16.09.2002
"Grazie Moretti, non litighiamo più"


ROMA «Voglio proprio dire grazie a Nanni Moretti». Dario Franceschini, coordinatore della Margherita, conclude così il dibattito aperto avuto in questi giorni con il regista. Tema: il cavillo ”dell’adesione formale”, o naturale, dell’Ulivo al Girotondo di piazza San Giovanni. Ieri, il giorno dopo, Franceschini riconosce «il popolo dell’Ulivo» in quel milione di cittadini scesi in piazza. Insieme al ds Vannino Chiti sta elaborando una proposta per la “forma” organizzativa della coalizione. Niente di formale, questo sì, perché è sempre stato il nodo venuto al pettine in tante occasioni.
Cosa ha visto sabato a San Giovanni, un rispetto reciproco fra movimento e partiti, o anche l’avvio di un dialogo che può andare oltre?
«La manifestazione è stata bellissima, con una grande varietà di genti e di colori, erano tutti in piazza per una battaglia comune. Un clima positivo fra persone che si sentono tutte dalla stessa parte. Anche chi è intervenuto non aveva nessun tono polemico, lo stesso da parte dei politici. E poi basta con questa schematizzazione fra politici e movimenti, solo a parlarne sembra che siano diversi. Ma il popolo è lo stesso».
Lei ne è convinto, ma altri, nell’Ulivo, ci tengono a distinguersi.
«Soltanto chi non è venuto a vedere non se ne rende conto. È un popolo non solo di centrosinistra, ma dell’Ulivo nel senso più puro, originario del termine. Non solo i quadri militanti dei partiti ma tante persone, che sono state impegnate nella campagna elettorale e ora fanno una battaglia civile. È una risorsa straordinaria per l’Ulivo. Ci sarà l’impegno in Parlamento, certo, ma il centrosinistra deve ascoltare cosa indicano i cittadini. In questo senso Moretti ha dato un taglio molto costruttivo alla manifestazione».
Però ha detto alla sinistra: smettila di fare i capricci...
«Ha proprio ragione. È quello che hanno pensato per anni i nostri elettori. Anche i risultati straordinari ottenuti dai governi dell’Ulivo sono stati cancellati dalle divisioni. Non solo nel dopo Prodi, nel ‘98, ma anche nel ‘96 è prevalsa l’illusione che bastasse essere al governo, invece di costruire l’Ulivo».
Adesso è possibile? Se ne parla da anni.
«La sveglia di Moretti è stata utile. E si tratta di non fare cose finte. Piuttosto iniziare un percorso: in tutti i collegi, l’Ulivo non deve essere fatto al tavolo dei segretari di partito, ma dal basso, coinvolgendo le associazioni, i movimenti».
Non c’è qualche resistenza, in parti della coalizione?
«Sarebbe uno sbaglio incredibile se ogni partito puntasse ad accaparrarsi un pezzo di movimento. La vitalità delle associazioni va rispettata così com’è: queste potrebbero partecipare ai coordinamenti dell’Ulivo, ma senza cambiare natura. La politica è cambiata, non è fatta solo dai partiti, ormai».
Mastella bolla i girotondi come «tribunali del popolo» e, se l’Ulivo «cambia», ovvero tira a sinistra, pensa di tirarsene fuori.
«Parla così perché non è stato a San Giovanni. Le impressioni negative le ha avute solo chi non è venuto. C’erano persone di ogni tipo, venute spontaneamente con i propri mezzi, a parte il venti per cento di treni e pullman organizzati. E poi, diciamolo, nell’Ulivo la distinzione fra centro e sinistra esiste solo nella classe dirigente. Il popolo dell’Ulivo non ha questi schemi».
Rutelli vuole accelerare i tempi per la federazione. Quale rapporto si immagina con Rifondazione e Di Pietro?
«Anzitutto si deve tenere unita l’opposizione che non fa parte dell’Ulivo, a cominciare da Di Pietro. Certo è più difficile fare un programma di governo con Bertinotti, ma si può cominciare a costruire un tavolo programmatico. Su un altro piano, invece, si deve creare l’Ulivo, come soggetto, sul territorio. Ecco, qui di deve andare oltre i partiti, uscire dagli schemi: dare pieno diritto di cittadinanza e delle quote di potere decisionale ai movimenti, ovvero associazioni, intellettuali».
Difficile che si facciano inglobare.
«Certo che no, sarebbe sbagliato anche solo pensarlo. Ma farli partecipare alle decisioni sì. Mi piacerebbe che non ci fosse bisogno di quella delega in bianco di cui ha parlato Moretti. Immagino un Ulivo in cui tutti partecipano alla stesura del programma, alla scelta del leader».
Delle primarie allargate? O è un metodo superato?
«Su questo ragioneremo. Si tratta di trovare il modo di coinvolgere i movimenti, anche senza fare politica a tempo pieno. Inventarsi qualcosa».
La federazione, come forma organizzativa, può mettere d’accordo tutti?
«Si farà una grande discussione. Abbiamo parlato di governo ombra, di portavoce, ma a turno qualcuno ha bloccato qualcosa. Discutiamo, rispettando le idee di tutti, ma alla fine si decida, senza veti».
Lo ha detto anche Rutelli: «nessun veto, neanche dalla Margherita», ma le decisioni saranno prese a maggioranza. Questo non fa storcere la bocca a Verdi, Pdci, Udeur?
«Se vogliamo aprire l’Ulivo non ci si può fermare perché qualcosa non va bene ad un solo partito, fosse anche la Margherita o i Ds. Discutiamo, ma decidiamo democraticamente in una sede sovrana e con potere decisionale».

GIUDIZI

Il presidente dei Ds: Moretti? Disse che amava le minoranze

MILANO - Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ne è convinto: la manifestazione di piazza San Giovanni «consegna ai dirigenti dell’Ulivo una grande domanda di unità», che deve essere «raccolta e trasformata in proposta politica» per un’alternativa di governo. Ma nella coalizione non tutti sono d’accordo e all’indomani della kermesse romana c’è chi, come Clemente Mastella, nella grande adunata dei girotondini («una brutta pagina per i partiti») vede il rischio di un’abdicazione della politica a favore della piazza, con un Ulivo che da riformista si trasforma sempre più in «movimentista» e «giustizialista»: una prospettiva, questa, che potrebbe anche portare l’Udeur a prendere in considerazione l’opportunità di uscire dall’alleanza. Una netta presa di distanza arriva anche dal presidente della Quercia, Massimo D’Alema, che ribadisce la necessità di una politica riformista «che serva a battere Berlusconi più che gridare contro Berlusconi». Con i movimenti, secondo l’ex premier, occorre dialogare da una posizione di autonomia, «altrimenti non si dialoga ma ci si accoda». A margine della Festa dell’Unità di Ravenna, D’Alema ricorda anche che in un suo film Nanni Moretti diceva di amare non tutta la gente, ma la minoranza della gente. E poi aggiunge: «Vorrei che i parlamentari e gli amministratori dell’Ulivo dessero vita a un gruppo dirigente eleggendolo a voto segreto e che questo gruppo costruisse un progetto. In questo caso io darei il mio voto perché Cofferati ne facesse parte. Poi spero che qualcuno voti anche per me». Duri attacchi ai girotondini arrivano da destra: «Ci troviamo solo all’inizio di un periodo molto pericoloso per la democrazia - tuona Alessandra Mussolini, di An -. L’universo presente sabato a Roma è il brodo di coltura nel quale nascerà e verrà progettata la nuova strategia della tensione, che avrà le proprie basi tra i centri sociali e i gruppi no global». «Ciò che è inaccettabile - dice invece Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia - è che alcuni pretendono di parlare a nome di un’Italia pulita, di un’Italia migliore, contro un’altra Italia che sarebbe moralmente e politicamente impresentabile. Se c’è un’Italia che vale e che conta - aggiunge - è l’Italia che gli italiani hanno scelto liberamente in libere elezioni attraverso lo strumento della democrazia». Critico anche il direttore del Tg4, Emilio Fede: «Sono pronto a fare un girotondo con Gene Gnocchi, lui è intelligente, ma con gente come Moretti no».

correire della sera. di a.sa.

Per il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Leone
"Moretti ha fatto un discorso scemo e pieno di slogan"
Il Polo attacca la manifestazione
e Berlusconi intona una filastrocca
Il premier: "Giro, giro tondo, casca la Terra, la sinistra è tutta per terra
Bossi dal Monviso: "Lasciateli girare, i matti girano all'infinito"

ROMA - "Una lotta intestina al centrosinistra". "Discorsi scemi e pieni di slogan". "Una piazza giustizialista". La Casa delle libertà liquida così il grande girotondo di Roma che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone. Il leader e presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fa sentire la sua voce da Washington, in tarda serata dopo aver incontrato Bush. Ascolta le domande dei giornalisti, poi si limita ad una battuta "perché altrimenti voi parlate solo di questo". La battuta è in realtà una filastrocca e dà comunque il senso della giornata sul fronte del Polo: "Giro giro tondo, casca la Terra, la sinistra è tutta per terra".

Durante la giornata erano stati più espliciti gli altri esponenti del centrodestra. Antonio Leone vicepresidente dei deputati di Forza Italia non si fa pregare: "Il discorso di Moretti è pieno di slogan, privo di contenuti e molto scadente". Per usare un aggettivo morettiano, aggiunge il deputato azzurro, "direi un discorso scemo".

Per Michele Bonatesta di Alleanza Nazionale, invece, ciò che è accaduto oggi in piazza San Giovanni è solo "una lotta interna alla sinistra per la conquista del potere". In altre parole, per Bonatesta, starebbe andando in scena la resa dei conti tra "la sinistra extraparlamentare dura e pura e quella parlamentare ritenuta troppo morbida".

Anche per il presidente dei senatori di Forza Italia Schifani "La vera ragione della manifestazione è lo scontro per la presa del potere a sinistra", mentre per Bobo Craxi i girotondi invocano giustizia ma vogliono solo "giustiziare, come già fatto negli anni Novanta, gli avversari politici".

Umberto Bossi parla invece dal Monviso, dove è andato a riempire l'ampolla con l'acqua del Po. "E' difficile accettare che la tua ideologia, per quanto folle, sia finita", dice il leader leghista riferendosi alla sinistra. "Lasciateli girare - conclude il capo del Carroccio - tanto i matti girano all'infinito"

(14 settembre 2002)

 

 

 

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