Cari
amici e conoscienti
Mi
dispice dirlo ma é vero
Prima
delle elezioni Comunale Veltroni aveva promesso che, se
diventava il Sindaco sistemava gli ROM, cosa ha fatto?
Niente, per adesso si sono preoccupati di svotare Tor
Carbone, ma di campo Gordiani non si parla ni meno, pur
sabendo che ci sono tutti elementi per ricominciare i
lavori, perché si erano fermati per la colpa dei Beni
Culturali, per la colpa Regione che dopo isistenza del
coordinamento cittadino ha firmato il consenso. Regina ha
avuto 300 milioni che mu servivano per poter continuare i
scavi, ce ordinanza di Assessore Milano (che nessuno
considera visto e considerato che non eseguono il suo
ordine scritto) che lavori devono cominciare, con USI
(ufficio sepeciale immigrazione) che al suo direttore
Valorosi Mario serve imput politico (sue parole) per fare
bando dei container con i soldi stanziati un anno e mezzo
fa dal comune. Non valeva pure ordinanza del ex Sindaco
Rutelli che aveva fatto per realizzazione di
campo Gordiani. Mia domanda di un milone di dolari
"Chi sono quelli che blocano la realizzazione del
campo Gordiani, dove vado tutti dicono che campo si fa ma
fino adesso dopo due anni non si e concluuso niente,
qualcuno mi ha detto che un certo Bottari e responsabile
e io sono convinto con tutta la mia ignoranza di sabere a
che partito apartiene. Purtroppo sono rimasto solo e non
credo che sarò in grado di impedire che i Rom paseranò
un'altro inverno sotto le baracche, voi cosa ne pensate?
Toni
Il "Campo"
Nel ''campo'' rom di
via dei Gordiani, a Roma, vivono circa 250 persone.
Cento sono
bambini, sessanta dei quali in eta' scolare. Provengono
da Kragujevac, in Serbia. I primi sono arrivati 13 anni
fa.
Da allora
vivono in un appezzamento di terreno di proprieta' dello
I.A.C.P. (Istituto Autonomo Case Popolari) nella VI
Circoscrizione, lungo la Prenestina, una delle arterie
principali di Roma, che si snoda da Porta Maggiore - a
pochi passi dalla Stazione Termini - al raccordo anulare.
Si tratta, quindi, di un ''campo'' rom sui generis in
quanto ad ubicazione: poco distante dal centro della
citta', in una zona ad alta densita' abitativa.
Eppure il
''campo'' di via dei Gordiani conserva molte delle
caratteristiche tipiche dei campi rom: innanzitutto
l'assenza di scambi con l'esterno.
Da oltre dieci
anni le persone del campo vivono prevalentemente tra
loro, dando luogo a una comunita' stanziale ''chiusa''.
Nessuno ne esce e nessuno vi entra, fatta eccezione per i
nuovi nati. L'unico canale di comunicazione con il
''mondo esterno'' e' la scuola. Anche via dei Gordiani,
infatti, rientra nel programma di scolarizzazione che il
Comune di Roma ha attivato per i bambini rom. Ma e' un
intervento minato alla base dalle condizioni di vita cui
sono sottoposti i bambini del campo, come viene
evidenziato in una recente lettera di denuncia della
Scuola materna ed elementare ''Romolo Balzani''.
Intanto, si tratta di bambini cronicamente malati:
pediculosi, dermatiti, herpes, affezioni delle vie
respiratorie, problemi dentistici sono le patologie piu'
diffuse, la cui incidenza e' tale da impedire una
costante e serena frequenza delle lezioni.
Ma i problemi affiorano soprattutto sul piano
psicologico: i ragazzi del campo conducono uno stile di
vita che ostacola a tutti gli effetti l'integrazione
scolastica. Uno stile di vita imposto innanzitutto dalle
condizioni abitative.
Tutte le persone del ''campo'', infatti, alloggiano in
baracche fatiscenti, costruite dagli abitanti con
materiali d'occasione, altamente infiammabili. Entrare
nel ''campo'' rom di via dei Gordiani equivale a fare un
salto nelle ''favelas'' brasiliane: casupole precarie,
addossate le une sulle altre, in un labirinto di fango e
sporcizia.
In ogni baracca risiedono almeno sette o otto persone, e
i bambini sono costretti a condividere modelli di vita
adulti, in un contesto di totale promiscuita'. Questo
comporta, tra l'altro, enormi problemi di concentrazione;
ma anche grosse difficolta' nell'apprendimento dei codici
(dalla scrittura al disegno) e nell'elaborazione del
pensiero astratto.
Per non parlare del fatto che tutti, bambini e adulti,
vivono nella piu' completa assenza d'igiene, da cui il
diffondersi delle malattie. L'intero ''campo'' e' servito
da un'unica fontanella, ''prestata'' dal prete
dell'adiacente parrocchia.
Il Comune, invece, e' da sempre assente, come se i 250
rom di via dei Gordiani non esistessero.
Il progetto
A fronte di questa
situazione di estremo degrado e totale disinteresse da
parte delle autorita' comunali, va rilevata l'esistenza,
da tre anni e mezzo a questa parte, di un progetto
(elaborato dallo I.A.C.P., proprietario dell'area, e
finanziato dalla Regione Lazio) per una soluzione
definitiva del problema abitativo dei rom, nel quadro di
una generale riqualificazione del quartiere.
Il progetto consiste nella costruzione di un villaggio
(42 moduli abitativi) ed é il risultato di un lungo
dialogo con la gente del campo, nonché di un'accurata
ricerca sull'architettura rom.
L'aspetto più interessante risiede nella metodologia
utilizzata: in sede progettuale, infatti, si è tenuto
conto dell'organizzazione della comunita' rom,
strutturata sull'unita' base della famiglia estesa,
composta da piu' nuclei famigliari, sull'identita' di
religione, sulla provenienza etnica e geografica.
Considerando il contesto culturale di riferimento, il
progetto non si limita a fornire ai rom un'abitazione ma
é diretto a favorire la loro integrazione nella città.
Il villaggio di via dei Gordiani rappresenterebbe una
prima risposta concreta al problema dell'accoglienza - un
nodo da sempre irrisolto nella citta' di Roma.
Tant'e' che il progetto ha tutte le carte in regola per
diventare uno standard a cui rapportare gli interventi
futuri destinati al popolo zingaro - ma anche ad altri
immigrati, e alle ''categorie speciali'' in genere.
E' evidente che i partiti della destra non potevano non
osteggiare da subito la filosofia di un simile progetto.
Essi hanno messo in atto una campagna strumentale e
denigratoria, basata su affermazioni come quella
(contenuta in un manifesto) che sostiene che la sinistra
starebbe ''regalando villette a schiera'' agli zingari -
con tanto di interpellanza parlamentare del solito
Storace. Niente di piu' falso: il progetto viene
finanziato con i fondi destinati all'edilizia
residenziale pubblica, utilizzando gli stanziamenti
riservati alle cosiddette ''categorie speciali'' (nomadi,
immigrati, anziani, giovani coppie e persone in
difficolta'). Dei 122 MLD a disposizione della Regione
Lazio per finanziare
progetti a favore di queste categorie, il villaggio
impegnera' circa 12 MLD - che non potrebbero, comunque,
essere destinati ad altri impieghi.
Nel '97 i tre enti interessati: Comune, Regione, IACP,
hanno stipulato un protocollo d'intesa in cui tra l'altro
si e' dato vita a una Conferenza dei servizi che doveva
predisporre tutti gli aspetti tecnico-amministrativi
favorendo la collaborazione dei diversi organi
competenti. I tempi lunghissimi trascorsi da allora sono
dovuti, a quanto pare,
sia agli errori dell'amministrazione comunale (del
progetto era stato inizialmente investito un assessorato
che poi e' stato ritenuto incompetente al riguardo) sia,
evidentemente, a un'insufficiente volonta' politica.
Tuttavia oggi, a 4 anni di distanza, i problemi tecnici
sono stati totalmente risolti.
Lo scorso dicembre si e' tenuta l'ultima Conferenza dei
servizi che ha ratificato un accordo tra comune, Regione
Lazio e IACP grazie al quale quest'ultimo cede
gratuitamente l'area per costituire, accanto al villaggio
rom, un parco pubblico di 12000 mq. In compenso, il
comune si e' impegnato a garantire alcune opere
essenziali per il quartiere,
come l'illuminazione di via dei Gordiani e la
ristrutturazione di alcune case popolari adiacenti.
Come si vede, un complesso organico di provvedimenti nel
quale la soluzione del problema abitativo per i rom funge
da volano per la riqualificazione dell'intero quartiere.
Impegni disattesi
In sede di Conferenza
dei servizi l'amministrazione comunale si era impegnata a
portare in Giunta Comunale entro il 15 dicembre la
variante urbanistica che prevede il cambiamento di
destinazione d'uso del terreno su cui sorgono le
baracche, ultimo anello per arrivare finalmente alla fase
operativa.
A seguito del mancato rispetto di questa scadenza, il
Coordinamento cittadino (che raccoglie diverse realta' e
associazioni impegnate con i rom di via dei Gordiani per
la realizzazione del progetto) ha organizzato una prima
fase di mobilitazione, ottenendo un incontro con
l'Assessorato alle Politiche del Territorio del Comune di
Roma.
In questo incontro, tenutosi all'inizio di gennaio, al
quale era presente anche un funzionario della Regione
Lazio, l'amministrazione si e' impegnata al rispetto di
un calendario che prevedeva:
1) entro il 18 gennaio 2000 l'approvazione in giunta
della delibera concernente la variante urbanistica
2) entro i trenta giorni seguenti, come previsto dalla
legge (e quindi entro il 20 febbraio circa)
l'acquisizione dei pareri della Circoscrizione e delle
Commissioni comunali competenti
3) entro i trenta giorni successivi, la discussione della
delibera in Consiglio Comunale (e siamo al 20 marzo
circa)
4) l'organizzazione tempestiva della Conferenza
propedeutica per l'accordo di programma, in modo da
garantire la firma definitiva dell'accordo da parte del
Presidente della Regione, prevista per l'8 aprile
Come si vede, tempi studiati in modo da scongiurare - nel
rispetto di tutti i margini previsti dalla legge per i
diversi adempimenti formali - il pericolo costituito
dalle elezioni regionali del 16 aprile, dalle quali
potrebbe emergere una maggioranza contraria al villaggio
e capace di vanificare quattro anni di lavoro.
Analoghe assicurazioni venivano fornite al Coordinamento
cittadino dai capigruppo dei principali partiti di
sinistra, che governano la citta', e dal presidente della
VI Circoscrizione (DS).
Dietro le quinte la situazione era ben diversa. Alcuni
consiglieri DS della VI Circoscrizione alla presenza del
capogruppo DS al consiglio comunale hanno scritto una
relazione in cui venivano esposte sostanziali
perplessita' a che la delibera venisse approvata. C'e' da
dire che tutti gli appunti tecnici sollevati in questa
sede erano gia' stati ampiamente discussi e risolti in
Conferenza dei servizi; ma soprattutto che questo
documento fornisce un'immagine denigratoria e distorta
del popolo zingaro. Si afferma che i rom ''sono persone
non educate al rigoroso rispetto delle regole'', si
suggerisce l'introduzione di ''un presidio fisso di
polizia, carabinieri ed esercito'' per controllare la
situazione, si stigmatizzano i ''lussi che il progettista
ha introdotto rispetto all'uso di materiali da
costruzione'' proponendo in alternativa ''di realizzare
abitazioni solide, con i requisiti primari aventi i
requisiti di vivibilita', ma non delle case che
presentano una tipologia che non e' presente nel
territorio, tali ricercatezze stridono con gli
immensi palazzoni che costituiscono il quartiere''. (Va
notato che la scelta di utilizzare materiali il piu'
possibile naturali e durevoli non e' un vezzo
dell'architetto ma nasce dall'esigenza di ridurre al
minimo gli interventi di manutenzione, e i relativi
costi, recependo le nuove normative riguardanti la
bio-edilizia.
In sostanza, le casette di cinquanta mq destinate ai rom
e costruite con i costi standard dell'edilizia popolare
(circa 1.100.000 al mq) sembrano scandalizzare gli autori
del documento perche', se realizzate, sarebbero troppo
belle per gli zingari.) Il documento di questo gruppo di
consiglieri DS si concludeva con un'affermazione
lapidaria:
''e' ingiusto e immorale dare a pochi tanto e niente ai
molti''.
Mentre in circoscrizione accadeva questo, la delibera
concernente la variante urbanistica veniva bloccata in
giunta comunale, contrariamente agli impegni assunti in
Conferenza dei servizi e confermati dall'Assessore
Cecchini ai rom e al Coordinamento Cittadino.
Il ripiego del campo
attrezzato
Accantonato il
progetto di costruzione del villaggio sperimentale, (nel
frattempo Storace e la destra si insediano in Regione),
la giunta capitolina propone, ai rom e alle forze della
maggioranza interessate a risolvere il problema abitativo
dei rom di via dei gordiani, l'ipotesi della costruzione
in tempi rapidissimi di un campo attrezzato con moduli
abitativi, ciascuno dotato dei servizi igienici e
dell'acqua corrente.
In una serie di riunioni tra il maggio e giugno 2000, gli
assessori Cecchini, Piva e Montino, i primi due fanno
visita al campo più di una volta, mettono a punto il
progetto: affitto dell'area dallo Iacp, stanziamento dei
fondi in giunta, reperimento dei moduli abitativi,
... Previsione di inizio lavori: immediata, tempi
di realizzazione: tre-quattro mesi, prima comunque
dell'inverno.
I lavori
effettivamente cominciano il 2 agosto e vengono
interrotti pochi giorni dopo per l'opposizione della
Sovrintendenza ai Beni Archeologici, non consultata
preventivamente ed ignara del progetto in atto (l'area in
questione è sottoposta a vincolo ambientale e di PRG).
Il Coordinamento cittadino per via dei gordiani riprende
la battaglia politica per i diritti dei rom di via dei
gordiani. Viene sottoscritto un appello
internazionale a loro favore, che vede, tra le tantissime
altre, anche le firme di tre premi nobel (Dario Fo, Jsè
Saramago e Adolfo Perez Esquivel, ma anche Moni Ovadia,
Goran Bregovic, Rossana Rossanda, Rita Borsellino, Marco
Revelli, Enrico Ghezzi, Raniero La Valle, ...).
Viene organizzata una folto e vivace sit-in di protesta
in Campidoglio, vengono tempestati di telefonate gli
Uffici competenti. Il Coordinamento riesce a
svolgere anche un ruolo di mediazione tra Uffici che non
si parlano (sic).
La
risposta del Comune alla nuova situazione è la
convocazione di una nuova Conferenza dei Servizi che deve
rimettere intorno allo stesso tavolo le Sovrintendenze
interessate (Beni Archeologici e Beni Architettonici), il
Comune di Roma (XII Dipartimento), l'Ufficio Speciale
Immigrazioni, la Regione Lazio. La convocazione,
effettuata dall'Ufficio della dott.ssa Montenero (XII
dip.) viene fissata per il giorno 30 gennaio 2001.
Due
insidie turbano i lavori della Conferenza: non esiste
più un potere politico in Campidoglio (Rutelli
dimissionario ha lasciato venti giorni prima la guida del
Comune al Commissario prefettizio); e il parere, secondo
il XII dipartimento vincolante, della Regione
all'attuazione del progetto.
Nella riunione del 30 gennaio, come temuto, la Regione
Lazio non interviene ma invia a firma del capo struttura
Rinversi un parere negativo sulla costruzione del campo
attrezzato, motivandolo con "ragioni
tecnico-urbanistiche". Due giorni dopo, il 1°
febbraio, la giunta regionale emana un provvedimento di
indirizzo con il quale cancella il finanziamento relativo
alla costruzione del villaggio sperimentale. Un
atto simbolico che non ha conseguenze pratiche immediate
sul campo attrezzato, ma che indica l'ostilità della
nuova giunta regionale nei riguardi della comunità rom
di via dei gordiani. Tale ostilità si riscontra
nelle successive dichiarazioni dell'assessore alla casa
Dionisi ("I rom di via dei Gordiani se ne devono
andare" .. "Costruiremo al loro posto dei
centri di accoglienza per handicappati") e
soprattutto nell'iniziativa politica di Alleanza
Nazionale (4 febbraio) nel quartiere di Casilino 23: un
brindisi per festeggiare la decisione della Regione e la
cacciata dei Rom.
Sulla
base di un nuovo progetto, concordato in primo luogo con
la Sovrintendenza ai Beni Archeologici (dott.ssa
Buccellato), gli altri attori della Conferenza si
dichiarano favorevoli all'attuazione del progetto.
Ma perchè si arrivi alla stesura definitiva del progetto
ed alla successiva emanazione dei pareri favorevoli
passano atri due mesi.
I lavori, nel frattempo, non riprendono, nonostante ciò
venga espressamente concordato in sede di Conferenza dei
servizi, almeno per tutta quella parte concernente le
infrastrutture: luce, acqua, fogne, ...
L'ostacolo
principale resta comunque quello della Regione Lazio.
Si moltiplicano le pressioni su quell'ente perchè
conceda il parere favorevole.
Il Coordinamento cittadino organizza per il giorno di
carnevale uno spettacolo nella piazza di Casilino 23 che
vede la partecipazione l'intervento, a sostegno della
causa dei rom di via dei gordiani, di Moni Ovadia,
Erri De Luca, Sandro Portelli, Pedrag Matvejevic.
La Scuola Elementare di Via Ferraironi si schiera dalla
parte dei rom, organizzando assemblee con gli insegnanti
ed i genitori, facendo votare un o.d.g. in tale direzione
al Consiglio di Circolo e trascindando sulle sue
posizioni l'intera rete scolastica del XIV e XV
distretto.
Scende in campo anche la parrocchia S.Maria della
Misericordia, che si trova adiacente all'attuale campo.
Viene concordata una lettera aperta, a firma delle
consigliere regionali Tarsia (CCd-Cdu) e Rodano (Ds),
all'assessore Dionisi.
Il
24 aprile il capo struttura Rinversi emana, per la
Regione il parere favorevole alla costruzione del campo
attrezzato.
Sembrerebbe fatta, ma ancora una volta non è così.
Il XII Dipartimento del Comune di Roma chiede ancora,
prima di muoversi, ulteriori garanzie. Sostenendo di
volta in volta l'esistenza di problemi tecnici di
sconosciuta natura, ritarda il suo intervento in attesa
dell'esito delle elezioni amministrtive.
Il
Coordinamento cittadino incontra nella campagna
elettorale il candidato sindaco Veltroni, informandolo
sui fatti e ricevendo rassicurazioni al riguardo.
Il 13 maggio il municipio di Roma VI viene conquistato
ancora una volta dal centro-sinistra, mentre al primo
turno Veltroni è in netto vantaggio sul candidato della
destra.
Su
pressione del coordinamento, gli uffici del XII
dipartimento, riprendono l'iter burocratico.
Il 21 maggio viene firmato il nuovo verbale di consegna
dei lavori alla ditta appaltatrice.
Giovedì 24 maggio riprendono i lavori al campo: viene
ricostruita la recinzione, vengono effettuati i primi
scavi, vengono avviati nuovi sondaggi archeologici.
Domenica 27 maggio Veltroni diventa Sindaco di Roma.
Il
6 giugno nuovo stop ai lavori.
Il ritrovamento di un canale di scolo delle acque piovane
è motivo per la Sovrintendenza ai Ben Archeologici per
chiedere, senza invocare il blocco dei lavori,
un'estensione dell'area di scavo, il che comporterà
un'aggiunta di circa 300 milioni al preventivo di spesa
dell'intero progetto.
Il XII Dipartimento non intende proseguire i lavori, come
potrebbe, fino a che non abbia la certezza sulla totale
copertura finanziaria dell'intera operazione.
Il
23 luglio, l'Assessore Milano invia una nota al XII Dipartimento e
all'Assessorato ai Lavori Pubblici, nei quali informa
l'avvenuto reperimento della somma in questione
(inserimento nell'assestamento di bilancio) chiedendo la
riattivazione immediata del cantiere, per consentire di
completare i lavori prima del prossimo inverno.
Il
cantiere è ancora chiuso.
1° agosto 2001
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