perche
partivamo da emigranti ? La ricerca di migliori condizioni di vita e la fuga da persecuzioni etniche e religiose sono le principali spinte per l'emigrazione di massa. La carestia ha determinato la fuga di oltre 1,5 milioni di Irlandesi verso gli Stati Uniti dove, dal 1915 al 1924 si sono anche rifugiati oltre 100,000 Armeni per sfuggire ai periodici massacri da parte dei Turchi. Gli Ebrei dell'Europa dell'Est e della Russia fuggivano ai "pogrom" che avevano assunto particolare virulenza nei 40 anni successivi all'assassinio, nel 1881, dello zar "liberale" Alessandro II. Solo in quell'anno oltre 200 comunità ebraiche subirono attacchi che erano tollerati quando non incentivati dal governo. Nel pogrom di Proskurov (15 gennaio 1919) furono uccisi 1500 ebrei e migliaia furono feriti. Questo fu uno dei 1200 pogrom occorsi in Ucraina nel 1915-19. Come conseguenza dal 1880 al 1924 oltre 2,3 milioni di Ebrei dell'Europa dell'Est migrarono negli Stati Uniti. Per gli emigranti italiani prevale il motivo economico. La rilevazione sistematica dell'emigrazione parte dal 1876. E' in quegli anni che il fenomeno cresce fino a divenire preoccupante. Tra quell'anno e la prima guerra mondiale lasciano l'Italia oltre 14 milioni di individui. Inizialmente le regioni più colpite sono quelle settentrionali, in primo luogo il Veneto (con un flusso particolarmente massiccio verso il sud del Brasile) ma anche Friuli, Lombardia e Piemonte. Il fenomeno si estende massicciamente al meridione solo nella metà degli anni ottanta in conseguenza dell'aggravarsi della crisi agraria. A sud le regioni più colpite sono Campania Sicilia e Calabria. Un esame del fenomeno a livello regionale è possibile analizzando i dati degli espatri medi per 1000 abitanti. In quasi tutte le regioni l'emigrazione cresce regolarmente sino ai primi del 900 quando raggiunge i livelli massimi. L'analisi dei dati rileva un collegamento fra emigrazione e cicli economici del mercato interno ed internazionale. Le partenze seguono l'andamento della crisi agraria con un primo picco nel 1883, ed un secondo picco nel 1887 cui segue un momentaneo ma significativo calo che riflette la svolta protezionistica del governo. Dopo il 1896 inizia a prevalere la dinamica economica dei mercati esteri. I nostri connazionali sono attratti dagli effetti del ciclo economico positivo che interessa Francia, Germania e Stati Uniti. Numericamente molto più modesta è, in Italia, l'emigrazione per sfuggire a persecuzioni politiche. A parte pochi perseguitati "politici" nel periodo risorgimentale e post-unitario (prima i "liberali" poi gli anarchici ed i socialisti), è con il fascismo che si registra un importante esodo motivato dalle persecuzioni politiche e razziali. Anche se non coinvolse i milioni di individui registrati dalle migrazioni degli inizi del secolo, questo fenomeno non fu meno importante per la società italiana, in quanto privò la nazione di una significativa porzione della propria classe dirigente ed intellettuale. Da ricordare, nel secondo dopoguerra, l'esodo delle popolazioni Italiane in Istria, di fatto espulse dalla Yugoslavia di Tito e l'emigrazione "di ritorno" degli italiani di Libia espulsi da Gheddafi dopo la rivoluzione. |
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