) . Ne consegue che occorre produrre linguaggi alternativi che , dispiegandosi , possano liberare i corpi , i desideri , i bisogni , gli affetti , dalla realpolitik dell’universale . In altre parole , contro il demiurgo del capitalismo imperiale , peraltro pregno di pulsioni di morte , è bene opporre un demiurgo vitale e alternativo che , avvalendosi della metafora nietzschiana della danza , rimuova ogni localizzazione e ogni prospettiva oggettivistica . Denegazione , ubiquità, superamento , dovrebbero essere imperativi categorici imprescindibili . Ciò non è utopico , infatti , la pueblada argentina , negando le categorie del potere e delle sue organizzazioni , ha mostrato che la moltitudine ha una grande capacità trasformativa . D’altro canto , come voleva Machiavelli , " la mutazione" strappa la storia al passato e costruisce la possibilità di sovradeterminare il destino . S’impone , pertanto , l’esigenza di una pratica costituente alternativa che , attraverso l’esodo , il nomadismo , il rifiuto , affermi il mondo della vita e della " corpomorfosi " . E’ , dunque , la forza espressiva e mostruosa della moltitudine che può collocare i corpi in una sfera di progettualità dalle variegate implicazioni . Si tratta , in altri termini , di costituire " modi di esistenza " ( Deleuze ) e " stili di vita"(Foucault) , fuori dai parametri delle gerarchie , delle burocrazie , dei poteri costituiti . D’altra parte , solo la trasgressione delle frontiere e dei simboli ha di per sé un effetto liberatorio , perché può rendere reale l’impensabile . Ne consegue che , contro la barbarie imperiale e contro tutte le forme di razionalità strumentale , occorre operare una scelta tra l’homo homini lupus di Hobbes e l’homo homini Deus di Spinoza .

 

 

 

 

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