Gino Strada a
Epifani
ecco i nuovi leader
di ANDREA DI
NICOLA
FIRENZE -
"Bello questo straccetto bianco, chi te lo ha
dato?". Così, scherzando sulla sua stessa
iniziativa, forse solo per mascherare l'emozione di tanto
trionfale accoglienza, Gino Strada ha apostrofato i tanti
ragazzi che gli si facevano intorno per un saluto. E sì,
perché le giornate fiorentine hanno detto chiaramente
per chi batte il cuore degli scout e dei punk, dei
giovani dei centri sociali e dei pacifisti che hanno
discusso di acqua per tutti e copyright, di Ogm e di
pace, di Europa e di lavoro. E di sicuro Gino Strada è
uno che quei cuori li scalda. Così come li hanno
scaldati padre Alex Zanotelli o Haidi Giuliani, ma anche
Sergio Cofferati e il nuovo segretario della Cgil
Epifani.
Società civile si chiama uno degli idoli no global, e
così è facile capire perché un chirurgo che costruisce
ospedali in tutti i Paesi dove c'è una guerra e che,
soprattutto, ci resta dentro a curare e cucire mentre
piovono le bombe, diventi un simbolo, un'icona da
toccare. Quando sbuca da una strada laterale giovani
scout e punk con tanto di cresta si fanno intorno.
Chiedono autografi ringraziano, una studentessa chiama la
mamma al telefono e dice a Strada: "Parla con mia
madre, ti prego", lui lo fa volentieri e rimprovera
pure la signora perché non è in strada a manifestare.
E' colpito da questa accoglienza. Si guarda intorno
lanciando battute. "Sono felice, per come mi
accolgono ma soprattutto perché è un simbolo di come
cresce il sentimento di opposizione alla guerra".
Strada segue i suoi, parla con tutti, e si toglie anche
la soddisfazione di vedere decine e decine di finestre
bardate con un lenzuolo bianco simbolo della sua campagna
"fuori l'Italia dalla guerra".
Con Gino Strada nei cuori dei
ragazzi del movimento ci sono pure due sindacalisti, anzi
il capo attuale del più grande sindacato italiano
Guglielmo Epifani ed i suoi predecessori. Loro lentamente
ma coraggiosamente hanno portato la Cgil a discutere con
quei ragazzi ed oggi si godono il risultato di tante
fatiche. Movimenti antagonisti e Cgil non sempre, anzi
quasi mai sono riusciti a parlarsi, oggi invece Cofferati
ed Epifani vengono acclamati. E loro ricambiano.
Ricambiano gli applausi e firmano di tutto, poi prendono
posizione. "Sono rammaricato per chi non c'è"
dice il meno espansivo Epifani mentre guida la
foltissima, sembra oltre 100 mila persone, parte di
corteo della Cgil. "Sono una bella generazione dice
invece Sergio Cofferati hanno voglia di occuparsi di se
stessi e degli altri, della cosa pubblica, della
politica".
Lontano, ma non troppo, sfilano altri personaggi che
hanno il rispetto, profondo, del popolo no global sono
Haidi e Giuliano Giuliani. Hanno voluto fare tutto il
corteo a piedi, "devo arrivare fino in fondo"
dice Haidi quando gli chiedono se vuole salire sul camion
del Comitato Piazza Carlo Giuliani. E chi sa se non è
proprio questa forza interiore a far alzare i ragazzi da
terra quando la vedono piccola e minuta che dice:
"In cielo non c'è il sole ma oggi a Firenze c'è il
sole". Intorno il marito che cerca sempre di non
perderla di vista aziona la sua telecamera e riprende,
riprende le facce di questi giovani tanto simili al suo
Carlo e si stupisce: "Quanta gente che giornata
meravigliosa".
Nel Pantheon del variegato popolo, "la
moltitudine" la chiamano loro c'è anche un prete,
anzi un missionario: Alex Zanotelli. Ieri lo hanno
ascoltato in una sala stracolma dove si moriva di caldo
per ore ed ore mentre con la sua voce piana parlava di
Africa e di disperati del mondo. Lo hanno applaudito fino
a farlo commuovere, lo hanno assediato per chiedergli
consigli, per "ringraziarlo di esserci", un
ragazzo anche per chiedergli di sposarlo.
Persone diverse per storie e tradizioni, per appartenenze
politiche e stili di vita che hanno conquistato una
generazione di antagonisti con una sola scelta: il no
deciso e fermo alla guerra.
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Quattro giorni di convegni e
assemblee per far crescere il movimento
con qualche problema: dall'ordine pubblico alle divisioni
nei No global
"Contro
la guerra e il liberismo
per costruire l'altra Europa"
di ANDREA DI
NICOLA
ROMA -
Delegazioni da 105 Paesi del mondo, comprese Micronesia e
Cina, 20 mila iscritti al forum, mille volontari, 426
associazioni aderenti e per finire più di 200 mila
persone attese per il corteo contro la guerra di sabato 9
novembre. Questi i numeri del Social forum europeo che si
aprirà domani sera a Firenze con uno spettacolo in
piazza al quale parteciperà anche Dario Fo. Giorni di
convegni ed assemblee per affermare che "Un'altra
Europa è possibile. Contro il neoliberismo, la guerra e
il razzismo", come afferma lo slogan che racchiude
la quattro giorni fiorentina.
Trasformare per quattro giorni Firenze nella Porto Alegre
d'Europa, questo l'obiettivo della manifestazione, figlia
del Forum mondiale della città brasiliana, e allontanare
per sempre lo spettro di Genova. Operazione fallita per
il momento visto che il dibattito sui temi dell'ordine
pubblico è passato come uno schiacciasassi su ogni
tentativo di mettere i temi del forum al centro
dell'attenzione.
In realtà, come per altro
contestano i Disobbedienti, l'appuntamento fiorentino
sarà soprattutto occasione di dialogo fra le componenti
continentali del movimento dei movimenti tanto che da
giovedì a sabato sono previsti 18 conferenze mattutine,
dodici serali, 160 seminari e 180 workshop. Con la scelta
dei partecipanti scaturita da una serie di riunioni
combattutissime su quale associazione dovesse avere i
propri oratori.
I temi sono quelli classici del movimento visti però da
una prospettiva europea. I guru del movimento, e i
militanti dei tanti Paesi, da Naomi Klein a Vandana
Shiva, da Gino Strada a Susan George, da Josè Bovè a
Bernard Cassen discuteranno del ruolo dell'Unione europea
fra i poteri globali, di acqua, terra, aria, "beni
comuni" come li chiamano nel comitato organizzatore
ma anche di agricoltura con il lancio da parte di
Altraagricoltura della campagna a favore dei contadini
palestinesi intitolata "Sposta il carro armato che
ci pianto un seme". O ancora, si cercheranno le
alternative al neoliberismo nell'integrazione dei Paesi
del centro e dell'Est europeo nell'Unione.
Altra grande questione è quella della guerra e della
pace. Si parlerà di conflitti concreti a partire dalla
Palestina ma anche di Nato, politica estera europea e
americana, dello scontro di civiltà al quale il
movimento vuole contrapporre il "dialogo di
civiltà".
L'altro tema di riflessione riguarda la democrazia in
particolare riguardo agli aspetti delle migrazioni e si
cercherà un percorso dalla "Carta di Nizza alla
carta dei diritti universali". E poi le mille e
mille idee che ognuno vorrà dibattere in una sorta di
corner di Hide Park che verrà creato nella Fortezza da
Basso.
A parte il grande corteo europeo contro la guerra che
nelle previsioni dovrebbe veder sfilare, lontano dal
centro storico, almeno 200 mila persone, per il resto
tutto sarà dibattiti, dibattiti e ancora dibattiti. Come
se il movimento avesse traslocato dalle piazze alle sale
conferenze. E, non a caso, questa impostazione voluta
dagli organizzatori non piace a molti, a partire dai
Disobbedienti di Casarini e soci e alle loro propaggini
europee che pure sono dentro al Social forum. Le ex Tute
bianche annunciano che "attraverseranno il
forum". Parteciperanno sì ai dibattiti ma
nell'ippodromo delle Cascine ospiteranno un
rappresentante della Comandancia del subcomandante Marcos
e si preparano a ricordare a tutti, con azioni di
disobbedienza, che il conflitto sociale è il pane del
movimento. E così per i Disobbedienti il forum inizierà
alle frontiere di Ancona, Ventimiglia e Gorizia dove
andranno ad "accogliere i fratelli e le
sorelle" con l'obiettivo di farli entrare in Italia
senza sottostare ai, reintrodotti, controlli di frontiera
e continuerà con una Tv ed una radio satellitare per
"far sapere agli iracheni che c'è un Europa che è
contraria alla guerra".
Due anime, dunque, che oggi più che mai si manifestano
in tutte le loro diversità e che se finora sono andati
avanti con mille escamotage ora sembrano aver raggiunto
il limite della sopportazione reciproca. Un pericolo per
il ministro dell'Interno Pisanu ed i responsabili
dell'ordine pubblico, una "ricchezza" per i
militanti del movimento che, almeno fino al banco di
prova di Firenze, sembrano più affascinati dalla
commistione delle diversità piuttosto che
dall'omogeneità delle diverse componenti.
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Disobbedienti alla
Caterpillar, anarchici
davanti al carcere, Student Action alla Siae
Arrivano
le proteste
simboliche e pacifiche
La polizia ha
controllato la regolarità
delle manifestazioni ma non è mai intervenuta
FIRENZE - Alla
fine sono entrati in azione anche loro, i Disobbedienti
di Casarini e Caruso. Avevano promesso azioni di
disobbedienza civile per "attraversare" il
forum ed oggi hanno occupato simbolicamente la
Caterpillar di Calenzano per protestare contro l'azienda
che produce le ruspe che, al seguito dell'esercito di
Sharon, distruggono le case dei villaggi palestinesi.
Nello stesso momento un gruppo di anarchici fiorentini
manifestava davanti al carcere di Sollicciano e un gruppo
di studenti della Student Global Action occupava gli
uffici della Siae per protestare contro il copyright.
Le proteste tanto aspettate alla fine ci sono state ma
sono rimaste, come previsto, nei recinti dell'azione
simbolica senza danni a cose o persone con la polizia si
è limitata a controllare ma senza intervenire.
I Disobbedienti esordiscono a modo loro nel forum andando
in un centinaio alla sede della Caterpillar, entrano nel
cortile della fabbrica, stendono i loro striscioni poi
occupano simbolicamente lo stabilimento imbrattando i
macchinari. Un'occupazione durata una ventina di minuti
in un obiettivo "sensibile" secondo il piano
della Questura e quindi controllato. Le forze dell'ordine
si sono limitate a verificare che la situazione non
degenerasse ed hanno evitato ogni intervento. Finita
l'azione dimostrativa il centinaio di ragazzi sono
rientrati al loro quartier generale, l'ippodromo del
galoppo.
Più o meno stessa situazione
alla Siae dove, invece, ad entrare in azione sono stati
300 studenti universitari e medi che volevano protestare
contro "la mercificazione del sapere", come
spiega Federico. Sono entrati negli uffici, hanno
installato Linux, sistema operativo che non ha copyright
nei computer della Siae, hanno fotocopiato libri
"per protestere contro una legge assurda" ed
hanno esposto il loro striscione con su scritto
"Sapere pubblico globale". La polizia ha
osservato. "Sono stati molto responsabili"
riconoscono i contestatori, "hanno capito che la
nostra era una protesta simbolica". Poi dopo qualche
ora gli studenti sono usciti in strada per distribuire
software piratati di programmi come Morpheus che servono
per scaricare musica da Internet, o Cd, pirata, con le
musiche dei loro autori preferiti a partire da Manu Chao.
E, per concludere, hanno seminato sul percorso, fotocopie
di libri.
Tutto tranquillo anche a Sollicciano, davanti al cercere,
dove si sono ritrovati gli anarchici. Toni più duri e
tipo di manifestazione più classica che si è conclusa
al grido di "libertà, libertà" che veniva
scandito dai manifestanti e dai carcerati che battevano
sulle sbarre.
(8 novembre 2002)
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Alla fortezza del Basso
partono i lavori tra dibattiti e confusione
La Fallaci arriva a Firenze, ma i No global la ignorano:
"Chi è?"
L'assalto
pacifico
al cuore del Forum
di ANDREA DI
NICOLA
FIRENZE -
Tutti in fila. Una lunga coda ordinata e sorridente che
si srotola davanti al centro di accoglienza della
fortezza da Basso, cuore pulsante del Forum sociale
europeo, con un unico obiettivo: il pass da delegato
senza il quale non si va da nessuna parte. Un assalto a
Firenze dunque c'è stato ma, a differenza di quanto
previsto è stato un assalto al biglietto stampato senza
il quale l'inflessibile servizio d'ordine tiene lontani
da workshop e dibattiti. Un assalto inaspettato tanto che
gli organizzatori hanno finito i cartoncini degli
accrediti: quasi 30 mila persone non se le aspettavano
nemmeno i più ottimisti.
E se fuori c'è un ordine teutonico appena superate le
mura della Fortezza medicea la confusione regna sovrana.
Voci, musica odori di cibi, ovviamente, non globalizzati
assalgono fin sotto lo striscione del comitato Carlos
Fonseca, il primo che si vede con i suoi guerriglieri in
armi piazzato proprio sotto una bandiera della pace che
sventola più in alto. Contraddizioni, diversità di un
movimento che nella diversità vive. Diversità che si
affaccia dalle mura delle sale in quella che è stata
ribattezzata piazza Marx, dove sono esposti striscioni su
striscioni da quello che dice "No alla guerra"
a quello che invoca "Solidarietà con il popolo
palestinese", da quello che contrappone "People
not profit, peace not war". E se lo Scottish
socialist work mette in mostra una foto del Che, un'altra
associazione proclama "La natura non è una
merce", intanto il lenzuolo dell'Unione inquilini
ricorda: "Casa: diritto alla vita". Al centro,
in posizione d'onore, una gigantografia di Carlo Giuliani
con una semplice firma, "Carlo".
Di tutto, di più, insomma,
questo è il movimento. In mezzo, nel cortile e nelle
sale dove più di 200 espositori hanno aperto i loro
stand, migliaia e migliaia di ragazzi che parlano,
discutono, cantano, giocano con i cani presenti in ogni
luogo. Una folla variopinta e felice, "felice di
essere qui", come dice Morena, una biondina che da
Napoli si è trasferita a Firenze ed oggi si trova in
mezzo a questa "moltitudine".
E mentre José Bové, il baffuto contadino bretone che
somiglia ad Asterix parla di sovranità alimentare in uno
dei tanti, tantissimi incontri di questa prima giornata
di dibattiti tutti molto seguiti, negli oltre 200 stand
si snoda un serpentone umano che vuol vedere tutto e
comprare molto. In un punto del pianterreno, in un
silenzio irreale per la confusione che c'è intorno,
ragazzi e ragazze guardano un video sul G8 di Genova:
contraggono il viso di fronte alle immagini del sangue
della scuola Diaz, piangono quando rivedono la scena,
vista mille volte, della morte in piazza Alimonda. Si
capisce che in quelle immagini c'è tanto troppo di loro,
che quella ferita è ancora aperta e chi sa quando si
rimarginerà.
Altri intanto, li accanto, scrivono le loro frasi di
speranza su un "mandala per la pace" di 2 metri
e mezzo di diametro scritto in tutte le lingue del mondo
e che del mondo ha tutte le bandiere. Il tutto sotto lo
sguardo coperto dal passamontagna dei guerriglieri a
cavallo del subcomandante Marcos che si affacciano da un
dipinto, enorme, che abbellisce lo spazio del Sincobas.
Si comprano prodotti equi e solidali, ma si mangia la
porchetta, si fa la fila davanti al ristorante contadino
e si acquistano le magliette dei giovani comunisti. E se
gli chiedi della Fallaci che dovrebbe essere arrivata a
Firenze, alzano le spalle. "Che vuoi che ce ne
importi", dice Giulio mentre entra nella sala delle
conferenze dove si discute di "Ruolo delle religioni
nella critica alla globalizzazione". Qualcuno chiede
che "venga a discutere", un altro, Joaquim, uno
spagnolo, non si pone per nulla il problema, lui, Oriana
Fallaci non sa nemmeno chi sia. E così la grande bega
nazionale diventa una questione di provincia.
Sono un'umanità disordinata ed allegra che sembra
infischiarsene delle polemiche e delle tante accuse che
gli sono cadute sul groppone. Vogliono divertirsi e
conoscersi, esserci ma fino alle 20, massimo 20,30
perché poi chi ha trovato ospitalità nelle famiglie
fiorentine deve rientrare: nelle buone famiglie si cena
tutti insieme.
(7 novembre 2002)
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La città invasa. Si attendono
oltre duecentomila persone
Pochissima polizia, il servizio d'ordine affidato alla
Cgil
Firenze,
si muove il corteo
tanta gente, aria di festa
Qualche negozio
apre. L'atelier Cavalli offre la colazione
FIRENZE -
L'attesa è per duecentomila persone. A giudicare dalla
folla che da stamane ha invaso Firenze per la
manifestazione contro la guerra nell'ambito del Social
Forum Europeo, le aspettative non dovrebbero essere
deluse, anzi, forse saranno superate. Tanto che il
corteo, ora di inizio prevista per le 15, probabilmente
si muoverà prima, intorno alle 12, per riuscire a
contenere e far sfilare tutti: la testa del corteo si
trova già a quasi un chilometro dal punto di
concentramento, la Fortezza da Basso, dove continuano ad
affluire partecipanti. E sono attesi altri arrivi, almeno
con 12 treni speciali da tutta Italia.
Un'invasione, insomma, tanto che gli accessi alla
Fortezza da Basso - dove da tre giorni si svolgono i
lavori - sono stati chiusi perché il sovraffollamento
all'interno è tale da non consentire ulteriori ingressi.
All'esterno della Fortezza, nella grande area tra viale
Strozzi e piazza Indipendenza si stanno frattanto
cominciando a radunare i primi consistenti gruppi di
partecipanti alla manifestazione che da qui prenderà le
mosse. Di polizia, nemmeno l'ombra.
Viale Spartaco Lavagnini, la
prima arteria che verrà percorsa dai dimostranti, è
già occupato per centinaia di metri da gente, che si sta
posizionando per formare il corteo. Stanno arrivando un
po' tutti: tra i più rumorosi, ormai da alcune ore, il
gruppo dei greci al grido "Palestina libera" e
"La rivoluzione è l'unica soluzione". Gli
uomini della Cgil, con indosso una pettorina rossa con
scritto "Cgil al Fse", si vedono un pò
ovunque. Animata anche la preparazione dei contadini, che
hanno portato nel viale davanti alla Fortezza anche un
trattore. Gli anarchici dietro i Cobas, gli unici che
hanno 'recintato' la loro zona con i manici delle
bandiere per una forma di 'autotutela'. Poi il gruppo dei
"Disobbedienti" che sono partiti dall'ippodromo
del Visarno, alle Cascine, per confluire in zona
Fortezza.
Quando Gino Strada entra nel corteo nello spazio
riservato a Emergency, in viale Filippo Strozzi, è
accoglienza trionfale. I fiorentini, intanto, guardano
basiti quell'aria di festa che si respira tra la folla:
davanti alla cittadella del Social Forum va forte il Che,
la sua faccia stampata su magliette e bandiere, mentre
nel piazzale interno alla Fortezza da Basso si
distribuiscono giornali della cosidetta stampa
alternativa in tutte le lingue. Originali molti dei loro
slogan come quello dei comunisti italiani di Ferrara che
dico "No ai black bloc, veri o fallaci".
Accanto alla festa, il vuoto e il silenzio del centro
dove un numero maggiore di negozi, rispetto ai giorni
precedenti è rimasto chiuso. Tranne l'unico forno aperto
in via Lavagnini, che sta facendo affari d'oro. E qualche
altra eccezione: Roberto Cavalli, il famoso stilista
fiorentino, ha aperto stamani la sua boutique di via
Tornabuoni nel centro di Firenze ed ha offerto la
colazione a tutti i clienti che si trovavano da Giacosa
il caffè annesso al suo negozio. "Ho deciso ieri
sera di non chiudere - ha spiegato Cavalli - ma vedo che
in questa strada non sono stato il solo a fare questa
scelta, dato che è aperta anche la boutique di
Armani".
(9 novembre 2002)
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