INTERVISTA A ESTELA CARLOTTO

Anche la nonna-leader di Plaza de Mayo, a suo modo, è new global . Nell’«altro mondo possibile» immaginato da Estela Carlotto - 72 anni, di cui 25 dedicati alla ricerca dei bambini rubati dai golpisti argentini alle donne che partorivano nei centri di tortura - ogni Paese ha il diritto di seguire la sua strada. Senza imposizioni esterne. «Un atto patriottico», lo chiama lei. «Il popolo che si unisce, si prende per mano» ed esige dai governanti «un cambiamento di rotta»: il rifiuto della globalizzazione «che vuole metterci tutti nello stesso sistema» e allo stesso tempo il sostegno «alla globalizzazione dei diritti e delle possibilità». Una svolta che, sostiene Estela, in Argentina passa innanzitutto dalla fine dell’impunità per i responsabili della passata dittatura militare e per coloro che ne hanno ereditato i metodi (la Carlotto ha presentato a settembre un dossier sugli abusi della polizia provinciale, due giorni dopo ha subito un attentato).
Tutto questo ha raccontato la nonna-simbolo di Plaza de Mayo al Social Forum di Firenze.


Che cosa porta a casa da questa esperienza?


«Un’enorme soddisfazione. Un’ulteriore conferma che gli europei e i latinoamericani hanno idee comuni e possono lottare insieme, pacificamente».


Su quale fronte?


«Per esempio contro l’Alca (o Ftaa, l’Area di libero scambio delle Americhe, ndr ). I latinoamericani non la vogliono accettare: chiedono il diritto all’autodeterminazione economica».


E quindi un allontanamento dall’influenza degli Stati Uniti..


«Certo. In questo senso la vittoria di Lula alle presidenziali in Brasile è un incoraggiamento per tutti noi».


Quale messaggio lascia a Firenze?


«Un invito alla speranza. Rivolto soprattutto ai giovani. Io ho portato la mia esperienza di impegno e di lotta come cittadina argentina e nonna di Plaza de Mayo: se il popolo unisce le forze, può davvero cambiare questo mondo».