Riccardo Orioles

La Catena di San Libero

tanto per abbaiare

IV - 2003

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mardiponente

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Questa partita, che è la vera partita degli ultimi due anni, ormai sta arrivando alla fine. Berlusconi sarà condannato, perché l’ordinamento giuridico italiano non permette tecnicamente ai politici - a meno di un colpo di stato - di influire veramente sulle sentenze della magistratura. Tutte le carte possibili sono state giocate e ormai, nell’ambito della legalità costituzionale, è improbabile che la difesa dell’imputato riesca a guadagnare qualcosa di più di qualche altro rinvio molto breve. Anche un’eventuale scioglimento delle Camere arriverebbe, con ogni probabilità, dopo la sentenza. Il quadro dei prossime mesi comprende dunque un Presidente del Consiglio condannato per reati comuni. E allora?

Berlusconi, che non è affatto libero di sé (Dell’Utri preme, ed ha argomenti che non si possono rifiutare), ha già annunciato la resistenza: continuerà a governare dopo la condanna. Sarebbe il primo Paese al mondo governato ufficialmente da un "delinquente". Non lo permetterebbe Ciampi e non lo permetterebbero - in tempo di guerra - né l’America né l’Europa. Questo porterà sicuramente alle elezioni anticipate, un referendum o per i giudici o per cambiare la legge. Queste elezioni potranno essere vinte o perse dalle forze legali, ma in ogni caso non si possono evitare: è bene saperlo subito e prepararsi fin d’ora - con l’unità più totale, e con estrema determinazione - ad affrontarle e a vincere, perché su di esse ci giochiamo veramente tutto.

In questo quadro, è veramente irresponsabile il comportamento da struzzi ("ma no, lasciamolo governare dopo la condanna") dei vari Fassino e Rutelli, che delle brave persone lo saranno senz’altro, ma non sono assolutamente cosa da guidare una battaglia delicata e difficile come questa. Bisogna che Cofferati si faccia avanti senza più perdere un attimo, e che assuma subito e senza giri di tattica la guida anche formale della sinistra. Ogni giorno perduto, in questo momento, mette in grave pericolo il Paese. La tentazione di questi mesi, per quei signori, sarà infatti - ogni attimo - di usare la guerra per un vero e proprio colpo di stato.

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I ventotto di Napoli. Quelli trovati con l’esplosivo (ma era esplosivo da camorra, non militare) nascosto nell’intercapedine di una casa di un boss camorrista. Cellula terroristica? Non mi convince. I motivi:

Perché per conoscere la presenza del boss è stato necessario attendere i comunicati di un’associazione di immigrati - la Score - e non quelli degli inquirenti? Come mai questa sottovalutazione?

Sono state rilevate le impronte digitali sull'esplosivo rinvenuto dietro l'intercapedine? Di chi erano queste impronte? Sono state confrontate con quelle dei camorristi nell'archivio della Polizia Scientfica?

E' stata fatta la perizia sulla muratura dell'intercapedine? Quando è stata costruita quest'ultima? Prima o dopo l'arrivo degli emigranti?

E' stato chiarito come mai i "terroristi" hanno pazientemente atteso l'arrivo dei carabinieri, preannunciato da questi ultimi due giorni prima, invece di darsi (come sarebbe stato logico) alla latitanza?

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Economia 1. Secondo il Censi, sono 370mila i minorenni italiani in condizioni di estrema povertà e disagio sociale.

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Economia 2. Il presidente della Confcommercio propone di combattere l’inflazione emettendo dei "miniassegni" da un euro, sul modello di quelli emessi ai tempi della crisi economica di fine anni ’70. Un altro passo verso gli - inevitabili - patacones.

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Economia 3. Al ribasso tutte le Borse europee dopo il discorso sullo "stato dell’Unione" in cui Bush ha praticamente annunciato l’inizio della guerra contro l’Iraq.

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Cronaca. Lecce. Appello del sindaco sui giornali al ladro che ha rubato il motorino a un immigrato, perché si passi una mano sulla coscienza e glielo restituisca.

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Cronaca. Pisa. Bloccato mentre tenta di scippare la borsa della spesa dal cestino della bicicletta di una signora. Il ladro, un giovane di venticinque anni, viveva con la moglie e il figlio di otto mesi in una vecchia automobile parcheggiata poco lontana. Denunciato a piede libero. I poliziotti hanno fatto una colletta fra di loro e hanno messo insieme alcune centinaia di euri per lui.

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Cronaca. Roma. Anziano pensionato armato di coltello da cucina rapina 700 euri in una banca vicino alla stazione Termini e fugge subito dopo su una vecchia 500 bianca con tendine parasole a fiori.

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Cronaca. Como. Impiegata di banca arrestata per un ammanco di duecento milioni. Le servivano per soddisfare il suo vizio, una raccolta di figurine dei Pokemon.

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Cronaca. Treviso. Ancora un allarme del sindaco leghista Gentilini contro una popolazione "straniera" che si moltiplica incontrollabilmente. Stavolta ad essere sotto tiro sono i cigni, che secondo Gentilini "rovinano la natura, alterano la fauna dei fiumi" e non sono nemmeno padani. I volatili, secondo lui, sarebbero stati importati in città "da qualche criminale". La soluzione prevista, naturalmente, è di sterminarli.

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Alessandro Paganini wrote:

< Telecom Italia un tempo era degli italiani. La gente si lamentava di pagare troppo, però gli utili andavano al Tesoro ed erano reinvestiti in pensioni, sanità, eccetera. In soli due anni il supermegamanager Colaninno, con la benedizione di D'Alema, conquista il comando attraverso le scatole cinesi Hopa-Bell-Olivetti-Tecnost, indebita Olivetti, stravolge Telecom, ristruttura, viene coinvolto nell'affare Telekom Serbia, indagato per i bilanci Telecom, e se ne va vendendo a Pirelli/Benetton e portando a casa 14,000 miliardi. Ora vuole "salvare" la Fiat, utilizzando i soldi acchiappati a Telecom/Olivetti. La nuova scorreria finanziaria - se gliela lasceranno fare - procederà pressapoco così:

1) conquista del controllo, meglio se ad un tozzo di pane tramite ristorni, sennò indebitando qualcun altro - banche con manager compiacenti e "parco buoi" borsistico;

2) ristrutturazione (licenziamenti selvaggi) e spezzatino per rendere "appetibile" FIAT sul mercato;

3) svendita al migliore offerente.

Ciò che si vende in questi casi sono il marchio e il portafoglio clienti. Le risorse migliori passano al compratore, il resto viene rottamato. Il compratore gestisce il nuovo parco clienti con le sue risorse, cioè le sue fabbriche ed il suo personale, meglio se situati nel terzo mondo, ove sindacati, tasse, e tutela ambientale non sono un problema. >

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Don Federico Kyalumba wrote:

< Sono cappellano di un gruppo di congolesi che in seguito alla guerra si sono dovuti rifugiare in un campo profughi

a Kigoma (Tanzania). All’inizio la comunità internazionale passava settimanalmente ad ogni famiglia di rifugiati: 1,5 chilo di mais; 800 grammi di piselli; mezzo litro di olio; due chili di sale. Adesso la stessa razione è data per due settimane.

Noi qui lavoriamo per riabilitare i rifugiati congolesi a Kigoma (Tanzania): liberarli dalla condizione di assisti in un programma di "donna e famiglia". Senza un attività generatrice di redditi, molte madri sono tentate dalla prostituzione. Tavolta le ragazzine sono spinte alla prostituzione dalle loro madri bisognose anche a partire dagli 11 anni. Alcune donne rifugiato hanno messo su un mini-progetto che si chiama "Likelemba": un sistema per cui ognuno versa mensilmente un importo ad un fondo comune che ogni quotista puo utilizzare a turno. Questo ha coinvolto 31 famiglie si sono riunite in gruppoe hanno messo in comune i loro piccolissimi risparmi (133.314 scellini tanzaniani ossia 144,9 euro per famiglia) dovuti al raccolto e vendita del riso dello scorso anno. Per la nuova attività commerciale informale che potrebbe essere la vendita del pesce, come capitale iniziale ogni famiglia ha bisogno di 367.000 scellini cioè 384 euro. Togliendo i 144 che già hanno rimangono da finanziare 250 euro cadauna cioè 7.750 euro in totale.

Ho pensato che se ci mettiamo tutti insieme potremmo farcela a coprire cio che manca e aiuteremmo queste 31 famiglie congolesi. Il modo sicuro dell'invio dell'aiuto è per il tramite della CRDB Bank Kigoma Branch, Tanzania al numero: 01J2087002300 >

Info: donfederico1957@yahoo.co.uk.

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longoborina@libero.it wrote:

< Sono un parroco della periferia di Catania. Anni fa il mio medico, abitante nei queartieri bene dela città, mi chiese se i suoi due bambini potessero assistere alle lezioni di catechismo che si davano in questa parrocchia. Venuti all'appuntamento, all'ora della catechesi per fanciulli, i due bambini del medico si sedettero in fondo alla chiesa, molto distanti dai loro coetanei. Alla fine della lezione chiesi a loro perché non si fossero seduti vicini agli altri bambini: La risposta fu: "Papà ci ha raccomandato di starcene lontani perché i bambini della chiesa S. Giuseppe al P. potevano contagiarci qualche brutta malattia". "Dite a papà - ho risposto loro - che vi ha consigliato bene di.starvene lontani: Con tutte le malattie invettive che cura, potrebbe infettare per mezzo vostro i bambini di questa parrocchia!"

Tanto a proposito dell'ultima dei leghisti che è quella di mettere dei vagoni separati per gli immigrati per evitare che diano fastidio ai bianchi. Meno male.così gli immigrati non verrebbero umiliati, disprezzati, guardati con sussiego, vilipesi, ingiuriati e quant'altro. Sempre che questa discriminazione non sia vissuta dagli immmigrati come la suprema ingiuria. Concetto Greco, Parroco al Pigno >

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Robin wrote:

< caro riccardo, ti racconto due o tre cose di trento, questa città in cui mi trovo a vivere da 13 anni.

1. trento è la città che ha più massicciamente di tutte risposto alla campagna "bandiere di pace": sono a migliaia i balconi che espongono le bandiere multicolori della pace. ed è una gioia, anche e soprattutto quando leggi gli interventi stizziti di quelli di an sulla stampa locale. a proposito, perché clarence non aderisce alla campagna con un bel banner, visto che spazio per la pubblicità ce n'è così tanto? dai un'occhiata a www.robin.it

2. hai presente il sindaco gentilini di treviso? da una vita gli si imputa il fatto di aver fatto togliere le panchine perché non ci si sedessero immigrati, vagabondi e sfaccendati. anche a trento, anni fa, hanno tolto le panchine perché non servissero da rifugio a immigrati, vagabondi e sfaccendati. autore della mossa? non il leghista obelix boso, recente ideatore dei vagoni separati per immigrati, ma l'ammiratissimo lorenzo dellai, allora sindaco di centro-sinistra di questa città e ora governatore di centro-sinistra dell'intera provincia.

3. notizia di pochi giorni fa. alle scuole elementari fanno delle lezioni "alternative" in cui si parla di nord-sud del mondo, sfruttamento e solidarietà. la zia (la zia!) di un'alunna, allarmata da queste maestre no-global, si reca a parlarne col questore (col questore!). il quale, anziché invitare la zia ad andare a parlarne con le maestre o col preside, manda un agente della digos a "chiarire" i fatti all'interno dell'istituto.>

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Caro Robin, grazie per le notizie. Storie come queste di Dolai (se n’era parlato qualche anno fa, all’inizio della Catena) disonorano la sinistra: non sarà mai abbastanza la critica e la denuncia verso questi "progressisti" senza cuore, colpevoli dell'avvento di Berlusconi molto più dei vari Fede o Taormina.

(Bookmark: www.bandieredipace.org)

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Borislav e Kathrina wrote:

< Non sarà giunta l'ora di disdire l'abbonamento Rai e oscurare uno schermo che è ormai allineato a Mediaset, sia nelle reti Rai che nelle trasmittenti private? C'è pure l'aggravante di un aumento del canone. Che scherziamo? Le notizie le prenderemo dal barbiere o al bar: sono più autentiche >

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Walt Whitman wrote:

< Avete mai amato il corpo di una donna?Avete mai amato il corpo di un uomo?E non v’avvedete che essi sono esattamente gli stessi per tutti, in tutte le nazioni e i tempi, per la terra universa? >

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Sul muro dell’università

< A la memoire

de Jean Cavailles

Cacique General

agregè ripetiteur de philosophie

professeur delegè all'Ecole Normale

compagnon de la Liberation >

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Sul muro del tinello

< Puoi comprare una casa

ma non un focolare.

Puoi comprare un letto

ma non il sonno.

Puoi comprare un orologio

ma non il tempo.

Puoi comprare un libro

ma non la conoscenza.

Puoi comprare una posizione

ma non il rispetto.

Puoi pagare il dottore

ma non la salute.

Puoi comprare l'anima

ma non la vita.

Puoi comprare il sesso

ma non l'amore. >

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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa’ girare.

"A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)

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riccardo orioles <ricc@libero.it>

tanto per abbaiare

3 febbraio.2003 165

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Guerre. Perché è scoppiata la prima guerra mondiale? Più ci studio, e più mi rendo conto che in realtà non è riuscito a capirlo ancora nessuno. Le ipotesi più coerenti, ai due estremi, sono quella di Nicola Lenin e Winston Churchill. Il primo era convinto che i capitalisti dovessero prima o poi scatenare una guerra globale per i mercati. Il sscondo che il casino fosse nato dalla gara di potenza navale fra tedeschi e inglesi. Quasi tutti gli altri storici oscillano fra l’una e l’altra di queste posizioni.

Non leggevo Lenin da molto tempo. Dell’"Imperialismo malattia infantile del capitalismo" (o la malattia infantile era quella dell’estremismo? boh: questi libri si assomigliano tutti) mi ricordavo più che altro una splendida copertina rossa. Rileggendolo ora, sono colpito: dalla profluvie di dati minuziosi e "cattivi" su produzione, mercati, affari ecc. e soprattutto dal tono di lucida ostilità con cui essi vengono schierati. Tutto sommato, c’era la Bella Epoque, allora, e i compagni europei in fondo erano delle gran brave persone che tutto s’immaginavano fuorché rivoluzioni e guerre. Ecco: questo tono di estraneità, di gelida sfiducia in qualsiasi possibilità di evoluzione "buona", è quello che, in quel libro, più colpisce adesso. Suppongo che, per l’epoca, questo fosse un sintomo abbastanza preciso, molto più impressionante delle cifre e i dati. Forse il sistema è collassato anche perché non riusciva più ad ispirare alcun senso di interlocuzione a uomini come il sig. Lenin. Del quale non riusciamo a conoscere il nome e l’indirizzo attuali: personalmente immagino che sia da qualche parte dell’Africa, ma queste cose si vengono a sapere sempre dopo.

Il libro di Churchill ("La crisi mondiale") invece è semplicemente affascinante. Churchill non era ancora quel vecchio politicante ‘mbriagone che a un certo punto gl’inglesi chiamarono (con elfica genialità) a salvare la merry England e tutto il mondo. Era un giovane ex ministro con buone competenze nel campo della marina (i suoi dati navali sono ottimi) e ottime frequentazioni nei club di Londra. Noi inglesi, dice in sostanza, non potevamo farci superare in mare perché altrimenti per difenderci avremmo dovuto farci un grosso esercito e così saremmo diventati non più dei lord eccentrici ma dei militaristi. Ed elenca con garbo il numero delle corazzate, le le decisioni drammatiche prese all’Ammiragliato fra un tè delle cinque e l’altro; i (duri e cortesi) retroscena. E’ molto più coinvolgente, sotto questo profilo, del suo rivale. Ci sono chicche splendide: si parla per esempio del nome da dare a un nuovo (nel 1912) cacciatorpediniere; ed ecco che viene fuori una vecchia canzone marinaresca su una fregata dei tempi di Nelson, la "sfrontata Arethusa", dalle tette al vento della polena.

Tuttavia, anche qui, c’è qualcosa che non torna. Questo mondo di garbo diplomatico e di sigari al club, di gentlemen’s agreements e di sorrisi civili: che mai poteva aveva a vedere col sanguinoso macello di pochi anni dopo? Davvero la radice della barbarie era nascosta là nei club, fra i bicchierini di Porto? Lenin, uomo feroce, sghignazzava che sì, non c’era il minimo dubbo che quei signori, di nascosto, fossero dei cannibali. A me sembra una spiegazione consolatoria. Forse, tutto sommato, si trattava semplicemente di lemming.

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Non sappiamo come sarà la guerra di ora. Tecnicamente, è con ogni evidenza una guerra contro l’Europa. Nessuno a Washington ha veramente paura dell’Iraq o di chiunque altro (ai coreani, che ogni giorno minacciano di invadere la California, non rispondono nememno). Ma dal giorno in cui l’altro impero è caduto, ci si è posti con lucidità e lungimiranza il problema dell’ultimo atto, dell’ultimo e incontrastato dominio mondiale. Romanum Imperium, o lemming? Mah. Nel Dna degli imperi sono presenti entrambi questi cromosomi, l’uno lucido e "nobile" l’altro primordiale e oscuro. Comunque, in nessun luogo la geopolitica vien presa sul serio, da cent’anni in qua, come negli Stati Uniti.: parlavano di "seapower" e di impero insulare già quando erano ancora dei cowboys occhialuti alla Theo Roosevelt. Già allora, nella loro profonda - e per noi allora incomprensibile - democrazia, si sentivano romani.

Perciò adesso c’entrerà il petrolio, c’entreranno gli oleodotti, c’entrerà l’intimidazione nei confronti dei paesi produttori - tutte cose che si potevano ottenere comunque e con più sicurezza per altre via - ma non sono, secondo me, che dei pretesti "razionali" per ingannare se stessi. Quello che in realtà preme è l’istinto etologico dello spazio allargato. E gli unici rivali possibili, da sorvegliare costantemente e da minacciare per interposti, in realtà siamo noi europei.

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Sono buone e civili, e non a caso hanno fatto incazzare moltissimo gli americani, le posizioni degli europei (meno i paisà italiani e gl’inossidabili inglesi) per evitare la guerra. Francesi e tedeschi hanno buttato le carte sul tavolo: siamo pronti a mandare i cacciabombardieri francesi e - qui la carta sul tavolo sbatte forte - a schierare la Werhmacht per metterci in mezzo. Certo, per questa volta non funzionerà: ma è la strada giusta.

Noi europei non dobbiamo essere semplicemente "più civili" o "più pacifisti " degli americani. Non dobbiamo semplicemente parlare col Terzo Mondo al posto degli americani. Dobbiamo avere un esercito nostro, in grado - la prossima volta - di pesare sul tavolo, di permettere un dialogo vero fra noi vecchi europei (che tanto abbiamo da farci perdonare da questo pianeta; ma tanto gli abbiamo dato) e tutti i poveri del mondo. La prossima volta, alla prima minaccia di Bush Terzo o Quarto, il Governo europeo dovrà poter reagire allertando subito la sua forza d’intervento, mettendo in mare le sue portaerei e scaldando i motori dei suoi aerei. Tutto il resto è solo pianto sulle rovine e rassegnazione.

Speriamo che il pianeta possa sopravvivere, nei prossimi mesi, a questo scatenamento assiro di istinti primordiali. Ma, se sopravviveremo, impariamo la lezione.

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La Salva-Trombetta. "Lei non sa chi sono io! Ma.. che ha fatto della mia valigia?". Ricordate l’onorevole Trombetta, quello del film di Totò? Quante gliene facevano! Ma adesso, per fortuna, i guai dell’onorevole sono finiti: non è più aria di prendere in giro gli onorevoli e per ciascuno di loro ormai è prevista una legge specifica a tutela. Così, dopo le leggi Salva-Previti e Salva-Bossi, è in arrivo anche la legge Salva-Trombetta. Per l’onorevole qualunque, quello che, pur non essendo importante come Bossi e Previti e avendo magari acchiappato molto meno, non riesce tuttavia a liberarsi dall’iniqua persecuzione dei giudici e di Totò.

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Specchio segreto. Palermo. Condannati (ma sempre a piede libero) due ex presidenti della regione, Giuseppe Provenzano (non parente) e Giuseppe Drago (parente). Con Drago, in particolare, i poliziotti si sono divertiti moltissimo a firmarlo con una telecamera nascosta mentre tutto contento si infilava i soldi delle mazzette nell atasca interna dela giacca.

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Provincia. A Messina, nel 2001, il 52.57 per cento ha votato per la Casa delle Libertà e il 31,11 per cento per l'Ulivo. Il giornale di Messina si chiama Gazzetta del Sud ed è governativo da sempre. Adesso questo giornale ha organizzato fra i suoi lettori un sondaggio sulla guerra. Il 13,9 per cento è favorevole alla guerra, il 25,3 favorevole se c'è l'Onu, il 60,8 è contrario sia con l'Onu che senza. Che i messinesi siano diventati "di sinistra" è una delle cose più improbabili che ci possano essere al mondo. Semplicemente, a suo tempo è stata bombardata anche Messina.

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Dai giornali. "Vorrei rispondere a Gianluca di 14 anni che dice che il posto a sedere l'anziano deve chiederlo. Caro Gianluca, credo che se incontrassi la nonna nel bus il posto glielo offriresti. Se vedi una persona anziana cedile il posto senza farla nemmeno parlare, vedrai che ti sentirai meglio anche tu".

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Afganistan. Abolita la lapidazione per le donne che uccidono lo stupratore. Adesso, con la democrazia, vengono semplicemente condannate al carcere a vita.

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Sudafrica. "Stanno minando l’esistenza dell’Onu - è Mandela che parla di Bush e Blair - eppure i loro predecessori la sostenevano. Non è che lo fanno perché il segretario dell’Onu adesso è un nero?".

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Global 1. Nuova Guinea. Abolita dal governo la scuola gratuita. I genitori invitati a pagare le tasse scolastiche con maiali e riso.

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Global 2. Calano ancora gli utili della McDonald’s. Questo trimestre è andata addirittura in passivo, dopo la chiusura nel corso degli ultimi mesi di 719 risporanti in tutto il mondo.

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Cronaca. Trento. Tradita dal fidanzato, si vendica danneggiando alcune decine di automobili parcheggiate in giro: tutte Alfa Romeo, la marca del traditore.

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Cronaca. Napoli. La Magistratura impone alle compagnie assicuratrici di rimborsare gli aumenti (100 per 100( chiesti senza preavviso al rinnovo delle polizza. In due casi ordinato il risarcimento per i "danni esistenziali" subiti dai clienti

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Cronaca. Milano. L’onorevole Dell’Utri nominato direttore culturale del Lirico, uno dei grandi teatri milanesi. Mi sembra che in Sicilia abbia avuto a che fare con L’Istituto del Dramma Antico, a Siracusa. Povero Sofocle, povera Violetta.

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Persone. I centotrena abitanti del villaggio di Valsorda, nel Trentino, vicino al quale un camionista bielorusso è finito in un burrone con tutto il camion durante una tempesta di neve. Lui s’è salvato, ma il camion no: e ne aveva appena pagato le prime rate. I montanari l’hanno soccorso, l’hanno curato, l’hanno assistito, e alla fine hanno fatto una colletta in chiesa per rifargli il camion nuovo.

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suor Evelina wrote:

< Gentile. Sig. O., Mi chiamo sr Evelina e sono una religiosa contemplativa di Jesi. Assieme ad altre persone, credenti e non, vorremmo lanciare una petizione al Santo Padre, pregandolo di invitare uomini e donne di buona volontà a porre obiezione di coscienza nei confronti di un’eventuale guerra all'Iraq. Al momento stiamo cercando alcune decine di nomi che si facciano promotori della petizione per poterla lanciare ufficialmente e dei siti o testate che supportino la petizione. Per quanto riguarda i media disposti ad aiutare, di sicuro abbiamo il sito del Movimento Nonviolento e quello de Il Dialogo. Stiamo provando a contattare Famiglia Cristiana, ma non sappiamo come andrà >

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P. wrote:

< cancellami dalla tua cazzo di catena >

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e chi ti ci ha messo? Non sapevo che stavo mandando la Catena a un negro

* * *

< negro sarai tu! >

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ora che ci penso ritengo che tu oltre che negro sia anche ebreo

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(Non ha risposto più. Peccato. Stavo proprio per dargli del communista)

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Cesare Lombroso wrote:

< La bicicletta è il veicolo più rapido nella via della delinquenza; perché la passione del pedale trascina al furto, alla truffa, alla grassazione >

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Mimnermo<mmn@eleutheros.el> wrote:

< Il destino del Sole è faticare:

non si riposa mai, coi suoi cavalli.

E come Aurora dalle rosee dita

lascia Oceano e risale, ecco che il letto

d'oro (lo fece Efesto) lo trasporta

in volo dalle Esperidi alla terra

dell'Africa profonda: e là già il carro

coi cavalli l'attende, ed è già aurora. >

* * *

< Perché vivere ancora, senza lo splendido Amore?

Meglio morire, quando non avrò più cari

i teneri segreti e i dolci doni ed i baci

- unici fiori da giovinezza dati

agli uomini e alle donne... >

* * *

< Ma poco tempo - come un sogno - dura

la dolce gioventù: paurosa informe

vecchiaia sopra il capo le preme

e orribile ti rende e t'umilia e deride

e annebbia la vista e i ricordi e li uccide >

* * *

< Come le foglie che nel tempo lieve

di primavera nascono al calor del sole

così per breve tempo come loro godiamo

la dolce giovinezza, divinamente ignorando

il bene e il male. Ma le nere dee

sono pronte per noi con il peso degli anni

e con la morte: chè i giovani anni

non sono più del rapido corso del sole

- e quando il nostro tempo è tramontato

è meglio morire che vivere >

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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa’ girare.

"A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)

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riccardo orioles <ricc@libero.it>

tanto per abbaiare

17 febbraio 2003 n.166

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Non sono finora arrivate (per quanto ne so io: ma potrei sbagliarmi) le scuse del Presidente americano Bush e di quello italiano Ciampi, ai ventotto poveri pachistani arrestati a Napoli sotto l’accusa infamante di terrorismo. Sia Bush che Ciampi non avevano aspettato un attimo a congratularsi coi servizi per la "brillante operazione", che a un osservatore minimamente attento sarebbe apparsa subito come una delle tante operazioni di routine di "fabbrica di mostri" dei servizi segreti: non senza, in questo caso, qualche possibile collaborazione della camorra (vedi la Catena dell’altra settimana).

Ma in Italia, purtoppo, oltre ai servizi segreti e alla camorra esiste anche una Magistratura. E i giudici napoletani, avute in mano le carte delle indagini, nel giro d’un paio di giorni hanno scarcerato tutti. Nessuna prova a carico degli emigranti; diversi interrogativi invece sulla serietà con cui sono state condotte le indagini. Che dovevano fruttare encomi, avanzamenti di grado, benefici e onorificenze, e invece hanno fruttato soltanto una terrificante brutta figura. Chiamiamola così, per non girare il sale nella ferita: ma fatto sta che ventotto innocenti hanno rischiato di fare la fine di Sacco e Vanzetti ("anarchici terroristi" perché italiani) e non l’hanno fatta solo grazie all’integrità dei giudici napoletani e alla petulanza e al coraggio di una piccola associazione di emigranti, la Score.

La seconda cosa da dire, in questa brutta storia, è infatti questa: di fronte a una retata di massa non di tre o quattro ma di un intero plotone di "terroristi", e non di terroristi qualunque ma proprio di binladeniani sfegatati, pronti a fare saltare in aria mezza Napoli, non c’è stato un giornale o un politico che abbia sollevato il minimo dubbio su nessuno dei tanti lati oscuri della faccenda. Perizie sull’esplosivo? Testimonianze? Impronte digitali? Prove? Niente di niente. Eppure i giornali erano pieni di "rete terroristica sgominata", i politici "garantisti" (compreso, purtroppo, Ciampi) facevano finta di crederci e nessuno, finché la bolla di sapone non è esplosa, ha osato azzardarsi a dire una parola. Mi piacerebbe fare l’elenco dei politici "progressisti", richiesti di una dichiarazione di solidarietà, che invece l’hanno negata: ma per carità di patria lasciamo andare. Citerò solo Amato Lamberti, che non mi è simpatico, ma è stato l’unico dei politici ad avere avuto il coraggio di sollevare subito e pubblicamente dei dubbi sulla serietà dell’operazione. Tutti gli altri se ne sono stati poco dignitosamente zitti. La politica italiana non ci ha fatto una gran bella figura.

Nemmeno il giornalismo italiano, coi suoi "al mostro al mostro" senza verifica delle fonti ci ha fatto una figura particolarmente felice. A tutt’e due - giornalisti e politici - consiglieremmo adesso, per un fatto più che altro di buon gusto, di astenersi per qualche tempo dall’adoperare paroloni come "garantismo", "giustizia", "antiterrorismo", civiltà occidentale" di cui spesso e volentieri si adornano ma a cui in realtà non attribuiscono alcun reale significato. A parte la Magistratura che ancora riesce a resistere, in queste belle parole, nell’Italia ufficiale, ormai non ci crede più pessuno.

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Fra tutti i giornali e le televisioni italiani, la Catena e Clarence sono stati gli unici a dar copertura giornalistica corretta a questa vicenda. Non ne siamo orgogliosi: ne siamo spaventati.

Fra tutti i gruppi e partiti politici italiani, l’unico a difendere in questa occasione i principi di garanzia e di diritto che fondano (teoricamente) il nostro stato è stata una piccola associazione di emigranti, la Score: che ha denunciato il caso, ha trovato gli avvocati e ha allertato l’opinione. Senza di essa, probabilmente, neanche gli elementi difensivi sarebbero riusciti ad arrivare fino al Magistrato.

Povero quel paese in cui, davanti all’ingiustizia che avanza, i generali scappano e di sentinella restano qualche giornalista ‘mbriagone, qualche volontario straccione e qualche ragazzino.

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"Parla piano ma…". Numerose lettere su quanto dicevamo la settimana scorsa a proposito di "guerra contro l’Europa" e necessità di un esercito europeo. Critiche da destra ("sei antiamericano") e da sinistra ("bel pacifista!").

Alla seconda critica, rispondo subito che, con tutto il rispetto per chi è pacifista, io - mi dispiace - non lo sono. Nessun paese deve mai aggredirne un altro, ma nessun paese può sperare di essere difeso dal pacifismo degli altri se non si mette in grado di difendersi da sé. Noi europei, in particolare, non possiamo affidarci al buon cuore degli arabi, dei cinesi, dei russi o anche degli americani. Dobbiamo essere in buoni rapporti con tutti, ma essere se necessario in grado di difenderci da ciascuno di loro, americani compresi. Diversamente, la nostra prosperità economica sarà solo un incentivo per scippatori e mafiosi internazionali, gli uni brutti cattivi e col coltello, gli altri benvestiti e simpatici e con "offerte che non si possono rifiutare", ma tutt’e due intenzionati a mettere in qualche modo le mani sopra ai nostri soldi.

Come mai la benzina in Europa costa duemila lire e in America mille? Quanto dovrà arrivare a costare in Europa, perché in America possa arrivare a costarne cinquecento? Lo so che è maleducato e antipatico porsi queste domande. Ma qualcuno, in Europa, se le deve pur cominciare a fare.

Quanto all’antiamericanismo, io non sono né americano né antiarabo né antiniente. Sono semplicemente europeo. E come europeo vedo che da qualche anno a questa parte in America sono sempre più convinti di essere diventati una specie di nuovo impero romano o qualcosa del genere. E noi non siamo affatto disposti a diventare i nuovi schiavi greci. Può darsi che sia una pazzia momentanea, comunque è meglio che passi in fretta: anche perché gli Stati Uniti, da un punto di vista economico, ora come ora sono più una ditta a cambiali che un impero. Nell’attesa, per seguire il consiglio di un americano molto pratico (Theo Roosevelt, il primo), "parla piano e tieni un grosso bastone".

Questo non è antiamericanismo, è solo buon senso. Il bastone, se tutti fanno le persone civili, poi magari serve semplicemente per ballarci il tip-tap.

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Cina. Condannato all'ergastolo il dissidente Wang Bingzhang, accusato di terrorismo e spionaggio ma in realtà colpevole solo di aver criticato il regime politico del suo Paese.

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Cronaca. Chieti. Denunciati per atti osceni in luogo pubblico due giovani che si erano lasciati andare a giochi erotici all’interno della loro automobile. Sono stati comunque lasciati a piede libero, anche in considerazione della loro età (lei settantaquattro, lui ottantacinque anni).

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Cronaca. Roma. Adolescente polacco fermato dagli agenti appena finito di scrivere un "Ti amo Giovanna" sui muri di via Raimondi. Il messaggio, lungo otto metri, aveva rischiesto ben cinque bombolette di spray. Il compagno Chopin ed io ci auguriamo che la signorina Giovanna non resti insensibile a tanta vernice e tanto amore.

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Cronaca. Milano. Assolti i dirigenti della Breda Fucine di San Giovanni, accusati della morte di sei operai morti per amianto. Al momento dell’assoluzione gli operai sopravvissuti hanno gridato "vergogna".

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Feuilletton. Patrice Sarn, ventiquattro anni, di Tolosa, famiglia di marinai e sottufficiale di marina egli stesso, viene accusato dai superiori - alla fine del ’98 - di malversazione. Tutte le prove sono contro di lui. Getta l’uniforme, e fugge. Di fuga in fuga, di paese in paese, coll’incubo dei gendarmi, infine si riduce in Roma; e vive facendo il barbone, bevendo parecchio e farfugliando ogni tanto qualcosa di comandanti ingiusti e di Francia. Un giorno, in un’ondata terrificane di gelo, un uomo esanime viene raccolto per strada, morente di freddo, da una pattuglia di volontari. All’ospedale lo curano, lo assistono e gli promettono di non dire niente di lui. Ma qualcosa trapela fino all’Ambasciata. Qualche giorno dopo, un funzionario viene a trovarlo all’ospedale. Può tornare in Francia quando vuole, Monsieur Sarn: e persino in Marina. Il processo s’è fatto, due anni fa, a sua insaputa; assolto completamente, vittima di un intrallazzo di superiori. Il barbone sorride mitemente, senza troppa emozione: che la giustizia trionfia sempre, alla fine, lui già lo sapeva.

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mtms wrote:

< E' curioso notare come uno dei principali argomenti della propaganda di guerra sia stracciarsi le vesti per i curdi iracheni gasati da Saddam. Agli stessi difensori della libertà e dei diritti umani, quando invece gli nomini Ocalan, scatta però il riflesso condizionato e gridano al terrorista. Malgrado il governo turco non riservi ai curdi un trattamento migliore di quanto faccia il regime iracheno, nessuno ha ancora (per fortuna) proposto di bombardare Istanbul. Si vede che è una questione di frontiere: se sei curdo ma hai la sfiga di vivere in Iraq ti arruoliamo fra i "buoni" mentre se, sempre per sfiga (pochi popoli al mondo sono sfigati quanto quello curdo), vivi in Turchia allora sei nella lista dei "cattivi" e con te faremo i conti dopo perchè la lotta al terrorismo bla bla bla... >

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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri, marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). La Sicilia è un’isola. Essa confina con l’Argentina, l’Australia, la Svizzera, il Belgio, la Germania e gli Stati Uniti d’America. Esiste una città nelle Americhe dove tutti gli sbitanti sono siciliani. Essa si chiama Brooklin e ci fanno la festa di Santa Rosalia.

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Riepilogo

E’ strano come a volte possano capitarti

i casi della vita.

Io ero postino a Middletown, Ohio,

e un giorno m'è arrivata la chiamata

e sono partito.

In Asia, ci sono stato un anno e mezzo

e mi sono preso il grado di sergente

e una scheggia nel braccio.

Poi, quando sono tornato nell'Ohio,

alcuni hanno detto che ero un assassino,

altri invece che avevo servito

la patria.

Ma non credo che valga la pena di grandi parole

quando tutto quello che hai fatto

è stato camminare nella foresta

sparando qualche colpo a un nemico invisibile.

Però un ricordo m'è restato impresso.

E stato quando ho visto in mezzo all'erba

il cadavere dello Charlie che avevamo ammazzato

e mi sono meravigliato

che il nemico fosse così piccolo.

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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa’ girare.

"A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)

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riccardo orioles <ricc@libero.it>

tanto per abbaiare

24 febbraio 2003 n.167

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La Nazione. Il sogno di tutti noi communisti, come tutti sapete, è di mettere al muro preti e frati, far fuori tutti i porci capitalisti da bottegaio in su e alla fine imporre una feroce dittatura con tanto di Baffone. Tutto questo, secondo alcuni, è maleducato; d’altra parte il communismo è così, e la politica, come si dice, non è un pranzo di gala. Quanto a noi democristi, non siamo dei fanatici dello Stato: può darsi che a quel posto d’usciere qualcun altro ci abbia più diritto, ma insomma così ho sistemato mio genero e ora mi votano lui, sua sorella, i genitori di lui e anche suo fratello che in pubblico fa il sindacalista ma poi per Natale non manca mai di farmi una telefonata ossequiosa. Così è l’Italia - quando c’era ancora - e non era il massimo ma funzionava così.

Questo feroce communista o questo democristiano ladrone tuttavia, di nascosto a Lenin o al papa, aveva una debolezza: voleva bene al suo paese. Il suo paese era Milazzo o Zagarolo (molto più bello del confinante paesino di Barcellona o Sacrofano), ne era orgoglioso e ci teneva moltissimo ad essere salutato con rispetto dal suo compaesano. Era pronto a intrallazzare con gli odiati nemici "politici" pur di ottenere una fabbrichetta nel comune e anche - duole dirlo - anche a losche manovre bipartizzane per far fermare il direttissimo a Milazzo anziché a Barcellona. E questo perché, come tutti i milazzesi di destra e di sinistra sanno dalla nascita, Milazzo è una cittadina turistica e civile laddove Barcellona di turismo non ha mai avuto nemmeno l’ombra e del direttissimo non saprebbe che farsene e forse nemmeno dell’accelerato.

Tutto ciò, fra mille terrificanti cazzate, produceva anche delle cose come il maestro Manzi che insegnava a leggere e a scrivere alla televisione o come quel volantino del Pci di Vercelli che incitava i proletari a imparare l’aritmetica e la grammatica negli appositi corsi della Sezione: inquantoché compagni abbiamo lottato per essere liberi e la libertà è costituita anche dalla cultura.

Insomma, la politica va bene, ma poi s’era tutti milazzesi o zagarolesi e anche tutti italiani. E, rozzamente, il bene pubblico - del piccolo paesino o del Paese - aveva per tutti quanti la sua importanza. Non c’erano i sondaggi a cui rispondere, ma se te ne fregavi di Milazzo semplicemente la gente non ti salutava. E questo, politica o non politica, non era bello. La politica, detto fra noi, per loro veniva dopo essere salutati o non salutati per la strada.

Per questo, quando morì Togliatti, i cattolici erano là a farsi il segno della croce e quando morì Papa Giovanni i communisti piangevano come tutti gli altri. Tutto questo per dire… beh non mi ricordo più che cosa volevo dire, la prossima volta il bicchierino me lo farò dopo e non prima di aver scritto il pezzo. Comunque sono sicuro che doveva essere una cosa profonda e importante.

* * *

Nella polemica Rai, i leghisti da un punto di vista teorico hanno ragione. Non ha importanza se la Rai deve stare a Roma o a Reggio Calabria, né d’altra parte ci sarebbe nulla di male a prendere Benetton da Treviso e metterlo a Caltanissetta. Il proletariato non ha nazione - quindi nemmeno regione - e il devoluzionismo proletario sicuramente ha un radioso avvenire. Però. Però Togliatti si batté per Trieste all’Italia e de Gasperi, quando l’ambasciatore americano gli disse di mettere fuorilegge i comunisti, gli rispose che erano cazzi di noi italiani. Si pensava al Paese. E se l’ideologia non era d’accordo, tanto peggio per l’ideologia.

Ora, l’idea di Bossi della Rai in Brianza, sarà ideologicamente giusta o sbagliata ma con ogni evidenza non nasce affatto da un qualunque anche lontano interesse della Rai. La Rai in tutto questo c’entra solo come un pretesto per una manovra politica: carne da cannone. Come i nipoti che s’azzuffano per il terreno ereditato, spiantano viti, piantano carrubbi, si mandano l’avvocato a vicenda e si fanno i dispetti, fregandosene completamente del fatto che per piantare quelle viti su quel terreno il vecchio aveva sudato sangue, e ognuna di quelle piante era un pezzo di storia della famiglia. Ma loro sono giovani, della famiglia non sanno niente, e meno ancora gl’interessa.

La Rai è un patrimonio nazionale, non un semplice pacchetto azionario o una faccenda d’affari, ma proprio un pezzo d’Italia, una proprietà collettivo di noi milazzesi e zagarolesi e italiani. Non si può trattarla così, da stranieri. Non per i danni materiali ma proprio per l’offesa. Non è possibile che in Italia comandi uno che sarà magari un genio della politica (e questa di accredditarsi presso il padrone di Mediaset accollandosi la colpa della distruzione del suo principale concorrente è davvero una brillante trovata politica) ma che con la storia d’Italia, emotivamente e praticamente, non ci ha proprio nulla a che fare. Mettiamo la dinamite sotto i tralicci, e facciamo saltare per aria la Rai e tutto quanto: questo almeno avrebbe ancora una sua dignità perversa. Ma così per "politica" no. Mandare a ramengo il lavoro di generazioni perché i signorini possano farci bella figura coi loro amichetti, questa non è più politica: è un’offesa.

* * *

Adesso, col povero Fini costretto a fare la faccia feroce dopo tutti gli schiaffi presi (il guappo del Turco Napoletano: "Mi avete dato uno schiaffo!". "Sissignore". "Avete visto? Ha ammesso che mi ha dato uno schiaffo!". "Sciaff!". "E questo?". "Un altro!") e con gl’indici d’ascolto ormai sufficientemente castrati a favore di Mediaset, è probabile che i pazzarielli Saccà e Baldassarre se ne tornino a casa e che dunque prenda il via un dignitoso dibbattito - bipartizan, ovviamente - sulla nuova Rai moderata e professionale. Non avendo alcun titolo di vippità che mi consenta di intervenirvi, mi limito a una rozza osservazione. La destra ha distrutto la Rai. Ma il centrosinistra, non è che abbia scherzato. Guglielmi, Curzi, il primo Santoro, i geniali kabulisti della Rai "di sinistra", non è che a suo tempo abbiano poi avuto questo gran sostegno dalla sinistra ufficiale. Più forse del volenteroso Giulietti, l’uomo dei diesse in Rai è stato l’inqualificabile Velardi, orrendo professionalmente e culturalmente tanto di sinistra quanto monsignor Giordano: ma l’uomo di D’Alema era lui.

Avevo un’amica, femminista d’antan e molto colta, che faceva un piccolo programmino - storia delle donne e roba del genere - alla Rai. Niente d’eccezionale, si capisce: una di quelle chicche che però si fanno seguire e, insieme ad altre faccende del genere, contribuiscono a fare il tono di una rete. Lei l’ha fatto per anni, l’ha fatto con serietà, grazia e cultura e alla fine, nel suo piccolo, era diventata popolare.

Arriva il novantaquattro, e sale Berlusconi. Lei viene immediatamente licenziata, e al suo posto mettono una fascista, abbastanza ignara di qualsiasi cosa ma figlia di un tizio autorevole della destra. Poi casca Berlusconi: la fascista resta al suo posto, ma in compenso le viene assegnata una collega del Ppi. Protestano i Ds, e arriva una terza redattrice. Una di destra, una di centro e una di sinistra: fuori solo quella che aveva fondato la rubrica e che l’aveva fatta ascoltare. Il programma non so se esista più: l’anno scorso c’era ancora, ma non se lo cagava più nessuno.

Altro esempio. Dalla Rai uno s’aspetta soprattutto informazione. Non imbrogliare sulle notizie e non prendere per il culo il lettore. Una notizia grossa, ad esempio, è "Berlusconi visto da Borsellino" (ricordate? Santoro fu cacciato principalmente per questa).

Ora, questa notizia, prima di arrivare da Santoro, era stata censurata dalla Rai. Ma non da un direttore di destra, bensì da uno di sinistra, e precisamente da Gad Lerner. Che va ai girotondi, è ostile a Berlusconi, ha tutti i quarti di nobiltà "politici" per essere chiamato, in caso di governo nuovo, a dirigere un Tg Rai e tuttavia, dalla censura di Borsellino in poi, per me è poco più attendibile di Emilio Fede. Perché la politica è bella, ma per fare giornalismo conta di più l’indipendenza e il buon mestiere. E questi non li dà nessuna tessera, nemmeno di sinistra.

Dei quattro giornalisti siciliani - che conosco personalmente - licenziati perché antimafiosi, quanti sarebbero assunti in Rai se il centrosenistra tornasse al potere? Dei miei "ragazzi" (ormai oltre la trentina, in la verità) dell’Alba, di SicilianiGiovani, del primo Avvenimenti, chi verrà rimesso in circolazione dal ritorno del centrosinistra? Fra loro ci sono quattordici giornalisti professionisti, se ho contato bene: tutti di ottimo livello professionale, ma quasi tutti - meno quei pochi che hanno deciso di scrivere senza chiedersi per chi - disoccupati. Ecco: la nuova politica della sinistra, in Rai e altrove, avrà spazio per loro? O prima dovranno fare atto di sottomissione a questo o quel notabile di partito?

Sono domande del tutto retoriche, perché conosco benissimo le risposte (o meglio, le non-risposte). Ma sono quelle che mi faccio ogni volta che si parla di Rai. Spero che non se le ponga nessun importante esponente della sinistra, perché altrimenti quest’ultima dovrebbe rimettersi in discussione e ricominciare daccapo seriamente: e non so se ha ancora i muscoli per farlo. Meglio prendersela semplicemente con Baldassarre e con Bossi, che d’altra parte, con le catastrofi che producono, sono il nemico più urgente. Eppoi, se i garibaldini avessero voluto porsi troppe domande su re Vittorio, a quei tempi, non so se avrebbero avuto l’animo di continuare a combattere contro i borboni sapendo che alla fine li aspettava un regio calcio nel sedere. Va bene, abbasso Bossi e Baldassarre e per ora non pensiamo al resto.

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"Io,signor P.V.Pillai avviso che mio figlio Pillai Ratish attualmente residente in Roma, Italia, insende sposare la Signorina Amedei Tiziana ugualmente residente in Roma, Italia. Se qualcuno ha qualcosa da obiettare a questo matrimonio può informarne il Primo Segretario della Ambasciata d’India, via XX Settembre 5, Roma entro 30 giorni dalla pubblicazione di questo avviso".

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Economia 1. Secondo l’Inps i contratti "co.co.co" (collaborazione saltuaria e continuativa) vengono in realtà impiegati dalle aziende, nove volte su dieci, per evadere illegalmente i diritti dei lavoratori. I contratti di questo genere sarebbero infatti oltre due milioni, una cifra sproporzionata rispetto alle strutture aziendali; statisticamente, quasi il novanta per cento verrebbero stipulati dai giovani sempre con una stessa azienda, configurando di fatto un rapporto di lavoro dipendente mascherato.

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Economia 2. Calo del ventidue per cento delle vendite Fiat in Europa fra gennaio 2002 e gennaio 2003 (fonte: Associazione europea costruttori automobili).

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Memoria. In America hanno inventato una "pillola della memoria" che sembra fatta apposta per risolvere i miei problemi. Solo che non mi ricordo mai dove l’ho messa, la dannata pillola.

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Cronaca (mondana). L’Italia ha un nuovo ingegnere, e non un ingegnere qualunque ma un ingegnere delle telecomunicazioni e non un ingegnere delle telecomunicazioni qualunque ma… signori e signori, in anteprima sui nostri schermi ecco a voi nientepopodimeno che il Dottor - rullo di tamburi - Ingegner - tamburi - Carloooooo Gubitosa! Ciao Carlo! E’ proprio lui in persona, Carlo Gubitosa in persona che dal 20 febbraio (ricordate questa data: venti febbraio zerozerotré) è - lo ripetiamo - INGEGNERE!

- Carlo, cosa puoi dire ai nostri ascoltatori in questo momento?

"Mah… Mama son contento di essere arrivato uno!".

- Bene Carlo! Ma adesso, dopo tutte le cose GRANDIOSE che hai fatto finora (Gubitosa è, lo ricordiamo, animatore di PeaceLink Italia, redattore di "Terre di Mezzo", autore di diversi saggi fra cui il recente "Informazione Alternativa", è stato inviato in Cecenia e ci ha inoltre offerto diversi caffè) come intendi muoverti per il prossimo futuro?

"Beh sai sono cose un po’ personali…".

Il nostro ospite non vuole evidentemente sbottonarsi troppo ma noi siamo in grado di offrire ora, a tutti voi in ascolto, la SENSAZIONALE novità, lo SCOOP intergalattico, la VERITA’ NASCOSTA sulle vere intenzioni dell’ingegner Gubitosa! Secondo fonti molto attendibili egli intenderebbe infatti impalmare (dopo averla incontrata, a quanto risulta dai nostri archivi elettronici, già nel lontano 1997) la signorina Francesca, ripetiamo Francesca… Adesso ne chiederemo la conferma a Carlo.

- Carlo allora i nostri spettatori vorrebbero sapere se… Carlo?… Ehi Carlo… Va bene, va bene... Non ci resta che fare i nostri auguri a Francesca e a Carlo, se qualcuno volesse scrivergli l’indirizzo è carlo@gubi.it Karlmarxstrasse 68 Milano, questo è tutto per ora adesso un break pubblicitario a voi studio.

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Pubblicità. Carlo Gubitosa, "L’Informazione Alternativa", prefazione di Riccardo Orioles. Un’imperdibile guida al mondo dell’informazione dopo l’Ottantanove, l’Undici Settembre e il Sessantotto. Un incrocio fra Timothy Leary e Oppenheimer, passando per Enzerberger e il primo Orwell. Una lucida teoria sulla centralità dei mariuoli nell’informazione post-industriale. Una geniale analisi (specialmente la prefazione) su Internet, il Villaggio Globale e Tutto Quanto. Soldi davvero ben spesi. In allegato, i numeri di telefono di tutte le veline italiane.

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Oblomov wrote:

< Durante il broadcasting, MSNBC e CNN hanno esposto (sui rispettivi siti) una trascrizione completa effettuata in tempo reale. Poco dopo, la versione integrale è stata tolta e ne è stata messa una tagliata. La parte tagliata, dopo il saluto ad Allah ed ai "valorosi iracheni", era un invito agli Iracheni ad eliminare Saddam Hussein.

Perché? La risposta non è difficile; Iraq è tra gli Stati mussulmani meno integralisti (forse *il* meno integralista); è uno stato fascista (prima del boicottaggio il suo servizio sanitario era tra i primi del mondo, per inciso) in cui la religione e poco più di un pretesto. Bin Laden, invece, si basa sull'integralismo islamico >

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dgarcia wrote:

< "La prossima volta, alla prima minaccia di Bush Terzo o Quarto, il Governo europeo dovrà poter reagire allertando subito la sua forza d'intervento, mettendo in mare le sue portaerei e scaldando i motori dei suoi aerei...". Non ho capito bene: spero fosse ironico. Cioè... dici che il modo per contrastare gli americani nelle loro decisioni sia quello di armarci e sbattergli in faccia la nostra potenza militare? Se è così vaffanculo. Si leggo sempre con molto interesse, spero di continuare a farlo. Davide >

* * *

Caro Davide, non era affatto ironico. Però ti benedico lo stesso per avermi mandato a fanculo e per esserti incazzato subito alla parola armamenti. Quelli come te, che inorridiscono alla sola idea di un deterrente militare contro chiunque, e persino contro l’Impero, sono i migliori e più umani cittadini che ci siano oggi in Europa. Quasi tutti i giornali e le tivvù (ormai concentrati) vi dipingono però come dei pericolosi sovversivi - quasi dei terroristi - per ora benevolmente tollerati ma, se le cose si fanno serie, da mettere prima o poi a tacere. Nella peggiore (ma non la più impossibile) delle ipotesi potreste anche finire fra qualche anno in un lager, che naturalmente non si chiamerà mai lager ma qualcosa come "Centro di alloggio temporaneo per individui provvisoriamente indagati per contiguità culturale col terrorismo". Non ci credi? Bene: prova a farti il seguente quadro: diecimila morti occidentali in Iraq, altrettanti in Europa e America per attentati di massa, benzina a tre-quattromila lire e tasso di disoccupazione reale verso il venti per cento. E poi qualcuno che propone "misure decisive" per vincere la guerra. Anche la Germania era civile, prima del Ventinove.

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Genova Legal Forum wrote:

< La richiesta di archiviazione della procura scaturisce anche dallo studio delle immagini video di piazza Alimonda. Il magistrato, nella richiesta, ha però detto che si vedono molte persone con telecamere e macchine in mano a poca distanza da Carlo, persone che hanno visto e filmato ma che non hanno voluto o potuto contribuire a dimostrare la verità. Stiamo cercando ancora vittime e testimoni che risultano introvabili e potrebbero fornire deposizioni decisive. E soprattutto, cerchiamo immagini video perché nessuna testimonianza è più forte delle immagini. Molti pestaggi saranno archiviati se non sarà possibile individuare i responsabili. Oltre al lavoro dei legali è necessario che siano attivate tutte le reti di informazione affinché quel materiale sia rintracciato e messo a disposizione per evitare che questa Genova si chiuda così e che ci possa essere un'altra Genova. Fate una copia del girato e inviatelo a: avvocato Daniele Jenni, Speichergasse 31, 3011 Berna (Svizzera) >

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Viviana wrote:

< I Celti avevano un dio che si chiamava Loki,

ombra beffarda del dio creatore

una specie di Mercurio ma più... Mi comprendi?

Con quel riso che solo l'ultima ragione possiede,

così difficile ai neri

d'anima, che non sanno, ahimè, ridere,

soprattutto di sè.

Era il messaggero, non saprei dire quanto sacro,

che portava l'altra faccia della verità,

l'antico burlone,

per i nativi rossi il 'heyeohkah',

indegno portatore di saggezza,

per questo cacciato e vilipeso,

Immagino avesse nastri rossi in testa

e un naso rubicondo

e un bastone che serviva da burla

o per sgambettare gli stronfi.

Ai più inviso, quanto a me caro e, se fossi a Napoli direi:

come nù babà! >

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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa’ girare.

"A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)

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riccardo orioles <ricc@libero.it>

tanto per abbaiare

3 marzo 2003 n.168

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Le basi americane. Un bel mattino i russi decidono che è arrivato il momento: carrarmati col motore sempre acceso, cosacchi coi cavalli sempre sellati, partenza dall’Ungheria o addirittura dalla Croazia ed eccoteli che prima di cena sono già in piazza San Pietro (dove, se vi ricordate, quei poveri cavalli dovevano finalmente trovar pace). I nostri, di fronte a un’azione tanto fulminea, neanche hanno fatto in tempo a mettersi braghe e stivali. Da donde l’idea di fare le basi americane: i cosacchi arrivano in carrarmato e a cavallo, ma giunti ad Aviano (o, se via mare, a Sigonella) ti trovano i marines già pronti e schierati e dunque se ne tornano indietro con le pive nel sacco.

E questo, nelle grandi linee, è ciò che ci siamo sentiti ripetere per cinquant’anni. Senza gli ammericani ci avrebbero invaso i communisti cosacchi, e l’avrebbero anche fatto all’improvviso. Bene. Vediamo la situazione oggigiorno. Intanto, bisogna trovare qualcuno che faccia il communista invasore, sennò non funziona. I russi no, si sono davvero rotti le balle. Gli ungheresi nemmeno, preferiscono il gulash ora. I polacchi? Dio ce ne scansi rispondono, letteralmente. E così via fino agli Urali e oltre, fino alla Siberia.

Chirghisi, turcomanni, karabasci, avari, bulgari, cosacchi del Don e del Donez, siberiani, usbechi, peceneghi, variaghi: non ce n’è più uno che voglia fare il communista invasore manco a pagarlo. I cinesi? Ma pensano a fare i soldi. Non restano che i coreani. Va bene, meglio di niente. Allora, un giorno Pak-do-ik si sveglia, decide "Oggi, s’invade l’Occidente!", monta in carrarmato e via. Eh, mica una gitarella! Cina, Mongolia, Iacuzia, Cita, Siberia Occidentale e Orientale, Russia, Bielorussia, Moldavia, Polonia, Cechia, Slovacchia, Slavonia, Slovenia, Croazia e finalmente, se tutto è andato bene, ancora manco siamo arrivati a Trieste (e ancora non si sa se c’è bora: ma mettiamo, per amor di discussione, che sia una bella giornata).

Insomma, in tutto questo frattempo c’è tutto l’agio di mobilitare esercito e carabinieri fino dalle tenenze più lontane. Così quando infine i communisti invasori arrivano - se dio vuole - al confine ti trovano tutta la forza allineata e coperta a baionettarm-crociatet-bugianen, e allora ti voglio vedere a fare l’invasione. E’ chiaro che in questo caso la base americana non serve a un cazzo, salvo che a dare un po’ di fastidio quando - ad esempio - i carabinieri di Trapani le debbono girare attorno per andare a posizionarsi a Trieste. Per cui, siccome anche immagino che gli americani in fondo non abbiano tutta questa gran voglia di farci i guardiani notturni a noi, la cosa migliore sarebbe di levare fili spinati e "Keep Away!", piantarci un po’ di marijuana e usare finalmente Sigonella e Aviano a fini edonistici e produttivi.

Le obiezioni sostanzialmente sono due. La prima obiezione è che non ci sono più i communisti ma ci sono i poveri, che sono anche peggio. Curdi, africani, pachistani, ucraini, bengalesi, tutti lì pronti a invaderci da un momento all’altro. Al che tecnicamente rispondo che, siccome tutta questa gente non viene più a cavallo ma per mare, basta distribuire le corazzate lungo le coste e tirar giù a cannonate le bagnarole dei profughi, come un nostro ministro ha già d’altronde caldamente raccomandato. E’ vero che la nostra marina non ci fa una gran figura ma i marinai d’Italia, che una volta avevano i Luigi Rizzo e i Durand De La Penne, adesso non sembrano particolarmente vergognosi del loro nuovo ruolo di guardiani del supermercato. E dunque, obiezione superata.

Momento. Obiezione numero due: l’Italia fa parte dell’Occidente. Tutti i paesi dell’Occidente debbono avere delle basi militari. Sennò si fa malafigura coi vicini.

Uhm. Certo, il prestigio è prestigio. A pensarci bene, non possiamo fare a meno di avere una Sigonella e un Aviano con aerei carrarmati e tutto. Però, che bisogno c’è che questi aerei e questi carrarmati siano proprio americani? Che ci azzecchiamo noi con l’America, a parte quel belin del sciur Colombo? Beh - risposta - l’America è grossa e tu sei piccina. Le basi ce le mettono quelli grossi, mica l’Italia e il Portogallo.

Giusto. Però, a pensarci bene, noi come Italia siamo un paese piccolo: ma come parte d’Europa non lo siamo affatto. E allora, in queste benedette basi, invece dell’America, perché non ci mettiamo l’Europa? Ad Aviano, una squadriglia anglo-tedesca. A Sigonella, la marina franco-italiana. In Friuli, higlanders e alpini. E così via. Tutta questa gente dovrebbe servire non a perseguitare i poveracci in mare ma semplicemente per ricordare all’Italia (o meglio, a questo punto, all’Europa) quant’è bello essere liberi e non dipendere da nessuno. Esercito europeo, marina europea, e - in Europa - basi europee.

* * *

"Via le basi americane"? Non più: riappropriazione e riconsegna all’Europa. E fra vent’anni, se tutto va bene e nessuno fa lo stronzo (ma è difficile fare gli stronzi quando a poter fare gli stronzi siamo in due), trasformazione ulteriore in campi di marijuana. Ma prima, Sigonella e Aviano basi europee.

* * *

Scherzando scherzando, questo è un obiettivo possibile. Sano realismo, su cui - senza mai confessarselo - sarebbero tutti d’accordo da Agnoletto a Sciracche. Passando per tutti gli italiani-italiani (e non aitalians), compresi - orribile a dirsi - pure molti di destra. Sul "via le basi" ci divideremmo. Sul "nostre le basi" cominceremmo a fare un altro pezzo d’Europa. Questa potrebbe già essere una proposta per l’Ulivo.

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Sindacato. Un italiano su dieci, bambini e imprenditori compresi, è iscritto alla Cgil. Il sindacato ha raggiunto i cinque milioni e mezzo di iscritti (in aumento giovani e donne) ed è diventato l’organizzazione più numerosa mai esistita in Italia dopo la Chiesa cattolica (che però è autorevolmente supportata in alto loco) e il partito fascista (che però era obbligatorio). La cosa è strana, poiché questi come sapete sono tempi di destra in cui - secondo la versione ufficiale - la ggente s’allontana dalla politica e si fa esclusivamente i cazzi sui.

Contemporaneamente, nessuno riesce più a sapere quanti sono gli iscritti ai Ds, che - dicono - sarebbero calati sotto i centomila. Insomma, gli eredi Di Vittorio si moltiplicano e quelli di Togliatti no. Che diavolo è successo? Un tempo, nel Regolamento generale stava scritto che "il sindacato è la cinghia di trasmissione del partito comunista". Ma forse conveniva fare al contrario. E anche oggi, chissà...

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George W. Bush:

''Macarò, m'hai provocato e mo’ io me te magno...".

"Io so' io e voi nun sete un cazzo"

''Ma allora io butto la bomba e sfascio tutto, sfascio...''.

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Esteri. Il presidente degli Use Chirac ha ribadito la posizione del governo europeo rispetto alle recenti minacce di guerra provenienti da alcuni leader del Medio Occidente. "Ci auguriamo che i governanti del Texas, del Maine, dell’Arkansas e degli altri Stati coinvolti - ha dichiarato il Presidente - possano riconsiderare le loro posizioni e adoperarsi responsabilmente per aprire una trattativa in sede Onu. In ogni caso gli Use non permetteranno che la pace nel mondo venga sconvolta da iniziative sconsiderate, ispirate da integralismi di qualsiasi specie". Fonti diplomatiche commentano che l’amministrazione degli Stati Uniti d’Europa intenderebbe far pressione sui regimi mediooccidentali anche mediante iniziative drastiche quali l’imposizione del camembert in tutti i mcdonald’s d’Europa. e, in un secondo momento, anche l’embargo della coca-cola.

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Informazione. Vita di un uomo. "Un uomo senza fissa dimora è deceduto in piazza Cavour ieri pomeriggio davanti al cinema adriano. L’autopsia dovrà chiarire la causa della morte". Ventitrè parole, 122 caratteri spazi esclusi e 144 spazi inclusi, quattro righe e mezza in cronaca di Roma.

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Cronaca. Gioiosa Jonica. Colpi di pistola contro don Giuseppe Campisano, esponente locale del comitato antiusura calabrese fondato dal vescovo di Locri.

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Armando wrote:

< Oggi è morto Albertone. Faccio il vigile urbano a Roma e sono andato davanti alla sua casa a rendergli omaggio. Un pezzo di storia e un pezzetto del mio cuore che... Ricordo che lui è stato il solo ad aver fatto la multa ad un sindaco >

* * *

Rosario wrote:

< Il Sordi più bravo era quello che recitava una "commedia all'italiana" scritta laicamente e criticamente da sceneggiatori che quest'Italia trasformista e furba non la amavano. Mentre non passerà alla storia l'Albertone populista, tassinaro, cocchiere o ingegnere delle ferrovie e insomma l'ultimo Sordi, dai contenuti e persino dalla recitazione banale, quasi un'imitazione di se stesso. Ma dobbiamo a questo romanaccio, nella vita assai conservatore ed anche "segreto", le migliori macchiette che hanno permesso di catalizzare la critica d'una certa società italiana sempre pronta al compromesso, un’antropologia da "borghesi piccoli piccoli", dal Sordi-Cerami al "Contesto" di Sciascia. Dunque riconoscenza a Sordi ma soprattutto al suo paradosso >

* * *

La cosa migliore su Sordi purtroppo l’ha detta Storace. Dopo una battuta rozza ma orgogliosa su Sordi eroe "della Capitale" (a’ Bossi, becchete questa!), ha ricordato che Sordi "avrebbe potuto vendere la sua professionalità al mondo pubblicitario, ma non l'ha mai fatto". Esattamente: Sordi poteva essere qualunquista e magari conservatore, ma aveva un senso popolaresco e antico della dignità del suo mestiere, da Tiberio Fiorilli in poi. E quindi pubblicità non ne faceva. L’ultimo *attore* prima dell’intrattenimento di massa, e padronale. Benigni, che poteva eguagliarlo, è troppo ossequioso quando incontra signori; e altri non ce n’è).

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iudeca@libero.it wrote:

< "Non ci sarebbe nulla di male a prendere Benetton da Treviso e metterlo a Caltanissetta...". Caro Riccardo, spiacente ma debbo smentirti: purtroppo la Benetton c'è già a Caltanissetta, o meglio c'era: a Riesi, per la precisione. Qualche anno fa un illustre concittadino che aveva fatto fortuna nel nord-est con l'indotto Benetton ha pensato di sfruttare le agevolazioni per le imprese delle zone depresse e ha aperto nel suo paese natale (già terra orgogliosa di minatori "surfarara" e contadini "viddrani") una fabbrichetta con circa 300 operai. Prova a chiedere che cosa ne è rimasto oggi. Nessuna garanzia sindacale, stipendi bloccati da più di sei mesi, promessa di interventi salva-crisi, blocchi stradali, accuse, minacce, smentite, mutui-casa abortiti, spettro-Termini-Imerese (in proporzione, anche peggio). Una storia che non può fregare a nessuno, di una terra nata sotto il segno dello sfruttamento più nero: prima le paludi, la colonia penale, le miniere, la mafia, le fabbriche... E ora devo proprio andare, magari continuo un'altra volta >

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viviana wrote:

< Mi chiedo in nome di cosa dovremmo pagare questo canone rai e subire questa mediaset. Nemmeno se ci pagassero loro per guardare la loro pubblicita' e la loro propaganda, sarebbero tollerabili >

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Diego wrote:

< Perchè non ho visto (almeno nella mia zona, provincia Ovest di Milano) nemmeno una bandiera della pace fuori da una Chiesa, un oratorio, una parrocchia ? Che ci sia qualche motivazione politica che mi sfugge?>

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Mah. A volte, su questioni come la pace, va a finire che i laici chiudono gli occhi e i preti li tengono aperti. "La religione è l’occhio dei popoli".

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Rinforzi. E’ arrivato il compagno Ettore, strilla come un dannato e quasi nessuno capisce (meno sua mamma, Alessandra) che in realtà ci sta dando la Giusta Linea por combatir los patrones y render meravilloso el mundo. Per ora è impegnato a farsi cambiare i pannolini, ma dategli un po’ di tempo e vedrete cosa combina.

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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri, marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Il re della Sicilia era un ragazzo e si chiamava Corradino. I suoi nemici lo presero e gli tagliarono la testa. Ma prima lui prese un guanto e lo buttò nella piazza. Esso fu raccolto da un uomo che si chiamava Giovanni da Procida e questi decise di aiutare i siciliani a vendicare questo re. Egli si mise a girare il mondo per convincere tutti i re del mondo a liberare la Sicilia. Ma nessuno lo fece. Ma un giorno i siciliani si ribellarono da soli e così si ripresero la libertà.

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La tamburina

Sette medaglie luccicanti ha avuto

in premio dalla vita, la tamburina.

La prima, Dormi-in-terra, con la vecchia

brandina da campeggio nella stanza

dove poi lui, quand'è giorno, lavora.

La seconda che ha, è la medaglia dei Gatti:

ce n'era tanti, ricordi, laggiù in via Garibaldi,

e anche vicine perbene, che le parlavano dietro.

E da lì se ne andarono siper una storia di cesso.

Terza fu la medaglia della casa-In-Comune:

senza nemmeno accorgersene, innocentemente

si può stritolare la gente. Toccò a lei.

E quarta, la medaglia del trentatrè:

era il bus della sera, carico di soldati,

e poi la strada buia e la casa paurosa.

Non ebbero mai fortuna coi gabinetti,

questo si può dire di loro. Durò un anno.

Prendi la quinta medaglia, il Torna-a-casa!

Al circolo del paese, tuo padre sbatte la carta

rabbiosamente sul tavolo: i paesani stanno pensando

alla figlia "disonorata", e lui lo sa.

Torna a casa feroce e senza una parola.

La sesta delle medaglie è a forma d'un biscotto

timidamente rubato, fra i silenzi e le botte,

nella casa-galera: e lo porta al suo amore

perché stasera, almeno, non abbia fame.

La settima medaglia è di carta stagnola:

l'apri con gratitudine, spezzi in due il cioccolato

e ne dai mezzo, complice, all'altra metà di te.

La mano nella mano, cercando di non pensare alla paura,

vai con lui al macdonald, se ha duemila lire

per una birra in due e un quarto d'ora a tavolino

come due ariani qualunque, col diritto a campare.

E Mahler, Leopardi, Mozart, sempre più da lontano

che la chiamano fiochi: e com'è lontano stasera

il Posto dei gabbiani! E già sta passando la corriera

per riportarla dentro. Stanotte la tamburina

svegliandosi cercherà disperatamente

di ricordare com'era il sole, com'era non essere sola.

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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa’ girare.

"A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)

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Comunicato di servizio. E’ in lavorazione il numero zero di "Echo", il giornale degli immigrati diretto dal signor O. Chiusura in tipografia: 18 marzo. Uscita prevista: 31 marzo. Pagine 12, formato 40x 60, 50mila copie.

Tutti gli amici e colleghi contattati per pezzi, disegni, ecc. sono pregati di muovere le chiappe e mandare i materiali - in tempi civili - a ricc@libero.it.

I ragazzi dell’Alba, dei Siciliani, di Avvenimenti ecc. che non sono stati ancora contattati si facciano sentire per dare una mano.

I lettori e i colleghi tentati di partecipare all’avventura contattino al più presto l’ufficio arruolamenti: c’è ancora qualche posto a bordo. Bambulè. (r.o.)

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riccardo orioles <ricc@libero.it>

tanto per abbaiare

10 marzo 2003 n.169

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Sette giorni all’alba. Mettere le strisce di carta sui vetri (i frammenti sono molto pericolosi), trovare i soldi per mandare fuori città i bambini, comprare (ma con che soldi?) ancora un po’ di scatolette, riempire i secchi di sabbia per gli spezzoni (la radio non raccomanda altro), non fare la faccia spaventata davanti ai bambini, chiedere al capofabbricato se la cantina è sicura. Puoi essere il signor Smith di Londra, ai tempi della Luftwaffe. O il signor Abdul a Bagdad. Oppure mia nonna a Palermo, nel quarantatré. Per quelli che comandano, fa lo stesso.

* * *

Noi, qui, siamo lontani. Possiamo concederci il lusso di ragionare. Possiamo - e dobbiamo - ricordare, in questo feroce momento, che non sono gli americani a bombardare, ma i loro capi, non trasparentemente eletti e votati comunque da non più d’un quarto della popolazione. Pensiamo a Humphrey, a Marilyn, a Mohammed Alì. A tutti gli americani che rifiutarono - unico esempio storico, da ricordare con umiltà e con affetto - di vincere una guerra coloniale. Ai parenti d’America, al rock, ai G.I. Joe che sorridevano, il giorno che i tedeschi scapparono, per le vie di Roma. Dobbiamo pensare anche a loro *ora*, perché il momento è terribile e dobbiamo essere moralmente all’altezza. Ma solo noi, qui, possiamo farlo. A Bagdad, a Londra, a Palermo, possono solo chiedersi se sarà il loro figlio quello che fra sette giorni sarà colpito dalla scheggia. Quello che adesso li guarda con grandi occhi interrogativi e non sa che gli scienziati del mondo, nelle loro stanze lontanissime e strane, con tutta la loro scienza si stanno occupando proprio di lui.

Che ci si dia la forza di essere giusti e di non odiare, perché odiare è peccato e la giustizia deve muovere il mondo. Ma chiedetelo a noi, questo non-odio. Non chiedetelo a quelli di cui di state per fare olocausto, di cui state per massacrare i bambini.

* * *

Noi abbiamo fatto il possibile - quello che a noi sembrava il possibile - perché questo orrore non ci fosse. Scusateci se abbiamo gridato troppo forte, se abbiamo dato fastidio alla regolarità dei trasporti, alla vita normale. Noi, non siamo diversi: privilegiati come voi, domani mangeremo ancora e ancora saremo vivi. Ma, a differenza di voi, ce ne vergognamo. Non sappiamo perché: e mascheriamo questo non-sapere con delle parole "politiche", che a voi giustamente danno fastidio. Ma in realtà è molto semplice: "Non ammazzare".

* * *

Dolorosamente e solennemente, in queste settimane, il popolo italiano è cresciuto. Tutti sono contro la guerra, tranne i più giovani. A questi, gli obersturmbannfuhrer della propaganda sono riusciti a instillare il senso della razza eletta, per cui tutto il resto del mondo è un videogame. Ma con gli anziani e con gli uomini, con le donne, coi ragazzi più pensosi o più maturi - con chi ha una vita insomma - tutta la loro propaganda non è servita a niente. Ammazzare degli uomini fa paura. Il popolo italiano, popolo "qualunquista", popolo senza legge, popolo di famiglie e non di stato, che ride degli ideali e sghignazza alle grandi parole, è tuttavia sempre quello che era prima. Acclama Mussolini ma fa scappare gli ebrei, mugugna un signorsì e ubbidisce ai signori; ma dalla Russia, alla fine, torna da partigiano. In questo popolo antico, così facile da ingannare ma così difficile da fare atroce, la sinistra deve contare - ma la parola "sinistra", oggi, è inadeguata - per resistere senza timidezze alla politica dell’orrore: pronta a mobilitare le piazze ma anche, se sarà necessario, a andare oltre.

* * *

Si è ormai definitivamente saldata - il principale fatto politico di questi mesi - la fusione fra la sinistra e i cattolici di questo Paese. Il sogno che fu di Togliatti e dei "comunisti cattolici" degli anni Quaranta (che furono i maestri di Berlinguer) è oggi una realtà. Fallì, allora, perché coloro che lo promuovevano erano uomini di potere, cardinali rossi o neri. Fallì a loro, ma riesce adesso alle persone comuni: umili preti e onesti militanti di base, uniti dagli ideali umanistici e non divisi dall’inseguimento del potere. Il partito dei "comunisti"-cattolici, in questo preciso momento, è il cuore e il nucleo forte della sinistra; non è macchiato di stalinismo, né d’integralismo vaticano; attorno vi si può rapidamente rapprendere, ed è già probabile che così avvenga, tutto il resto. Quali lezioni, a chi ha il cuore d’intenderle, dà la storia.

* * *

Moltissimi lettori hanno scritto (e circa un terzo di essi erano "di destra") per intervenire - quasi tutti a favore - sulla questione della ristrutturazione in chiave europea delle attuali basi americane in Europa. Sappiamo benissimo che non è un obiettivo facile né indolore. Ma mi ha colpito il fatto che, nel nostro piccolo mondo (che però è abbastanza rappresentativo, coi suoi sette-ottomila lettori, dell’opinione di sinistra e della parte migliore di quella di destra) una proposta del genere sia stata vista come naturale, non traumatica e in un certo senso abbastanza scontata. Secondo me, i dirigenti dell’Ulivo farebbero bene a riflettere un attimo su un sintomo come questo. La sinistra ha bisogno, prima o poi, di avere una sua politica estera. Che oggi come oggi, fra nostalgie e rassegnazione, non ha.

* * *

Quasi tutte le grandi città europee - con l’eccezione di Milano e Mosca - sono governate oggi dalla sinistra. Una sinistra "strana", di luogo in luogo: il sindaco di Parigi è un attivista gay, quello di Londra un laburista dissidente, quello di Roma un ex-comunista con simpatie terzomondiste, quello di Barcelona è più europeo che spagnuolo. Nessuno di essi è un estremista, nessuno un isolato: gareggiano in popolarità e buonsenso, diversi in tutto tranne che in "morbidezza". In tutte le grandi metropoli europee è cresciuta - verrebbe da dire - una nuova classe. Edonista ma non cinica, giovane ma matura; immersa nel mercato ma non nella giungla americana. Una bourjeoisie, insomma; la seconda. Carinzia e Nordest s’imbarbariscono, ma Berlino e Parigi seguono i lumi. E’ questa "borghesia", per la pace, che è scesa in piazza. E’ impossibile che prima o poi non si unisca, e non faccia l’Europa.

* * *

L’Europa serve subito, in emergenza, per fermare la deriva dell’impero. Nessun impero, non bilanciato, l’ha mai evitata. Gli imperi, un tempo, venivano corretti (i romani, gl’inglesi) dal fatto che un resto del mondo, non fosse che perché sconosciuto, restava fuori; ma ogni impero in sé, di propria dinamica interna, è sempre morto di patologia. Adesso che per la prima volta il pianeta è uno, l’impero coinciderebbe col tutto; le patologie - e i collassi di civiltà - che un tempo colpivano una macro-regione, adesso colpirebbero il pianeta. Per questo bisogna stringere i tempi, guardare la realtà, bilanciare. E già da solo ciò chiederebbe una crescita prepotente e cosciente dell’Europa.

C’è poi un che di più profondo, quasi un’utopia. Noi Europa abbiamo un debito grandissimo col resto del mondo; grandi crediti anche, ma un debito sanguinoso. Noi abbiamo dato i filosofi, ma anche le legioni organizzate; abbiamo civilizzato con i ginnasi, ma anche con le distese sterminate delle croci. Mozart e Hitler, Auschwitz e le Sinfonie, la parola "polis" e la parola "ghetto": tutto è uscito dall’Europa, nel bene e nell’inenarrabile male.

Ed ora è arrivato il momento in cui una nuova classe cittadinesca spunta in Europa, disincantata e umana; in cui le tecnologie (di cui il modello è l’internet) permettono un potere umano illimitato. E’ l’ora in cui una generazione cosciente e forte - quella che sarà al potere in Europa fra vent’anni - potrebbe veramente cambiare il mondo. Un’uscita dal Neolitico, una ripulsa definitiva del cannibalismo, un piano Marshall mondiale che elimini veramente e per sempre - ora che si può - la fame, la miseria e la sperequazione.

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Se una generazione si renderà conto, in una zona ristretta e dunque possibile del pianeta, di una simile prospettiva; se elaborerà culture e tecniche in tal senso, se farà - ma su scala più gigantesca, lei che può - come Lula ("basta comprare aerei: sosteniamo la produzione"), chi potrà mai fermarla, alla fine? Quanto potranno durare ancora i fanatismi disperati e le velleità d’impero?

Gli Dei sono di moda, in questi anni disperati e feroci. Esigono sacrifici di sangue, come nel mondo primordiale appena uscito dalla clava. Crociati e saraceni, ebrei e filistei, mogul e indù continuano all’infinito - in nome degli dei ancestrali - la loro nera partita. Dovunque i bambini si rannicchiano, timorosi del cielo. Ma noi possiamo farci dio di noi stessi, salvare il mondo.

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Impresari di tutto il mondo. Aperta da poche settimane una sezione dei Ds in Russia. Hotel Lux, Comintern, Ercoli, foschi anni Trenta? Niente affatto. Bisogna invece rappresentare - secondo il Responsabile Esteri, Pittella - "la comunità d’affari italiana a Mosca".

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Paese. L’anno scorso a Milano (secondo l’anagrafe) ogni cinque matrimoni uno è stato fra persone di etnie diverse. Il razzismo è dei politici, non della gente comune.

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L’ora d’irreligione. Ma davvero l’uomo discende dalla scimmia? Beh, qualcuno magari deve ancora discendere (vedi Speroni), ma in generale l’intenzione sarebbe questa. Comunque tre anni fa in Kansas c’è stato un referendum che ha stabilito - con una risicata maggioranza - che a scuola si può insegnare persino la scienza e che forse la Bibbia non è un trattato di paleontologia. Siccome le leggi degli Stati Uniti (sentenza della Corte Suprema del 1999) in circostanze particolari hanno valenza in tutto il mondo, l’istanza degli amici di An ("abbasso quel communista di Darwin, W Geova che ha creato Adamo ed Eva) è respinta per violazione di sentenza americana.

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Pianeta. Haifa. Un autobus di linea, il 37, è stato fatto saltare in aria oggi da un kamikaze palestinese a Carmelya, un sobborgo di Haifa, nel Nord del paese. Gaza. Una donna incinta di nove mesi è rimasta uccisa oggi durante una demolizione di case "sospette" operata come di routine dall’esercito israeliano. Secondo la polizia sono rimaste uccise almeno 15 persone. Noha Sabri Sweidan, 37 anni, del campo-profughi di Al Bureij, era a casa col marito e i bambini quando sono arrivati i soldati. Secondo una prima ricostruzione l'attentatore ha azionato il proprio corpetto esplosivo pochi minuti dopo essere salito sull'autobus. Quando i militari hanno demolito la casa accanto, le macerie hanno colpito la casa di Noma uccidendola. La bomba è esplosa sulla parte posteriore dell’automezzo. I soldati hanno poi impedito a un’ambulanza di raggiungere la casa distrutta. Il bus in quel momento era molto affollato perché molti studenti stavano tornando a casa dopo la fine delle lezioni. La donna è stata portata all’ospedale dai vicini, ma era già troppo tardi.

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Luttwark (parlando dell'impegno americano contro i tiranni): "Ci furono anche i successi: il grande ammiratore di Fidel, Allende, fu scrollato e ucciso prima di organizzare la sua dittatura per il Cile".

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Bush: "Quante divisioni ha il papa?".

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Yamamoto. Si comunica che fra gli obiettivi di Al Quaida c'era un attacco (fortunatamente sventato) contro Pearl Harbour. Sono i terroristi o i propagandisti a mancare di fantasia?

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Pakistan. "Si stringe il cerchio attorno a Bin Laden". Più probabilmente, il governo americano sta trattando con gli ambienti pakistani (e forse sauditi) che hanno a suo tempo allevato, per conto dei servizi americani, Bin Laden e che non hanno verosimilmente mai smesso di mantenere canali aperti con lui. A questo punto, stretti fra la guerra ormai proclamata all'Iraq "terrorista" e la constatazione che il suo costo politico è molto più alto del previsto, i responsabili americani potrebbero essere in cerca di una clamorosa vittoria extra-irakena che gli consenta di riununciare alla guerra senza perdere la faccia. Una vittoria del genere potrebbe essere la cattura di Bin Laden: che quindi a questo punto (e solo a questo punto) potrebbe essere più utile da morto che non da vivo. Da superare solo le (comprensibili) perplessità di Bin Laden, e le trattative (presumibilmente esose) con i governi o para-governi che sono in grado di consegnarlo.

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Australia. Cinquecento signore australiane si sono mobilitate contro la siccità che ormai da mesi minaccia il paese, organizzando una regolamentare danza della pioggia - nude - in una regione arida dell'interno.

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Cuba. Rieletto all'unanimità alla presidenza Fidel Castro (che governa dal ‘59); aboliti tutti i vicepresidenti tranne il fratello del presidente, Raul Castro. All’assemblea nazionale erano presenti milleseicento deputati, di cui duecento donne. Quasi tutti hanno probabilmente votato spontaneamente e convinti. Con dignità, con amore per il loro Paese, ma senza ancora il coraggio di diventare liberi e andare avanti da adulti.

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India. Vivla e Gudan, diciott’anni a testa, stanno molto attenti a non farsi beccare insieme, primo perché il villaggio è piccolo e ha la lingua lunga, secondo perché lei appartiene alla religione A e lui alla religione B e questo, secondo i fanatici delle due fedi, non gli permetterebbe di stare insieme. E loro invece fanno l’amore. Un giorno, un giorno come tutti gli altri ma più luminoso, è stato così bello che si sono dimenticati delle solite precauzioni. Così, quando si sono riscossi, hanno visto tre uomini attorno a sè. Erano i tre fratelli della ragazza, e ciascuno dei tre aveva una spranga di ferro fra le mani. Forse tutto è stato veloce, e forse no. Alla fine i tre uomini pii, soddisfatti di sè, sono tornati al villaggio con le vesti sporche di sangue. I corpi dei due ragazzi sono rimasti, ridotti a carne, nella radura.

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Cronaca. Roma. Docente universitario italiano violenta e rapina donna immigrata.

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Cronaca. Roma. Prosciolto il generale incriminato due anni fa per avere causato in auto la morte di una donna e di due ragazzi, scappando poi a tutta velocità senza prestar soccorso. La sentenza ha stabilito che l'imputato non s'è fermato "per ragioni di opportunità", nella convinzione di essere estraneo all'incidente.

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Pubblicità. L’abbonamento ad Antimafia Duemila costa da trenta a cinquecento euri (decidi tu quanto) e probabilmente non saranno i soldi peggio spesi della tua vita. In omaggio ti danno la cassetta col documentario "Il potere e la mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 10 anni dopo". Il c/c postale è il 33201716, intestato all’ Associazione Culturale Falcone e Borsellino. Si accettano contributi da tutti, meno che dai partiti.

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linarena wrote:

< Egregio dr. O., lo ammetta con candore, l'antiamericanismo e l'antiliberaismo non sono forse anche gli obbiettivi dei comunisti italiani che rispettano la cara Desdemona? - E' pura coincidenza il fatto che i no global e questa genia di rivoluzionari abbiano molti punti in comune? Il tenore del suo messaggio credo attinga molto alle teorie dei rivoluzionari. Comunque l'ho gradito >

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paola wrote:

< Ciao Riccardo, rispondo a Diego. A Milano Est almeno un oratorio con la bandiera della pace c'è: è quello della chiesa di Santa Maria in Casoretto, che, se è per questo, ha pure una "Casa di tutti i colori". Mi dicono (la fonte è la mamma, la mia) che il parroco, un Martiniano di ferro, volesse pure metterla sul campanile >

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Rudy Colongo wrote:

< Sono nato in Africa, ero bambino, poi adolescente ma ho respirato e sentito il rumore di guerra. Lo conosco. L'ho sentito mille volte e mille volte ho visto i suoi effetti. I morti sotto il sole e i villaggi silenziosi che si sbriciolano nel vento. Quando la guerra brucia, la ragione e la coscienza bruciano con lei. La gloria riempie le bocche e i cadaveri riempiono le fosse. Afganistan, Irak, Palestina, Somalia... Io guarderei al dopo. Certo non ho un nome altisonante e autorevole come Mr Luttwark per fare previsioni ma so che la guerra crea molti eroi e gli eroi sono pericolosi in tempo di pace. Sono esseri nati dalla battaglia: che possono fare senza di esse? Alcuni pensano di aver ricevuto meno onori di quanto meritavano... e forse ambiscono ad un trono, come in Afganistan dove tutti i capi tribù ex alleati contro Bill Laden studiano come prendere il posto dell'attuale re, o in Somalia dove cacciato il dittatore Siad Barre è avvenuta una frantumazione regionale (in gergo razzista i "progrediti" dicono "tribale". Dove tutti vogliono diventare presidente,senza rendersi conto che sono troppe teste per una sola corona.

Cosi Usa e inglesi - e italiani - oltre a catturare Bill Laden saranno obbligati anche a tagliare qualche testa, questo renderà i calcoli più facili: dopo tutto la matematica non è un'opinione >

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Bepibu wrote:

< Forse, se dassero un po’ ascolto anche alle loro coscienze critiche (Vidal, Chomsky, Bellow, ecc.) troverebbero nel mondo maggior considerazione ed autorevolezza >

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Enrico wrote:

< "Quando le B.R. parlano come Gino Strada": è il titolo a otto colonne di un quotidiano in disgrazia (caduta verticale del già scarso numero di lettori) a commento delle dichiarazioni della terrorista arrestata sul treno. I deliranti proclami di alleanza con gli islamici della Br vengono presi e accostati a frasi del fondatore di Emergency, che ha sempre invitato alla tolleranza verso l'Islam e a non cadere nella trappola delle guerre di religioni. Israele e Palestina dovrebbero essere già un esempio illuminante. Eccetera.

Certa spazzatura mediatica mi ricorda il gesto disperato del'uomo che qualche anno fa, all'isola di Cavallo, spezzò a martellate una preziosissima scultura naturale. Arrestato, confessò che aveva il terrore dell'anonimato, e che quindi così il suo sogno dei riflettori era divenuto realtà. Capisco il direttore di quel giornale: dev’essere terribile vedere evaporare i lettori come neve al sole. Ma lasci stare i santi, perché possiamo chiamare così uno che ha curato nei suoi ospedali, dal '94, oltre 200mila tra mutilati e vittime di guerra. Agli amici di Emergency, un consiglio: querelatelo, chiedeetgli qualche miliardo, da destinare all'associazione delle vittime del terrorismo >

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kanak wrote:

< "Alberto Sordi avrebbe potuto vendere la sua professionalità al mondo pubblicitario - scrivi citando Storace - ma non l’ha fatto". In realtà i i suoi film sono pieni di pubblicita' occulta: nel Vigile, per esempio, Marlboro, Cinzano e altri. Scelte del regista? Non credo: nel film faceva la parte del leone, probabilmente gli introiti della pubblicità di quel tipo lo riguardavano direttamente. Una critica tanto per abbaiare… >

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mtms wrote:

< Nel marzo 1943, esattamente sessant'anni fa, cominciavano a Torino dopo vent'anni di dittatura i primi scioperi operai che si sarebbero presto estesi a tutto il Nord Italia e che, secondo l'opinione di molti storici, segnano l'inizio della Resistenza antifascista nel nostro paese >

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Persone. Sauro Sorbini, il tipografo dell’"Unione" a Viterbo: si andava andava da lui per farsi stampare i manifesti e i volantini antifascisti, da due o tre generazioni in qua. Aveva visto la Resistenza, citava volentieri arie d’opera e frasi di Mazzini, era bello starlo a sentire. Ed era anarchico. "Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è libertà...".

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Memoria. Stasera alle nove, al teatro Valle a Roma, recital sulla vita e le opere di Giuseppe Fava, lo scrittore siciliano ucciso per aver lottato contro i poteri mafiosi a Catania. Fra gli organizzatori Miki Gambino, redattore dei Siciliani e allievo di Giuseppe Fava.

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Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri, marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Anticamente la Sicilia era un’isola e ci stavano gli antichi. Poi ci vennero pure i Greci, i Cartaginesi, i Romani, gli Arabi, gli Spagnoli, i Savoiardi, gli Austriaci e anche molti altri. Però la Sicilia continuò a restare un’isola.

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Filita <phil@palatina.el> wrote:

< No, non ti piangerò, amico mio: ché cose

bellissime hai vissuto... >

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