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Si alzano i toni dello scontro con il governo
Cgil, Cisl e Uil: "La nota di Palazzo Chigi è una non risposta"


I sindacati: "Niente scuse
non andremo all'incontro"

Berlusconi convoca un vertice dei leader
della Casa delle Liberta

ROMA - Niente da fare: Cgil, Cisl e Uil ritengono insufficiente la retromarcia del governo e così domani non andranno all'incontro convocato da Palazzo Chigi per riprendere il dialogo sulle questioni del lavoro e sul terrorismo. Troppo forti le parole dei ministri Martino e Bossi e del sottosegretario Sacconi, troppo "offensive" le tesi di collusione e contiguità delle confederazioni con il terrorismo sparate a mezzo stampa per essere sanate dal timido comunicato con cui Palazzo Chigi cercava di salvare la faccia dei suoi ministri e il dialogo con i sindacati.

COMMENTO - l'assurdo di tutte queste parole e' che chi accusa DIMENTICA che il sindacato solo tre anni fa perdeva un suo riformatore come MASSIMO D'ANTONA ad opera delle brigate rosse - come si fa ad accusarlo ora di collusione con le stesse ?

E così Cgil, Cisl e Uil si trovano compatte sul fronte del no al dialogo in queste condizioni. E anche Palazzo Chigi, nel frattempo, ne prende atto e annulla l'incontro "a data da destinarsi", mentre per domani all'ora di pranzo, a Palazza Grazioli, Silvio Berlusconi ha convocato un vertice con i leader della Casa delle Libertà.

Letti i giornali questa mattina Cofferati e Angeletti hanno subito reagito: "Niente incontro". La Cisl cercava di trovare spazi e prendeva tempo in attesa di un segnale da palazzo Chigi che togliesse dall'imbarazzo il sindacato di Pezzotta. Ma da Palazzo Chigi escogitano la formula: "Nell'invito rivolto a tutti a riprendere il confronto è chiara ed implicita la convinzione del governo che non esistono collusioni, ambiguità o contiguità del sindacato nei confronti del terrorismo" che non accontenta nessuno.

COMMENTO - E' evidente che PEZZOTTA E LA CISL cercano sempre un accordo di comodo ... poi le MANIFESTAZIONI SI FANNO ... e loro giu' a piangere .... potevamo farle uniti. ma signor PEZZOTTA - o lei prende reali posizioni oppure - come vede - viene cacciato via dallo stesso governo - in quanto i suoi numeri - non gli sembrano sufficienti per avere il consenso da parte dei lavoratori per modificare l'articolo 18

E Pezzotta, dapprima il più indeciso, è il primo a reagire. Riunisce la segreteria e stila un comunicato: "In queste condizioni mancano i presupposti per la nostra partecipazione a qualsivoglia incontro. Non si può infatti convocare, in un momento così delicato, una riunione anche sul terrorismo per ricondurre a serenità e responsabilità il confronto fra le parti e nel contempo alimentare un clima di scontro con il sindacato". Mentre sulle rettifiche di Palazzo Chigi il sindacato cattolico denuncia: "Il tentativo intervenuto di chiarimento rappresentato dalla presidenza del consiglio è insufficiente e comunque non ancora idoneo a consentire l'incontro di domani con il sindacato. Il governo infatti deve esplicitare inequivocabilmente la propria posizione smentendo le pesanti illazioni che mettono in correlazione il terrorismo con il legittimo e democratico diritto di protesta".

"Caro Berlusconi non basta", dicono dunque in via Po e, poco dopo la Uil si associa. "C'è bisogno di una iniziativa esplicita, che tolga ogni equivoco e ogni dubbio sul fatto che il sindacato è stato ed è uno dei maggiori baluardi contro il terrorismo". Angeletti, ilsegretario della Uil, difende la sua posizione: "non sembra ci siano le condizioni per migliorare il dialogo sociale". Anzi, partecipare all'incontro con questo clima, specifica, "sarebbe controproducente".

Manca solo Cofferati e poco dopo anche la Cgil ribadisce il suo a parlare con chi li considera collusi con gli assassini delle Br. La nota della Cgil è sprezzante. Poche righe per dire che "la segreteria non considera la nota di palazzo Chigi una risposta ai gravi problemi denunciati nella lettera inviata questa mattina al presidente del consiglio". La palla torna a Silvio Berlusconi che per ora rinvia a data da destinarsi il summit di domani "perché non ci sono le condizioni".

(25 marzo 2002)

 

 

 

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