In questi giorni sta spuntando
una nuova emergenza. Riguarda il
drammatico sovraffollamento dei luoghi di detenzione con
oltre 55.000
unità residenti. Vorrei sapere quali potrebbero essere
gli sbocchi
possibili e se il parlamento si prepara a un nuovo
condono o a una
amnistia o a depenalizzare taluni reati o cos'altro. Certo non abbiamo
e non hanno la sfera di cristallo sia i nostri
parlamentari sia
l'opinione pubblica per prospettare uno scenario futuro
in questo
settore ma di certo la situazione è grave e tende,
purtroppo, a
peggiorare.
D'altra parte vi sono anche
circostanze da verificare. In
una recente indagine, infatti, condotta da "striscia
la notizia"
furono ripresi dalle telecamere alcuni stabilimenti
penali abbandonati
dopo averli costruiti e persino arredati e mi chiedo sino
a che punto
l'edilizia carceraria è carente o si vuole di proposito
renderla tale?
A mio avviso una soluzione sia pure parziale e temporanea
vi sarebbe.
Due sarebbero, a mio avviso, i percorsi possibili. Se
consideriamo,
infatti, che un terzo della popolazione carceraria è
costituita da
extracomunitari dovremmo fare in modo d'accelerare la
procedura
dell'espulsione o raggiungere un accordo bilaterale o
multilaterale
con i paesi d'origine per la prosecuzione della pena, sia
pure a spese
dell'Italia, per i costi detentivi.
L'altro aspetto potrebbe
riguardare le strutture, (come ad esempio le caserme non
più
utilizzate o altri edifici pubblici) per adibirle ad una
forma
intermedia di limitazione della libertà tra la
carcerazione e gli
arresti domiciliari. Certo che il problema dovrebbe
essere valutato
attentamente ma è anche necessario farlo a tempo debito
e non
aspettare che incancrenisca come siamo soliti fare per
poi ricorrere a
rimedi peggiori che rischiano di provocare altri disagi e
contrarietà
e allarmi per la sicurezza collettiva.
Riccardo Alfonso
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