Governo da
paura
VALENTINO
PARLATO Il
governo Berlusconi è in difficoltà, ha paura, e
pertanto è maggiormente pericoloso. E' in difficoltà
per le sue responsabilità nella morte di Marco Biagi. Il
ministro Maroni ha ripetuto e ripetuto l'accusa di
omissione di difesa, poi se ieri sera si è prontamente
ricreduto dichiarando la sua totale solidarietà a
Scajola fino a poco fa suo principale accusato. La
questione della responsabilità del governo e delle forze
di polizia e di intelligence è evidente a tutti e non ce
la si può cavare (come adombra Scajola) facendo saltare
la testa di un qualche prefetto. L'assassinio di Biagi,
che secondo la più cinica tradizione italiana poteva
essere un'opportunità per il governo, adesso rischia di
diventare un boomerang: la famiglia rifiuta i funerali di
stato e questo rifiuto pesa anche sui sondaggi tanto cari
al cavaliere.
L'attuale governo è sotto il peso delle sue
responsabilità (non avere garantito la difesa di Biagi)
e ha paura della manifestazione di domani. Se milioni di
persone, lavoratori dipendenti e non solo, vengono a Roma
per ribadire la loro opposizione al licenziamento ad
libitum (così si diceva negli anni
`50) e riaffermare la loro inimicizia al terrorismo,
testimoniata con il sangue e non con le chiacchiere di
Maroni e Scajola, non è cosa di poco conto.
A questo punto, e qui c'è il pericolo di una forzatura
della maggioranza parlamentare, accade che Maroni corra
in soccorso di Scajola e tutta la banda di Forza Italia e
dintorni si lanci nella temeraria e pericolosa accusa
contro il sindacato, complice di assassinio. Vale
ricordare che tra i sindacati che avevano aderito allo
sciopero contro la forzatura autoritaria di governo e
Confindustria sull'articolo 18 c'era (forse c'è ancora)
il sindacato collegato al partito di Alleanza nazionale?
La via di uscita dalla difficoltà sembra quella di
demonizzare i lavoratori e i loro sindacati, quasi che la
direzione di Forza Italia sia stata assunta da Vittorio
Feltri.
Questo attacco al sindacato, a tutti i sindacati, appare
però intempestiva: quando domani a Roma, in piazza, in
tante piazze, si vedranno le facce di milioni di persone
che difendono i loro sacrosanti diritti, chi avrà il
coraggio di accusarli di complicità in assassinio?
Talvolta, e spero questa volta sia così, la realtà è
più forte delle manovre degli stati maggiori.
Ma attenti. La situazione le difficoltà e le paure
dell'attuale governo possono essere cattive consigliere e
quelli che temono di poter perdere il posto per non aver
difeso Marco Biagi, potrebbero tentare di salvare il loro
ruolo costruendo qualche incidente o qualcosa di peggio.
L'aria è brutta e, come si diceva una volta, ci vuole
"vigilanza democratica".
Magari con un pizzico di fiducia.
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