Dall’ - archivio giornali - di Namir - ( L'Humanité - Francia - Berliner Morgenpost Germania - Financial Times - Inghilterra - L’Espresso - Italia- presentiamo il riassunto dell’interviste realizzate a:

Kazuo Ishiguro

Autore di romanzi di fama mondiale, lo scrittore anglo-giapponese ci parla del suo libro - Gli inconsolabili - edito da Einaudi, che narra le tribolazioni di un pianista alla vigilia di un importante concerto, in cui il protagonista trova se stesso e il rapporto con il suo passato e il suo futuro attraverso il confronto con gli altri.

 

Domanda - Nel suo universo narrativo, quindi anche negli altri libri da lei scritti, descrive sempre il fallimento di ogni buona intenzione, perche’ ? Risposta - Rispecchia la paura di impegnarmi a fondo in qualcosa che mi sembra giusto : e poi scoprire che tutto sommato non e’ cosi’. Non so se sia meglio impegnarsi a fondo in qualcosa o invece prudentemente accontentarsi di una vita senza slanci ideali. Personalmente penso che abbiamo il dovere di rischiare, anche se rischiamo di far del male. Nutro simpatia per chi si impegna a fondo e sbaglia soltanto perche’ non ha la giusta prospettiva del mondo che lo circonda.

 

Domanda - E infatti, la mancanza di controllo della propria vita e’ anche il tema centrale di questo libro se non sbaglio ? Risposta - Ora che sono piu’ vecchio, non penso che si possano prendere direzioni sbagliate : penso che non esista il sentiero. Era questo che mi interessava esprimere in questo libro. Ho il sospetto che la maggior parte delle persone non ha nesun programma, anche se pretende di averlo. Come se qualcosa in noi fosse incrinato. Non parlo di follia, ma soltanto della scoperta che il mondo non e’ come vorremmo. Di qui nasce il bisogno di scrivere, come per toccare queste ferite. Domanda - Quali autori preferisce ? Risposta - Dostoevskij per un lungo periodo della mia vita, forse per la sua profonda insanita’. Poi il Cechov dei racconti, ma non delle opere teatrali che mi annoiano. Kafka lo trovo interessante soprattutto nel - il processo - ma non lo citerei se non fosse che il suo nome e’ proprio all’interno di questo libro - Gli inconsolabili -.

Domanda - Lei e’ un appassionato di cinema e musica, la sua scrittura ne e’ influenzata ?

Moltissimo, come penso tutti gli scrittori della mia generazione in su. Non siamo solo condizionati dal modo di raccontare la storia, ma anche dai clichè e dagli stereotipi nel cinema. Ma anche la musica e’ importante. Quando suoni, devi prendere tutto il tempo decisioni. Non puoi farlo solo su basi logiche, ma anche su basi estetiche istintive. Anche nei romanzi, vi sono degli aspetti che non puoi spiegare in termini puramente logici, ma perche’ - suonano giusto -.I miei romanzi nascono dalla struttura, in cui pero’, rimanga spazio per l’improvvisazione.Lei dice di utilizzare una tecnica di scrittura che chiama dell’- appropriazione - come nasce ?E’ nata quando mi sono reso conto di come strumentalizziamo il nostro prossimo. Come ce ne serviamo trasformandolo in metafore o in dati che corroborino il nostro discorso mentale. Ho deciso allora di esagerare questa nostra tendenza per far muovere questo protagonista del romanzo in un ambiente in cui tutte le persone che incontra concorrono a ricostruire l’esistenza passata e futura.Mi sono reso conto - che il mondo dei sogni - che ti permette di essere te stesso e anche altri, era l’universo adatto per accogliere questo nuovo metodo.