Il segretario
confederale Cgil sulla manifestazione:
"Berlusconi parla di odio? E' una storia
vecchia"
Casadio:
"Contro il terrorismo
per i diritti dei lavoratori"
QUELLA che si preannuncia come
"la più grande manifestazione della storia della
Repubblica", si trova a fare i conti con la
drammaticità degli eventi. L'assassinio del professore
bolognese Marco Biagi piomba all'improvviso sulla
manifestazione organizzata dalla Cgil contro la riforma
del lavoro avanzata dal governo: modifica dell'articolo
18 in testa. E così, quella di sabato diventerà
"una giornata di lotta contro il terrorismo, per la
difesa della democrazia e per l'affermazione dei
diritti", dice Giuseppe Casadio, segretario
confederale della Cgil.
Avete mai pensato di annullare la manifestazione?
"Mai. Anzi abbiamo proposto a Cisl e Uil di dare
vita ad una iniziativa unitaria rimodulando simboli e
parole d'ordine. Ma, dal momento che la proposta non è
stata accettata, abbiamo deciso di andare avanti da soli.
Domani dunque saremo in piazza contro il terrorismo e per
la tutela dei diritti".
Vi siete sentiti chiamati in causa da chi parla di un
clima d'odio?
"E' chiaro che quelle parole sono contro di noi,
è storia vecchia a cui siamo abituati. Sappiamo invece
anche che uno dei modi per batter il terrorismo è che
ciascuno continui a fare la propria parte, sapendo che le
ragioni del dissenso con l'esecutivo ci sono e restano
anche adesso".
Un milione in piazza nel '94 e dopo poco il governo
cadde. Un milione in piazza oggi e dopo che accadrà?
"Rispetto ad allora ci sono grandi differenze. A
partire dal contesto politico: oggi il governo è più
forte di allora, può contare su una solida maggioranza
parlamentare, su una coesione maggiore. Nessuno di noi
vive questa manifestazione come la 'spallata' che farà
cadere il governo. Quello a cui puntiamo è il rendere
evidente a tutti la strategia che tende a trasformare i
rapporti di lavoro in forma sempre più individuale. E
quindi ad indebolirli".
Siete sicuri di rappresentare il sentire comune? Non
avete il sospetto che a fronte del milione di persone in
piazza ci sia una maggioranza silenziosa che non è
d'accordo con voi?
"Io avverto un consenso che va oltre le nostre
aree di riferimento. Secondo i sondaggi ci sono fette
consistenti di elettori della destra che, in questa
battaglia, sono con noi. In giro sentiamo grande
serenità e determinazione. Insomma il grosso
dell'opinione pubblica ha capito che cosa c'è in
gioco".
Avete mai avuto l'idea che il governo avrebbe potuto fare
retromarcia sull'articolo 18?
"Per la Cgil è stato chiaro fin dall'inizio che
questo governo è costruito su un collateralismo totale
con la Confindustria. Non so se le perplessità di alcuni
settori del governo hanno mai realmente avuto il peso di
poter mettere in discussione le intenzioni
dell'esecutivo, quello di cui sono convinto è che la
strada che abbiamo preso era obbligata".
Il ministro Maroni dice: "Torneremo a parlare con
le parti sociali di temi più seri dell'articolo 18 come
la disoccupazione e dei problemi di chi non ha i soldi
per comprare la pagnotta". Che risponde?
"Quelle di Maroni sono banalità. Quando il
governo ci prospettò le loro linee guida, fummo noi a
dire che le priorità erano altre. Sentire Maroni che
dice queste cose ora è pura e semplice demagogia".
(21 marzo 2002)
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L'ex ministro ed
esponente della Margherita:
"I partiti devono stare al fianco dei
movimenti"
Rosy Bindi:
"Andremo in piazza
anche per battere i terroristi"
GIROTONDI, Palavobis e sabato la
manifestazione della Cgil. Rosy Bindi, fin dalle sue
prime apparizioni, ha guardato con interesse alla nascita
della "nuova opposizione". In piazza c'è
andata spesso e volentieri. E sabato ci sarà ancora,
certamente con la tristezza legata all'assassinio di
Marco Biagi, ma con la convizione che non esserci sarebbe
un errore. "Cambiare idea sarebbe stato fare un
regalo ai terroristi e a chi, strumentalmente, sostiene
che sono coloro che manifestano e che scendono in piazza
per difendere i propri diritti ad alimentare il clima di
odio", dice l'ex ministro toscano.
Crede in questa nuova opposizione spontanea che vive
nelle piazze e nelle strade, Rosy Bindi. La considera
fenomeno che avrà vita lunga e con il quale i partiti
devono dialogare. Anche perché, ragiona, "mi sembra
evidente che o il governo impara a governare, ascoltando
e non demonizzando, o l'esecutivo avrà vita
difficile".
Che si aspetta dalla manifestazione di domani?
"Una forte risposta contro il terrorismo e una
difesa dell'articolo 18. Vede, questo movimento è nato e
cresce in un clima sereno, le manifestazioni si fanno il
sabato pomeriggio e la domenica, ci sono mamme con i
bambini. Testimonia insomma di una voglia di
partecipazione di una maggioranza del Paese che vuole
riappropriarsi del diritto di fare politica. Altro che
clima d'odio".
Eppure, in queste ore c'è chi come il premier Silvio
Berlusconi e il presidente di Confindustria Antonio
D'Amato continua a parlare di un clima d'odio che
genererebbe una spirale di violenza.
"Che dire? Che Berlusconi riesce sempre a
stupirmi negativamente. Nel dibattito alla Camera ho
sentito molti richiami all'unità contro il terrorismo.
Li condivido. Se da questo clima nascesse un maggiore
impegno a cercare il dialogo incrociando i programmi,
sarebbe una risposta degna di una democrazia matura.
Quello che invece non si deve fare è strumentalizzare un
atto come l'assassinio di Biagi per diminuire la normale
dialettica democratica. Hanno ragione Enzo Bianco e
Fausto Bertinotti quando dicono al governo: dopo quello
che è successo noi non vi chiediamo di rivedere
l'articolo 18 ma voi non chiedeteci di fermare il nostro
dissenso".
Lei in piazza ci va, ma non le sembra che da parte di
alcuni colleghi del centrosinistra ci sia un entusiasmo
maggiore nei confronti di questo neonato movimentismo?
"E' vero. Basta vedere le due manifestazioni,
quello organizzata da MicroMega con Moretti e quella
organizzata dalla fondazione di Massimo D'Alema, per
capire che serve un maggiore dialogo e più unità. I
partiti non possono dettare la linea a chi non fa
politica, semmai siamo noi che dobbiamo rivedere la
nostra. Insomma i partiti non possono ignorare questo
movimento spontaneo che definirei un'occasione
formidabile con cui confrontarsi. Anche perché con un
governo con una maggioranza parlamentare così ampia, non
basta fare opposizione in Parlamento, serve un
collegamento con l'azione dei sindacati e con il resto
del movimento".
Lei sa che Moretti ha avuto pubbliche parole di elogio
per lei?
"Ho letto, lo ringrazio molto e lo interpreto
come un segnale che questo movimento non è antipartitico
ma è alla ricerca di interlocutori politici". (m.
t.)
(21 marzo 2002)
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I Social forum però
non parleranno dal palco
"La Cgil sbaglia, ma ora non è tempo di
divisioni"
Agnoletto:
"I No global
al fianco dei lavoratori"
"Il
terrorismo è l'antitesi dei movimenti"
ROMA - I Social forum saranno
parte della grande manifestazione di sabato. Il movimento
No global ha dapprima spinto per lo sciopero generale e
poi, quando la Cgil ha ingaggiato lo scontro, ha aderito
con entusiasmo sia al corteo che allo sciopero. Ma la
morte di Marco Biagi ha cambiato il quadro. Ne abbiamo
parlato con Vittorio Agnoletto.
Agnoletto, alla luce dell'omicidio di Bologna con che
spirito sarete in piazza sabato?
"Saremo in piazza per la democrazia, per la
difesa dei diritti, contro il terrorismo e contro
chiunque abbia armato la mano omicida".
Ma il ministro Maroni ha chiesto che vi venga impedito
di partecipare alla manifestazione lasciando intendere
che ci sia una qualche collusione fra voi e chi ha
ucciso.
"Il terrorismo è l'antitesi dei movimenti
sociali, parla il linguaggio della morte e della paura,
mentre i movimenti parlano il linguaggio della vita e
della speranza. Il terrorismo è contro il movimento
perché diffonde paura, perché spinge la gente a
rinchiudersi in casa, a rinunciare alle lotte per i
propri diritti. Ed è questo il medesimo obiettivo
dell'attacco condotto dal ministro Maroni al movimento
contro questa globalizzazione: usare strumentalmente le
azioni omicide del terrorismo per cercare di attaccare,
criminalizzare e cancellare i movimenti sociali. Nessun
governo, nessun ministro, finché in Italia sarà in
vigore la Costituzione repubblicana potrà impedire a
chiunque il diritto di manifestare. Invece ci sono
domande senza risposta. Com'è possibile che, con le
tante informazioni raccolte negli ultimi mesi, i servizi
segreti non siano stati in grado di bloccare gli
assassini? Sia che da parte dei servizi segreti si tratti
di inefficienza o di colpevole inerzia, i ministri
competenti dovrebbero, per dignità etica ancor prima che
per ragione politica, dimettersi immediatamente".
Il 23 comunque per la prima volta sarete in una piazza
non vostra, sarete con molti altri soggetti.
"Noi saremo in piazza con la consapevolezza del
significato politico e sindacale della manifestazione. Se
oggi si muovono diversi pezzi di società civile è un
risultato positivo reso possibile dal fatto che noi per
sette mesi, da Genova in poi, abbiamo retto da soli
l'opposizione al governo Berlusconi. Non dico che è
tutto merito nostro ma in qualche modo c'è anche l'onda
lunga della resistenza partita da Genova".
Che parole d'ordine porterete nelle strade di Roma?
"Certamente la difesa dell'articolo 18 ma anche
la richiesta di estensione alle piccole imprese dello
statuto dei lavoratori; la necessità di costruire un
legame fra precari, lavoratori in nero, atipici (che sono
larga parte del nostro movimento) e dipendenti ma anche
il rifiuto della concertazione che ha privato i
lavoratori di un ruolo di protagonismo sociale e la
richiesta di un cambio di rotta della Cgil a questo
proposito. Inoltre andiamo alla manifestazione per
ribadire il no alla guerra, al terrorismo e alle
politiche neoliberiste".
Non solo tematiche strettamente sindacali dunque.
"Ci troviamo di fronte a movimento molteplice
che non è solo sindacale e noi vogliamo interloquire con
chiunque portando i nostri contenuti. Le spiego. Venerdì
ho fatto un'assemblea con i professori di Firenze. Noi
condividiamo le richieste di una magistratura
indipendente, di una giustizia uguale per tutti, di
un'informazione pluralista. Detto questo, per noi dire
che la legge è uguale per tutti significa non accettare
le leggi proibizionistiche sulla droga o i centri di
detenzione per gli immigrati che vengono 'incarcerati'
senza che abbiano commesso reati. Legge uguale per tutti
significa dire no alla guerra. Il pluralismo
dell'informazione significa dare spazio alle radio di
base o alla stampa locale. Insomma rapporti con tutti ma
con i nostri contenuti sociali. Però se qualunque pezzo
di movimento pensa di poter rappresentare tutti
sbaglia".
Materialmente come parteciperete alla manifestazione?
"L'appuntamento è in piazza Esedra con uno
striscione che dirà 'No all'abolizione dell'articolo 18,
no alla guerra e alle politiche neoliberiste. Un altro
mondo è possibile'. Lì ci sarà il nostro spezzone
anche se è possibile che molti Social forum si
troveranno in altre parti della manifestazione".
Superata l'amarezza per il no di Cofferati ad un
vostro intervento dal palco?
"Non si tratta di amarezza, do un giudizio
politico: quEllo è stato un errore. L'importanza della
giornata del 23 marzo travalica quella di ogni singolo
attore e rifiutare l'intervento del Movimento dei
movimenti le battaglie sindacali hanno solo da guadagnare
confrontandosi con i contenuti di altri. Certo ci pone
delle domande rispetto alle aperture che ci erano
arrivate dal congresso della Cgil. Ma di questo
discuteremo in altre occasioni, oggi è importante la
giornata del 23 dove, pur nelle diversità, le voci dei
movimenti devono entrare in sintonia con il
sindacato". (a. d. n.)
(21 marzo 2002)
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Gli autoconvocati avranno un loro
striscione nel corteo
"Siamo cittadini che vogliono difendere valori e
principi"
Marina Astrologo
dei girotondi
"I diritti vanno estesi"
"SAREMO in piazza certo perché
pensiamo che i diritti vadano estesi e non ridotti".
Marina Astrologo, che di mestiere fa la traduttrice e nel
tempo libero organizza "girotondi" intorno alla
Rai e al palazzo di Giustizia, spiega così perché i
girotondisti andranno sabato alla manifestazione romana
della Cgil. "Siamo cittadini che vogliono difendere
valori e principi che vedono minacciati, l'articolo 18 è
uno di questi", dice Astrologo.
Sabato come parteciperete?
"Daremo vita ad uno spezzone di corteo.
L'appuntamento è sotto l'obelisco della Fao a due passi
dal circo Massimo. Il nostro gruppo sarà guidato da uno
striscione che abbiamo già preparato: "Mille
girotondi per la democrazia". Dietro ci saremo noi e
tutti coloro che non hanno un rapporto diretto con il
sindacato e che possono unirsi a noi per marciare
insieme.
Come vi siete mobilitati?
"Nel solito modo: e-mail, passaparola,
telefonate. Stavolta in più vasta scala visto che si
tratta di una manifestazione nazionale e non di
appuntamenti cittadini".
C'è chi dice che l'articolo 18 è solo un simbolo,
che la sua abolizione non provocherebbe le conseguenze
negative che i sindacati paventano.
"Guardi, l'articolo 18 sarà pure un simbolo ma è
un simbolo molto concreto. Non si tolgono i diritti ai
lavoratori, casomani si estendono ai precari, agli
immigrati, ai ragazzi del Sud".
Berlusconi dice che la sua riforma è la stessa che
voleva fare D'Alema e che come l'ex premir sconta la
reazione dei sindacati.
"Berlusconi dice molto cose che è difficile stargli
dietro. Parla di flessibilità ma usa questa formula per
privare di strumenti di tutela chi vive del proprio
lavoro e che vivrà del proprio lavoro". (m. t.)
(21 marzo 2002)
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