PICCOLI GOEBBELS CRESCONO

di E.villa

Assistiamo basiti e incapaci di ogni reazione dialettica alla rinascita di tanti piccoli Goebbels che, dall’alto della loro sapienza, traggono giudizi su di un movimento che sta pienamente cogliendo le contraddizioni e i pericoli di certa globalizzazione.

Si intravede, tra le righe dei loro proclami, il metodo "alla Gobineau" teso a esaltare la purezza della razza liberista, libertaria ma, ahimè, liberticida, e che, ovviamente, non risparmia nessuno.

Ignari del principio della domanda effettiva e schiavi della legge del Say, ritengono che il dio mercato, neo vitello d’oro da adorare e glorificare, aggiusti tutto, ma proprio tutto.

 Ritengono che la loro visione del mondo sia l’unica accettabile, e non tollerano alcun contraddittorio.

Tutti coloro che vi si oppongono finiscono in un nuovo girone infernale, dove periscono tra le fiamme della stoltezza i marxisti. Essi si scagliano persino contro la chiesa cattolica accusandola di essere infetta (Angelo Panebianco utilizza proprio il sostantivo infezione) da questa nuova peste bubbonica.

Chi è nemico della loro visione del mondo è razza inferiore e se ne chiede a gran voce il silenzio, la conversione o l’isolamento.

Se guardiamo la prima pagina del Corriere della Sera di ieri, proprio sotto il pezzo di Panebianco, troviamo il solito insipido e vacuo articolo di Alberoni il quale, molto apertamente, accusa il neo-marxismo di "usare come ariete il popolo di Seattle contro le organizzazioni internazionali e i governi che giudica ostili".

L’orchestrazione delle voci addomesticate dal regime vuole però raggiungere ben più ambiziosi scopi: delegittimare tout court le istanze dell’eterogeneo e pacifico popolo di Seattle, e ciò è cosa assai grave.

Intanto, però, la disoccupazione negli Stati Uniti sta salendo, i consumi contraendosi, la fiducia delle famiglie incrinandosi.

La new economy, fuoco fatuo in avanzato stato di decomposizione, sta esplodendo, da bolla irrazionale gonfiata all’inverosimile dalla stampa addomesticata quale si è dimostrata essere sin dagli esordi.

Si taglia l’occupazione e, sul versante della borsa, i crolli di quei titoli i cui reali valori erano moltiplicati per dieci hanno delle ricadute negative sempre e solo sui solit noti: i piccoli risparmiatori.

I nuovi eroi del capitalismo "mordi e fuggi", invece, hanno costruito piccole fortune personali, conferendo dieci e incassando cento.

La funzione sociale dell’impresa non esiste più, esistono solo tanti piccoli speculatori amorali interessati unicamente al loro profitto personale.

Quello che forse i novelli propagandisti del regime non hanno capito, è che il destino dell’umanità non si gioca su questioni legate alla proprietà del capitale o su ideologie prive di ogni legame con la realtà fattuale ma, bensì, sul terreno dell’etica.

La battaglia del popolo di Seattle è tesa a ritrovare quel minimo denominatore etico che consenta di governare gli infausti esiti della spregiudicatezza.

Ma questo, per chi è legato a categorie vecchie di cent’anni, risulta essere assolutamente incomprensibile.

 

 

 

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