Roma,
la Cgil esulta
"Siamo tre milioni"
ROMA - Tre milioni. "Siamo
tre milioni", annuncia la Cgil dal palco del Circo
Massimo, poco prima che cominci a parlare Cofferati.
"Cinquecento mila", secondo la questura che poi
corregge a settecento mila. Ma quelli che sono scesi in
piazza oggi a Roma "per il lavoro, contro il
terrorismo" sono comunque tanti, tantissimi, oltre
le previsioni degli stessi organizzatori. Invadono le
strade, riempiono una gran parte della città. Le
immagini riprese dall'alto mostrano una folla immensa, un
fiume colorato, allegro, festoso, anche se il sorriso
più grande è stato cancellato dall'omicidio di Marco
Biagi, ricordato con slogan e bandiere a lutto. E con un
minuto di silenzio rigorosamente rispettato dai
partecipanti.
Sono così tanti che, mentre Cofferati già parla dal
palco, decine di migliaia di manifestanti non sono
riusciti a trovare posto e si riversano nella zona del
Colosseo e dei Fori imperiali, mischiandosi con i
turisti, non riuscendo fisicamente più a raggiungere il
luogo dove si concluderà la manifestazione. Comunque,
gli organizzatori, forse prevedendo la massiccia presenza
di persone, hanno allestito postazioni mobili dove i
manifestanti stanno ascoltanto le parole del leader della
Cgil.
Sono arrivati in sei cortei, dai sei punti di raccolta,
costretti dalla grande partecipazione a muoversi con
largo anticipo rispetto all'agenda iniziale. Anche i
percorsi saltano: la gente passeggia sotto il sole,
cammina felice in mezzo ad una città trasformata e
colorata. Quando dentro il fiume arriva il protagonista
della giornata, Sergio Cofferati, partito da San Giovanni
le acque si muovono: partono slogan di incoraggiamento e
applausi. Lo stesso accade per gli altri politici, come
la delegazione dei Ds aperta da D'Alema e Fassino.
C'è di tutto: trampolieri e vigili del fuoco, artisti di
strada e operai di fabbrica, studenti dalle medie
all'università e precari di ogni settore, lavoratori in
nero e immigrati, clandestini e non. Etnie, età, sesso,
estrazione sociale, provenienza geografica: un censimento
è impossibile. E forse la notizia è questa.
Nei punti di ristoro della Cgil vengono distribuiti pane
e rose, alludendo al film di Ken Loach, "Bread and
roses". "Anche questi sono i nostri simboli -
dice - il pane è quello che vogliamo continuare a
mangiare difendendo i nostri diritti, le rose rosse
indicano il modo gentile ma forte con cui vogliamo
combattere la nostra battaglia".
La gente, ferma da ore nelle sei piazze da cui sono
partiti i cortei, decide presto di raggiungere il Circo
Massimo prendendo vie alternative. Piazza della
Repubblica, alle 11, era ancora piena di gente che
attendeva di potersi incamminare con migliaia di bandiere
rosse a far da contrasto all'azzurro del cielo.
Innumerevoli gli striscioni delle sezioni della Cgil,
così come quelli contro Berlusconi, Bossi e Fini ai
quali anche un gruppo di immigrati, in uno stentato
italiano, ha rivolto il più classico degli insulti.
Quello che si è mosso da piazza della Repubblica è un
corteo giovane caratterizzato dall'esuberanza degli
studenti, dai colori degli immigrati, dalla musica
sparata a tutto volume dalla "manifestazione nella
manifestazione" dei No global.
Tra gli striscioni più applauditi quello che accomuna
Berlusconi a Wanna Marchi e quello della Cgil Beni
Culturali di palazzo Venezia: "Al governo del
padrone - c'è scritto - mai le chiavi del balcone",
con un riferimento neanche troppo velato ai discorsi che
da quel balcone pronunciava Mussolini.
L'omicidio di Marco Biagi ha cambiato l'impostazione
della manifestazione ma non il modo di stare in piazza
della gente. Nonostante tutto si canta, si balla e si
sfila con orgoglio tanto da far dire ad uno dei leader
dei No-global: "Questa è la più grande
manifestazione del dopoguerra. Una grande, unica
battaglia per la democrazia".
Il bersaglio preferito dei manifestanti è Berlusconi.
Tre manifestanti torinesi indossano altrettante maschere
di gomma piuma alte oltre un metro: quella centrale
raffigura Berlusconi con la mano destra che fa il segno
delle corna e un cartello con la scritta: 'Me ne frego
della piazza', accanto a lui i suoi alleati Gianfranco
Fini e Umberto Bossi.
La spianata del Circo Massimo è presto coperta dalla
gente. Sul palco molti personaggi noti: Sabrina Ferilli,
Massimo Ghini, Ottavia Piccolo, Antonello Venditti,
registi come Vittorio Taviani. Sui maxischermi scorre il
film "La vita in diretta" di Roberto Benigni.
Dopo il film è partito l'inno di Mameli accolto da un
lungo applauso. Poi Nicola Piovani ha suonato al piano al
pianoforte i temi di "La notte di San Lorenzo"
e di "La vita è bella". In pratica la sigla di
inizio dei vari interventi, nell'attesa di quello finale
di Sergio Cofferati.
(23 marzo 2002)
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