Vecchi e nuovi manicomi.



Il disegno di legge Burani-Procaccini - Norme per la prevenzione e la cura
delle malattie mentali (di modifica della legge 180), già presentato alla
XII Commissione Affari Sociali della Camera, ha superato l’esame della
Commissione ristretta ed è pronto per essere discusso in Parlamento.
Si tratta di una proposta di legge che, riproponendo il concetto di
pericolosità come attributo della malattia mentale, prevedere la possibilità
dell’inserimento coatto del paziente nelle strutture di lungopermanenza,
(Trattamento Sanitario Obbligatorio Urgente), non solo per affezioni
psichiatriche (fatto in sé già grave perché lesivo del diritto di essere
curato senza essere rinchiuso), ma anche per patologie fisiche che il malato
rifiuta di curare o per soggetti anziani ultrasessantenni (art.7, comma 5).


Accanto a questo grave restringimento della libertà personale, il testo
Burani-Procaccini aggiunge una serie di dispositivi attraverso i quali si
definisce un percorso “ad hòc” per le persone sofferenti psichiche, fuori
dai contesti della vita collettiva e dalla tutela giuridica. Alcuni esempi:


- scompare per il ricovero coatto la figura del Sindaco, nella sua funzione
di autorità sanitaria locale;


- - si prevede la possibilità di riutilizzare le aree e gli edifici degli ex
ospedali psichiatrici per la realizzazione di strutture psichiatriche,
riaprendo così concretamente i manicomi;


- - si reintroduce il concetto di ergoterapia, per cui all’interno delle
strutture di lungodegenza il malato potrà lavorare “per essere rieducato” e
solo eventualmente (art.8 comma 2) riceverà un compenso per le attività
svolte.


C’è da chiedersi: Quale progetto di civiltà è alla base di tali
affermazioni?

Che tipo di esistenza si intende proporre alle persone
sofferenti (ma anche ai cittadini tutti) attuando simili percorsi di
esclusione?

Che cosa si intende per Salute e Malattia Mentale quando si
presume con tanta insistenza l’impossibilità di vivere nella comunità
sociale?

E ancora: Che tipo di accettazione della propria e dell’altrui
sofferenza e che tipo di disponibilità alla cura possono diffondersi a
partire dalla minaccia dell’internamento coatto per i “malati mentali non
collaborativi” (dimenticando che la collaboratività è il prodotto di una
relazione interpersonale e non una caratteristica individuale)?


Contrastare il disegno di legge Burani-Procaccini è uno degli atti che si
rendono necessari:


1) per recuperare un progetto di civiltà che possa dirsi tale, basato sulla
possibilità di articolare i rapporti sociali in modo da permettere
l’incontro e lo scambio tra le diversità, riconoscendo potenzialità e saperi
individuali;


2) per cogliere il significato autentico e profondo di un progetto di cura,
che non può prescindere dal ruolo esercitato dalle relazioni sociali, cioè
non può realizzarsi in isolamento o in contesti artificiali. L’identità di
ciascuno di noi si nutre di relazioni e contatti tra persone, che si
realizzano nei contesti della realtà. Qualunque tecnica, anche la più
avanzata, non può avere alcun effetto terapeutico se applicata in condizioni
di isolamento, poiché “parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi
ci accosta” (Primo Levi).


Certo, le risposte ai bisogni di Salute Mentale sono spesso carenti o
assenti. Perché?

La legge 180, studiata e imitata in molte parti del mondo,
è una legge-quadro, per la cui attuazione è necessario il rispetto degli
standard delle strutture “alternative” definiti nei Progetti Obiettivo
Nazionali e Regionali. Attualmente le normative prevedono, ad esempio: la
destinazione di almeno il 5% della spesa sanitaria per le attività dei
Dipartimenti di Salute Mentale; almeno un Centro di Salute Mentale, aperto
per almeno 12 ore al giorno, un Centro Diurno, aperto per almeno 8 ore al
giorno, e una Comunità terapeutica, ogni 100.000 abitanti; almeno un
operatore ogni 1.500 abitanti, etc.


Ho l’impressione che di questi temi si discuta poco. E che questo poco
discutere concorra ad aumentare il rischio per molti cittadini sofferenti,
che con difficoltà riescono a rappresentare i loro problemi, di subire gli
effetti disastrosi di un meccanismo di esclusione crudele, che annienta le
storie, distrugge identità, ricostruisce aree di razionalizzata
emarginazione.


Per tutti questi motivi, si può sottoscrivere l’appello di Psichiatria
Democratica, contro la legge Burani-Procaccini, firmando elettronicamente
presso il sito -
www.psichiatriademocratica.com - oppure in namir.

Simonetta Giustini (psicologa, Roma)