Arafat
e i Talebani condannano gli attacchi 11 settembre 2001 DAMASCO - Portavoci di Hamas e del Fronte democratico per la liberazione della Palestina hanno smentito che il loro gruppo sia responsabile degli attacchi terroristici odierni contri gli Stati Uniti come riferito in precedenza da una Tv degli Emirati Arabi. Altri due gruppi radicali islamici palestinesi hanno ugualmente smentito il loro coinvolgimento: «Non abbiamo assolutamente nulla a che vedere» con quanto successo, ha affermato il capo del Fronte democratico per la liberazione della Palestina (Fdlp), Kari Abdel Karim. «L'Fdlp respinge tutte le operazioni fuori dai territori palestinesi, soprattutto quelle dirette contro i civili», ha detto ancora Karim, smentendo con forza le notizie circolate in un primo momento, secondo le quali l'Fdlp sarebbe stato coinvolto negli attacchi negli Stati Uniti. Da Beirut, gli Hezbollah hanno preferito non commentare: «Non abbiamo nulla da dire al riguardo», ha detto un portavoce. Dal canto suo, la Jihad islamica ha affermato che gli attentati «sono il risultato diretto della politica degli Stati Uniti in Medio. Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat, nel condannare gli attentati di oggi contro il World Trade Center di New York e il Pentagono, ha detto che questi attacchi sono stati «un terribile atto», «una grave operazione». «Porgo le mie condoglianze, le condoglianze del popolo palestinese, al presidente americano George W. Bush, al suo governo ed al popolo americano per questo terribile atto», ha affermato il leader palestinese parlando con i giornalisti a Gaza. «Condanniamo totalmente questa grave operazione (...), siamo sconvolti, è incredibile, incredibile, incredibile», ha aggiunto Arafat. Arafat non ha voluto fare alcun riferimento sugli autori degli attentati e sembra per ora orientato a confermare la sua prima visita ufficiale in Siria negli ultimi cinque anni, prevista per domani. La visita si inserisce nel quadro dei colloqui che Arafat conduce da settimane con diversi leader, arabi e non, sulla rivolta nei Territori, ma, secondo i commentatori, indica soprattutto che il leader palestinese ha fatto veramente pace con la Siria dopo quasi venti anni di relazioni contrastate. I rapporti tra i palestinesi e la Siria ebbero una brusca rottura nel 1993, dopo la firma degli accordi di Oslo sull'autonomia palestinese tra Arafat e Israele. Decine di palestinesi sono scesi in strada questo pomeriggio a Ramallah (Cisgiordania) e a Gerusalemme est (occupata da Israele nel 1967) per inneggiare agli attacchi terroristici di oggi negli Stati Uniti. Lo hanno riferito testimoni. I testimoni hanno aggiunto che i palestinesi scesi in strada hanno scandito slogan contro gli Usa e cantato canzoni di giubilo per gli attacchi terroristici, che sono stati invece condannati dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Yasser Arafat. Al giubilo per gli attacchi terroristici negli Usa, hanno ancora riferito i testimoni, si accompagnerebbe però tra i palestinesi il diffuso timore per un imminente e massiccio attacco dell'esercito israeliano in Cisgiordania, che molti si attendono entro stanotte. Tra condanna e giubilo: il mondo arabo è diviso A poche ore dai devastanti attacchi terroristici di oggi contro gli Usa, tra i Paesi arabi solo Giordania Libano e Egitto li hanno finora apertamente condannati, come ha fatto pure il leader dell'Olp Yasser Arafat, ma alcune frange più estremiste - come numerosi palestinesi nei campi profughi in Libano e nei Territori - non hanno nascosto la propria soddisfazione per l'accaduto. «Categorica» la condanna del governo di Amman. «Siamo assolutamente scioccati. È una tragedia inaudita», ha detto il ministro degli esteri giordano Abdul Ilah Khatib. Re Abdallah II di Giordania ha iniziato ieri una visita negli Usa e si trova attualmente a Houston, in Texas. Il presidente Hosni Mubarak ha detto che il terrorismo è pericoloso e lo ha condannato «in qualsiasi circostanza». ha anche convocato d'urgenza per questa sera i suoi più stretti collaboratori - tra cui vari ministri - per discutere dei fatti avvenuti negli Usa. «Queste tragiche azioni sono in contrasto con ogni valore umano e religioso», ha detto da parte sua il premier libanese Rafic Hariri che è stato fra i primi ad esprimere le proprie condoglianze al presidente Usa George W. Bush. Aperta condanna degli attacchi contro gli Usa è stata espressa anche da Arafat il quale, parlando con giornalisti a Gaza, ha detto: «Porgo le mie condoglianze e quelle del popolo palestinese al presidente americano Bush, al suo governo e al popolo americano per questo terribile atto». «Condanniamo totalmente questa grave operazione... Siamo completamente sconvolti. È incredibile, incredibile, incredibile», ha concluso il leader palestinese. Di segno opposto i commenti venuti da Nafez Azzam, uno dei dirigenti dell'agguerrito gruppo radicale palestinese della 'Jihad' (guerra santa) islamica, che in questi ultimi mesi ha rivendicato numerosi gravi attentati in Israele. Secondo Azzam gli odierni attacchi a New York e Washington sono «la conseguenza della politica americana in Medio Oriente, la regione più calda del mondo». Azzam, che ha parlato ai giornalisti a Gaza, ha condannato il «sostegno incondizionato» degli Usa allo Stato ebraico ma, ha aggiunto, «noi siamo contrari alla morte di innocenti». Contrario a colpire i civili si è detto pure un portavoce del radicale Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (Fdlp, di Nayef Hawatmeh, con sede a Damasco) negando ogni responsabilità del suo gruppo negli attacchi anti- americani. La secca smentita è venuta in seguito ad una notizia diffusa dalla Tv degli Emirati Arabi poco dopo il duplice attacco a New York secondo cui un anonimo interlocutore, in una telefonata all'emittente, ne aveva rivendicato al 'Fdlp' la responsabilità. «La nostra attività - ha concluso il portavoce - è limitata all'interno dei Territori palestinesi e non all'estero e non è rivolta contro civili». Finora anche il gruppo islamico libanese Hezbollah non ha fatto commenti mentre centinaia di palestinesi sono scesi nelle strade dei campi profughi del Libano per festeggiare, con spari di armi da fuoco e canti, gli odierni attacchi terroristici contro gli Usa. I 'festeggiamentì si sono svolti nel campo di Ein el- Elweh, il più grande del Libano con oltre 70.000 residenti che si trova alla periferia di Sidone, a Sud di Beirut, e nei campi di Sabra e Chatila, alla periferia Sud della capitale. Nel vicino campo di Bourj al-Barajneh alcuni giovani hanno anche fatto esplodere fuochi d'artificio in segno di giubilo. |
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