Cyber-War,
la nuova frontier Ma gli scenari agghiaccianti della
guerra tecnologica non finiscono qui. Durante la guerra
nei Balcani gli Stati Uniti, nel massimo segreto,
innescarono una super-arma che catapultò il paese in
un'era militare che potrebbe alterare per sempre i metodi
di guerra. In segreto, le forze americane lanciarono
un'offensiva di cyber-combat[1], disturbando la rete di
comando-controllo dell'esercito jugoslavo, azzerando i
computer della difesa aerea integrata, inserendo messaggi
ingannevoli, forse disturbando anche la rete telefonica,
per indurre i comandi jugoslavi a comunicare mediante
telefoni cellulari, che possono essere facilmente
intercettati. Secondo gli esperti si possono inserire
dati falsi nei computer nemici, cancellarne la memoria,
inserire virus, perfino modificare gli stessi sistemi
d'arma del nemico (ad esempio, riprogrammare un missile cruise
nemico in modo che esso inverta la traiettoria e ritorni
sulla nave o l'aereo che lo ha lanciato), o riprodurre la
voce di un presidente o comandante comunicando comandi
suicidi alle truppe. È stata diffusa la notizia di
uninvenzione britannica che utilizzerebbe le
antenne esistenti dei telefoni mobili per individuare gli
aerei stealth,
invisibili ai radar![2]
Si fa sempre meno chiara la demarcazione tra obiettivi
militari e non militari: sono molto sottili i limiti
legali ed etici, anche a causa delle evidenti minacce
alla popolazione civile. Si pensa che attualmente 23 paesi
possiedano capacità in questo campo (tra questi India,
Siria ed Iran). Nel gennaio 1999 fu identificato un
attacco del governo indonesiano al provider
del servizio Internet irlandese, che ospitava un sito che
chiedeva l'indipendenza di Timor Est. Tra gennaio e marzo
hackers russi
colpirono la rete informatica del Pentagono,
apparentemente alla ricerca di codici navali e dati di
guida dei missili. Vi è poi stato un attacco della Cina
su una rete di siti web di Washington, che furono messi
fuori servizio tre volte. È molto difficile naturalmente
distinguere attacchi di hackers
isolati da quelli di paesi nemici: nel corso del 2000 ben
413 intrusi sono entrati nelle reti militari. Il Pentagono che chiama questo
settore information warfare
(IW) ha creato un nuovo centro militare nella base
aerea di Peterson, Colorado Springs, sotto il già citato
Air Force Space Command,
per gestire le forze di cyberwarfare,
un Battaglione Spaziale, un Mobile
Technology Team, un Laboratorio di
Difesa Spaziale, col compito di coordinare sia la difesa
della rete informatica militare da minacce esterne, sia
le azioni offensive: si stanno studiando infatti anche computer
weapons offensivi.[3] Gli USA hanno allo studio addirittura
metodi per modificare le condizioni atmosferiche per fini
bellici:[4] altro che ratifica del Protocollo di
Kyoto!
[1] Washington Times, 25.10.1999. [2] Robert Uhlig, London Daily Telegraph, 11.06.2001. [3] Andrea Stone, USA Today, 19.06.2001, pag. 1. [4] http://www.au.af.mil/au/2025/volume3/chap15/v3c15-1.htm [1] Washington Times, 25.10.1999. [1] Robert Uhlig, London Daily Telegraph, 11.06.2001. [1] Andrea Stone, USA Today, 19.06.2001, pag. 1. [1] http://www.au.af.mil/au/2025/volume3/chap15/v3c15-1.htm |