ROMA -
Commozione evidente. Soprattutto, tanta
preoccupazione. Il Consiglio dei ministri di ieri
mattina si è aperto in un clima teso e cupo. Con
Maroni che riceveva le condoglianze dei colleghi
per il consulente assassinato, e l'interrogativo
sulla scorta tolta al professor Biagi che pesa
come un macigno. Scajola, appena rientrato in
volo da Washington, si prepara a riferire al
Parlamento. Naturalmente anticipa al premier ed
ai colleghi cosa dirà. Notando anche una
circostanza di cui nell'informativa del Viminale
non si parla. Ovvero che la prima tutela, quella
su Roma, venne tolta al professore bolognese il 9
giugno 2001.
"Proprio l'ultimo giorno del governo
Amato", sottolinea il ministro, "e al
Viminale c'era ancora Enzo Bianco".
"Come a dire che è tutta colpa del
centrosinistra?", chiede un ministro?
Scajola non risponde, lascia cadere la
provocazione. Promette invece che andrà
"fino in fondo", che stavolta i
colpevoli verranno acciuffati sul serio.
Comunque, tiene a spiegare, l'assegnazione delle
scorte è una decisione tecnica, non dipende dal
ministro ma dai prefetti.
COMMENTO - e' il
solito gioco dello scaricabarile - come e'
accaduto al G8 ora prenderanno qualche
PRESTACOLPEVOLE - lo licenzieranno dall'incarico
che ha - e poi lo promuoveranno in altro luogo e
ufficio piu' prestigioso.
Maroni, spalleggiato da Bossi, non si accontenta
e contrattacca. "Ti ho scritto anche una
lettera", ricorda al collega dell'Interno,
"per chiederti ufficialmente di ridare la
scorta a Biagi. Non mi puoi venir a dire adesso
che non ne sapevi niente". Scajola si
difende: "Hai perfettamente ragione, capisco
il tuo dolore, è il dolore di noi tutti, ma il
terrorismo non lo sconfiggi con le scorte né
d'altra parte si possono scortare tutti".
"E' così", annuisce Giovanardi,
"del resto nemmeno io ho alcuna
scorta". "E io nemmeno",
interviene Gasparri. "Neppure io", alza
la mano Marzano. "E pensate che a me
l'abbiano data?", chiede Maroni. I ministri
si guardano interdetti, consapevoli
dell'involontaria ironia della situazione. Dopo
gli ultimi tagli, i consulenti, certo, ma pure
mezzo governo è rimasto senza protezione.
Si fa prima a dire chi ce l'ha ancora: i ministri
che sono anche segretari di partito e i titolari
di dicasteri sensibili come Interno, Giustizia,
Difesa. Per tutti gli altri, solo l'altra sera è
scattato il rafforzamento della protezione.
Gasparri, rientrando a notte fonda, si è
trovato, con sua massima sorpresa, una macchina
dei Carabinieri sotto casa, ma già ieri mattina
ha fatto sapere che preferisce farne a meno.
Maroni invece no. Gli hanno spiegato che in
questo momento è molto meglio che la scorta se
la tenga stretta. (b.j.)
(21 marzo 2002)
|