Gli uomini di Bruno

Di Silvio Cinque.

L’acqua nel mortaio è il libro di Bruno Pignoni. Pubblicato postumo dal figlio Roberto per i tipi del circolo culturale Menocchio di Montereale Valcellina, è una serie di piccoli deliziosi racconti di quel Friuli tanto amato sia dal padre che dal figlio. Una autorevole presentazione è stata curata da Matvejevic, Calligaro e Moprandini nella sala Ajace di Udine il 17 aprile di quest’anno.* Il primo impatto è stato di silenzioso rispetto per un mondo, un ambiente così lontani eppur così familiari, domestici ed al tempo stesso lontani e pur sempre conosciuti ed all’improvviso svelati. Dapprima mi son detto:- Cosa centro io con questo Friuli degli anni ’50, questa Trigesimo così lontana ed appartata; cosa centro io nella vita di un uomo che aveva l’età di mia madre e le stesse origini agricole e contadine: Cosa centro infine con un partito ed una vita di partito vissuta il secolo scorso.- Ma poi la vita descritta con maestria di penna intellettuale, Pignoni è stato anche regista di commedie radiofoniche, si è fatta avanti con forza. I personaggi dei racconti, degli aneddoti, le descrizioni di piccoli ambienti e paesaggi appena accennati nel contesto sociale ed umano, tutto questo si è fatto avanti con presenza gentile e ferma. E leggendo scopro il piacere di descrizioni argute ed ironiche, un sottile sorriso svagato e divertito che indulge in affreschi di personaggi ed amici, situazioni ed ambienti. E allora ho immaginato il libro rigorosamente in bianco e nero, colori bellissimi per guardarsi dentro, senza la chiassosa spettacolarità degli altri divertenti e distraenti colori. Un bianco e nero da film neorealista, rigorosamente neorealista, di registi come Germi, o Scola e De Sica. Perché in questo libro di racconti Friulani c’è una bellissima Italia che non ha mai smesso di Resistenza. Ed invece di andare in montagna va nelle scuole, nelle osterie, nei circoli e lì affila la mente e la conoscenza disponendola agli altri, spesso umili contadini, braccianti, operai silenziosi e preoccupati. E l’arma micidiale è l’analisi rigorosa e gentile arricchita dall’ironia quasi di burlesca fanciullesca che condisce l’atteggiamento e le scelte. Così quegli anni duri e vivi del dopoguerra. Per questo il bianco e nero scandisce lo scorrere delle azioni, animate nell’incontro con l’intellettuale di turno alle prese con faticosi convegni letterari, nella febbrile e drammatica animazione del dopo terremoto, nelle chiassose riunioni al partito o nelle fumose osterie per un taglio o due e quattro chiacchiere sagge e pacate. Un clima impensabile quegli anni, così amorevolmente e puntualmente descritti nei suoi personaggi con la puntigliosa particolarità di chi conosce, vive e malgrado tutto ama quel mondo. In questo libro c’è Gramsci e Pasolini e non tanto per alcune affinità ideologiche e regionali. C’è la dignità efficace di Gramsci, c’è la appassionata dedizione di Pasolini. È in questo mondo che l’intellettuale organico e l’eretico si incontrano e si riconoscono in un lento e faticoso percorso fatto di dedizione appassionata, ma libera di sbagliare, di annoiare, di coprirsi di commiserazione, di ergersi indignata contro le ingiustizie ed i torti. Che di torti questa terra antica ne ha visti da sempre sfogando nella "religione del lavoro" quegli impeti e quella alfabetizzazione poltica che uomini come Bruno cercavano di attuare. Poi i torti si sono complicati fino alla scomunica o all’espulsione proprio da quel partito che si era arrogato di riparare torti e scomuniche. Un altro libro dunque che testimonia e racconta di quegli anni in cui il Partito era qualcosa di molto di più di una gruppo di burocrati preoccupati e quell’acqua nel mortaio muoveva ben altri mulini.

Di Bruno Pignoni:

http://www.comune.udine.it/BIBLIO/bibchiua.HTM

Di Domenico Scandella eretico del ‘500, Eretico, errante eppur radicato al suo mulino, alla sua acqua.

http://spfm.unipv.it/zanella/recDelCol.html

Del Circolo culturale il Menocchio, a lui dedicato

http://www.nuovofriuli.com/read.asp?code=2001.0902.01

http://www.nuovofriuli.com/read.asp?code=2001.0624.01

 

 

 

 

 

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