Maroni: "Per Biagi chiesi
la scorta al Viminale"

L'Ulivo accusa il governo: "Fatto di gravità enorme"
Sulle minacce ricevute era stata aperta anche un'inchiesta



ROMA - Non si placa, la polemica sulla revoca della scorta a Marco Biagi, lasciato senza protezione nel novembre scorso. E, se il ministro dell'Interno Claudio Scajola scarica tutta la responsabilità sulle amministrazioni locali (e in particolare il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza di Bologna), il ministro del Welfare, Roberto Maroni, accusa: "E' vero - dice - avevo chiesto (al Viminale, ndr) il ripristino della scorta per Marco Biagi. Ci sono i documenti, è inutile negarlo".

COMMENTO - in politica lo sappiamo tutti - vedere per credere.

Quanto al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, si limita a dichiarare che quello delle scorte "è un problema enorme, perché è praticamente impossibile coprire tutti".

COMMENTO - castelli ci dovrebbe spiegare perche' ad esempio una persona come la BOCCASSINI - circola senza scorta.

Questa la posizione degli esponenti di governo. Mentre l'opposizione non ha dubbi: la responsabilità oggettiva, per la mancanza di scorta, è proprio dell'esecutivo. Al termine di una riunione dei capogruppo dell'Ulivo, a cui hanno partecipato anche Piero Fassino e Francesco Rutelli, Marco Boato, a nome di tutti, sottolinea infatti "la gravità enorme di ciò che avvenuto"; e "il fatto obiettivo grave che Biagi non avesse una scorta, pur essendoci l'analisi dei servizi segreti sul rischio che persone come lui correvano".

Più esplicito il presidente dei Comunisti italiani, Armando Cossutta: "E' grave - afferma - la responsabilità del governo e di Scajola per aver tolto la scorta al professor Biagi, una persona che nelle relazioni dei servizi segreti era stata indicata nero su bianco tra quelle che potevano essere ammazzate".

E oggi anche l'ex ministro dell'Interno Enzo Bianco rievoca la questione: fu lui che, nel luglio 2000, decise di assegnare la scorta all'economista bolognese. "Ricordo perfettamente però - puntualizza - perché gli fu concessa la scorta. Vi fu una rivendicazione da parte di un nucleo terroristico di possibili attentati nei confronti di personalità impegnate proprio nel versante del mondo del lavoro e diedi precise direttive perché si alzasse il massimo di vigilanza nei confronti di coloro i quali, a nostro avviso, erano in qualche modo esposti".

Minacce che si sono ripetute, negli ultimi tempi: a confermarlo è il procuratore reggente di Bologna, Luigi Persico, rivelando che la scorsa estate Biagi aveva ricevuto delle intimidazioni, sia per telefono che per lettera. In una della chiamate una voce gli disse "so che ti hanno lasciato", con riferimento al fatto che la "tutela" aveva accompagnato l'uomo una casa di campagna del docente nella zona di Pianoro, sulla collina bolognese. Su questi episodi la Procura aveva aperto una inchiesta. L'indagine non aveva dato riscontri, ed era stata chiusa.

Intanto, sempre oggi, è stato deciso di rafforzare la scorta al ministro Maroni.

(20 marzo 2002)

 

 

 

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