Liberi cittadini marchiati
dinfamia
di
Antonio Tabucchi
Caro
direttore, davvero
allarmante questa nostra Italia dalla quale non
ti puoi allontanare due giorni (per comunicare
semplicemente allEuropa che tutti i mezzi
di comunicazione del tuo paese sono di proprietà
del presidente del Consiglio del tuo paese), che
ritorni e trovi un cadavere steso a terra. Come
Tarantelli, come Bachelet, Tobagi, Casalegno,
Moro, DAntona e come tanti altri: la lista
è lunga. Ti assale la pietà per le vittime a
cui questo paese ti ha chiamato molte volte. È
il solito schifo. Ma con una sensazione di
accelerazione maggiore rispetto al passato,
quando altri (che forse sono gli stessi di
sempre) sparavano alla nuca: questi, ora, sono
più svelti a sparare di quanto te a parlare.
Insomma, non fai in tempo a dire che tutta
linformazione italiana appartiene a
Berlusconi, che hanno già assassinato qualcuno
facendo sapere che il mandante di questo
assassinio sei tu che hai osato dire
allestero che tutta la stampa e le
televisioni italiane appartengono a Berlusconi,
che è anche il primo ministro del governo del
tuo paese. Le elezioni sono regolari, certo. I
regolamenti di conti lo sono meno. È un metodo
che appartiene al cartello di Medellin della
Colombia, a paesi trafficanti di droga. Ma, ti
chiedi, non è forse drogato questo simulacro di
democrazia dove un magnate si è impossessato
delle anime dei cittadini, per il solo fatto che,
come sappiamo, le anime dipendono da ciò che si
chiama informazione? Inquinamento morale
Linquinamento morale che il governo
Berlusconi ha introdotto nella vita italiana
attraverso il monopolio dellinformazione
risiede anche nel quoziente di violenza di cui i
suoi mezzi di informazione si sono fatti tramite
e che è andato via via crescendo. A cominciare
dallapparizione di Berlusconi in
televisione durante il G8 a Genova (dove
purtroppo le sue parole sono state
«legittimate» dalla presenza di Ciampi, come se
un presidente della Repubblica, che rappresenta
lo Stato, per lanciare un messaggio al paese
avesse bisogno di apparire col capo di un
governo), passando via via attraverso parole
gravissime e pesanti come pallottole di suoi
ministri o sottosegretari: lavv. Taormina,
Sgarbi, Umberto Bossi. Ad esempio: la sentenza
del Tribunale di Milano, che ha condannato per la
strage di Piazza Fontana esponenti fascisti
collusi con i servizi segreti, è stata definita
dal sottosegretario Taormina, rappresentante del
governo e contemporaneamente difensore di
mafiosi: «una sentenza scritta con
linchiostro rosso». I cittadini italiani
si sono chiesti: dobbiamo credere a un Tribunale
della Repubblica o a un esponente del governo? Un
dilemma inquietante ed istituzionalmente eversivo
che andava chiarito con urgenza e fermezza dal
garante della Costituzione, cioè il presidente
della Repubblica. Costui, non chiarendolo come
era suo dovere, ha lasciato che tali parole,
rimbombate con forza su tutto il sistema di
informazione appartenente al presidente del
Consiglio, inquinassero le coscienze degli
italiani. In Italia lassassinio politico e
il terrorismo sono una pratica consolidata da
oltre trentanni. Pratica che appartiene a
un disegno di destabilizzazione della democrazia
elaborato da unoscura loggia massonica, la
P2 di Licio Gelli di cui, come è noto,
lon. Berlusconi possedeva una tessera. Con
ciò non si vuol dire che quando si iscrisse
fosse al corrente dei disegni dellazienda
eversiva di cui veniva fatto socio. Ora certo non
può non saperlo. Eventualmente può
ragguagliarsi sugli atti della Commissione
Stragi. Il Parlamento italiano è lunico
Parlamento in Europa che possegga una
«Commissione Stragi». Non è inquietante?
Futuro anteriore Ma la Commissione Stragi, anche
se non riesce a venirne a capo, si occupa del
nostro passato prossimo. Il fatto nuovo
introdotto dallefficienza del sistema di
Berlusconi, basato sui mezzi di comunicazione, si
produce sulla declinazione dei verbi della storia
italiana. Le televisioni e i giornali del
Presidente del Consiglio (i «Media» come dicono
i Media) sono talmente efficienti che oggi
declinano la storia italiana al futuro anteriore.
Lefficienza dellazienda del
presidente del Consiglio è tale che perfino
prima di avere il morto ha già trovato i
mandanti. Le viscide parole con cui Berlusconi ha
dichiarato che i responsabili di questo ennesimo
oscuro omicidio sono (oltre ai sindacati) gli
artisti, gli scrittori e gli intellettuali che
non facendo parte della sua azienda informativa
trovano improponibile in una democrazia che il
capo di un governo possegga anche il monopolio
dellinformazione, sono state più rapide
dellomicidio stesso. Perché
lomicidio era già stato annunciato da un
suo settimanale, "Panorama", con un
anticipo che aveva interpretato come una Sibilla
un documento dei Servizi fatto circolare alla
Camera. La rapidità di far sapere ciò che
succederà, tipica della società mediatica di
cui Berlusconi è un campione, supera oggi di
gran lunga i metodi ormai obsoleti a cui ci
avevano abituati certi ministri che lavoravano
con i servizi segreti nostrani o stranieri per
destabilizzare la democrazia italiana. A quel
tempo solo dopo qualche finta indagine che
salvava almeno le forme, degli innocenti come
Pinelli e Valpreda venivano indicati quali
responsabili di stragi di cui, come abbiamo
saputo con trentanni di ritardo grazie a
una sentenza di un Tribunale della Repubblica, i
veri responsabili erano personaggi di cellule
neofasciste venete in collaborazione con i
servizi segreti dello Stato. Oggi i «mandanti»
sono dunque, in seguito a ciò che il capo del
governo e magnate dellinformazione ha
insinuato, gli scrittori italiani, coloro che
sono conosciuti nel mondo perché portano la
cultura italiana nel mondo. Berlusconi ha
lanciato la sua parola dordine,
immediatamente raccolta dai dipendenti delle sue
aziende giornalistiche, coloro che rispondono
immediatamente alle sollecitazioni dello
stipendio. Paolo Guzzanti scrive sul giornale che
co-dirige parole infami su di me e altri
intellettuali che saranno oggetto dellesame
di un magistrato italiano, almeno finché il
nostro paese continuerà ad avere una
magistratura non ammanettata da Berlusconi. Ma
intanto una cosa è certa: le parole degli
scrittori, dei professori universitari e degli
intellettuali che hanno parlato a Parigi sono
state trasmesse in diretta dalla radio della
Repubblica francese. Quelle parole sono
registrate e ascoltabili dalla magistratura.
Pochi giorni dopo lallegra manifestazione
del Palavobis di Milano, quando scoppiò una
bomba di fronte al ministero degli Interni, il
ministro Bossi dichiarò testualmente che ciò
era «opera dei servizi deviati dalla sinistra».
Non è affatto una frase «colorita», come
Berlusconi definisce di solito il linguaggio di
Bossi. È una frase gravissima e inquietante, che
merita un richiamo e una convocazione presso la
presidenza della Repubblica. In qualsiasi altro
paese europeo, un ministro che avesse detto una
frase del genere sarebbe stato immediatamente
convocato dal capo dello Stato per appurare che
cosa sapeva esattamente costui. Perché Ciampi
non lha convocato? E se lha fatto,
perché non ha rassicurato lanimo degli
italiani rivolgendosi con un messaggio alla
nazione per dire che si trattava davvero della
frase di un citrullo che apre bocca per dire
quello che gli pare?, un personaggio che insidia
lunità della nazione e che Ciampi ha
purtroppo accettato come ministro, assumendosi
una grave responsabilità verso tutti gli
italiani. Altro che Inno di Mameli. Il momento è
grave e, come ti dicevo, in questo paese non
cè nessuna garanzia, perché non abbiamo
nessun garante. Ma cè una differenza
rispetto agli ani di piombo e rispetto agli anni
della strategia della tensione. Oggi noi siamo in
Europa. Per questo esigiamo dal Consiglio
dEuropa che sorvegli la nostra democrazia,
che la garantisca, che la vigili. E che
garantisca anche la libertà di parola, in questo
paese dove parlare è diventato una colpa e dove,
esprimendo la propria opinione di liberi
cittadini, si è marchiati dinfamia. Sabato
prossimo ci sarà a Roma una grande
manifestazione convocata dal sindacato della
Cgil. Ci saremo tutti, noi scrittori e
intellettuali e professori universitari italiani,
come siamo andati a Parigi. Saremo presenti
perché i lavoratori italiani sono una grande
garanzia democratica, una diga contro le acque
limacciose del terrorismo, della mafia, della
finanza sporca.
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