Il segretario della
Cgil chiude la grande manifestazione
"Sull'articolo 18 la loro intenzione è
subdola"
Cofferati:
"Questa piazza
la risposta contro il terrore"
ROMA - Sergio Cofferati
sale sul palco dopo il minuto di silenzio dedicato alla
memoria di Marco Biagi, ucciso martedì dalle Br. E da
"quell'uomo barbaramente ucciso" parte il
segretario della Cgil nel suo discorso. "Il
terrorismo è tornato a colpire e lo ha fatto in un
momento particolare. Il terrorismo punta a stravolgere le
relazioni sociali. Perché non ci sfugge il momento
determinato in cui l'assassinio è stato compiuto".
Quella di Cofferati è un'arringa decisa, accorata:
"La nostra risposta a questi criminali è forte e
democratica. La nostra risposta siete voi". Ed è
anche un attacco duro al governo e alle sue politiche
sociali: in tutto il discorso la contrapposizione è
evidente anche sul piano verbale, visto che il leader
Cgil utilizza continuamente la contrapposizione tra
"noi" e "loro". Ecco tutti i temi del
suo discorso.
La lotta al terrorismo. "Noi non abbiamo mai
accettato la logica della violenza: né quella pratica,
né quella verbale. E chi ci accusa di essere componente
di questo clima di odio ci offende, offende la nostra
storia e l'intelligenza dei cittadini italiani. La storia
di uomini e donne che hanno lottato a viso aperto contro
il terrorismo, sempre. Abbiamo mutato i nostri obiettivi
abbiamo messo al centro la lotta al terrorismo, per la
democrazia, e lo dimostriamo con la compostezza, la
fermezza e la serenità di tutti voi".
Il delitto Biagi. Cofferati chiude la lunga
premessa dedicata all'economista ucciso con un appello e
una promessa: "Noi siamo stati e saremo sempre
vicini ai magistrati, esposti più che mai ai pericoli in
questo periodo. E siamo stati e saremo vicini alle forze
dell'ordine, impegnate a cercare i colpevoli
dell'omicidio Biagi. A tutti diciamo che le nostre lotte
sono la risposta migliore e più efficace al
terrorismo".
Il confronto sul welfare. Su questo tema, spiega
il leader della Cgil, "siamo preoccupati dalla
scelta delle deleghe. Non mettiamo in discussione la
legittimità di uno strumento previsto dal nostro
ordinamento. E' un'altra la cosa che ci preoccupa: il
fatto che nello stesso arco di tempo si utilizzino
deleghe su temi come le normative ambientali, la scuola,
il fisco, la previdenza, il mercato del lavoro e i
diritti. La delega è legittima ma esautora e impoverisce
il confronto".
Gli errori del governo. "Siamo convinti che
una parte consistente delle difficoltà dell'oggi siano
da attribuire a politiche inefficaci per sostenere la
crescita e ancor di più per rovesciare il suo
rallentamento". E così "si rischia
l'interruzione el ciclo positivo innescato negli anni
passati dal risanamento. L'economia era tornata a
crescere, il lavoro era diventato un obiettivo
raggiungibile per tante ragazze e ragazzi, anche nel
Mezzogiorno. Il rallentamento ci preoccupa".
L'articolo 18. Sulla questione Cofferati va giù
duro contro l'esecutivo: "Sappiamo che la loro
intenzione è subdola. Quello che prospettano è un patto
neo corporativo". Perché "non si può pensare
di dare ai giovani, come noi riteniamo sia
indispensabile, dei diritti universali e nel contempo
accettare l'idea di toglierli ai padri". A chi
"affaccia l'idea" che con l'articolo 18 si
voglia agire per rendere possibile un lavoro per i
giovani "noi rispondiamo così: non c'è nessun
rapporto, non c'è mai stato, tra la possibilità per
un'impresa di licenziare senza una ragione e la
possibilità per la stessa impresa di assumere delle
persone". La Cgil, invece, vuole estendere "i
diritti, per i nuovi lavori e per i tanti giovani che
oggi non hanno nè tutele nè diritti riconosciuti".
A chiudere il discorso le parole di un anonimo poeta
indiano, dedicate da Tonino Guerra alla manifestazione:
"Il corpo del popolo cadrebbe in pezzi se non fosse
legato ben stretto dal filo dei sogni". Finito il
discorso, inizia il lungo applauso della folla, che dura
cinque minuti.
(23 marzo 2002)
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