Copia
della lettera inviata al New York Times: "La
vendetta? non in nome di
nostro
figlio"
Nostro figlio Greg è tra i tanti dispersi dell'attentato
al World Trade
Center. Da quando abbiamo avuto la notizia, abbiamo
condiviso momenti di
dolore, di conforto, di speranza, di disperazione, e i
bei ricordi, con sua
moglie, con le nostre famiglie di origine, con i nostri
amici, con i
vicini, con i suoi affettuosi colleghi del Cantor
Fitzgerald/ Espeed, e con
tutte le famiglie in lutto che giornalmente si incontrano
al Pierre Hotel.
Vediamo la nostra ferita e la nostra rabbia riflesse in
tutte le persone
che incontriamo. Non riusciamo a prestare attenzione al
quotidiano fiume di
notizie su questo disastro, ma ne leggiamo abbastanza per
renderci conto
che il nostro governo va nella direzione della vendetta
violenta, e la
prospettiva è che altri figli, figlie, genitori, amici,
andranno in terre
lontane a morire, soffrire e finiranno per portare
rancore contro di noi.
Non è questo che si deve fare. Questo non vendicherà la
morte di nostro
figlio. Non si farà in nome di nostro figlio.
Morendo, nostro figlio è diventato una vittima
dell'ideologia umana. Le
nostre azioni non devono seguire lo stesso scopo.
Uniamoci nel lutto. Riflettiamo e preghiamo. Pensiamo ad
una risposta
razionale che porti vera pace e giustizia nel nostro
mondo. Ma non
contribuiamo, come nazione, alla disumanità dei nostri
tempi.
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Greg, figlio di Phyllis e Orlando Rodriguez, è una delle
vittime del World
Trade Center.
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Copia della lettera alla Casa Bianca:
Egregio Presidente Bush,
Nostro figlio è una delle vittime dell'attacco di
martedì scorso al World
Trade Center. Abbiamo letto della Sua reazione negli
scorsi giorni e della
risoluzione, sottoscritta da entrambe le Camere, che Le
conferisce poteri
illimitati per rispondere agli attentati terroristici.
La Sua reazione a questo attacco, però, non ci fa
sentire meglio davanti
alla morte di nostro figlio. Anzi, ci fa sentire peggio.
Ci fa sentire come
se il Governo stesse usando la memoria di nostro figlio
come
giustificazione per arrecare sofferenze ad altri figli e
genitori in altri
paesi.
Non è la prima volta che una persona, nelle Sue
condizioni, ha ricevuto
poteri illimitati e poi se ne è pentita. Non è il
momento per gesti vuoti
di significato per farci sentire meglio. Non è il
momento di agire da
prepotenti.
La invitiamo a pensare a come potrebbe il nostro Governo
trovare soluzioni
pacifiche e razionali al terrorismo, soluzioni che non ci
facciano
sprofondare allo stesso disumano livello dei terroristi.
Con osservanza,
Phyllis e Orlando Rodriguez
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