DA - LA REPUBBLICA.

Segnali distensivi il giorno dopo l'assemblea dei movimenti
dove Nanni Moretti ha incoronato Cofferati leader dell'Ulivo
Fassino: "Da Firenze
nessuna lacerazione"
Cacciari: "Vincente solo in coppia con Romano Prodi"
Diliberto: "Rappresenta bene il clima del '96"

ROMA - "Da Firenze viene una risposta che dice che non si cercano lacerazioni. Ne sono contento perché questo era il mio obiettivo. Adesso alle parole devono seguire i fatti". Piero Fassino commenta così l'esito politico della riunione di ieri sera a Firenze, dove Nanni Moretti ha lanciato Sergio Cofferati come leader della sinistra. Fassino ha ricordato che nei giorni scorsi aveva chiesto "che si superassero divisioni e contrapposizioni. Adesso - ha aggiunto - lavoriamo tutti insieme per creare un'alternativa forte a Berlusconi. I Ds sono pronti a fare la loro parte per dare vita ad un centro sinistra unito che sia la casa di tutti".

Il giorno dopo Firenze, però, da varie parti nel centrosinistra arriva subito la frenata su Cofferati. Perché Sergio Cofferati è si un leader dell'Ulivo, ma da qui a farne "il leader" ce ne passa, ragionano in molti a sinistra. E' esplicito Massimo Cacciari che vede un Cofferati vincente solo in tandem con Romano Prodi candidato, quest'ultimo, alla presidenza del Consiglio. "Con Cofferati alla guida, il centrosinistra andrebbe al massacro, esattamente come con D'Alema lider maximo", spiega Cacciari. E a un ritorno di Romano Prodi sulla scena politica pensa anche Olivero Diliberto dei Comunisti italiani. Perché se Sergio Cofferati "può essere uno di coloro che possono rappresentare meglio il clima di entusiasmo, di voglia di vincere, di governare il paese, del '96", Romano Prodi è colui che "creò quel clima".

Per Arturo Parisi (Margherita) la questione sembrerebbe non porsi. Sergio Cofferati? "E' un leader dell'Ulivo" e il suo "è un atteggiamento che conferma la passione civile", chiosa Parisi, commentando la manifestazioni di Firenze. Non si sbilancia nemmeno Luciano Violante che pensa però all'unità del partito. "Cofferati - dice il capogruppo dei Ds alla Camera - sta facendo un lavoro di tessitura tra partiti e movimenti e credo che questo sia importantissimo". Ma "sarebbe utile - aggiunge Violante - che Cofferati venisse a parlarne anche nelle sedi di cui fa parte e credo che lo farà".

Tagliente è invece il giudizio di Vannino Chiti, coordinatore della segreteria dei Ds. "Chi incorona Cofferati un giorno sì e l'altro anche fa un danno a lui e alla sinistra - afferma l'esponente della Quercia - Cofferati è un dirigente di grande prestigio e di grande capacità: gli abbiamo chiesto di impegnarsi direttamente nei Ds e nell'Ulivo offrendogli il collegio senatoriale di Pisa, di entrare nel direttivo del partito e di far parte dell'ufficio programma. Quindi riconosciamo l'importanza del contributo che può dare, ma quello che farà non lo decidono questa o quella manifestazione o la piazza", conclude Vannino Chiti.

Clemente Mastella (Udeur) chiede invece lumi. "A questo punto - spiega Mastella - è urgente che Cofferati sciolga l'enigma e dica che cosa vuole fare: mettersi alla guida dei Ds, dare vita a un altro partito o inserirsi in uno schieramento che punta a vincere le elezioni, ma in chiave riformista".

Nel centrodestra giudizi taglienti. "A Cofferati - ha detto Marco Follini segretario nazionale dell'Udc - faccio gli auguri per la sua avventura politica. Gli chiederei solo di risparmiarci la favoletta secondo cui lui sarebbe un impiegato della Pirelli e non un dirigente politico. Io credo che sia un dirigente politico a tutto tondo, che poi nel tempo libero fa l'impiegato alla Pirelli".

E per Carlo Giovanardi, ministro per i rapporti con il Parlamento, Sergio Cofferati rema contro a qualunque ipotesi di dialogo sulle riforme tra centrodestra e centrosinistra. "Un tifoso della Juve e un tifoso del Milan - ha detto - tengono entrambi per la propria squadra, ma vogliono che la partita si giochi. Cofferati è ancora al punto di dire che non vuole che ci sia la partita. Non vuole che le due squadre si mettano d'accordo sulle regole del gioco".

DA - LA REPUBBLICA

L'ex leader della Cgil dopo l'"investitura" di Moretti
"Voglio parlare con tutti, da Di Pietro ai noi global"
A Firenze tutti per Cofferati
"Voglio unire, non dividere"

L'Ulivo deve tornare allo spirito del '96
Nuovo no al dialogo sulle riforme: "Berlusconi non è credibile"

FIRENZE - E' la sua serata, e Sergio Cofferati lo sa. L'ex numero uno della Cgil arriva al Palasport di Firenze pochi minuti prima delle 21. Non una parola con i giornalisti che lo attendono. Se ne va dritto in una saletta a parlare con Nanni Moretti e altri (pochi) girotondini. Poi sale sul palco a ricevere l'ovazione. Ci sono almeno 10.000 persone. Che si spellano le mani e, di fatto, anticipano quanto dirà Moretti di lì a poco. E cioè che è lui, il "cinese", il leader della sinistra.

E' una "investitura" in piena regola, e Cofferati non si sottrae. Anzi, quando prende la parola il "quadro della Pirelli" precisa, sfuma e puntualizza, ma ripete puntigliosamente quanto va dicendo da mesi su Ulivo, riforme e movimenti. E ancora una volta le sue sono parole pacate nella forma (soprattutto quando dice di "non voler delegittimare né dividere"), ma assai esplicite nella sostanza.

No al dialogo con Berlusconi. Sì all'Ulivo, ma solo se avrà "lo spirito del 96". No a una coalizione che decida a maggioranza. Almeno fino a quando non avrà un programma comune. Sì ai movimenti, perché quello trascorso è stato "un anno di cose straordinarie". Il tutto, però, con una premessa che replicando ai malumori di Fassino diventa anche una risposta, in anticipo, alle sicure polemiche del dopo Firenze.

"Non voglio delegittimare nessuno", dice Cofferati dal palco rivolgendosi idealmente al gruppo dirigente dei Ds e aggiungendo che non ha nessuna intenzione di "partecipare alla divisione di nessuno schieramento o di nessun partito". Insomma, l'ex leader sindacale assicura che non sta lavorando a scissioni, né all'interno della Quercia, nè tra i movimenti. Al contrario. Ribadisce che la sua intenzione è quella di creare una rete di opposizione che colleghi partiti e movimenti, che unisca insomma, con l'obiettivo dichiarato di ricreare il clima del '96. Quando cioè l'Ulivo vinse le elezioni e Prodi andò a Palazzo Chigi.
Non il clima della bicamerale, però. Sulle ipotesi di dialogo intorno alle riforme arriva da Cofferati una nuova bocciatura: "Non si finga di non aver detto che si poteva fare una convenzione per le riforme". Ce l'ha con una parte dei vertici diessini, ai quali manda a dire che una convenzione sarebbe "una riedizione di una cosa che abbiamo già vissuto insieme...". Vale a dire la bicamerale, che l'ex leader della Cgil vede come il fumo negli occhi perché la destra non presenta "interlocutori affidabili".

Ecco allora l'attacco a Fini, che fa venire "i brividi nella schiena" quando consiglia a Tremonti in Parlamento di "non replicare ai coglioni", ma anche a tutti quelli che a sinistra aprono sulle riforme: "A volte cambiare non è moderno, e difendere la Costituzione è un atto di conservazione legittimo e dovuto".

Conservatore in campo istituzionale, dunque, e invece aperto e sensibile a piazze, girotondi e movimenti. Cofferati ricorda la manifestazione della Cgil di marzo, ma anche il mega raduno di settembre in piazza S. Giovanni a Roma, e così il pacifico e imponente corteo del Social Foum a Firenze. Tutti movimenti che non vogliono diventare un partito, e nemmeno sono "antipolitici". Semplicemente per l'ex leader della Cgil sono "uno stimolo ai partiti".

Con cui bisogna confrontarsi, dice Cofferati, che parlando già da leader della sinistra promette: "Voglio parlare a tutti. A quella parte del centro destra che è stata ingannata e che ora comincia ad accorgersene. Voglio guardare al centro senza dimenticare le radici della sinistra". E ancora, naturalmente, c'è da parlare con i rappresentanti dei partiti della sinistra, con Di Pietro ("nessuno lo dimenticherà"), con i no global.

Si tratta di un progetto ambizioso, sul quale però Cofferati insiste da mesi, provando a superare una contrapposizione tra antagonismo e riformismo che considera datata. Replicando a chi in questi giorni lo ha definito un "peggiorista", spiega: "Credo di essere sempre stato un riformista, ma da questa posizione so apprezzare anche gli antagonisti. Sono così pazzo da pensare che vi possano essere dei punti in comune".

E' musica per le orecchie dei diecimila del Palasport di Firenze. E' musica per i girotondi, per una parte dei movimenti, per un pezzo della classe dirigente della sinistra. Per altri lo è molto meno. Per D'Alema, per esempio, che invita Cofferati "a venire con noi, perché più vengono a tirare la carretta e meglio è". E intanto avverte: "Dobbiamo fare gol agli altri. E non nella nostra porta".

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DA - LA REPUBBLICA

Circa diecimila persone riunite al Palasport
Il regista: "Nessun nuovo partito, il nemico è questo governo"
Firenze, Moretti lancia Cofferati
"E' lui il leader della sinistra"

Ovazione per l'ex segretario della Cgil
"Non voglio delegittimare nessuno"

FIRENZE - Nanni Moretti lo dice tra gli applausi: "Consiglio a Cofferati di non farsi costringere da noi al ruolo riduttivo di leader soltanto della nostra galassia, di associazioni e movimenti, della sinistra radicale: Sergio deve poter parlare anche agli altri". Davanti alle migliaia del Palasport di Firenze, il regista romano incorona con queste parole l'ex segretario della Cgil. Il "cinese" ascolta e non fa una piega, mentre la platea capisce il messaggio e applaude a lungo. Cofferati pronuncia parole che partono dalle tante fibrillazioni che intorno al suo ruolo si agitano nel centrosinistra: "Non voglio delegittimare nessuno. So quanto è faticosa la vita di chi si occupa di politica, insieme possiamo fare cose molto importanti come dimostrate voi qui stasera". Ed è un messaggio che arriva dritto al gruppo dirigente dei Ds e al suo segretario, Piero Fassino che solo ieri aveva lamentato i rischi del "cofferatismo".

Tocca a Moretti fugare il sospetto che dipingeva l'appuntamento fiorentino come il battesimo di una nuova formazione politica: "Non è un precongresso, stasera a Firenze non nasce un nuovo partito. Ci sono solo tante persone di sinistra che vogliono parlarsi e parlare anche agli altri, magari a quelli che stanno nel centrodestra" spiega Moretti, ai microfoni di Novaradio. E Cofferati di rimando: "Sono contento che il movimento non voglia trasformarsi in partito".

L'incontro tra il regista e l'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati richiama al Palasport fiorentino, circa 10 mila persone. "E' stato un anno esaltante perché ricorre l'anniversario della nascita dei movimento e noi qui siamo a ricordare soprattutto che il nostro nemico è il centro destra" attacca Moretti mentre la platea tributa un'ovazione a Cofferati. In platea siedono il filosofo Gianni Vattimo, europarlamentare dei Ds, il filosofo Paolo Flores d'Arcais, direttore della rivista 'Micromega', la scrittrice Lidia Ravera, lo storico inglese Paul Ginsborg, il geografo Francesco Pancho Pardi. Numerosi anche gli esponenti dei Dsm tra i quali i parlamentari Giovanna Melandri, Pietro Folena, Fabio Mussi, Gloria Buffo. Tra il pubblico anche Giuliano Giuliani. Tutti hanno sul bavero la coccarda della manifestazione. Semplice lo slogan: "Io ci sono".

Riguardo alle fibrillazioni a sinistra che hanno accompagnato l'appuntamento fiorentino, Moretti diventa ironico: "A sinistra c'è sempre stata la voglia di farsi del male, una sorta di gene dell'autodistruzione. Io non capisco questa discussione sui leader che scaldano i cuori mentre invece bisogna far vincere. Ci sono leader che non scaldano i cuori e fanno pure perdere".

Che fare allora? "Tornare allo spirito del '96 con la novità della spinta dei movimenti - dice ancora Moretti.- Nel '96 ero felice che le persone che avevo votato avessero vinto. Come cittadino ero contento del governo Prodi. E a chi critica i movimenti il regista romano risponde così: "A chi ci dice perché volete dare una spallata al Governo Berlusconi noi diciamo che nessuno di noi lo vuol fare, è stato eletto da una maggioranza, ma una maggioranza un pò regalata dalla sinistra e dal centrosinistra".

Così dentro il Palasport. Fuori altre migliaia di persone si sono accalcate ai cancelli, senza possibilità di entrare nella struttura stracolma. Nel frattempo si fanno i primi conti. La manifestazione è costata circa 12 mila euro. Se la raccolta tra il pubblico supererà il costo la parte di denaro eccedente sarà devoluta interamente ad Emergency di Gino Strada.

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DA - LA REPUBBLICA

A Firenze il battesimo
della "Cosa 3"

di CURZIO MALTESE

L'INATTESO lancio pubblicitario di Piero Fassino ha funzionato, creando l'effetto Palavobis. Migliaia di persone s'accalcano dentro e fuori il palazzetto di Firenze. Qui sei anni fa nacque e subito morì la "Cosa 2" di D'Alema, con meno problemi d'ordine pubblico. Qui ieri notte è nata la "cosa" di Sergio Cofferati. Se sarà un partito, una federazione, un movimento o soltanto un'altra mina vagante della politica italiana, saranno i prossimi mesi a dirlo. Cofferati, come era prevedibile, ha attaccato Berlusconi e non ha speso una parola su Fassino o D'Alema. Ha insomma raccolto al volo la bandiera dell'unità dell'Ulivo che Fassino gli aveva lasciato col suo sfogo e l'ha sventolata fra le ovazioni. La bandiera del primo Ulivo, quella "vittoriosa del '96" e del governo Prodi, dopo il quale "si sarebbe dovuti andare al voto".

Certo che la nuova cosa, a differenza delle precedenti, nasce in un bagno di folla e da un'investitura di massa. Fra i duellanti della sinistra, non c'è dubbio che il cuore del popolo batta da questa parte. La nomenclatura della Quercia può ripetere che "con i leader che scaldano il cuore non si vincono le elezioni", ma intanto l'applausometro di Firenze impazzisce quando Nanni Moretti risponde: "In compenso abbiamo tanti leader che non scaldano il cuore e ci fanno pure perdere".

In serate come queste si prova invidia per i colleghi stranieri che possono raccontarla come l'ennesima bizzarria di un paese anomalo. In fondo, non dovrebbe esserci nulla di drammatico in un convegno dove le stelle sono un ex sindacalista ora impiegato alla Pirelli e un regista di storie molto private, che si trovano con un pugno di professori e capi del volontariato per ripetere tutti insieme concetti quasi banali in qualsiasi democrazia.

Quale avvocato di Minneapolis, casalinga di Francoforte o pensionato di Lione non potrebbe concordare sul fatto che un governo non deve far leggi su misura come la Cirami o che non si possa riscrivere la Costituzione con un premier che possiede la maggioranza dei media? In quale altro Paese una riforma delle pensioni non si può fare se non c'è accordo fra governo e opposizione? Quale buon parrocchiano della terra non potrebbe sottoscrivere l'idea pacifista di Cofferati per cui "il terrorismo che uccide gli inermi non si combatte con guerre che uccidono gli inermi"?

Soltanto nell'Italia dell'egemonia berlusconiana queste potevano diventare pericolose idee sovversive, roba da comunisti. Soltanto nell'impazzimento della politica un convegno fra un ex sindacalista, un regista e un pugno di professori moderati può assurgere al ruolo minaccioso di prodromo rivoluzionario, assalto al palazzo d'Inverno. Ma siccome con l'impazzimento della politica abbiano a che fare, unica speranza è trovarci del metodo. E un metodo forse c'è, in Fassino come in Cofferati. Anche se è difficile spartire torti e ragioni in una sinistra che sembra brava soprattutto a dividersi ogni volta che Berlusconi ne ha bisogno.

La sparata di Fassino, a prima vista, può sembrare insensata e controproducente, quasi impolitica. Non è politica dire
"Cofferati non mi piace", battendo un pugno sul tavolo. Politica sarebbe chiedersi come mai piaccia a milioni di persone e perché se una manifestazione contro il governo la organizza l'Ulivo al completo ci vanno in due o trecentomila e quando l'ha indetta Cofferati ci sono andati tre milioni, quando l'ha organizzata Moretti erano un milione e perfino i no global riescono a portare più gente in piazza. Ma nemmeno è politica è stare fuori dal gioco come fa Cofferati, senza assumersi responsabilità dirette, libero di impallinare ogni volta la linea del partito dall'ufficio studi della Pirelli.

Il guaio è che queste sinistre duellanti hanno interessi divergenti e li perseguono ben oltre quello comune che le dovrebbe guidare. La maggioranza dalemiana, alla quale Fassino sembra essersi allineato, tesse da anni l'identica tela di Penelope che consiste nel provocare divisioni dell'Ulivo per poi offrirsi di comporle. E' un gioco che parte da Gargonza, subito dopo la vittoria del '96, passa dalla caduta di Prodi e arriva fino a oggi, con la scomunica della minoranza interna.

Ogni volta si ripete puntuale anche il pretesto: il tavolo delle regole con Berlusconi. Un sistema formidabile per spaccare l'Ulivo, visto che la base elettorale ostinatamente continua a non fidarsi del Cavaliere. Con qualche ragione. D'altra parte Cofferati non ha interesse per ora a scendere apertamente nella contesa. Conosce i suoi polli e sa che gli offriranno ogni settimana, da qui all'eternità, l'occasione per criticarli in maniera efficace e popolare, che gli garantiranno nei secoli il ruolo di autentico interprete della volontà popolare. Dalla finestra della Pirelli dunque continuerà a godere di una magnifica vista sugli errori dei dirigenti ds. Ha avuto ragione sull'articolo 18, ha avuto ancora ragione sulla pace e perfino sul "portavoce unico", di cui non si parla neppure più. Non è difficile immaginare che avrà ragione sulle riforme istituzionali e su quella delle pensioni. La scissione è l'ultimo dei suoi pensieri. Oggi sarebbe un favore alla maggioranza. Gli basta rimanere a guardare la riva del fiume, dove prima o poi, passeranno i cadaveri. E l'obiettivo del cinese non è creare un altro partito ma appunto una nuova cosa, con dentro tutta la sinistra che va dai ds ai verdi ai comunisti, per diventarne leader a furor di popolo e con la benedizione esterna di Romano Prodi, il quale ha memoria d'elefante e sarà disposto a perdonare D'Alema non prima del prossimo secolo.

In questa lotta di titani, è inutile aggiungerlo, a rimetterci finora è soltanto il popolo di sinistra. Che rimane in mezzo alla sparatoria, senza convincersi del tutto a stare da una parte o dall'altra, mentre il reggimento berlusconiano avanza e si mangia ogni giorno un pezzo di democrazia, un pezzo di economia e tutto il futuro. Il povero popolo di sinistra che ha un partito con un terzo o la metà dei voti dei partiti fratelli in Europa ma che in compenso conta più correnti della Dc di Fanfani. Il bel popolo fatto della gente appassionata che è corsa ieri al Palasport di Firenze e che, diciamo la verità, si meriterebbe di meglio.

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