Piazza
Fontana, indagato
un generale dell'Arma
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ROMA
- Arma dei Carabinieri nella bufera. Dopo
l'accusa di concussione per il generale
Delfino nella vicenda del sequestro
Soffiantini, arriva ora un'altra grave
notizia: il comandante generale
dell'Arma, generale Sergio Siracusa, è
indagato dalla procura di Venezia. Le
ipotesi sono quelle di abuso d'ufficio e
favoreggiamento
nell'ambito dell'inchiesta che il pm
Felice Casson sta
conducendo sulle presunte irregolarità
da parte di agenti del Sismi, di cui
Siracusa è stato direttore, nelle
indagini sulla strage di Piazza Fontana.
La bufera, che oggi ha raggiunto gli
altri vertici del'Arma, nei giorni e
nelle settimane scorsi ha avuto una serie
di passaggi politico-istituzionali di
forte impatto: dalle rivelazioni del
pentito Angelo Siino sul colonello
Giancarlo Meli nel processo Andreotti,
dalle dichiarazioni di Andreatta
("un generale dei carabinieri non
può diventare comandante
dell'Arma"), fino alle polemiche di
questi ultimi giorni sullo scioglimento
dei Ros.
Sergio Siracusa, ex direttore del Sismi,
il servizio segreto militare, è indagato
nelle inchieste su Piazza Fontana
condotte a Milano dal giudice Guido
Salvini e a Venezia dal giudice Felice
Casson, che indaga sulle trame nere
venete. Questa mattina il generale
Siracusa è stato interrogato per
mezz'ora dal pm veneziano. Casson aveva
già ascoltato Siracusa nel passato in
qualità di testimone, sempre come ex
direttore del Sismi, ma aveva ricevuto
l'opposizione del segreto istruttorio.
Il generale Siracusa si era rifiutato di
rispondere su precisa disposizione del
giudice istruttore Salvini, titolare
dell'inchiesta sulla organizzazione di
estrema destra "Fenice". In
questa inchiesta Salvini aveva raccolto
le testimonianze di due pentiti, Carlo
Digilio e Martino Siciliano, indagando
dopo l'esposto presentato dal medico
veneziano ed esponente di "ordine
Nuovo" Carlo Maria Maggi, uno dei
principali indagati assieme a Delfo Zorzi
per la strage di Piazza Fontana.
Nell'esposto Maggi aveva denunciato
presunte pressioni illecite da parte di
un capitano dei Carabinieri il quale
avrebbe sostenuto con lui di indagare su
mandato del giudice Salvini e avrebbe
offerto al medico veneziano denaro e
protezione se avesse confessato
l'attentato alla Banca Nazionale
dell'Agricoltura del 12 dicembre 1969.
Il giudice Casson avrebbe accertato che
Martino Siciliano, pentito e collaborante
come Digilio, aveva già ricevuto una
somma di denaro messa a disposizione dal
Sismi tramite l'Arma dei Carabinieri.
Proprio questo è il punto su cui il
generale Siracusa sarebbe stato sentito
la prima volta da Casson, e su cui ha
opposto il segreto. Ciò che il pm
veneziano vorrebbe sapere da Siracusa è
in che modo e da chi quel pagamento venne
autorizzato.
Il generale Siracusa, 61 anni, è dal 22
febbraio dello scorso anno comandante
dell'Arma dei Carabinieri, un incarico
che gli è stato affidato dal governo
dopo aver diretto il Sismi dal 18 luglio
1994 al 3 novembre 1996. Tra i numerosi
incarichi ricoperti nel corso della sua
carriera, il generale Siracusa è stato
addetto militare presso l'Ambasciata
d'Italia a Washington, comandante della
III Brigata Missili Aquileia, sottocapo
di Stato Maggiore operativo al Comando
Nato-Ftase e ispettore dell'Aviazione
dell'Esercito. |
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L'inchiesta
del pm veneziano Felice Casson
vuole far luce su 30 casi di
malattia e morte
Inquinamento da
elettrosmog
indagati tre dirigenti Enel
No comment
dai vertici della società
"Ci esprimeremo nelle sedi
competenti"
VENEZIA
- Omicidio colposo, lesioni,
disastro e rifiuto di atti di
ufficio. Con queste imputazioni
sono stati spediti tre avvisi di
garanzia ad altrettanti dirigenti
dell'Enel, Salvatore Machì,
responsabile nazionale della rete
di trasmissione e delle
bonifiche, Edoardo Gambardella,
direttore della distribuzione, e
Domenico Cappellieri, capo
esercizio e manutenzione per il
Veneto. Gli avvisi sono partiti
dall'ufficio del giudice
veneziano Felice Casson che sta
indagando su una trentina di
presunti casi di morte e malattia
dovuti a inquinamento
elettromagnetico, quello
provocato dalle onde rilasciate
da elettrodotti o antenne
trasmittenti.
I provvedimenti sono stati
notificati per la richiesta,
avanzata dal pm al gip, di
effettuare con incidente
probatorio una perizia
medico-legale, epidemiologica,
biologica, radiologica,
tossicologica e ingegneristica.
L'inchiesta di Casson è partita
dopo un esposto dei genitori dei
bambini di una scuola di Mirano,
in provincia di Venezia. Accanto
all'edificio sorgeva un
elettrodo, che secondo i genitori
poteva essere nocivo alla salute.
Dopo questa prima denuncia altri
comuni veneti hanno presentato
esposti. E la stessa procura di
Venezia aveva lanciato
ufficialmente un invito alla
popolazione per segnalare
eventuali casi di leucemia,
tumori dell'encefalo e
ipersensibilità collegabili con
la vicinanza dell'abitazione a
sorgenti di campi
elettromagnetici, come
elettrodotti o antenne
trasmittenti.
Nel frattempo il pubblico
ministero ha raccolto oltre 6000
cartelle cliniche, con la
collaborazione del corpo
forestale, dell'Agenzia regionale
per l'ambiente e il registro
tumori del Veneto. Per ora la
perizia richiesta al Gip riguarda
una trentina di persone (di cui
sette sono decedute), tutte
colpite perlopiù da leucemie
infantili o comunque da tumori
che colpiscono il sistema
linfatico. Già lo scorso
settembre Casson aveva avanzato
una richiesta di informazioni
all'Enel come alle società di
telefonia cellulare e alle
emittenti televisive sulle
possibili conseguenze sulla
salute dei campi elettromagnetici
emessi da elettrodotti o antenne.
Nessuna dichiarazione dall'Enel
sull'iniziativa del giudice
Casson. "Ci esprimeremo
nelle sedi competenti", è
stato l'unico commento ufficiale.
La società si trincera dietro il
rispetto dell'unica legge in
vigore in Italia e in Germania,
un decreto del 1992 che fissa il
limite massimo a 100 microtesla.
Ma da gennaio la Regione Veneto
ha approvato una legge più
restrittiva, che ha abbassato il
limite a 0,2 microtesla, una
soglia che tuttavia sarebbe
valida solo per i nuovi tracciati
ad alta tensione e non per quelli
già esistenti, come nel caso di
Mirano.
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