contro la dismissione del patrimonio Enasarco a cura del Network delle Agenzie Diritti Municipali Linizio e la proposta di aprire una vertenza collettiva e cittadina sulle operazioni di vendita del patrimonio residenziale: per un nuovo diritto allabitare Tutto comincia così, con un articolo del "Sole 24 Ore" che riportiamo più avanti - in cui si da conto della decisione del CdA dellEnasarco di vendere il patrimonio residenziale e dei quesiti legittimi che Sindacati, inquilini e lavoratori esprimono sui metodi che verranno scelti. Daltronde non è la prima volta che assistiamo alla vendita di patrimoni immobiliari importanti e alla difficile trasparenza ed equità che queste operazioni registrano ogni volta. Se assommiamo a ciò le vicende giudiziarie che hanno coinvolto i precedenti tentativi di dismissione della Fondazione Enasarco, la legittimità dei dubbi sollevati ci apparirà del tutto fondata. Come dire: chi pensa male fa peccato ma ci azzecca Ciononostante, leggendo larticolo non è stata questa la preoccupazione maggiore che ci ha colto, bensì il rischio che la città stesse perdendo un patrimonio residenziale importante, fondamentale per decine di migliaia di famiglie fino ad ora risparmiate dalle difficoltà che il diritto alla casa registra a Roma. Da quando, anni fa, è iniziata la dismissione degli alloggi degli ex enti previdenziali la condizione dei cittadini romani è andata man mano peggiorando. Molti inquilini, soprattutto anziani, che non hanno potuto acquistare lalloggio hanno dovuto affrontare trasformazioni radicali della loro vita accettando coabitazioni forzate o trasferimenti sempre più lontano dal centro città. Chi non aveva neanche questa possibilità ha dovuto subire sfratti e sgomberi senza alcuna prospettiva. Molti di quelli che hanno acquistato sono stati strozzati da rate sempre più alte che hanno messo a serio rischio lequilibrio e la serenità delle famiglie. E soprattutto le zone in cui ciò è avvenuto, insediamenti popolari nella maggior parte, hanno subito un cambiamento radicale ed estremo, rappresentato dallimmediato innalzamento dei prezzi della locazione. Il motivo è piuttosto semplice: il patrimonio immobiliare degli ex enti previdenziali, in cui si applica il canone concordato, ha leffetto oggettivo di calmierare i prezzi di un mercato dellaffitto che senza freni - viaggia ormai su coordinate tutte sue, sideralmente lontano dalla vita e dai redditi delle persone normali. Nel momento in cui questo effetto svanisce i prezzi delle zone circostanti salgono immediatamente alle stelle. Peccato però che i redditi delle famiglie rimangano gli stessi di prima, con la conseguente estensione di disdette di locazione, sfratti di fine locazione e di morosità, aumento della locazione a nero. Nei nostri municipi ad esempio IX, X e XI ma potremmo dire in tutta Roma, siamo alle prese da anni con questo fenomeno terribile che spopola intere zone sostituendo alle abitazioni servizi finanziari e società commerciali; interrompe storie di vita costringendo sempre più famiglie ad un esodo verso prezzi accessibili; allontanando sempre più il diritto alla casa dallorizzonte di molti nostri concittadini. Non possiamo più permetterlo. Abbiamo il dovere istituzionale, sociale e civile di dire e pretendere che questa città venga governata in maniera attenta alle esigenze di chi ci vive. Tutti, chiunque essi siano. Quello che proponiamo è che i Municipi, i sindacati dei lavoratori, le associazioni territoriali dei cittadini e i comitati inquilini abbiano voce nel merito della vicenda della dismissione del patrimonio Enasarco e degli altri patrimoni residenziali. Chiediamo che si apra un Tavolo di consultazione misto, istituzionale e sociale, in cui una volta per tutte vengano definiti i criteri di sostenibilità sociale e ambientale delle operazioni sui patrimoni immobiliari, i limiti entro i 2 quali è possibile operare una scelta piuttosto di unaltra e le alternative possibili. E che nel frattempo la dismissione Enasarco venga fermata. Pensiamo cioè che non si possa più prescindere né dallinteresse dei lavoratori, né da quello degli inquilini, né tantomeno dallinteresse collettivo del territorio circostante nella definizione dei piani di sviluppo di comparti così decisivi per la vita della città. La vertenza Enasarco, per la vastità del suo patrimonio e delle famiglie coinvolte e per la situazione in cui versa lemergenza abitativa romana, deve diventare una vertenza che coinvolge direttamente tutta la città, a partire dal Sindaco e dal Consiglio Comunale. Questo è stato il motivo principale che ci ha spinto a convocare questa Conferenza Stampa sotto la Direzione Generale dellEnasarco. Dopodiché alcuni dirigenti della Fondazione, appresa la notizia della Conferenza, hanno cercato in tutti i modi di farla fallire adottando metodi a dir poco strani. Prima diffondendo un comunicato in cui smentivano la decisione del CdA di dismettere il patrimonio e affermando che lEnasarco non aveva indetto nessuna conferenza stampa né intendeva parteciparvi (ma nessuno aveva invitato la Fondazione). Infine facendo scrivere dal suo Ufficio legale una missiva ai Municipi e alle Agenzie Diritti in cui si diffidava i partecipanti alla Conferenza Stampa ad usare locali della Fondazione e addirittura ad entrarvi pena un lungo elenco di possibili denuncie penali e infiniti anni di carcere... A fronte di tutto ciò e della nostra assoluta buonafede, quellarticolo del "Sole 24 Ore" assume tuttaltro aspetto e tono. Quindi vale la pena di leggerlo e di provare a ragionarci sopra. << Maggio. Sarà il mese chiave per la cessione del mattone targato Enasarco: 17mila immobili, per un valore di 3 miliardi di euro, che fanno capo alla cassa previdenziale degli agenti di commercio. Entro il 31 maggio sarà presentato dai vertici il piano di dismissione dopo il via libera dato il 14 febbraio scorso dal consiglio d'amministrazione dell'ente. Ma sono pochi gli agenti di commercio che abitano in queste case: appena il 4%, secondo i dati forniti di Federagenti. Tanti invece i nomi noti, intestatari o cointestatari di tali alloggi che in quanto inquilini godranno del diritto di prelazione e del 30% di sconto. Contratti di locazione stipulati nella maggior parte dei casi prima del dicembre 2004, quando era previsto il canone concordato (a Roma si va da un minimo di 4 euro a un massimo di 10 euro a metro quadro al mese per l'edificio di Via Trieste) anche per gli immobili di pregio. Inquilini noti Tra i potenziali acquirenti delle case romane di Enasarco c'è Pio Pompa, ex funzionario del Sismi su cui sta indagando la Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sull'archivio segreto di Via Nazionale. L'ex 007 è cointestatario di un contratto per un appartamento di 165 metri quadri in via Georgofili (quartiere Ardeatino). Nello stesso stabile vi è anche un alloggio il cui contratto è cointestato a Luciano Gaucci , ex patron del Perugia calcio, ora transfuga ai Caraibi, che può contare su 168 metri quadri. Un edificio, quello dell'Ardeatino, in cui vive in affitto Elio Schettino, Vicepresidente della Cassa agenti di commercio nonché direttore del dipartimento fiscalità, finanza e diritto d'impresa di Confindustria. Ci sono pure politici (ed ex politici) fra gli inquilini che potrebbero aderire al piano di dismissione. Due ex ministri del Governo Berlusconi: Girolamo Sirchia e Roberto Castelli , pagano il canone rispettivamente per 198 mq nel quartiere Nomentano e per 97 mq nel Gianicolense. C'è poi il senatore del PD-Ulivo, Benedetto Adragna , titolare di 74 mq nella zona Della Vittoria. E ancora il deputato di Alleanza Nazionale (An), Francesco Maria Amoruso , e l'ex parlamentare e generale dei carabinieri a riposo, Mario Palombo: il primo con 145 mq ai Parioli. Mentre Palombo è in affitto in 190 mq nella zona Portuense. In via Orti della Farnesina Elio Vito, capogruppo di Forza Italia alla Camera, è intestatario di 127 mq Polizia, sindacati e Rai Ci sono anche rappresentanti delle forze dell'ordine nel parterre dei potenziali acquirenti. Antonio Manganelli, capo della Polizia di Stato, ha in affitto un appartamento di 142 mq ai Parioli. Nello medesimo stabile, Francesco De Gennaro, figlio dell'ex capo della Ps, è 3 intestatario di 132 mq. Ci sono poi le organizzazioni dei lavoratori: di recente (e precisamente nel novembre 2007), la Cgil ha preso in locazione da Enasarco 103 mq nel quartiere Nomentano-Bologna. Chissà se aderirà o meno alla cessione degli immobili. Stesso discorso per Donato Bonanni , figlio del leader della Cisl Raffaele, in affitto in un appartamento di 94 mq nel quartiere Della Vittoria. Zona di Roma dove abita, sempre in alloggi Enasarco, anche Massimo Liofredi, capostruttura Rai (93,90 mq). La road map della vendita Entro fine maggio, dunque, il management Enasarco presenterà il piano di vendita del patrimonio immobiliare. Al momento per la concessione dei mutui è stato coinvolto il gruppo bancario Bnl-Bnp Paribas . Ma vista la maxi somma da erogare è probabile il coinvolgimento di altre banche per finanziare i meno abbienti a condizioni agevolate. Inoltre Enasarco sta creando una struttura interna per seguire l'operazione immobiliare che si svolgerà su un arco temporale di 3-5 anni. Giovedì 6 marzo si è tenuta una riunione del consiglio d'amministrazione dell'ente: all'ordine del giorno c'era la delibera per l'assunzione di una decina di persone specializzate in real estate. Gli scontenti Sul progetto di vendita, i sindacati degli inquilini vogliono dire la loro. Per questo motivo, dieci giorni fa si è tenuto il primo faccia a faccia con i rappresentanti Enasarco. Sette le sigle sindacali invitate: ma quello del 28 febbraio è stato soltanto il primo di una serie di incontri per discutere modalità di vendita, mutui ed altri necessari adempimenti tecnici. Tra le sigle assenti, perché non invitate, anche la Sai Cisal che in una nota sottolinea: « Il vero nodo della trattativa è il prezzo di cessione degli immobili. Per noi la vendita deve avere come riferimento la valutazione degli immobili al valore oggi riportato dal bilancio che è di poco superiore ai 3 miliardi di euro mentre l'Ente ha dichiarato l'obiettivo di realizzare una plusvalenza di 1,5 miliardi». A mettere in guardia sulla vendita degli immobili è pure la Federagenti, una delle associazioni sindacali degli agenti di commercio (30mila iscritti). «Esprimiamo forti perplessità afferma il segretario generale, Fulvio De Gregorio sulla realizzazione di un progetto da libro dei sogni. Allo stesso tempo è da evitare la cessione degli edifici di pregio e degli immobili ad uso diverso dall'abitativo che dal 2005 possono essere locati a canone libero e potrebbero offrire un ottimo rendimento». E aggiunge: «Federagenti chiederà inoltre che dalla vendita siano esclusi tutti gli amministratori Enasarco ed i loro familiari diretti che, per ragioni di reddito elevato, non è opportuno, nè morale che abbiano le stesse agevolazioni dell'inquilinato medio». >> Ma a conferma delle notizie riportate dal Sole 24 Ore e dei dubbi sollevati, arrivano anche i Sindacati a rincarare la dose. Il Sai-Cisal scrive: <<CASE ENASARCO, IL SINDACATO AUTONOMO INQUILINI CHIEDE UNA VENDITA TRASPARENTE Il Sai, Sindacato Autonomo Inquilini, aderente alla, Cisal, a seguito di un recente incontro tenutosi presso la Fondazione Enasarco, ha avuto conferma dellavvio del progetto di vendita del patrimonio immobiliare. Il Consiglio di Amministrazione, infatti, ha già notificato ai Ministeri Vigilanti la volontà di riavviare la procedura della dismissione che riguarderebbe tutti gli immobili. Gli inquilini dellEnasarco non possono dimenticare il tentativo di dismissione in blocco che già la precedente gestione, guidata dal Presidente Donato Porreca - poi inquisito dalla Magistratura, insieme a Billè e Ricucci - voleva effettuare attraverso il ricorso a società di gestione e fondi immobiliari. Allora, il SAI CISAL denunciò tale tentativo e fu il solo ad opporsi con fermezza a questo progetto, con una straordinaria mobilitazione sindacale che fu determinante per azzerare definitivamente quelliniziativa. 4 Il SAI CISAL, a seguito delle novità emerse, sta convocando assemblee in tutti i quartieri di Roma, dove sorgono edifici di proprietà della Fondazione, per accertare le situazioni esistenti nei vari stabili, valutare la situazione del patrimonio e definire insieme ai diretti interessati una piattaforma da sottoporre quanto prima alla Fondazione. Sergio Balestrini, coordinatore nazionale del Comparto Enti Privati e Privatizzati del SAI CISAL, parlando ad alcune centinaia di conduttori, nel popolare quartiere di Cinecittà ha ribadito che è necessario, prima che lEnasarco definisca le modalità della vendita delle circa 18.000 unità locative, che le associazioni degli inquilini si confrontino con la proprietà per concordare modi e tempi dellintera operazione, la quale inciderà sul futuro di migliaia di famiglie. Balestrini ha invitato a non abbassare la guardia, ma a vigilare affinchè la vendita avvenga in modo diretto tra lEnasarco e gli inquilini, con valutazioni e modalità simili a quelle già adottate dagli istituti previdenziali pubblici (Inps, Inpdap ecc ). Vendita nella quale sarebbe dovuta rientrare anche lEnasarco se, nelle lunghe more, non fosse intervenuta la privatizzazione dellEnte previdenziale. Oltre ai prezzi di vendita, è importante che venga salvaguardata la posizione di chi non ha la possibilità di acquistare. Bisognerà individuare i soggetti che dovranno concedere i mutui (fino a copertura globale della spesa) a interessi convenienti che - vista lenormità della cifra complessiva da erogare - dovranno essere scelti con procedure corrette e trasparenti (gare ad evidenza pubblica) o indicate dagli stessi inquilini. Non va inoltre dimenticato che gli Enti locali - Comune in prima linea non potranno sottrarsi al confronto su un tema di così grande impatto sociale che coinvolge una notevole fetta di popolazione nella città di Roma, dove è concentrata la maggior parte degli immobili Enasarco. Sia alla Regione Lazio che al Comune di Roma, alcuni Consiglieri, appartenenti a diversi schieramenti politici, hanno già presentato Ordini del Giorno e Mozioni per invitare Giunta, Sindaco e Assessorati ad attivarsi affinché sia aperto un tavolo di confronto tra la Fondazione Enasarco, il Delegato del Sindaco allemergenza abitativa e la Commissione consiliare Casa per fare in modo che il previsto piano di dismissione immobiliare definisca le opportune metodologie di vendita, un equo meccanismo di definizione dei prezzi, forme di sostegno per laccesso ai mutui e le necessarie tutele per coloro che non potranno accedere allacquisto.>> Non è da meno la Segreteria Nazionale dellUnione Inquilini che in una nota del 6 dicembre 2007 così si esprime: << LENASARCO VENDE I SUOI IMMOBILI ! Si è tenuto il 4.12.2007 un incontro presso la sede centrale dellENASARCO in Roma con i Sindacati Inquilini ed i massimi rappresentanti dellEnte. Il Nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione Dott. Boco ci ha comunicato in via informale le determinazioni dellEnte circa la vendita del patrimonio immobiliare. Cè già stata una delibera del CdA che ha stabilito la vendita di tutto il patrimonio residenziale; non sono stati definiti i dettagli operativi ma lintenzione è di far esercitare direttamente dagli inquilini il diritto di prelazione per lacquisto dellimmobile condotto in locazione. Linteresse dellEnte è di non svendere il patrimonio ma realizzare il massimo in questo periodo in cui il mercato immobiliare ha avuto una notevole espansione e prima che si verifichino fenomeni recessivi. Non vorrebbero procedere alle vendite in blocco, né con spin-off verso fondi o società immobiliari, né ricorrendo alla cartolarizzazione del patrimonio. Tenteranno, per quanto possibile, di utilizzare gli uffici propri per le operazioni di stima e di vendita. In ogni caso si tenderà a favorire il più possibile lacquisto da parte del conduttore o del suo nucleo familiare e saranno previste delle forme di tutela per chi non acquista. E stato chiaramente espresso limpegno di discutere e concordare con le O.O.S.S. le modalità di vendita e le forme di tutela. 5 Le premesse sembrano buone ma sarà necessario vigilare sulle tappe future; ora lEnasarco è in attesa del consenso del Ministero del Lavoro su questa prima delibera generale; poi procederà alla definizione di tempi e modi della vendita. In ogni caso le previsioni di massima sono per linizio delle operazioni nel prossimo settembre 2008. Segreteria Nazionale >> Dello stesso tenore il comunicato della Segreteria RdB CUB del 5 febbraio 2008: << AAA. VENDENSI 17MILA APPARTAMENTI ENASARCO Lo scorso 23 gennaio, la Federazione Nazionale Rdb/CUB ha chiesto al Presidente dell'Enasarco, Brunetto Boco, un incontro urgente al fine di conoscere il progetto dellAmministrazione in ordine alla vendita del patrimonio immobiliare della Fondazione, così come preannunciato dalla stampa nazionale. Alla faccia della trasparenza, caro Presidente Boco! Apprendiamo da "Il Sole 24ore" di sabato 19 gennaio: "VENDITA DIRETTA DELLE CASE AGLI INQUILINI DI ENASARCO. Il via libera atteso a febbraio. Sarà nominato un perito indipendente". Questo giornale, comè noto, non si occupa di gossip, di oroscopi e di ricette di cucina. Inoltre, larticolista non usa mai il condizionale, bensì lindicativo futuro Quali autorevoli informatori, vengono citati il dottor Giovanni Pollastrini e non identificate "fonti interne", che supponiamo non essere un qualsiasi impiegato della Fondazione. Alla luce di questi elementi, non abbiamo quindi modo di dubitare sulla veridicità dei contenuti dellarticolo (visibile sulla Rassegna Stampa nella Intranet aziendale di lunedì 21 gennaio, pag. 40) . Invece abbiamo modo di dubitare, e molto, sulla correttezza dimostrata ancora una volta dai vertici della Fondazione nei confronti dei suoi dipendenti. Come se i lavoratori, e i Sindacati che li rappresentano, non siano MAI considerati dagli amministratori una delle parti sociali coinvolte nelle vicende dellEnte. Ci appare estremamente grave che NESSUNA informativa sia stata data ai Sindacati aziendali in merito ad una questione che riveste unimportanza enorme sotto vari aspetti. Il primo è ovviamente la situazione di estrema difficoltà in cui potrebbero venire a trovarsi, nellimminenza del via alloperazione di dismissione, moltissimi inquilini (di cui tanti sono dipendenti della Fondazione), fino ad arrivare a qualcosa che potrebbe somigliare ad unemergenza abitativa. Il secondo riguarda le modalità di gestione della vendita, che sarà direttamente trattata tra affittuari ed Enasarco, senza intermediari. Ciò presuppone ovviamente la messa a punto di una struttura interna, che dovrà curare tutti gli adempimenti connessi. Cosa di per sé buona e giusta, visto la fine meschina della gara europea indetta nel 2005, con alcuni concorrenti squalificati per doping . Ma che ci pone alcuni interrogativi in merito alla composizione e allorganizzazione di questo "Robocop" dei Servizi dellEnte Anche su questo, attendiamo quindi lumi chiarificatori da parte dei nostri vertici istituzionali. E con una certa urgenza, visto che, nellarticolo, si dice addirittura che le prime vendite sono previste per luglio/agosto sperando forse che il pigro periodo a ridosso delle ferie estive narcotizzi gli ipotetici acquirenti e li renda più malleabili Ma stiamo parlando di 17mila appartamenti, che non sono proprio le casette dei Puffi. Stiamo parlando di centinaia di famiglie, i cui redditi a volte sono molto al di sotto degli ormai famigerati 1.900 euro al mese. Stiamo parlando del sospetto che anche questa "organizzazione interna" possa costituire il trampolino di lancio per nuove folgoranti carriere di alcuni "eletti". Cogliamo quindi loccasione per rivolgere una formale richiesta al Presidente e al Direttore Generale perché convochino IN TEMPI BREVISSIMI i Sindacati aziendali, per illustrare, senza più indugi e tentennamenti, tutte le modalità del piano di vendita. Roma, 23 gennaio 2008 La segreteria Rdb/CUB >> 6 Nel frattempo - l11 febbraio 2008 - arriva il rinvio a giudizio per l'immobiliarista Stefano Ricucci, l'ex presidente di Confcommercio Sergio Billè e altre 7 persone per le inchieste sulla scalata a Rcs, per la vicenda legata alla compravendita fittizia dell'immobile in via Lima, a Roma, per la gestione dei fondi previdenziali e per la gestione dell'assegnazione della gara d'appalto del patrimonio immobiliare Enasarco. La richiesta di rinvio a giudizio era stata inoltrata l8 ottobre 2007 da parte dei pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli a carico di 14 persone, tra cui lex Presidente ENASARCO Donato Porreca e Giuseppe Russo Corvace, tuttora membro del Collegio dei Sindaci ENASARCO. Il processo è stato fissato il 28 maggio davanti quinta sezione penale del Tribunale di Roma. II Il seguito storia di un disastro economico annunciato dal web: dismettetevi voi! Per provare ad orientarci in questa vicenda abbiamo interrogato il web e ci siamo accorti che da anni la Fondazione Enasarco è attraversata da una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Una guerra il cui oggetto è lente stesso e il suo immenso patrimonio economico, vittima di un saccheggio continuo delle risorse operato da gestioni a dir poco "superficiali" e da personaggi più o meno noti. Cose che probabilmente i dipendenti Enasarco conoscono bene, ma di cui noi non eravamo assolutamente a conoscenza. Visto che questa guerra e la condizione disastrosa delle finanze della Fondazione sembrano essere il principale motivo della decisione di dismettere il patrimonio Enasarco, ci sembra doveroso metterlo a disposizione di tutti. Ma partiamo dallinizio: cosè lEnasarco? Ente di diritto pubblico dal 6 giugno 1938 (R. Decreto n. 1305) alla delibera Enasarco del 27 novembre 1996, che trasforma lEnte pubblico in fondazione privata. Le sue funzioni restano, finora, quelle dellassistenza della categoria degli agenti di commercio, nelle forme più diverse. Il patrimonio immobiliare finora a garanzia delle prestazioni assicurative è stato stimato per un valore 3,25 miliardi deuro, vale a dire oltre 6000 miliardi di vecchie lire, in gran parte residenziale, ma con grossi comparti destinati ad uffici e commerciale. Sono 18.000 i contratti daffitto con il MAV (pagamento mediante avviso). Gran parte degli immobili si trovano a Roma. I contratti di locazione ad uso abitativo sono stati tutti rinnovati dopo una lunga vertenza, con episodi di contestazione sindacale e una vasta partecipazione dellinquilinato. La Fondazione Enasarco conta circa 480 dipendenti e attualmente gestisce la contribuzione di circa 350.000 agenti e rappresentanti di commercio. I versamenti vengono effettuati dalle ditte mandanti, che sono circa 100.000, e altrettante sono le pensioni di vecchiaia, invalidità e superstiti erogate dalla Fondazione. In seguito alla privatizzazione la sua gestione è soggetta a vigilanza da parte dei Ministeri dell'Economia e Lavoro. 7 E allora perché lEnasarco decide di dismettere un patrimonio immobiliare così importante per le sue funzioni istituzionali? Una prima spiegazione ce la fornisce larticolo seguente spiegando che per gli ex enti previdenziali la gestione del patrimonio immobiliare non è poi così redditizia e che tutti si stanno dirigendo verso lalienazione di tutto o parti consistenti del residenziale. E evidente insomma che la privatizzazione degli enti è la prima responsabile della tentazione di fare cassa a qualunque costo. << Sabato 24 Febbraio 2007 - Al mattone non più del 20% A differenza di quanto accade nel resto del mondo dove i fondi pensione sembrano ritornare con forza a investire nel mattone (si veda altro articolo in pagina), in Italia le cose vanno diversamente. Da un lato per i fondi pensione di nuova istituzione, quelli creati dopo il decreto n.124, rappresenterebbe un'assoluta novità perché fino a oggi non hanno investito in questo comparto nè direttamente, nè indirettamente tramite i fondi immobiliari. Dall'altro riguardo ai fondi pensione preesistenti sta per arrivare un decreto che impone a questi soggetti, per i quali fino a oggi non erano previsti vincoli, di limitare al 20% la quota da destinare all'investimento diretto in immobili con l'obbligo di adeguarsi entro cinque anni. Secondo alcuni le nuove regole sono necessarie perché i rendimenti dei fondi che presentano un portafoglio molto investito in immobili rischia di essere sbilanciato rispetto agli altri per via delle valutazioni non sempre congrue che riguardano appunto gli immobili. In realtà, nel variegato universo dei fondi preesistenti (secondo pilatro) sono numerosi quelli che da tempo hanno rinunciato a questa asset class. Tra gli altri non investono in immobili il Fondo pensione medici , il Previndai , il Previbank , il Previp , il Previgen , il fondo previdenza Montedison , Fondo pensione dipendenti Ibm e chi aveva in passato quote significative di patrimonio in immobili da qualche anno ha iniziato a dismettere. «Nell'arco di sei anni siamo passati dall'80% al 50% di patrimonio destinato agli immobili, così che oggi su un patrimonio di 1,4 miliardi di euro circa il 50% è investito in proprietà immobiliari - spiega Fabrizio Montelatici, direttore del fondo dipendenti Unicredit -; è una riduzione resa necessaria dalle mutate esigenze dei nostri iscritti e più in linea al nuovo modo di concepire la previdenza». Anche il fondo dipendenti Cariplo si è mosso sulla stessa scia e oggi nella sezione destinata alle prestazioni definite solo il 35% del patrimonio è investito in immobili, mentre in quella a contribuzione definita sale al 40%. E se il fondo dipendenti Banca di Roma nell'arco di qualche anno è passato dal 50 al 30%, gli agenti di assicurazione hanno investito in questa asset class solo l'8% del patrimonio «ma l'ideale per il nostro profilo sarebbe arrivare al 15% - spiega il presidente del fondo agenti di assicurazione (Fonage ) Lucio Modestini - e quindi siamo attenti alle eventuali opportunità». Un'opinione pro immobili arriva anche dal fondo Mario Negri per il quale oggi, a fronte di un patrimonio di un miliardo di euro, la parte investita in immobili non supera il 6% (circa 60 milioni). «Con un'ottica di lungo periodo - spiega il presidente Alessandro Baldi - è un asset class da tenere in portafoglio perché stabilizza la gestione. In passato siamo stati condizionati da certi investimenti (ndr: la legge 153/69 imponeva di comprare immobili residenziali) ma oggi guardiamo con favore anche a nuovi strumenti». Va detto che anche la gestione del patrimonio immobiliare delle casse previdenziali (primo pilastro), tranne qualche eccezione, non è caratterizzata da un particolare dinamismo. Secondo la consueta indagine annuale di Scenari Immobiliari che da qualche anno prende in esame il patrimonio immobiliare di sedici enti tra cui anche due fondi preesistenti (Artigiancassa, Cassa Forense, Cassa Dottori Commercialisti, Cassa dei Ragionieri, Cassa del Notariato, Cassa Geometri, Enpals, Enpaf, Enpap, Enpav, Eppi, Fondazione Enasarco, Fondazione Enpam, Fondo Pensioni Personale Bnl, Fondo Pensioni Personale Cariplo, Inarcassa ), il settore non presenta particolare dinamismo. «L'analisi sui bilanci 2005 rispetto a quella dei bilanci 2004 non presenta grandi differenze - spiega Mario Breglia, presidente della società - qualche operazione di acquisto e valorizzazione 8 dell'esistente è stata condotta da Inarcassa che ha valorizzato il proprio patrimonio con l'acquisto di immobili in via Po e via Arno a Roma. Per il resto la gran parte degli enti ha proseguito la strategia di dismettere gli immobili residenziali più vecchi e meno redditivi. Ma con nessuna abilità particolare». Il valore medio del portafoglio immobiliare degli enti, sempre in base ai dati di bilancio ultimi censiti nello studio, era pari a 1.400 euro/mq, in linea con le compagnie assicurative e leggermente più alto rispetto a quello delle banche. «Ma proprio rispetto alle compagnie assicurative - aggiunge Breglia - le Casse sono decisamente più statiche e con minor abilità nel conciliare gestione e finanziarizzazione degli immobili». Non va trascurata, però, la recente operazione annunciata dalla Cassa dei Ragionieri. L'ente che gestisce il primo pilastro pensionistico dei ragionieri nel 2007 cederà attraverso una cartolarizzazione parte del proprio portafoglio immobiliare. Finirà sul mercato l'intero patrimonio destinato a uso residenziale, iscritto a bilancio per 214 milioni di euro a fine 2005, insomma circa la metà dei suoi cespiti. Lucilla Incorvati >> Ma non è tutto qui, il web suggerisce che i veri motivi vanno probabilmente rintracciati altrove, ancora una volta dentro le vicende della Fondazione. In internet è disponibile un file pdf a firma di Pietro Melandri, del maggio 2007, che spiega esattamente quale guerra si è combattuta e tuttora si combatte dentro Enasarco e quali sono i costi economici e sociali di questa guerra di "posizione" che non ha risparmiato niente e nessuno. Una guerra che oggi rischia di coinvolgere la città intera, facendole pagare con gli interessi decenni di gestione clientelare e fallimentare. UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA CHE RICHIEDE INTERVENTI SPECIALI. Il Commissario straordinario ha messo in luce quanto decenni di cattiva amministrazione ha prodotto e tenuto nascosto. Le riforme drammatiche", ma tardive, del 1998 e del 2004, che pochi hanno valutato nella loro reale portata, non sono ancora sufficienti a salvare la situazione: vi sono garanzie solo per 5 o 6 anni. Iniziamo dalla portata delle citate riforme: per una loro valutazione complessiva, e del decadimento (obbligatorio) della qualità del sistema Enasarco" bastano pochi numeri: Aumento prelievo contributivo: dal 10 al 13,5%, più laumento dei massimali e dei minimali; un + 40% è una stima per difetto. Decadimento delle prestazioni: la pensione di vecchiaia a 65 anni significa la riduzione del 34% delle uscite per tale voce; insignificante la presenza femminile, 75 anni scarsi la vita media maschile; godimento della pensione per 10 anni invece di 15. Ridotta quindi al 66%, il passaggio al sistema di calcolo contributivo (per tutti dal 2004, a prescindere dalle anzianità maturate, vedi le salvaguardie del sistema Inps,), la riduce ancora del 50%, ammesso che lEnte possa sostenere i coefficienti di calcolo dellInps, peraltro già in odore di revisione anche nella previdenza pubblica. In sostanza, quindi, il sistema è passato da 100 a 140 per il prelievo contributivo e da 100 a 33 per la prestazione istituzionale. Nonostante questo il bilancio tecnico del Commissario attesta seri problemi di sostenibilità finanziaria, col saldo previdenziale negativo a partire dal 2015 e quello patrimoniale negativo a partire dal 2019, col dato odierno già al di sotto del periodo obbligatorio di stabilità di 15 anni previsto dalla legge, figuriamoci di quello di 30 anni, come elevato dalla finanziaria 2007". 9 Inoltre, il Commissario scopre" la presenza di 450.000 (!!!!!) silenti, ovvero di persone che hanno fatto lagente per pochi o molti anni, ma comunqu meno di 20 e quindi non andranno mai in pensione Enasarco; in precedenza i silenti erano indicati solamente in 180/190.000. Si tratta di una popolazione enorme, superiore per numero agli iscritti attivi ed a tutti i pensionati: un problema poltico (non esiste in alcun ente, di base o complementare che sia, una analoga appropriazione indebita" senza possibilità di trasferire i contributi cambiando mestiere), tale che, ad una domanda precisa, il Commissario ha risposto che la situazione non è sostenibile ed occorrerà prendere un qualche provvedimento prima che la Magistratura amministrativa possa intervenire". Una bomba a tempo", quindi, che potrà avere profonde interferenze economiche (aggravanti) difficili al momento da calcolare: è un altro di quegli argomenti che ripetutamente la fiarc, nel corso degli anni, ha inutilmente posto in termini problematici allEnasarco. I lavori si stanno orientando sulla ricostituzione degli organi di amministrazione che dovrebbero ricostituirsi per elezioni dirette da parte della categoria; se mai tali elezioni ci saranno, la categoria dovrà saper scegliere per non ricostituire organi di affari" che si accontentino di privilegi personali e di gruppo: una scelta obbligatoria" per i candidati Fiarc. Lecita, profondamente lecita, la domanda se la Fiarc cera, e se cera cosa faceva". Questa, per chi vorrà leggerla, la risposta; confezionata su e documentabile con documenti originali dellEnte e delle Organizzazioni citate. Se poi qualcuno volesse approfondimenti, nomi e cognomi compresi di personaggi citati solo per il loro incarico e ruolo avuto, contatti pure il coordinamento Fiarc preso la Confesercenti regionale toscana: avrà soddisfazione e visione dei documenti. IL RUOLO DELLA FIARC NELLENASARCO A partire dallinizio della sua partecipazione agli organi di ammistrazione e di controllo. 1. Iniziamo da 25 anni addietro, con i lavori del Comitato di previdenza Enasarco tenutosi a Bologna il 22 ed il 23 gennaio 1982. (25 anni fa). I bilanci tecnici già denunciavano una situazione di insostenibilità futura, quindi si era alla ricerca di modifiche del regolamento delle prestazioni istituzionali che garantissero più futuro". Tra le proposte emergevano: a. abolizione dei minimi di pensione (Confindustria/Fiarc) b. aumento dei massimali. (Presidenza - Fiarc). c. Massimale individuale per agenti in società (Fiarc) d. Limitare i versamenti volontari al raggiungimento dei 15 anni, con eventuale restituzione dei v.v. qualora i 15 anni siano poi raggiunti con versamenti obbligatori. In alternativa parificare i VV alla contribuzione obbligatoria (Fiarc). Si eliminava così la estrema speculatività dei vv (pari al minimale, contavano come un anno di provvigioni). e. Elevazione delletà pensionabile a 65 anni, rarefazione dei supplementi (quinquennale) ed elevazione a 20 anni dellanzianità contributiva minima. (la Fnaarc si oppone). f. Calcolo della pensione sulla media degli ultimi 10 anni. g. Pensione di invalidità con almeno 10 anni di anzianità contributiva (ex 5 anni) di cui almeno 5 nellultimo decennio, col 75% di invalidità contratta dopo la costituzione del rapporto assicurativo. h. Possibilità per lagente monomandatario, in caso di fallimento del preponente, di effettuare i versamenti volontari per il periodo scoperto, anche in deroga ai requisiti minimi per laccesso ai vv. (Fiarc). Se tali modifiche fossero state realizzate allepoca, la situazione odierna dellEnte sarebbe 10 totalmente capovolta. Latteggiamento costante di tutte le componenti sindacali degli agenti, esclusa la Fiarc, era poi quello di non assumersi responsabilità punitive" per la categoria e di impedire i processi di modifica. Già le differenze tra il contenuto dei verbali e gli articolati successivamente stesi erano significative, ma poi nessun corso veniva dato al progetto di riforma. Notare che le sostanziose modifiche di cui ai punti a), d), e), f), g), h), sono poi state introdotte con le riforme del 1998 e del 2004, ormai troppo tardi. 2. Comitato di previdenza del 21 settembre 1983. Verbale dellintervento Fiarc: - LEnasarco necessita di riassumere un ruolo di previdenza integrativa anche perché esigenze che nel passato la categoria poteva vedere accolte solo dallEnte, oggi possono essere accolte, istituzionalmente, da altri istituti nel frattempo evoluti (Inps Gestione Commercianti). Dobbiamo considerare lormai generale orientamento di tutte le componenti, politiche e sociali, circa la distinzione dei due ruoli, il sociale di base e lintegrativo, quindi lopportunità della integrazione e non della sovrapposizione di queste due funzioni; da qui i compiti (diversi) dei rispettivi enti gestori. Premesso questo, per entrare nel merito di alcuni punti di discussione introdotti dal Presidente, e premesso anche che la Fiarc è disponibile a mediare nelle formule che ha proposto, purchè gli indirizzi rimangano quelli opportuni, nellinteresse primo della celerità di giungere ad una formulazione definitiva, (considerato il tempo trascorso dal Comitato di Bologna), si osserva: - massimale per ciascun socio (motivato equivalenza finanziaria ai fini della gestione e per non mortificare la organizzazione dellimpresa di agenzia). - versamenti volontari regolamentati ad evitare labuso e lingigantimento artificioso delle posizioni assicurative. - Calcolo della pensione, lobbiettivo è quello di prima: il trienio più favorevole ora usato è un invito allabuso e lo dovbbiamo constatare quotidianamente. La modifica deve tendere ad almeno 10 15 anni per la media, naturalmente con la rivalutazione dei contributi. Si può fare rifrimento al meccanismo dellInps. - Art. 24 per ladeguamento al costo della vita delle pensioni: è pregiudiziale lautonomia decisionale dellEnasarco che deve fare i conti con le sue disponibilità, migliori o peggiori che siano di quelloe previste dalla previdenza pubblica. - Art. 25 per la riduzione progressiva delle pansioni allaumentare del loro importo: aggiornamento dei valori delle riduzioni. - Pensione di invalidità: in un sistema integrativo è da privilegiare il concetto risarcitorio a quello della rendita vitalizia. Nota bene: queste cose, e non solo queste, venivano perentoriamente" proposte e sostenute dalla Fiarc qualcosa come 24 anni addietro. 3. Siamo al 1986, comunque 21 anni fa. Il Comitato di previdenza, pressato dalle risultanze dei bilanci tecnici, si riunisce nei giorni dal 12 al 14 novembre a Montecatini. a) La situazione si ripete sostanzialmente, con Usarci e Fnaarc arroccate sullimmobilismo (direttamente in riunione o post riunione, nei corridoi"dove era facile trovare accordi con i rappresentanti delle controparti per modificare le cose in corso di stesura dellarticolato, ), mentre la Fiarc insiste sulla necessità di drastiche" modifiche, ad iniziare dalla elevazione delletà pensionabile a 65 anni. Oltre ad essere ribadite le proposte di Bologna del 1982, emergono ulteriori considerazioni. b) Vi è una precisa posizione della Fiarc a non elevare eccessivamente i massimali di 11 contribuzione, (siamo ancora al calcolo sulla media di un solo triennio, quindi facile da addomesticare" nella maggior misura consentita dallelevazioe dei massimali), richiesta invece avanzata da altre associazioni, (si parla di 50/60 milioni del 1986). c) Emerge una proposta di una contribuzione illimitata", allinterno della quale la pensione viene calcolata su dei massimali. La contribuzione oltre il massimale di calcolo andrebbe ad arricchie il patrimonio previdenziale: si gettano le basi per un effettivo passaggio alla capitalizzazione del sistema. d) La Fiarc ritiene che non si possa sottrarre allagente una parte sostanziale della contribuzione a proprio carico. La posizione Fiarc viene accolta con la formula che il 5% (oltre il massimale di calcolo pensione) a carico dellagente darà origine ad un supplemento od alla restituzione in capitale, mentre il 5% versato dal preponente andrà a patrimonio previdenza. e) Emerge la necessità di una separata gestione del Firr. f) Viene formalizzata la proposta della Fiarc per la possibilità di massimali individuali in caso di agenti operanti in forma societaria. La formula non è quella dellobbligo, ma in base ad accordi tra le parti. g) Viene convenuto di destinare al fondo di previdenza gli utili della gestione Firr ed i proventi dalle sanzioni amministrative. Proposta originale della Fiarc, inizialmente avversata per motivi tecnici di non trasferibilità da una gestione allaltra, ma poi accettata in una logica di riforma legislativa (della legge 12/73). h) Viene convenuta labolizione dei minimi di pensione con riassorbimento, per quelle già liquidate, dei futuri supplementi. Come al solito, dopo le conclusioni del Comitato, in sede di trasferimento dei verbali in articolato di legge, vengono apportate sostanziali modifiche (meglio, cancellazioni"). Infine scompare anche liniziativa di modificare il Regolamento, ad opera dei soliti ignoti. 4. Passano gli anni, molti dei Sindaci e Consiglieri vanno in galera ( ), altri sono indagati; cambiano i Presidenti, e tutto tace. In compenso i bilanci tecnici biennali continuano ad annunciare catastrofi. Si arriva al 1991, Comitato di previdenza del 19 febbraio. Verbale dellintervento Fiarc: affrontare la riforma significa in primis approntare una serie di modifiche tecniche del regolamento ad evitare risultati pensionistici artificiosi (triennio per il calcol, V.V., ecc.), in questa direzione non va disperso il lavoro fatto negli anni trascorsi. Riguardo le modifiche di più ampia portata occorre considerare quanto si verifica allesterno. Fa riferimento, ad esempio, a quei principi generali, enunciati, per i quali un sistema integrativo di previdenza deve adeguarsi ai criteri base previsti nel sistema primario di riferimento (leggi Inps/Commercianti). In base a quanto premesso è difficile pensare che nellambito di una compiuta riforma previdenziale (quella del 1992 e 1995 sono alle porte) lEnte possa erogare le pensioni a 60 anni, quando quella Inps di riferimento è a 65. Sostiene però che un ente integrativo, strettamente categoriale quale è lEnasarco, debba tenere di conto delle specificià della categoria stessa, con riferimento alla esclusione dal mercato con lavanzare delletà anagrafica, fatto rilevato anche dal Prof. Coppini nella elaborazione del bilancio tecnico. In altri temini, se lui dovesse scegliere una cautela per salvaguardare le finanze e le prospettive dellEnte, tra laumento della età anagrafica per la pensione e la riduzione dei coefficienti di calcolo, opterebbe per la seconda soluzione. (NASCONO IN QUESTO MOMENTO, DALLA FIARC, LE BASI PER LA PENSIONE ANTICIPATA PER QUANDO LELEVAZIONE A 65 12 ANNI DIVERRA OBBLIGATORIA, PER LEGGE PRIMA CHE PER NECESSITA). Riguardo laumento dellaliquota contributiva ritiene necessario valutare attentamente la sostenibilità economica per la categoria. A quanti sostengono che i problemi si risolvono con laumento dellaliquota contributiva la Fiarc (che era tra i pochi a leggerli) ricorda che già nel B.T. del 1984 fu specificato che lelevazione al 14%, allora indicato quale fattore risolutivo per le garanzie al 100% dei pensionati ed al 10% per gli attivi, era puramente indicativa occorrendo fin dallepoca, per una garanzia reale, il 27%. In tal senso conclude la Fiarc anche il 18% indicato dal B.T. 1988 non risolve il problema nei termini totali e quindi parlare solo di elevazione delle aliquote contributive rimane una valutazione assolutamente parziale". CALA NUOVAMENTE IL SILENZIO SU TUTTO. 5. Con lettera datata 10 luglio 1992 la Fnaarc presenta un proprio progetto di legge di riforma. Gli elementi significativi sono: - elevazione a 30 e 50 milioni del massimale (permanendo il calcolo su un triennio). - Mantenimento del contributo al 10%. - Elevazione del coefficiente di calcolo della pensione dall1,75% annuo al 2% annuo (quindi, sui 40 anni, l80% anziché il 70%). - Rivalutazione delle pensioni al 100% Istat. In sostanza, tutti i provvedimenti del disegno sono lesatto contrario dellimperiosa necessità di sanare le finanze dellEnte. Si capisce perché i lavori dell82, dell83, dell86, del 91 sono rimasti lettera morta. Sicuramente analoghe posizioni le hanno assunte altri, ma sarebbe solo una testimonianza non supportabile da documenti originali. In sostanza il ruolo degli Amministratori è sempre stato quello di garantire la loro permanenza nellEnte tanto quando avverrà il disastro io non ci sarò più". Si arriva quindi al fondo del barile e le riforme del 1998 e del 2004 (che, ancora, costituiscono una storia da raccontare) non sono rimandabili; peccato però che sia troppo tardi" con tutto ciò che ne seguirà a che difficilmente, al momento, è individuabile. Piero Melandri. Maggio 2007. Ma Pietro Melandri non è il solo a raccontare lEnasarco. Il metodo usato per garantire la rappresentanza nel CdA dellEnasarco e la filosofia che lo sottende sono descritti molto bene in questa risposta pubblica che il Presidente della Federagenti invia nel 2006 allallora Presidente Porreca. Non conosciamo il Presidente Caporale, ne tantomeno le sue posizioni sindacali, ma va detto che alla luce almeno degli sviluppi successivi della vicenda Enasarco i suoi argomenti erano di una lucidità quasi profetica. << La nostra risposta al Presidente Porreca: LEnasarco e le "voci stonate" Lultimo numero del notiziario Enasarco è stato impropriamente utilizzato per attaccare la nostra Federazione con la scusa di fare chiarezza sulle "voci stonate" che ruotano intorno allEnasarco, cioè su di noi. Vediamo in cosa consistono questi chiarimenti. Il primo - unemerita bufala - vuole accreditare la convinzione che la Federagenti non avrebbe "titolo a partecipare direttamente alla gestione dellEnasarco". La Federagenti, al contrario, è stata riconosciuta dal Ministero del lavoro quale una delle otto organizzazioni maggiormente rappresentative della categoria e, quindi, ha i requisiti previsti 13 dalla Statuto per essere presente, al pari della Fnaarc, dellUsarci, della Fiarc, della Cisl e della Uil nel Consiglio di amministrazione, unitamente alla Cgil e allUgl che pure non sono rappresentate. Perché, allora, - direte Voi - non tutte le sigle dichiarate maggiormente rappresentative sono presenti nel Consiglio ? Perché oggi lEnasarco è in mano alle ditte mandanti. Come? Ecco . il trucco. La Fnaarc - a dire del suo Presidente Corsi la maggiore organizzazione degli agenti e rappresentanti di commercio - aderisce alla Confcommercio, organizzazione che, notoriamente, rappresenta gli interessi delle ditte mandanti e stipula gli accordi economici collettivi come nostra controparte. Quindi un agente che si iscrive alla Fnaarc paga la quota ed è associato alla Confcommercio, come risulta dai bollettini versati allInps unitamente ai contributi obbligatori. Ne bis in idem, (cioè in una cosa non ce ne possono stare due) dicevano i Latini, ma evidentemente gli amici del Presidente Porreca riescono a moltiplicare i pani e i pesci ed anche gli associati che per loro valgono doppio. Speriamo che sia lo stesso anche per il patrimonio immobiliare della Fondazione. Sarebbe un successone senza precedenti! Avete ancora dei dubbi? Eccovi serviti. Porreca - che pretende chiarezza .dagli altri - ha speso una vita al servizio della Confcommercio, quale suo dirigente locale e nazionale, tantè vero che da questa è stato designato quale Vicepresidente dellEnasarco in rappresentanza delle ditte mandanti. Poi, come se niente fosse, ha scoperto, da pensionato (non dellEnasarco, ovviamente), a 70 anni, la "vocazione" dellagente di commercio. I maligni sostengono - che linguacce! - perché lart.5, comma 1, dello statuto prevede che il presidente della Fondazione debba essere un agente attivo o pensionato Enasarco. E questa - caro presidente - non è una "chiara" violazione dello spirito dello statuto? Analoga storia, mutatis mutandis, è a dirsi per Michele Alberti che, per 6 anni è stato Presidente Enasarco in "quota" Fnaarc ed oggi siede come Vice presidente in "quota" Confcommercio. Fnaarc e Confcommercio sembrano perfettamente fungibili, cioè rappresentare gli stessi interessi, e le ditte mandanti sono quindi in maggioranza nel consiglio di amministrazione dellEnasarco, essendo presenti tre consiglieri in "quota" Fnaarc ed uno rispettivamente in "quota" Confcommercio, Confindustria, Confapi e Confcooperative. Ben sette posti sui tredici previsti dallo statuto che, invece, nella versione autentica ed originale, riserva 8 posti agli agenti/rappresentanti, 4 alle ditte mandanti, uno al Ministero del lavoro. Ma, direte, come è stato possibile ciò? Secondo linterpretazione di Porreca e dei suoi amici, al Ministero del lavoro compete individuare le associazioni maggiormente rappresentative (tra le quali noi rientriamo), ma poi spetterebbe al presidente uscente assegnare i posti nel consiglio o nel collegio sindacale secondo una pesatura "concordata" sempre dalle solite parti sociali. Guarda caso: il presidente uscente è della Fnaarc/Confcommercio ed è lui che distribuisce le relative "medaglie" a seconda dei "meriti" e non certo del peso effettivo nella categoria, come non può non riconoscere chiunque abbia ancora un minimo di onestà intellettuale. Come si potrebbe modificare questo circuito "vizioso"? Semplicemente ricorrendo allelezione diretta degli amministratori da parte della categoria, ma - guarda caso - la Federagenti e la Fiarc sono le uniche organizzazioni ad avere richiesto formalmente in data 16 marzo u.s. le elezioni per il rinnovo dellattuale Consiglio di amministrazione e ad avere insistito per una modifica dello statuto che lasci alle associazioni sindacali solo i compiti di indirizzo e controllo dellattività della Fondazione riservandone la gestione a manager scelti con criteri meritocratici. Quanto agli altri argomenti toccati dal Porreca/pensiero poche, ma chiare parole: 14 Non è vero che su Italia oggi, nello spazio a noi riservato, non sia stato ospitato il pensiero di Porreca. Al contrario, sia la gestione della Fondazione, sia i provvedimenti relativi al patrimonio immobiliare, sono stati oggetto di unampia intervista di spazio anche maggiore di quelle successive rese sullargomento da nostri esponenti. Noi non abbiamo alcun problema a confrontarci con la Fondazione, ma non ci si può obbligare a condividerne le scelte e impedire di lottare per modificare le decisioni che riteniamo sbagliate. Questa è democrazia, sig. Presidente, mentre non lo è fare accordi blindati (toccheranno anche la sua rielezione o la presenza nei fondi di investimento?) per estromettere le voci "stonate". Non è interesse della categoria, né della Fondazione, limitare il numero dei partecipanti alla gara che riguarda la gestione e la vendita di un patrimonio di 7 mila miliardi di vecchie lire, imponendo termini brevissimi per linvio delle domande. Se la nostra denuncia ha disturbato qualcuno ce ne dispiace, ma il fatto che la Fondazione, sia pure tardivamente e con una procedura, secondo noi impropria, abbia rettificato il bando, prorogando il termine, vuole dire soltanto che la nostra critica era fondata. Non intendiamo recedere dalla richiesta di prevedere la possibilità del pensionamento di vecchiaia per chi abbia compiuto almeno 40 anni di anzianità contributiva come avviene allInps, indipendentemente dalletà. Al riguardo ci ha molto irritato lindisponibilità di Porreca, dichiarata ad Italia oggi, a valutare questa nostra proposta perché le parti sociali hanno già deciso e sarebbe inutile sopportare i costi di una valutazione statistica. Detto da chi spenderà nel 2005 almeno 2 milioni e cinquecentomila euro solo per consulenze ed incarichi speciali fa un certo effetto, per non voler dire che è scandaloso. Né intendiamo accettare lart.36 del nuovo regolamento che esclude dal rimborso le decine di migliaia di colleghi che non raggiungeranno i venti anni di anzianità contributiva. Infatti, avere legato la restituzione di un misero e vergognoso 30% del versato al trasferimento ad unaltra previdenza integrativa obbligatoria, significa prendere per i fondelli gli iscritti, perché in Italia altre previdenze di questo tipo non esistono. In conclusione non vorremmo che limpeto di orgoglio del Presidente Porreca che lha portato a definire "benemerita" la nostra categoria sia dettato dalla gratitudine per il lauto stipendio di 278.500 euro che percepirà nel 2005, (come da bilancio di previsione Enasarco) oltre annessi e connessi. Tantissimo se rapportato allo stipendio di "soli" 200.000 euro del Presidente della Siae, che il Codacons ha pubblicamente denunciato come stipendi doro. Scusi il disturbo sig. Presidente, ma nelloccasione vorremmo noi fare a lei un distinguo sulla nostra categoria: "benemerita", sì, ingenua e sprovveduta no!!! Antonio Caporale Presidente Federagenti >> Di una chiarezza se possibile maggiore è invece la lettera del Presidente dellUsarci Ciano Donadon, attualmente Consigliere del CdA della Fondazione, pubblicata sul Bollettino della sua associazione durante il Commissariamento Pollastrini. Il Presidente Usarci descrive la feroce lotta intestina che attanaglia la Fondazione e la ferrea presa che su di essa ha la Confcommercio anche dopo Billè e Porreca. << [ ] Il commissariamento è stato leffetto inevitabile del comportamento assunto dalla Confcommercio dopo gli arresti di Porreca e Billè; il fatale epilogo di una vicenda nella quale non si è avuta la saggezza di "fare un passo indietro", ma anzi larroganza di voler far credere che non era successo nulla e che tutto doveva continuare come prima. LEnasarco avrebbe dovuto essere unicamente lo strumento con cui la nostra Categoria gestiva la propria previdenza integrativa, una previdenza voluta dai nostri padri storici, che sempre con 15 maggiore evidenza si sono dimostrati così lungimiranti ed illuminati da essere predecessori di riforme che solo oggi altre categorie stanno avviando, ma tale scopo è stato posto in secondo ordine, è stato tradito e sacrificato, immolato a scopi ben meno istituzionali e di esclusiva ambizione. Chi ha pensato che gli arresti del trio Porreca, Ricucci, Billè sia la resa dei conti di un gruppo di persone che intendeva spartirsi un "buon affare" si sbaglia di grosso, infatti ciò va inserito in quadro ben più articolato e ben più ampio, nel quale la posta in gioco era il sovvertimento di buona parte dellestablishment finanziario e politico del nostro Paese. La maxi tangente dellEnasarco era uno strumento che Billè, dallo scranno più alto della sua Confcommercio, attraverso la quale gestiva enormi consensi politici ed una massa altrettanto enorme di danari, intendeva utilizzare insieme a Ricucci, Fiorani e chissà altri, per entrare in banche, giornali, istituzioni con il fine di influenzare la politica Italiana. Laffare Enasarco non era il semplice mezzo per un facile guadagno, era ben altro, ed il mondo che conta, quello che davvero gestisce il potere, questo "sgarro" non lo ha digerito affatto. La Fnaarc ed il suo Presidente Adalberto Corsi, in tutto ciò hanno delle enormi colpe politiche, perché essi sono stati il "cavallo di troia" che ha consentito alla Confcommercio di Billè di appropriarsi e di occupare lEnasarco. Essi hanno permesso che uno strumento come lEnasarco diventasse una proprietà dei nostri "padroni" essi hanno accettato di essere rappresentati dentro il nostro Ente da persone che nulla avevano da spartire con la nostra Categoria e che erano assoluti emissari della Confcommercio, lo hanno fatto con arroganza, costringendo chi insieme a loro aveva il compito di gestire lEnasarco ad accettare delle candidature camuffate, pena il gettare la Fondazione nellingovernabilità. Il commissariamento è frutto di questa politica poco lungimirante, asservita ed appiattita sulle esigenze della Confcommercio, esigenze che nulla hanno a che spartire con quelle degli Agenti di Commercio; una politica che ha confuso noi con chi è il nostro naturale antagonista economico e che ha dato a questultimo unarma potentissima per agire con fini sconsiderati. Dopo gli arresti eccellenti che hanno decapitato il vertice della Confcommercio e con essa anche quello della nostra Fondazione ci aspettavamo un gesto di umiltà da parte del Presidente della Fnaarc Corsi; per ciò che riguarda lUsarci eravamo pronti a capire, eravamo pronti a non arrogarci il ruolo di giudici, i giudici già ci sono e stanno svolgendo il loro lavoro, non avremmo fatto gli sciacalli come invece altri hanno scelto di fare. Invece ciò che è successo è stato il sentirci dire che il Presidente della Confcommercio Sangalli ci avrebbe indicato il nome del nuovo Presidente dellEnasarco, che lo avrebbe scelto lui, così almeno ci è stato detto. In altri momenti, lo diciamo con molta franchezza, il commissariamento lo avremmo chiesto anche noi dellUsarci, ma in questa occasione, il timore che esso potesse essere lanticamera per far convogliare lEnasarco nellInps ci ha fatto desistere dal seguire un istinto fin troppo facile da seguire e che sicuramente ci avrebbe regalato più popolarità. Lessere responsabili non è sempre sinonimo di popolarità e noi abbiamo scelto la strada dellimpopolarità cercando fino allultimo momento di scongiurare un sempre più imminente e incontrastabile commissariamento, ora divenuto concreto con linsediamento del dott. Pollastrini quale commissario. Purtroppo abbiamo creduto che la Confcommercio non fosse lunica "anima" della Fnaarc, abbiamo sperato che lintuito politico di quella parte fosse tale da capire che non era il momento di insistere con una nomina di un Presidente quale quello propostoci ovvero lavv. Agostino Petriello, che ricopriva in quel momento il ruolo di Vice Presidente dellEnasarco nella qualità di rappresentante dei datori di lavoro espresso dalla Confcommercio, che è stato il Vice Presidente Enasarco con Porreca Presidente. Lavvocato Petriello, sulla cui persona non possiamo rilevare alcunché di negativo ma anzi, avrebbe dovuto dimettersi da rappresentante dei nostri datori di lavoro nominato dalla 16 Confcommercio per "trasformarsi" in rappresentante degli agenti di commercio nominato dalla Fnaarc e quindi essere poi eletto quale Presidente dellEnasarco. LUsarci ( e con essa anche altre forze Sindacali quali Cisl ed Uil) in un primo momento aveva tentato di digerire loperazione Petriello, ha poi però rifiutato il proprio appoggio ad una candidatura che oltre ad essere antiestetica nella sostanza e nella forma avrebbe solamente accelerato lintenzione, che peraltro era ormai assodata, da parte del Ministro del Lavoro Cesare Damiano, di commissariare lEnasarco. In una lunga lettera da me inviata al Presidente della Fnaarc Adalberto Corsi, spiegavo i motivi di quel diniego alla candidatura dellavvocato Petriello ed auspicavo un ripensamento che potesse portare allindividuazione di una candidatura di altissimo livello istituzionale che fosse un segno tangibile di interruzione con il passato e che potesse dare un forte segnale di cambiamento. Alla nostra offerta non abbiamo avuto alcuna risposta da parte della Fnaarc e così ora siamo al commissario e come si dice in queste situazioni "evviva il commissario". Questa storia ci ha lasciato lamaro in bocca, ha dato la prova tangibile di una forte spaccatura dentro la Categoria, ha dimostrato che nemmeno in una circostanza così grave si è riusciti ad arrivare ad una sintesi da condividere. Molto altro ci sarebbe da osservare a proposito di una vicenda che così tanto danno ha fatto alla Categoria e che la ha vista usata, con lavallo, almeno politico, di una parte della Fnaarc che ormai da troppo tempo pensa sempre più con la testa dei padroni della Confcommercio e sempre meno con quella degli Agenti di commercio. Facciamo ora un appello al Ministro del Lavoro affinché voglia rispettare lautonomia della Categoria e non pensi di utilizzare le nostre pensioni per sanare con esse buchi di bilancio dello Stato. Un altro appello lo rivolgiamo alla parte "buona" della Fnaarc affinché si liberi da un "giogo", quello con la Confcommercio, che ha ormai prodotto troppi danni, che ci ha impoveriti, divisi, avvelenati ed arteriosclerotizzati su posizioni che ci stanno distruggendo. Il nostro futuro è insieme, dentro una nostra Confederazione che ci unisca, che faccia di Fnaarc, di Fiarc e di Usarci ununica grande entità in grado di governare una grande Categoria che ha tanto bisogno di essere tutelata e tolta dallangolo in cui è finita. Ed infine un augurio di buon lavoro al Commissario, il dottor Pollastrini che speriamo possa svolgere il proprio compito entro i termini del mandato assegnatogli. Il Presidente Usarci, Ciano Donadon >> Le affermazioni riportate in queste lettere e in altro materiale ci hanno sollecitato la curiosità di verificare anche solo empiricamente le affermazioni contenute in merito a mandati pluriennali nel CdA di Enasarco e alle supposte vicinanze associative. Questi sono i nostri risultati, sicuramente al di sotto della realtà a causa delle nostre limitate conoscenze. 1. Composizione dei CdA negli ultimi 5 anni Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enasarco nel marzo 2003 Presidente: Donato Porreca Vice Presidente: Agostino Petriello Vice Presidente: Elio Schettino Consiglieri: Michele Alberti; Giovanni Battista Baratta; Brunetto Boco; Domenica Cominci; Ciano Donadon; Antonello Marzolla; Giuseppe Stefanini; Bruno Galli; Alfredo Gherardi; Luigi Nardo Battaini . 17 Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enasarco nel gennaio 2006 Presidente: Donato Porreca Vice Presidente: Elio Schettino Vice Presidente: Agostino Petriello Consiglieri: Michele Alberti, Giovanni Battista Baratta, Brunetto Boco, Domenica Cominci, Ciano Donadon, Antonello Marzolla, Giuseppe Stefanini, Bruno Galli, Alfredo Gherardi, Luigi Nardo Battaini. Il 7 novembre 2006 la Fondazione Enasarco viene commissariata e il Ministro Damiano nomina Giovanni Pollastrini Commissario Straordinario dellente per la durata di sei mesi. Il 14 giugno 2007 ha fine il commissariamento dellEnasarco con la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione così composto: Presidente: Brunetto Boco Vice Presidente: Agostino Petriello Vice Presidente: Elio Schettino Consiglieri: Michele Alberti; Giuseppe Capanna; Domenica Cominci; Ciano Donadon; Antonio Franceschi; Antonello Marzolla; Giuseppe Stefanini; Sandro Naccarelli; Giovanni Pollastrini; Pierangelo Raineri; Ricapitolando: al posto di Porreca viene nominato Presidente un Consigliere del CdA precedente, Brunetto Boco. I due vice presidenti rimangono gli stessi, come 5 dei 10 consiglieri. Anche Pollastrini, il commissario straordinario diventa consigliere. Risultato: su 13 componenti del CdA 8 sono gli stessi di sempre i nomi in corsivo - cioè la maggioranza. 2. Ma chi sono i componenti del Consiglio di Amministrazione dellEnasarco? Il nuovo Presidente Brunetto Boco, oltre ad essere stato Consigliere nella passata consiliatura è lex Segretario Generale della UilTucs-Uil turismo e commercio fortemente voluto, si dice, dal Ministro Damiano. Il Vice Presidente Agostino Petriello è lavvocato coordinatore della FNAARC aderente alla Confcommercio. Mentre laltro Vice Presidente Elio Schettino, è il direttore dellArea Fiscalità e Finanza della Confindustria. I Consiglieri Michele Alberti, Antonio Franceschi e Giuseppe Stefanini sono tutti dirigenti della FNAARC Confcommercio e rispettivamente vicepresidente, vicepresidente vicario; mentre il Giuseppe Stefanini, alla sua quarta elezione (!) è componente della giunta esecutiva della FNAARC, nonché della giunta della Confcommercio di Foggia. Il Consigliere Giuseppe Capanna è della Confesercenti e la Consigliera Domenica Cominci è il Presidente nazionale della Fiarc aderente sempre alla Confesrecenti. I Consiglieri Ciano Donadon e Antonello Marzolla sono il Presidente e il Segretario Generale dellUsarci. Il Consigliere Sandro Naccarelli è un dirigente nazionale della Confapi, e il Consigliere Pierangelo Raineri è Segretario Generale della Fisascat Cisl. Ultimo arrivato il Consigliere Giovanni Pollastrini, già commissario straordinario dellEnasarco. Proviene dalla Ras, che ha lasciato per assumere la carica di consulente del ministro del lavoro Cesare Damiano che lo aveva chiamato negli uffici di Via Veneto per occuparsi di previdenza complementare e integrativa dopo che insieme avevano condotto al 18 varo Cometa, il fondo pensione per i lavoratori metalmeccanici di cui Damiano è stato Presidente. Attualmente Pollastrini è anche Presidente di FonTe (il fondo del commercio, turismo e servizi), consigliere del Fondo Priamo (trasporto pubblico) e Direttore di Fondinps. Detto ciò, il nostro compito si esaurisce, lasciando ogni altra considerazione allintelligenza e alla sensibilità di chi legge. Roma, 4 Aprile 2008 N.b. alleghiamo documento redatto dal sindacato Unione Inquilini |