Democrazia radicale e potere costituito

Dopo un lungo lasso di tempo caratterizzato dall’afasia , pare che la sinistra si stia rianimando . Il Palavobis , i girotondi , le ricorrenti manifestazioni , sono indubbiamente un segnale positivo che, però, non va enfatizzato , vuoi perché manca una progettualità politica, vuoi perché si registra una sorta di ripetizione acritica di modelli obsoleti . Se , dunque, i risvegli sono sempre forieri di speranza , è altresì vero che conviene moderare l’entusiasmo e optare per una doverosa cautela . Difatti , la sinistra ufficiale non può sfoggiare buoni sentimenti , né appellarsi all’alto valore politico della democrazia , dal momento che il repentino rigurgito di coscienza etica e politica discende da un fatto contingente , ossia dalle angherie di un governo mafioso e fascistoide . Quest’ultimo non è nato dal nulla , ma dagli inciuci dalemiani e dal tatticismo ondivago , strumentale e deprecabile di tutto il centro-"sinistra" . In realtà , il regime berlusconiano non rappresenta una rottura , ma l’acme di un processo , in cui la norma sovrana è stata la lex mercatoria. Pertanto , al di là delle imposture di un’informazione standardizzata , occorre avvalersi della critica per denunciare le menzogne e per evidenziare le dinamiche che hanno determinato il trionfo del berlusconismo . Preso atto che esiste la commistione di cause endogene ed esogene , vale la pena rilevare che, pur non sottovalutando la valenza di tutti i fermenti sociali e delle forme embrionali di resistenza , è bene sottolineare che non si può parlare, usando un’espressione machiavelliana , di una "Repubblica tumultuaria ". Sulla scorta di tali osservazioni , giova mettere in luce che occorre rimuovere tutte le forme di un manicheismo virtuale , anche perché sarebbe puerile pensare che esiste "il diavolo e il buon Dio " . In quest’ottica , sorvolando sul consociativismo e sul craxismo , che peraltro sono stati il momento genetico del berlusconismo , è opportuno rievocare , sia pure in modo sommario, le tappe salienti di un passato prossimo , in cui , hegelianamente parlando , "tutte le vacche sono state nere". Rivisitare fatti e misfatti risulta illuminante , per dimostrare che la personalizzazione della leadership è un falso problema . In altri termini , risulta fuorviante auspicare un salto di paradigma attribuendo alla sostituzione dei leader un ruolo determinante . E’ bene, invece, ricordare che le regole del gioco politico sono state mutate dal tanto osannato Ulivo , dalle pratiche politiche di una Quercia inaridita , cinica e aperta a360 gradi al fondamentalismo neoliberista : in altre parole , da una "sinistra " evanescente , ondivaga , pusillanime . Al di là della retorica e dei girotondi , occorre rivisitare le nefandezze del centro-sinistra , rilevando che il lavoro atipico , flessibile, coatto , è stato introdotto da un mistificato "Eden" , definito "Ulivo" . Inoltre , agli smemorati sepolcri imbiancati , giova rievocare le leggi sull’immigrazione , il caso Ocalan , la guerra in Kosovo , lo scandalo "Arcobaleno", l’aziendalizzazione della scuola della "riforma " Berlinguer , le aggressioni brutali della polizia contro i manifestanti a Napoli . Per quanto concerne poi la vocazione guerrafondaia della sinistra ufficiale , è opportuno ricordare la recente adesione alla guerra in Afghanistan. Ma il mito del buon governo cade anche per via dell’Art. 18 . Difatti , Cesare Salvi , ex ministro del lavoro nei governi D’Alema e Amato , ha dichiarato che nella bozza del Dpef era previsto il superamento dell’Art. 18 . Paradossalmente le motivazioni addotte dal governo di centro-sinistra e dal governo berlusconiano coincidono, tant’è che in entrambi i casi la libertà di licenziamento viene giustificata , in nome di un "presunto" incremento dell’occupazione . In realtà , la "sinistra " ufficiale è evanescente e fa registrare mediocrità , malafede e una vocazione compromissoria , che ormai è diventata malattia endemica . Pertanto , marxianamente parlando, " il lato cattivo della storia " non concede asilo all’ottimismo . Nella convinzione che solo una prospettiva critica può demistificare i paradigmi dell’assetto sistemico , vale la pena rilevare che i concetti di libertà, di giustizia , di diritto , hanno assunto una valenza astratta , ossia sono diventati "un idolo". Da qui l’esigenza di dissipare il potere di fascinazione della retorica , per trattare, come sosteneva Durkheim , " i fatti sociali come cose " .

In un’ottica critica , si evince , innanzitutto, che la situazione politica dell’Italietta s’inscrive in un contesto globale , anche se è caratterizzata da un’anomalia consolidata e da un familismo radicato . A questo punto , dal momento che si registrano i prodromi della resistenza , sono doverose alcune osservazioni . E’ necessario , infatti, operare un distinguo tra forme di resistenza rivoluzionarie e forme di resistenza che non intendono rompere con l’impianto borghese e con il regime proprietario . Prendendo atto che Locke è stato uno dei profeti delle rivoluzioni borghesi , conviene menzionare la sua dottrina della resistenza . Per Locke , la resistenza è solo uno strumento legale offerto dalla separazione dei poteri , sicché non si può parlare di "appello al cielo " . Ne consegue che protagonista della resistenza è sempre e soltanto il corpo politico già costituito , ovvero la nazione legale . E’ evidente che , se si vuole realmente operare una rottura , occorre negare il "Terrore " del potere esistente e , nel contempo , smascherare l’astuzia dei "moralisti politici ". Non senza ragione Marx affermò :" Con le rivoluzioni borghesi , l’uomo non venne liberato dalla religione , egli ricevette la libertà religiosa . Egli non venne liberato dalla proprietà . Ricevette la libertà della proprietà . Egli non venne liberato dall’egoismo dell’industria , ricevette la libertà dell’industria " ( La questione ebraica) .

Le osservazioni fatte mettono in luce che l’esasperata enfatizzazione dell’ingegneria elettorale e costituzionale perpetua il divario tra società e politica istituita . S’impone , pertanto, l’esigenza di rompere con l’ideologia del sistema proprietario e, al tempo stesso, optare per una partecipazione permanente della moltitudine , in modo tale da realizzare una democrazia radicale . Quest’ultima , va precisato, non può essere considerata un sistema chiuso di norme , ma un processo dinamico , aperto , vitale , determinato dal potere costituente del materialismo rivoluzionario . Continuando a demistificare gli idoli di una democrazia formale , è opportuno sottolineare che anche i girotondi Rai, pur appellandosi al diritto legittimo di pluralismo , dimenticano dettagli non trascurabili . Difatti, rifuggendo dall’accozzaglia dei luoghi comuni , occorre esorcizzare l’incantesimo degli inganni prendendo atto che la Rai è stata sempre lottizzata , sicché risulta paradossale che gli ex-lottizzatori si camuffino da anime belle e recitino il copione di paladini della liberazione .

Nella consapevolezza materialista che è necessario negare perentoriamente la prassi della mercificazione , è utile analizzare la situazione esistente , mettendo in luce che attualmente tutte le categorie concernenti la rappresentatività politica borghese , come la patria , la nazione , il vecchio concetto di classe non sono più rappresentabili . D’altro canto , pur constatando che il compromesso fordista garantiva in parte lo stato sociale , è bene evidenziare che il diritto positivo è nato da una ragione borghese . Oggi , dinanzi alla totale subordinazione del politico all’economico , la dogmatica giuridica risulta più che mai priva di senso . In altri termini , se si prescinde dalla costituzione materiale e dalla società , allora si cade inevitabilmente nella mistificazione , perché si accetta come legge naturale il principio di diseguaglianza . In realtà , una sorta di imperialismo culturale inficia le potenzialità del potere costituente , sussumendole nelle norme astratte del formalismo giuridico . Enfatizzare quest’ultimo è fuorviante , soprattutto quando si prescinde dalla sua origine . A questo proposito Nietzsche , parlando della morte di Cristo , affermò :"Se la giustizia venisse mediante la Legge , allora egli sarebbe morto invano ". Preso atto che , oggi, per via della commistione dei poteri globali, anche l’impianto giuridico del Moderno è stato superato , si dovrebbe finalmente dar voce al potere costituente , inteso nella sua radicalità . Questo presupposto è basilare , se si vuole realizzare, come voleva Machiavelli , " una democrazia virtuosa" e non virtuale . Lucidamente Ida Dominijanni auspica che la politica s’ispiri alla " competenza di esserci "(femminile) , per tessere la trama del fare quotidiano e delle relazioni umane . Vero è che constatando il caos generalizzato si nutrono seri dubbi sulla possibilità dell’esserci della politica , anche perché s’insiste su paradigmi obsoleti , che rivisitano le categorie del potere costituito. Per liberare il potere costituente della moltitudine , occorre vigilare sulle insidie tese dal potere costituito e dal costituzionalismo . Ciò significa penetrare e decodificare la situazione esistente , nella consapevolezza che , come sosteneva Heidegger :"Soltanto se siamo capaci di abitare possiamo costruire " . Ma , abitare il tempo presente significa avvalersi, baconianamente parlando , di una pars destruens e di una pars construens : in altre parole , è necessario negare idoli e pregiudizi , per consentire la liberazione vitale del materialismo storico , che è l’unica ontologia storica in grado di mutare radicalmente l’ordine delle cose . In questa prospettiva , riformismo, trascendentalismo , formalismo , costituzionalismo , mostrano il loro carattere illusorio e fuorviante , perché intrinsecamente permeati dai paradigmi del potere . A questo punto , dal momento che Kant continua ad essere per molti teorici del diritto un punto di riferimento , conviene soffermarsi , sia pure in modo sommario , sul suo pensiero politico . Andrè Tosel , nel saggio , "Kant rivoluzionario ", pur rilevando le ambiguità del filosofo, ritiene che Kant abbia operato il primo grande tentativo di instaurare un ordine sociale e politico fondato sul diritto anziché sul dominio dispotico . Le tesi di Tosel sono indubbiamente interessanti , ma s’incentrano soprattutto sull’assunto che solo il diritto rende possibile una filosofia della storia critica . Queste chiavi di lettura sono opinabili , infatti, come sostiene Toni Negri, in Kant , la potenza del potere costituente e la moltitudine sono presenti , ma la rivoluzione diviene l’anima dell’etica , sicché il rapporto tra moltitudine e potenza s’interrompe confluendo nella categoria dell’individualismo . D’altra parte , il diritto borghese ha sempre conciliato utilitarismo individualistico e legge morale , libertà imprenditoriale e interesse collettivo, contrattualismo e diritto di revoca . Inoltre, sempre analizzando l’individualismo proprietario , si rileva che alla base dell’impianto giuridico e costituzionale si manifesta il carattere repressivo del potere politico . Ciò emerge in modo esplicito nell’ideologia hobbesiana , che rappresenta l’esempio lampante del carattere repressivo della dittatura della borghesia . Dalle osservazioni fatte si evince , dunque, che è necessario valicare le secche del trascendentalismo e del costituzionalismo , perché il potere costituente è , di fatto, "ribelle" all’integrazione nell’armamento giuridico e nel formalismo . Se questo discorso costituisce la base del materialismo , è altresì vero che attualmente appellarsi a vecchie categorie, significa cadere nell’obsolescenza . A questo proposito , Toni Negri afferma :" E’ evidente che nell’epoca moderna , il potere costituente è stato alla base del concetto di sovranità , e in particolare del concetto di sovranità nazionale . Oggi questo concetto di sovranità non regge …. Alla sovranità moderna che pretendeva comportamenti giuridici diversi fra il dentro e il fuori dello spazio nazionale , si sostituisce la sovranità globale che identifica , in linea di principio , il dentro e il fuori . Di qui il riconoscimento che il potere costituente ha toccato il limite estremo , sul quale deve ora confrontarsi con la sovranità globale e negare la figura nella quale era vissuto nel moderno…. Lo stesso si può dire per il concetto di popolo , che è concetto falsificante , poiché prodotto per attrazione ed assimilazione del potere statuale moderno . Popolo è una produzione ideologica borghese che si oppone a moltitudine " (Il Potere Costituente) . E’ evidente , pertanto, che , se il potere costituente viene sussunto dal potere costituito , la sua potenza materialista e vitale è destinata ad essere fagocitata dal formalismo giuridico , e ciò , ovviamente , inficia la realizzazione di una democrazia radicale . Occorre , dunque, navigare in mare aperto , onde evitare che i tentacoli del potere costituito vanifichino il movimento reale che intende abolire lo stato di cose presente . A questo punto , considerando il fatto che il processo di mistificazione non si arresta , tant’è che il "sinistro" D’alema non solo, ahimè, ha scritto un libro , " Riformisti per forza ", ma , sempre in preda ad un delirio narcisistico , ha affermato anche :"Se uno pensa di andare più veloce cospargendosi di benzina sbaglia : c’è il rischio che prenda fuoco " . Con questa metafora , D’alema ribadisce il suo pensiero debole e aberrante , infatti, sostiene che la mobilitazione dei movimenti , per la quale peraltro non nutre simpatia , va canalizzata e guidata "da un professionista ". Ciò dimostra che il dalemismo , con i suoi osceni corollari , è sempre in agguato , sicché l’imperativo categorico dei movimenti no-global deve essere quello di prendere le distanze dai giochi di potere , per realizzare "il Regno della libertà " , di marxiana memoria . Pertanto , seguendo sempre l’iter vitale del materialismo , giova rivisitare Marx , che non può essere considerato un reperto archeologico , ma una pietra miliare della metodologia materialistica e del potere costituente della liberazione . Per Marx , la libertà effettiva non può mai prescindere da una trasformazione materiale , sicché praxis e poiesis coincidono . Ne consegue che tra potere costituito e potere costituente , tra società istituita e società istituente , non può esistere relazione , infatti , la società istituente è creazione di un mondo umano altro . Pertanto, per quanto concerne la difesa dell’Art. 18 , va precisato , che , pur essendo legittima , risulta riduttiva . La logica della concertazione , infatti , altro non è che l’espressione della pretesa moderna di una dialettica che intende operare la sintesi , e ciò , ovviamente , inficia il processo creativo . Contro la logica della dialettica e della ragione astratta , occorre , invece, rievocare il concetto di potere costituente marxiano . Per Marx ," il potere costituente è sempre il concetto di una crisi : ma nell’apertura della crisi , sta l’elemento creativo della liberazione . Il lavoro vivo è questo stesso concetto di crisi e di costituzione ……Il lavoro sociale vivo prende il posto della mise en forme capitalistica della totalità sociale , esso diviene protagonista assoluto della storia "( Il Potere Costituente ) . Queste considerazioni spingono a difendersi dall’attacco di agenti patogeni , avvalendosi di anticorpi materialisti . In questa prospettiva , la pseudorivoluzione del "Cinese", ossia di Cofferati , risulta opinabile e riduttiva , sempre che si voglia operare un salto di paradigma . In altri termini , per mutare lo stato di cose , sarebbe opportuno rivisitare l’"analitica del potere " di Foucault , per demistificare "la tirannia dei discorsi globalizzati " e per smascherare le ebbrezze politiche . A questo proposito Franco Berardi (Bifo) parla della necessità di una nuova concettualizzazione , adeguata alla mentalizzazione della produzione sociale , ossia di una pratica della mente che implichi una nuova dinamica cognitiva , psichica , emozionale , linguistica . E’ evidente che s’impone l’esigenza di valicare non solo il crogiolo alchimistico del formalismo , ma anche di penetrare criticamente nella prassi contemporanea, evitando di cadere in una sorta di "coazione a ripetere " . E’ bene , pertanto, negare un’ottica , che percepisce il capitalismo come destino e che vede nell’elemosina sociale la panacea di tutti i mali . Da qui la necessità di prendere atto che , nella fase odierna , la concentrazione dei poteri è sottratta ad ogni forma di legittimazione dal basso , infatti, per via dell’americanizzazione della vita politica , la forma-partito è perfettamente integrata alla logica del partito "professionale-elettorale e sussunta dall’invasività del circo mediatico . Lucidamente Luciano Ferrari Bravo rileva che sia la Costituzione come fondamento , sia le linee-guida tradizionali , subiscono un’emorragia di senso , sicché , sintesi politica , mediazione ,concertazione , si rivelano categorie obsolete . Ciò significa che , in questo contesto , la politica , anche per via dello schiacciamento istituzionale , non è più in grado di manifestare disegni alternativi di società . Considerata la sostanziale indistinguibilità delle alternative programmatiche , si può affermare che , weberianamente parlando , svanisce l’orizzonte di un politeismo irriducibile . Inoltre, conviene sottolineare che , con il post-moderno , il rapporto tra libertà ed uguaglianza assume una valenza peculiare , infatti, non si parla più di eguaglianza , ma di equità . Quest’ultima , va precisato, non solo presuppone una valutazione su " presunti" meriti , ma riafferma anche la disuguaglianza sociale , intesa come norma che legittima il privilegio . Ciò rappresenta un’ulteriore dimostrazione che il diritto borghese è recidivo , perché è intrinsecamente permeato dall’eterna legge del profitto , e di conseguenza dalla diseguaglianza . Dalle osservazioni fatte emerge in modo inconfutabile che ormai il baricentro del politico si è spostato nell’area dei movimenti , che rappresentano il conatus del potere costituente . Per non vanificare l’attuale pulsione vitale , però, i custodi del materialismo storico devono vigilare , onde evitare che i movimenti cadano nelle reti di un becero riformismo.e di un consolidato trasformismo . A questo proposito , M. Hardt , T. Negri e P. Virno , rilevano che il fenomeno dei movimenti non si può tradurre nella categoria riduttiva di società civile . Difatti , i movimenti post-moderni non solo valicano i fuorvianti contorni di una società " simulata" , ma rappresentano anche soggetti e bisogni , che sono strettamente connessi al processo di globalizzazione e alla dimensione imperiale .

Preso atto che i processi sono estremamente dinamici ed aperti , è bene evidenziare che è giunto il momento di liberare il potere costituente dagli effetti perversi , generati da giuristi , costituzionalisti e politici . Ciò significa che il potere costituente , inteso come vissuto rivoluzionario, deve adempiere la sua funzione ontologica e costruire un nuovo mondo della vita. Il connubio tra potenza e moltitudine , dunque , dovrebbe demistificare l’ipostatizzazione dell’interesse borghese e i paradigmi del positivismo legalistico , sicché, come voleva Spinoza , sarebbe auspicabile , superare la logica della mediazione e optare per una resistenza attiva . Pertanto , contro la concentrazione dei poteri , che inficia la legittimazione dal basso e che nega l’eguaglianza come principio fondatore della democrazia , è necessario opporre , brunianamente parlando , " l’ Indignazione, il Furore l’Ira ", e quest’ultima , come sosteneva il Nolano , " è parturita da l’apprension d’Ingiustizia ed Ingiuria ".

Le osservazioni del Nolano risultano , nella delicata fase odierna, quanto mai attuali ed esaustive . Difatti , mentre la ragione strumentale del terrorismo imperversa , si registra , soprattutto nel nostro paese , la sintomatologia della strategia della tensione , l’assassinio di Marco Biagi docet .

Noi , però, che viviamo la materialità del tempo presente , non dobbiamo cedere alla rassegnazione , ma , in nome della pratica rivoluzionaria e liberatrice , dobbiamo continuare a sostituire alla logica delle armi quella della critica . Dinanzi , dunque, alla rappresentazione ingannatrice della storia , che appare come la vita secondo Macbeth , ossia come " la narrazione di un idiota , pieno di rumore e sprovvisto di senso", noi , proletari del tempo presente , dobbiamo continuare a lottare dal basso , per poter effettuare " il passaggio dal regno della necessità al regno della libertà ".

"Una storia della libertà, quella che ci attende? Sarebbe stolto affermarlo, di fronte alle orrende mutilazioni che il potere costituito continua ad infliggere al corpo ontologico della libertà degli uomini , e difronte alla perpetua negazione che la serie infrangibile della libertà , dell’eguaglianza e della potenza della moltitudine si trova a contrastare . Ma una storia della liberazione , questa sì ci attende , disutopia in atto , inarrestabile , dolorosa quanto costruttiva ."( Antonio Negri " Il Potere Costituente ).

Da grande intellettuale autenticamente rivoluzionario , Toni Negri riesce sempre , in modo magistrale, a decostruire e demistificare il feticismo economico-giuridico e , al tempo stesso , riesce a penetrare i tratti salienti di un contesto storico , in cui emergono momenti di distruzione e momenti di redenzione .

Vero è che , pur registrando il conatus "globale" della moltitudine , si manifesta anche , marxianamente parlando, il "dolore del negativo ". L’aberrante acrobatismo e lo strumentale tatticismo dei partiti pseudorivoluzinari –comunisti , sono la prova tangibile del degrado della politica ufficiale . Fuori dalle logiche dei vetero-congressi e contro le "stupidaggini" degli intellettuali pseudorivoluzionari , che amano le masturbazioni verbali e le diatribe prive di senso, occorre negare la negazione e optare per "l’Esodo".

Di fronte alla mistificazione del comune e contro il carattere parassitario del politico , è necessario valicare la "zona grigia" e demolire le chiacchiere dei ciarlatani , nella consapevolezza che , come voleva Deleuze , " Non si smette di mescolare due cose , l’avvenire delle rivoluzioni nella storia e il divenire rivoluzionario della gente ".

Wanda Piccinonno

 

 

 

 

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