I veri motivi dell’ira di Berlusconi


Alla base del nuovo show berlusconiano c’è il risarcimento miliardario a cui sono stati condannati Previti e gli altri imputati nel processo IMI-Sir e a cui egli stesso potrebbe essere condannato nel processo nel quale è imputato. Beneficiari di questo risarcimento non sono pericolosi comunisti annidati nei palazzi di giustizia ma la più grande banca italiana, il San Paolo Imi, e la CIR di Carlo De Benedetti.
di Giovanni Sarubbi

Direttore Responsabile de: «Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino» ( www.ildialogo.org ) Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996

Pericolosi comunisti assetati di sangue, si aggirerebbero per i palazzi di giustizia del nostro paese. Questi loschi figuri starebbero portando avanti una strategia mirata all’abbattimento del legittimo governo eletto dal popolo attraverso non meglio specificati “colpi di giustizia” anziché attraverso “colpi di democrazia”. Questo, in estrema sintesi, il pensiero del presidente del consiglio Silvio Berlusconi trasmesso a reti unificate nei giorni scorsi a seguito di un suo intervento ad un’assemblea di amministratori locali di Forza Italia. A nostra memoria si tratta del più feroce e sconclusionato attacco alla magistratura del nostro paese che mai sia stato fatto e non da un cittadino qualsiasi bensì dalla più alta carica politica del nostro Stato.


Ma perché il capo del governo si è lasciato andare ad una così plateale mistificazione della realtà? Se le accuse fossero vere perché le ha dette con il suo solito sorriso da spot pubblicitario?   E chi sono questi pericolosi comunisti che stanno attentando alla vita della nostra democrazia? Molti hanno fatto paragoni fra il comportamento processuale di Berlusconi-Previti e quello di Giulio Andreotti, proponendo il secondo come modello da seguire. Ma il confronto è improponibile sia per la diversità dei personaggi sia per la diversità notevole delle poste in gioco nelle due vicende giudiziarie.
L’attacco di Berlusconi è venuto dopo la condanna di Cesare Previti nel processo Imi-Sir ed in vista della fase conclusiva del processo SME che lo vede direttamente imputato. Dire che le dichiarazioni di Berlusconi sono legate alle sue vicende giudiziarie è, quindi, un dato obbiettivo ma non basta ancora a giustificare l’enormità dell’accusa e la violenza verbale con la quale essa è stata formulata.


Per comprendere bene il perché delle dichiarazioni di Berlusconi, bisogna andare a leggere la sentenza IMI-Sir di cui i grandi mezzi di comunicazione hanno riportato solo estratti parziali.
Ebbene la parte più importante di quella sentenza non è tanto la condanna a 11 anni di Previti e neppure la sua interdizione perpetua dai pubblici uffici o il divieto a contrattare con la pubblica amministrazione o ad esercitare la professione di avvocato, bensì l’ammontare dei risarcimenti che Previti ed altri imputati sono stati condannati a pagare. E si tratta di cifre da capogiro.


Nella sentenza si legge che gli imputati Battistella, Rovelli, Previti, Pacifico, Squillante e Metta, in solido fra loro, sono condannati “a risarcire alla costituita parte civile IMI - San Paolo il danno cagionato, che si liquida in Euro cinquecentosedicimilioni, oltre alla rifusione delle spese di lite, che si liquidano in Euro 666.894,13”. Gli stessi imputati sono stati altresì condannati “a risarcire alla costituita parte civile CIR il danno cagionato, che si liquida in Euro trecentoottantamilioni, oltre alla rifusione delle spese di lite, che si liquidano in Euro 444.361,03”. Si tratta di una cifra colossale di circa ottocentonovantasette milioni di euro, circa mille e settecento cinquanta miliardi delle vecchie lire. Ci sono poi all’incirca altri tre milioni di euro che dovranno essere versati dagli imputati a titolo di risarcimento danni ad altri enti, fra i quali il ministero di Grazia e Giustizia e la Presidenza del Consiglio anch’essi costituitisi parte civile ai tempi del governo di centro sinistra.


E’ prevedibile che, nel caso di condanna di Silvio Berlusconi nel processo nel quale è direttamente imputato, i risarcimenti danni siano altrettanto consistenti. Crediamo ce ne sia abbastanza per comprendere non solo il perché degli attacchi di Berlusconi ma anche chi siano i “pericolosi comunisti” di cui egli parla. Si tratta della più grande banca italiana, cioè il San Paolo Imi, e della società CIR dell’ing. Carlo De Benedetti, a cui gli imputati Battistella, Rovelli, Previti, Pacifico, Squillante e Metta, in solido fra loro sono tenuti a versare la cifra da capogiro anzidetta. Questo ovviamente se mai questa sentenza riuscirà a passare in giudicato, cioè a superare i due successivi gradi di giudizio quelli dell’appello e della cassazione. Cosa centra Berlusconi, direte voi? Centra, perché a chi credete chiederebbe mai quei soldi Cesare Previti nel caso di condanna definitiva?
Non c’è bisogno di essere avvocati per comprendere che in una causa penale come quella che vede coinvolti Previti, Berlusconi ed altri, il ruolo fondamentale per giungere alla condanna degli imputati viene svolto dalle parti civili, da coloro cioè che hanno subito il danno e che chiedono “giustizia”. Sono le parti civili che non solo sono all’origine della denuncia ma che poi svolgono tutte le pressioni e forniscono tutti gli elementi per mettere in difficoltà e sconfiggere la linea difensiva degli imputati.
Nelle vicende giudiziarie di Berlusconi e Previti non ci sono “comunisti” da una parte contro “democratici” dall’altra. Lo scontro in atto è del tutto interno alle oligarchie finanziarie italiane. Più precisamente lo scontro è fra settori economici che potremmo definire “rampanti”, rappresentati dal presidente Berlusconi, e settori economici di più lunga e consolidata tradizione imprenditoriale, rappresentati dal San Paolo Imi o dall’Ing. Carlo De Benedetti.


Chiamare in causa ipotetici gruppi eversivi comunisti non solo non corrisponde alla realtà ma tende a creare un polverone politico che, oltre a mettere in luce la completa irresponsabilità istituzionale di chi conduce questo attacco, mette anche in grave pericolo la stessa democrazia nel nostro paese.
Ma la cosa più preoccupante nell’attacco di Berlusconi, non sono neppure le sue parole ma quelle dei suoi compagni di partito o quelle degli altri partiti di governo. Certo Berlusconi parlava davanti ad un’assemblea del suo partito ed era lecito aspettarsi vasti consensi alle sue affermazioni ma non l’unanimità, il plebiscito totalizzante, lo sbellicarsi in applausi incontenibili come quelli mostrati dalle TV. In prima fila al convegno dove Berlusconi ha lanciato il suo affondo contro i "giudici politicizzati" c’era Baget Bozzo, prete, a cui sembra essere concesso tutto ciò che non è concesso agli altri preti italiani. La marea di applausi che ha accolto il discorso di Berlusconi, anche quelle parti più sguaiate ed irripetibili, ricordano i regimi totalitari di cui sono piene le fosse della storia. Nella stessa vecchia DC che ha governato questo paese per oltre quarant’anni, non si è mai raggiunto il livello di totalitarismo che oggi vediamo in Forza Italia. Questo dovrebbe far riflettere proprio quelle forze che nell’attuale maggioranza fanno riferimento all’esperienza della vecchia DC e che sembrano godere dell’appoggio della Curia Vaticana. Ci auguriamo anzi che in Vaticano ci sia chi richiami i politici di questi partiti alla difesa della democrazia e che nel giudizio sul governo attualmente in carica non prevalgano miseri interessi di bottega, quali i fondi per la scuola cattolica o altre provvidenze del genere.


Da parte nostra crediamo che uno stato dove dovesse prevalere la legge della giungla non potrà mai garantire alcuna libertà religiosa neppure per quelle religioni che lo sostengono. E l’esperienza del regime nazista e dei suoi orrori e tutto lì a ricordarcelo.
Quali saranno le prossime mosse e verso che cosa ci stiamo muovendo? L’allarme bomba nel Tribunale di Milano che sabato 10 maggio ha fatto rinviare l’udienza del processo contro Berlusconi al quale lo stesso presidente del Consiglio si era rifiutato di partecipare per presunti impegni istituzionali e che grande scontro aveva sollevato fra avvocati difensori e tribunale, è un segnale molto preoccupante di cui il ministro dell’Interno dovrebbe essere chiamato a rispondere immediatamente in parlamento. Nel nostro paese sono oramai già troppi gli attentati terroristici senza risposta ma giunti sempre con tempestiva puntualità rispetto a momenti di scontro politico istituzionale fra persone o correnti dei partiti di governo. Uno di questi momenti è stato il sequesto e l’omicidio di Aldo Moro di cui proprio in questi giorni ricorre il venticinquennale del ritrovamento a Via Caetani.
E allora, per concludere, che nessuno si illuda: il terrorismo è un’arma spuntata che si ritorcerà contro chi decidesse di usarlo. Le bugie anche quando vengono dette con il sorriso più smagliante tali rimangono e finiscono sempre per ritorcersi su chi le ha diffuse.

 

 

 

 

 

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