RELIGIONE
di
Roberto Marchesini
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Si. Non c'è dubbio.
La religione investe aspetti morali e sociali, e, di
conseguenza, politici.
Non è possibile pensare che la Chiesa non intervenga per
esprimere la sua
opinione in materie come l'istruzione, la famiglia, la
libertà. Fa parte del
suo compito e sarebbe in grave difetto se non lo facesse.
Chi si indigna (e periodicamente si assiste a queste
levate di scudi) perchè
la chiesa si "intromette" dimentica alcuni
aspetti essenziali della
questione.
Innanzitutto la fede religiosa, almeno quella cattolica,
non è un
atteggiamento privato, intimo, bensì sociale.
E non solo, come ho detto prima, per le evidenti ricadute
sociali della
dottrina (matrimonio, famiglia...), ma anche perchè è
un compito specifico
della Chiesa.
Matteo 10:27 "Quello che vi dico nelle tenebre
ditelo nella luce, e quello
che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti."
Inoltre 2Timoteo 4:2 "annunzia la parola, insisti in
ogni occasione
opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta
con ogni
magnanimità e dottrina."
Non è possibile, per un cattolico, tacere.
C'è poi la questione dell'ingerenza della Chiesa nelle
questioni italiane.
E' una questione falsa.
Il papa e i vescovi hanno la libertà di parola, libertà
che è garantita
dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dalla
Costituzione italiana (per
i ivescovi italiani). Come ho detto prima hanno anche il
dovere di parlare.
Dal concordato, poi, lo stato italiano riconosce alla
Chiesa la libertà di
diffondere lettere pastorali e documenti (libertà che
prima del concordato
le era negata).
Ma come si tradurrebbe, politicamente, questa ingerenza?
In parlamento non siedono, nè hanno diritto di voto, nè
il papa nè i
vescovi. La loro "ingerenza", si dice, si
esercita tramite i cattolici
presenti in parlamento. Per evitare che ci siano dei
cattolici in parlamento
il modo sarebbe dichiarare "nè eletti nè
elettori" tutti gli italiani che
fanno professioni di cattolicesimo. Ma questa sarebbe
considerata (oltre ad
una violazione della privacy) una discriminazione
gravissima, impossibile
dal punto di vista costituzionale e dal punto di vista
dei diritti umani.
L'unico modo resterebbe quindi quello di far fuori il
papa. ma a parte che
"morto un papa se ne fa un altro" c'è chi dice
che non è poi così facile
ammazzare un papa (Alì Agca docet).
Inoltre, molto recentemente, i vescovi italiani hanno
scritto una lettera
collettiva per dire che l'attegiamento che viene loro
richiesto dai laicisti
italiani è per loro un vero e proprio etteggiamento
eretico, quindi
impossibile, anzi, da condannare. Ecco un estratto della
lettera.
[...]
"Alla base delle diverse deviazioni dottrinali e
pratiche del mondo attuale
si può
scoprire come un denominatore comune, che quasi esprima
l'anima di tutto e
rappresenti il principio ispiratore della complessa gamma
degli
atteggiamenti
errati nel campo religioso e morale?
Noi pensiamo di sì e crediamo di individuare questo
atteggiamento di fondo
in
quella diffusa mentalità attuale che va sotto il nome di
"laicismo".
Non temiamo di affermare che questo è l'errore
fondamentale, in cui sono
contenuti in radice tutti gli altri, in una infinità di
derivazioni e di
sfumature".
[si tratta di]
"una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di
opposizione sistematica ed
allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la
religione in genere
e la
gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle
loro attività ed
istituzioni.
Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente
naturalistica della
vita
dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o
vengono relegati
nel chiuso
recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei
templi, senza alcun
diritto
a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell'uomo (la
sua attività
filosofica,
giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale,
politica, ecc.).
[tale laicismo]
"ammette Dio e il fatto religioso, ma rifiuta di
accettare l'ordine
soprannaturale
come realtà viva ed operante nella storia umana.
Nell'edificazione della città terrestre intende
prescindere completamente
dai
dettami della rivelazione cristiana, nega alla Chiesa una
superiore missione
spirituale orientatrice, illuminatrice, vivificatrice
nell'ordine temporale.
Le credenze religiose sono, secondo questo laicismo, un
fatto di natura
esclusivamente privata; per la vita pubblica non
esisterebbe che l'uomo
nella
sua condizione puramente naturale, totalmente disancorato
da un qualsiasi
rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di
moralità".
[...]
"Il pericolo insito in questo errore è oggi
accentuato da due fatti.
Innanzi tutto il laicismo, nell'odierna situazione
italiana, evita
generalmente gli
atteggiamenti plateali e massicci del vecchio
anticlericalismo ottocentesco.
E' più scaltrito, più duttile, più lucido ed
aggiornato alle tecniche del
tempo.
Più che aggredire direttamente preferisce l'insinuazione
perfida e la
critica
sottile, più che la discussione diretta preferisce la
battuta di spirito e
lo
scherno, più che l'attacco alle idee preferisce
l'utilizzazione delle
debolezze
degli uomini, più che le spettacolari chiassate di
piazza preferisce
l'orpello
d'una certa severità culturale.
Anche quando attacca la Chiesa si sforza di ammantarsi di
nobili motivi:
vorrebbe svincolarla da ogni "compromissione"
temporale, purificarla da ogni
"contaminazione" mondana e politica, metterla
al passo dei tempi e
svecchiare le sue interne strutture, affinché, libera e
ringiovanita, possa
tornare
ad esercitare il suo sovrano ministero spirituale sulle
anime.
[...]
"il laicismo sfugge a posizioni dottrinali precise.
Come tutti gli errori di oggi preferisce
l'indeterminatezza e la vaporosità
degli
atteggiamenti.
Fa leva soprattutto su impressioni, su sentimenti e
risentimenti, su stati
d'animo.
Ciò è dovuto a volte alla superficialità delle sue
idee, ma spesso obbedisce
ad un
preciso calcolo.
Ama giocare sull'equivoco per raggiungere i propri scopi
senza suscitare
eccessive
reazioni, soprattutto in quella parte dell'opinione
pubblica ancora legata -
in qualche
modo - alla religione e alla morale cristiana.
Si mimetizza per operare indisturbato in modo da creare
gradualmente un
clima di
pensiero e di vita disancorato da ogni riferimento
soprannaturale ed aperto
a tutte
le avventure intellettuali e morali.
Questi fatti rendono l'insidia molto più grave, perché,
sotto l'apparente
rispetto per la
fede religiosa, può essere gradualmente e
insensibilmente consumata un'opera
di
sistematica corrosione dell'anima cattolica del
paese".
[...]
"Nel laicato cattolico la mentalità laicista può
dar luogo a facili
tentazioni, di cui
enumeriamo le principali:
a) tendenza, in nome di una ormai raggiunta maggiore
età, a sottrarsi
all'influenza ed
alla guida della gerarchia [...]
b) la tendenza a rivendicare una totale indipendenza
dalla Chiesa nella
sfera del
"profano", non rendendosi conto come, dietro
gli aspetti tecnici e
contingenti dei
problemi temporali, tante volte si agitano questioni di
principio, su cui la
dottrina
cattolica non può rifiutare di pronunziarsi;
c) la tendenza a sottovalutare o a mettere in dubbio la
capacità del
messaggio
cristiano a risolvere i problemi sociali del mondo d'oggi
[...]
d) la tendenza a scivolare sul piano inclinato di un
sottile naturalismo,
svalutando
l'azione magisteriale e sacramentale della Chiesa in
ordine all'umano
progresso [...]
e) la tendenza a indulgere a forme di amara polemica
interna e a
preoccuparsi più
dell'apertura verso il mondo esterno che della fraterna
carità e dell'unità
di spirito con
coloro che - nonostante inevitabili deficienze e lacune
lavorano e soffrono
al proprio
fianco;
f) la tendenza ad opporre la Chiesa carismatica alla
Chiesa gerarchica, le
interiori
ispirazioni del cuore all'ordine esterno della disciplina
[...];
g) la tendenza ad equiparare il laico al sacerdote,
affermando una
insostituibile
complementarità e parallelismo di funzioni e di poteri
[...]
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