L'arma utilizzata è una calibro 9, come per D'Antona
Si fa strada l'ipotesi di un complice alla stazione


"Siamo le Brigate Rosse
Biagi lo abbiamo ucciso noi"

Telefonata di rivendicazione
alla redazione bolognese del "Resto del Carlino"

BOLOGNA - "Siamo le Brigate Rosse. Rivendichiamo l' attentato al professor Biagi. Seguirà comunicato". E' il contenuto di una telefonata giunta alle 16.28 di oggi al centralino del "Resto del Carlino". A chiamare, a quanto si è appreso, un uomo dalla voce priva di inflessioni dialettali. Per ora nessun commento da parte della Digos sull'attendibilità della chiamata. Si tratta comunque della prima rivendicazione, giunta una ventina di ore dopo l'omicidio dell'economista Marco Biagi.

Le indagini, intanto, proseguono per accertare la dinamica dell'attentato. Biagi potrebbe essere stato colpito da più di due sicari, un commando all'interno del quale i componenti erano in parte in moto e in parte a piedi. Per una operazione del genere, ad ogni modo, è facile prevedere che "abbia agito una organizzazione più articolata". Questa l'ipotesi del procuratore aggiunto di Bologna, Luigi Persico, che ha parlato a una folla di cronisti dopo il vertice di oggi con tutti gli inquirenti.

COMMENTO - ci sono dinamiche poco chiare in questo assassinio. NON SI VEDE il perche' queste nuove BRIGATE ROSSE - hanno colpito in questo momento il tecnico consigliere di MARONI - quello che voleva eliminare l'articolo 18 dallo statuto dei lavoratori. CERTO LA RISPOSTA SEMBRA FACILE ma e' troppo evidente. tanto TROPPO EVIDENTE - che fa venire la nausea - anche perche' le CLASSI SOCIALI i lavoratori stavano reagendo - insomma ora tutto sembra IMMOBILE - con un enorme punto interrogativo.

Biagi è stato colpito da almeno tre proiettili mentre stava appoggiando la bicicletta al muro, pochi minuti dopo le otto di ieri sera. Gli attentatori hanno usato una calibro 9, lo stesso tipo d'arma impiegato contro Massimo D'Antona. Lo ha detto oggi il ministro dell'Interno, Claudio Scajola, nei suoi interventi alla Camera e al Senato.

Gli investigatori hanno scoperto una stella a cinque punte sul portone di casa Biagi. Il simbolo delle Br, di 10-15 centimetri, inciso malamente e contornato da un cerchio assai più grande, è stato notato verso le quattro del mattino dai cronisti quando si è allentato il blocco delle forze dell'ordine. La stella è stata incisa con un oggetto appuntito nel legno marrone scuro del portone. Poco più in alto il foro di un proiettile, numerato dagli investigatori.

COMMENTO - e' folle il tutto - le VECCHIE BRIGATE ROSSE - si allenavano addirittura per fare bene la stella a 5 punte - fatta al contrario... cosi' - scarabocchiata sul cancello di legno.... e' un indizio ed un particolare stranissimo. cosi' come e'strano che gli autori di questo gesto folle abbiano usato sempre la stessa arma usata contro D'ANTONA - una calibro nove.

E sempre sul muro del portico che sta davanti al numero civico 14 di via Valdonica, gli investigatori hanno trovato due piccoli timbri, di pochi centimetri, raffiguranti due frecce la cui punta è sul centro di un bersaglio di cerchi concentrici, con la scritta "obiettivo centrato". Un particolare che gli investigatori definiscono "interessante" anche perché, secondo le prime informazioni, il muro era stato riverniciato da poco tempo e sembra che nessuno abbia notato i due timbri nei giorni precedenti l'omicidio. Anche se altri testimoni dicono che le scritte sono presenti da diverso tempo.

COMMENTO - forse gli investigatori farebbero meglio a cercare altro e ad attendere il comunicato che desiderano inviare questi nuovi brigatisti. ad esempio ancora sul calibro nove - e' un'arma che spesso distrugge il volto il corpo di chi colpisce.



Poco a poco gli inquirenti stanno ricostruendo le fasi del delitto. Il vertice in Procura tra gli investigatori e i magistrati che si occupano delle indagini sull'omicidio è terminato poco dopo l'una. Poco prima di entrare nel suo ufficio, il dottor Persico ha detto che "per adesso è troppo presto per sbilanciarsi sugli sviluppi dell'indagine". Ma concluso il vertice, ha riferito che Marco Biagi aveva ricevuto una serie di minacce almeno fino a settembre 2001. "Tutta una serie di minacce, frasi e telefonate - ha spiegato - che vanno interpretate. La procura di Bologna dispose subito le indagini appropriate, ma come spesso accade per questi fatti gli accertamenti non hanno portato a incriminare qualcuno".

Di più gli inquirenti non hanno detto. Ma secondo le prime ricostruzioni l'allarme per l'omicidio è stato dato da una telefonate arrivata al 113 intorno alle 20.10. A darlo è stata una signora anziana, abitante nella zona e rimasta anonima, che ha detto alla polizia di avere sentito dei colpi.

Gli inquirenti visioneranno le immagini registrate dagli impianti video a circuito chiuso presenti in tutta Bologna, e non solo quelle della stazione ferroviaria e dell'ex ghetto ebraico dove è avvenuto l'omicidio. "I filmati? Li stiamo analizzando tutti", ha detto Persico. Un video registrato dall'impianto a circuito chiuso della stazione ferroviaria potrebbe addirittura svelare il volto del basista, la persona che con una telefonata avrebbe avvisato i killer che il treno di Biagi era arrivato e che il consulente del ministro del Lavoro stava per giungere a casa in via Valdonica. L'attenzione degli inquirenti si è concentrata particolarmente su uno spezzone: "Si vede una persona che non necessariamente sta telefonando", ha spiegato un inquirente.

A tarda notte i carabinieri del Ris hanno simulato la possibile dinamica dell'omicidio, studiando con particolare attenzione le probabili traiettorie dei proiettili - due, alla nuca - che hanno ucciso Marco Biagi. La scena del delitto, a pochi metri dal portone del numero civico 14, è stata illuminata da potenti luci e la simulazione è stata diretta dallo stesso comandante del Ris, il tenente colonnello Luciano Garofano. Un carabiniere, sempre con la tuta bianca e i copriscarpe, ha simulato la posizione della vittima, mentre un altro militare, in piedi fra due colonne del portico, a distanza di qualche passo, ha mimato uno dei killer, impugnando una pistola.


La simulazione è stata ripresa con diversi scatti fotografici dai militari, e da diverse angolazioni. La ricostruzione della scena del crimine è stata fatta seguendo alcuni fori di proiettili, nel muro e nel portone, le macchie di sangue della vittima, ben visibili sul pavimento del portico, e la posizione di Marco Biagi, dopo essere stato colpito a morte. I carabinieri del Ris hanno poi ultimato altri rilievi all'interno dello stabile, per poi caricare tutta l'attrezzatura sulle auto e lasciare via Valdonica intorno alle 4.

Biagi, è stato osservato, da abitudinario manteneva sempre gli stessi orari e le stesse abitudini. E' probabile quindi che vengano controllate le immagini riprese dalle telecamere in stazione. Altre telecamere che sicuramente sono state e saranno controllate sono quelle piazzate vicino all'ingresso del museo ebraico, a poche decine di metri dall'abitazione di Biagi, puntate però verso la parte opposta al punto in cui è avvenuto l'omicidio. Il ministro Claudio Scajola, dopo aver riferito alla
Camera ha parlato in Senato.

(20 marzo 2002)

 

 

 

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