Quasi
tre anni fa
l'omicidio D'Antona
ROMA - Dopo anni di silenzio o
di piccole azioni, il terrorismo era tornato ad uccidere
il 20 maggio del 1999. Vittima il docente di diritto del
lavoro all'ateneo romano La Sapienza Massimo D'Antona, 51
anni, consigliere dell'allora ministro del Lavoro Antonio
Bassolino, così come suo collaboratore era stato Marco
Biagi.
I killer lo aspettano a poca distanza dalla sua
abitazione, in via Salaria a Roma, e quando D'Antona si
avvia verso il suo studio, poco lontano da casa, lo
freddano con tre colpi di pistola calibro 38.
Passano poche ore e le "Brigate rosse per la
costruzione del Partito comunista combattente"
(Br-Pcc) rivendicano con una risoluzione strategica di 28
pagine. Il documento indica D'Antona come uno dei
protagonisti della politica economica del governo. Il 31
maggio nel carcere di Novara è trovata una lettera in
cui cinque brigatisti 'irriducibili', Cesare Di Lenardo,
Stefano Minguzzi, Francesco Aiosa, Ario Pizzarelli e
Daniele Bencini, rivendicano la valenza politica
dell'attentato.
Il 30 giugno, copie del comunicato vengono lasciate in
una cabina telefonica di fronte alla Pirelli Bicocca di
Milano, nella metro di Roma e spediti per posta a diversi
sindacalisti.
Il 9 settembre una relazione del presidente della
commissione stragi Giovanni Pellegrino attribuisce
l'omicidio a "una cellula brigatista pericolosa, con
nuovi moduli organizzativi e con militanti
selezionatissimi".
Il 19 ottobre, durante perquisizioni nei confronti di
persone ritenute vicine ai Carc (Comitati di appoggio
alla resistenza per il comunismo) viene trovato un
documento, attribuito a Giuseppe Maj, in clandestinità,
che critica le Br per i tempi e i modi dell' uccisione di
D' Antona.
Il 16 maggio 2000 la prima, importante, svolta
nell'inchiesta giudiziaria. Viene arrestato l'informatico
Alessandro Geri con l'accusa di essere il telefonista che
rivendicò l'omicidio D'Antona. E' un ragazzo di 14 anni
a fornire le indicazioni per risalire a Geri. Durante una
ricognizione il testimone indica Geri e altre due persone
come somiglianti all'uomo da lui notato nella cabina da
cui partì la telefonata di rivendicazione. Il 28 maggio
Geri viene scarcerato. E' la stessa procura a presentare
la richiesta di scarcerazione a fronte dell'alibi fornito
dal giovane per il 20 maggio '99. Un alibi che deve
essere verificato e, comunque, Geri rimane indagato per
l'omicidio.
Il 20 dicembre 2000 si apprende che è indagato per
l'agguato di via Salaria anche Giorgio Panizzari, ex br
arrestato in Umbria durante un tentativo di rapina. Il
sospetto degli inquirenti è che Panizzari possa essere
stato alla guida di uno dei furgoni usati dal commando
brigatista in via Salaria.
Il 13 maggio del 2001 vengono arrestati otto militanti di
Iniziativa Comunista sospettati di essere fiancheggiatori
delle Brigate Rosse. Tra questi il segretario nazionale
Norberto Natali e Rita Casillo. I due, successivamente,
sono stati indagati per l'omicidio di D'Antona. Casillo
fu indicata da un testimone, che però non la riconobbe
nel confronto, come la donna che faceva parte del
commando di via Salaria.
|