Lalito
fetido dei neo-venduti In risposta a Il fiato corto del
neo-keynesismo Di Bagella
Nulla di più falso. Le
regole che gli economisti studiano non
esistono nel piano reale: il fine di questo sistema
economico non è la felicità della gente ma
larricchimento dei ricchi tramite
limpoverimento dei poveri, per dirne una. Non è
vero che il sistema politico non dovrebbe occuparsi del
sistema economico per farlo funzionare, nel piano reale
non fa altro, non solo se ne occupa, ma posso dire senza
pensarci troppo che tutti i movimenti della grande
politica sono dettati da motivi economici, la politica
non agisce sul sistema economico, lo serve fedelmente,
rimanendo ginocchioni di fronte ai suoi Signori. Con questo non voglio dire
che tutti gli economisti siano brutti sporchi e cattivi.
Conosco un sacco di gente iscritta nella facoltà di
economia e commercio e nessuno di loro aspira in futuro
ad affamare i popoli. Noto semplicemente il tragico
equivoco: gli economisti pensano di dover seguire delle
regole precise per creare benessere alla popolazione,
mentre leconomia non segue né quelle regole né
persegue quellobiettivo. Non mi stupisce che vi
siano delle persone realmente in buona fede che cadono in
questo tranello. Ma tutti gli altri
No, non sono
neo-venduti. Sono sempre stati dei venduti, del rango
più infimo ed inutile per altro: sono coloro che
mistificano le ruberie del sistema presentandole alle
masse come sacrifici necessari per il bene della patria. Il mese scorso, una di
queste trombe del sistema ha fatto sentire la
sua voce su Namir suscitando un vespaio di polemiche, tra
gli utenti che hanno scritto numerosi chiedendo il
perché di questa pubblicazione, ma anche tra i
redattori: alcuni infatti avevano intenzione di tenere
una coerente linea di pensiero, come fa ogni
giornale nel mondo della carta stampata, se questa
fazione avesse avuto la meglio ovviamente
quellarticolo non avrebbe sfiorato le pagine web di
namir; un'altra parte della redazione sosteneva però che
namir non è un giornale: è qualcosa di diverso il cui
compito fondamentale è dare voce a tutto e a tutti
riprendendo e pubblicando le reazioni dei suoi
utenti.Niente censure, neanche se a parlare sono i
censori, questa la loro linea guida. Io appartenevo alla
prima fazione, il grande Max alla seconda, riassumendo il
nostro veloce carteggio via mail mi dice: censurare e' far
nascere odio inutilmente namir e' stato sempre uno
spazio aperto alle menti intelligenti - che siano anche
quelle di destra - questa e' la nostra linea - confronto
... mi sentirei piu' berlusconi se cominciassi a
censurare la piazza - quindi non la casa - di namir. non
siamo un giornale - ..... siamo eccentrici -
multicolori... No, non mi ha convinto:sono
un orgoglioso, per farmi cambiare opinione ce ne vuole,
ma ho smesso di criticare la sua posizione: mi sono
ricordato che
E linclusione, e
non lesclusione, la chiave per grandezza di un
paese
[1]
, se vale per i paesi perché non dovrebbe valere per una
e-zine come Namir? Mi sono riservato però la
possibilità che mai nessuno su Namir avrebbe
negato, né a me né a nessun altro di replicare.
Ecco spiegata la genesi di questo scritto. Daltro
canto penso che una risposta fosse doverosa:
questarticolo ha fatto raggelare me, che di
economia non capisco nulla, figurarsi chi ne mastica
qualcosa! Sarò breve, come lo è
stato il mio interlocutore. Metterò in evidenza solo i
suoi passaggi più risibili, tralasciando il resto.
Larticolo integrale può essere ancora consultato
allinterno del namir di Gennaio 2003. le prospettive
di pace in medio oriente e in Irak non appaiono per
niente migliorate. Le cosiddette
prospettive di pace non sono qualcosa di
esterno alleconomia, frutto di capricci locali. In
medio oriente Israele massacra la popolazione palestinese
umiliando il suo leader con lappoggio
incondizionato degli Stati Uniti che ha tutto
linteresse di foraggiare un mastino sanguinario nel
bel mezzo dei paesi arabi. Non certo per ragioni
politiche, no. Si parla di ragioni economiche, di alto
livello, si parla di supremazia mondiale, di super
potenza, di prestigio e potere, ma in fondo tutte queste
cose sono garantite dal potere economico che gli States
devono mantenere, a qualsiasi costo. Lo stesso dicasi per
lIrak. Non bisognerebbe mai dimenticare che il
terribile dittatore Saddam Hussein è stato messo lì
proprio dagli States e se ha potuto realmente entrare in
possesso di testate nucleari o armi batteriologiche, i
fornitori sono stati gli stessi States.Grazie ad Echelon
è possibile leggere un numero scritto su una scatola di
fiammiferi tenuta in mano da un uomo per le strade di
qualsiasi parte del mondo, non posso credere alla
favoletta che gli States passino il loro tempo a leggere
le scatolette di fiammiferi dei signor nessuno, mentre si
lasciano casualmente sfuggire un traffico di testate
nucleari. L'America Latina è anch'essa sotto forti pressioni sociali che tendono ad estendersi all'intero subcontinente rendendo altrettanto dubbie le possibilità di recuperi significativi di crescita a breve scadenza. Lautore sembra
dimenticare nel semplice meccanismo causa-effetto che la
causa viene sempre prima delleffetto. Non sono le
forti pressioni sociali che rendono dubbie le
possibilità di crescita, gli sconvolgimenti sociali, le
proteste, lindigenza, la rabbia della gente(usciamo
una buona volta da questo strafottutissimo linguaggio da
sala operatoria,che vuole significare tutta
la nostra indifferenza e lontananza nei confronti del
resto del mondo) sono proprio effetti della
crisi economica! Che queste causeranno un aggravamento
della crisi economica è fuor di dubbio, ma ravvisarle
come cause primarie (fingendo ancora una volta che gli
eventi politici siano frutto dei capricci di singoli
disconnessi dalleconomia e da tutto ciò che le
concerne) è semplicemente un atto di disonestà
intellettuale. Gli Usa infine non mostrano segni di inversione positiva nella fiducia dei consumatori che è il carburante senza il quale la macchina della economia non riparte. Questa mi sembra la perfetta
rappresentazione delle leggi mancate di cui
accennavo allinizio. La legge secondo la quale il
carburante del sistema economico è la fiducia dei
consumatori, sarà sua premura quindi tenerla alta e
costante rifornendo i cittadini di soldi da spendere e
garantendo la stabilità del potere politico. Se questa
legge fosse vera le cose andrebbero presumibilmente bene:
il ritmo di produzione delle multinazionali verrebbe
regolato dal sorriso della popolazione. Mi rimarrebbe
solo il senso dinquietudine di venire ingrassato
tipo maiale:facciamolo contento così consuma, più
consuma più sarà contento!.Mi sentirei un
uomo-batteria come in Matrix. Come se la felicità fosse
misurabile dal tenore di vita che conduco o dagli oggetti
che possiedo. Questi signori non intuiscono nemmeno la
complessità e la sottigliezza dellanimo umano e di
contro non riusciranno mai a decodificare il delicato
intreccio soggettivo di situazioni, interne ed esterne,
ricordi, speranze, iniziative, cose e persone che
scrivono il paradigma significante della nostra
felicità. Ma le cose non stanno così:
il carburante del sistema NON è la richiesta del
mercato. Di volta in volta la produzione capitalista è
stata incoraggiata, finanziata, appoggiata aiutata dal
potere politico e dalle istituzioni governative che hanno
usato vari mezzi per sostenere il mercato, tra cui anche
la guerra.
Penso che ogni commento a
questa frase sia superfluo. Mette in evidenza il
pressappochismo dellanalisi dellautore e il
suo senso di superiorità verso popolazioni che non
seguono il sacro feticcio del mercato. Inferiori!
Inferiori! Devono per forza essere degli umani inferiori. Non sfiora neanche la mente
dellautore lidea che forse le popolazioni del
sud America hanno già provato il liberismo ed il
privato, con scarsi risultati, viste le loro
condizioni attuali. Le nazionalizzazioni bestia
nera degli economisti probabilmente avrebbero
assicurato ciò che la gestione dei privati non è
riuscita a garantire. Anche perché il solo interesse del
privato consiste nel guadagnare il più possibile a
scapito della distribuzione dei beni e del rispetto
dellambiente e della cultura locale. Per non parlare
dellevidente superficialità del discorso: non
credo si possa parlare di tendenze economiche
continentali, ogni paese ha la sua storia, i suoi
trascorsi, politici ed economici, la sua popolazione con
la sua storia e le sue tendenze. Ma tutto questo
alleconomia e agli economisti non interessa. Dopo un decennio di bando assoluto, sembrano così recuperare spazio in grandi aree e paesi le politiche vetero keynesiane, e cioè quelle politiche che hanno prevalso negli anni '80 e che non hanno dato risultati né in termini di sviluppo né in termini di equità sociale, specie nei paesi del sud America. Mi piacerebbe dire che invece le politiche liberiste hanno garantito risultati in termini di sviluppo ed in termini di equità sociale, specie nei paesi del sud America, ma non posso proprio farlo Le politiche neoliberistiche sono "neo" in quanto hanno fatto propri alcuni precetti delle politiche neokeynesiane, sostenute dal premio nobel Joseph Stiglitz, che hanno avuto il merito di sottolineare che non è seguendo la formula più stato e meno mercato che si aiuta l'economia. Lautore qui è stato
onesto, ha detto bene, lui vuole aiutare leconomia,
il mio imperativo è invece un altro: la popolazione ed
il suo benessere, per quanto possa risultare demagogica
questaffermazione, le cose nude e crude, spogliate
dalla prosopopea economista, stanno così. La povertà e la sottoalimentazione richiedono interventi di riallocazione dei fondi pubblici a loro favore e non deficit, secondo una agenda di riforme da avviare che forse il FMI avrebbe potuto sostenere nell'ambito della sua capacità di porre condizioni per l'erogazione di crediti. Qui raggiungiamo il massimo
del minimo. Non stento ad ammettere che buona parte del
mio livore contro questarticolo è stato causato
dalla frase soprastante. Il Fondo Monetario
Internazionale è unistituzione infame, assassina,
genocida. Rappresenta il bastone economico degli Stati
uniti. Il suo compito è chiaro: punire i governi che non
seguono i diktat degli States, chiudendo i rubinetti dei
crediti, favorendo invece i fedeli servi. Il FMI ha
distrutto paesi interi, favorendo piantagioni che
avrebbero annientato la loro economia locale ma che
avrebbero favorito per un motivo o per un altro
leconomia statunitense. Non serve una fede cieca in
ciò che dico per capire come stanno realmente le cose,
invito chiunque stia leggendo queste pagine ed abbia dei
dubbi in proposito a fare una piccola ricerca:
controllate se il FMI ha erogato credito ai dittatori
più sanguinari dellamerica latina o meno.La
risposta sarà inequivocabilmente si.Mi vergogno per
loro. Ricordo nitidamente il brivido di sorpresa quando
venni a sapere che quel porco assassino di Pinochet ebbe
il PIENO appoggio del FMI dopo aver ammazzato Allende ed
instaurato in Cile una dittatura che avrebbe ucciso
migliaia di ragazzi innocenti, distruggendone i corpi.
Non è un caso che Allende trovò le porte del FMI
inesorabilmente chiuse. Eppure Allende non aveva un
programma rivoluzionario, non prevedeva nessuna
presa del palazzo dinverno nessuna
riforma agraria, nulla del genere. Era un medio
progressista. Ma agli States dava fastidio, hanno cercato
di abbatterlo in tutti i modi, prima tramite la chiusura
dei rubinetti del FMI, e poi
Pinochet. Lautore tocca il
fondo, scava per arrivare ancora più in basso, spera che
il FMI COSTRINGA i governi tramite la MINACCIA della
mancata emissione di crediti, vitali per molte
repubbliche dellamerica latina, a porre mano alle
riforme, che a suo dire, dovrebbero favorire la
popolazione e non il FMI ed i suoi padroni. Penso si tratti di ipocrisia
belle buona, chi ha occhi per vedere non può
cadere in tranelli simili; ha ragione Max, spero che
queste idiozie vengano pubblicate ovunque ed ovunque
derise ed additate come patetici tentativi di
giustificare lingiustificabile condotta sanguinaria
del sistema capitalista. 07/02/03
[1] Da La forza del singoloun film spettacolare. |