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Sono trascorsi circa dieci anni
dal genocidio di incommensurabili proporzioni che ha
insanguinato il
Rwanda. Oltre un milione i morti (stima non definitiva)
causati dal conflitto etnico tra hutu e tutsi. Una cifra
raccapricciante, ma passata inosservata e presto
dimenticata dal democratico modo occidentale.
Pubblichiamo pertanto un dossier realizzato, attraverso
Italymedia, da Giuseppe Campodonico, che ha rivissuto
quei momenti collegandoli al percorso storico della
provata nazione africana, senza tralasciare le vergognose
responsabilità internazionali, a partire da quelle della
Francia, che ha addirittura fiancheggiato il massacro, a
quelle più relative delle Nazioni Unite, degli USA, ed
anche purtroppo in parte dell'Italia, nascoste nella
cassaforte dell'indifferenza. Perché oggi gli unici
Paesi da proteggere e in cui portare pace e democrazie
sembrano essere solo i petroliferi
Afghanistan e Iraq
Rwanda: cronaca di un massacro annunciato
Una strage vergognosa il cui sangue ancora gocciola dalle
coscienze di parte della comunità internazionale.
LONU sapeva, gli Usa vietarono di parlare di
genocidio e la Francia addirittura fiancheggiò gli
autori delleccidio, mentre lItalia non mosse
un dito per evitarlo
di Giuseppe Campodonico
1994: un futuro ipotetico di George Orwell, un passato
scomodo per molti; per gli italiani il 1994 può essere
ricordato per tre eventi importanti: leroico o
scriteriato (scegliete voi laggettivo) ingresso di
Silvio Berlusconi in politica, lalluvione in
Piemonte ed i mondiali di calcio perduti dalla nostra
nazionale ai calci di rigore contro il Brasile.
Eppure in una piccola nazione, il Rwanda, nel bel mezzo
del continente africano, veniva perpetrato un genocidio
di proporzioni nettamente superiori a quelle
dellolocausto nazista.
LA STORIA
La storia del Rwanda si divide in tre periodi ben
distinti: il periodo pre-coloniale, la colonizzazione ed
infine il periodo indipendente; nel periodo pre-coloniale
la differenza tra tutsi e hutu era di clan o di stato
sociale (il tutsi solitamente era ricco perché possedeva
più di dieci mucche). Dopo la colonizzazione tedesca ed
in seguito belga, la distinzione tra le due etnie fu
fatta al fine di gerarchizzare i ruoli: il bianco domina
i tutsi che a loro volta dominano gli hutu. Ai
governatori belgi si deve la stupenda
invenzione della creazione di una carta di
identità etnica. Dal principio i colonizzatori e la
Chiesa si poggiavano ai tutsi fino a che questi ultimi
non iniziarono a chiedere lindipendenza. A quel
punto le alleanze, si rovesciarono di colpo e gli hutu
divennero i protetti; questi, che da sempre avevano
vissuto allombra dei capi tutsi, nel 1959, durante
la rivoluzione che portò allindipendenza e che fu
ribattezzata rivoluzione hutu, dichiarando
lincompatibilità tra le due etnie, iniziarono
delle rappresaglie contro i Tutsi, volute da Gregoire
Kayibanda.
Dal 1959 il Rwanda è stato teatro di una serie di esodi
verso altri paesi da parte dei tutsi: da ricordare quelli
del 1959, del 1963 e quello del 1973. Gli esiliati (gli
inyenzi, letteralmente gli scarafaggi)
provarono più volte a rientrare con colpi di guerriglia,
ma questo non portò altro che a massacri di tutsi
residenti ancora in Rwanda.
Nel 1973, il colpo di stato di Juvènal Habyarimana
portò una certa modernizzazione del paese, ma creò un
divario economico tra città e campagna, soprattutto
favorendo la nascita del razzismo, denominato in maniera
molto soft problema etnico; questo prevedeva la limitata
possibilità di scolarizzazione da parte dei tutsi, il
suo accesso allimpiego, alle funzioni
amministrative o alle responsabilità militari. Durante
questo periodo, al di fuori dei confini rwandesi, viene
creato il Fronte Patriottico Rwandese (FPR), guidato
dapprima da Fred Rwigema e alla sua morte da Paul Kagame,
attuale presidente Rwandese.
Nel 1990 iniziano i primi attacchi per tentare di
rientrare in Rwanda: in risposta iniziarono massacri di
tutsi. Fino al 1993 gli attacchi proseguirono con una
certa continuità e, dopo una serie di massacri, a
Kibilira (1990), dei Bugogwe (1991), a Bugesera (1992),
il presidente Habyarimana dovette cedere e accettò
linserimento del multipartitismo e
labolizione delle carte di identità etniche.
Intanto nel 1992 erano state create da Habyarimana delle
nuove milizie, le Interahamwe (letteralmente
Attacchiamo Insieme) che, composte per lo
più da giovani disoccupati, avevano lo scopo non
dichiarato di uccidere sistematicamente i tutsi. Nel 1993
viene creata una radio estremista (RTLM) per incoraggiare
le nuove milizie a fare bene il proprio
lavoro, ovvero ad uccidere tutti i tutsi del
Rwanda; a tal proposito vengono acquistati grandi
quantitativi di machete per lo più provenienti dalla
Francia. Questo acquisto mette il FPR in guardia qualora
volesse attaccare. Intanto viene eletto come Primo
Ministro un hutu moderato, Agathe Uwilingiyamana che
sarà il promotore degli accordi di pace siglati ad
Arusha, in Tanzania. Secondo questi accordi il FPR sarà
rappresentato nel governo e i due eserciti dovranno
unirsi. La MINUAR I viene spiegata sul territorio e 600
soldati del FPR entrano a Kigali ufficialmente per
proteggere i propri rappresentanti che dovranno far parte
del governo provvisorio, in attesa delle elezioni.
Il 6 aprile con labbattimento dellaereo del
presidente Habyarimana inizia il genocidio del 1994.
Oltre un milione di morti tra uomini, donne e bambini
divisi tra tutsi e hutu moderati.
Qualche mese dopo il FPR vince la guerra e si assiste ad
un esodo di massa da parte degli hutu che avevano
partecipato attivamente al genocidio o semplicemente di
persone che temevano una ritorsione. Subito dopo la
guerra si insedia come presidente Bizimungu. Si va poi ad
elezioni libere e vince Paul Kagame, che oggi è ancora
il presidente del Rwanda con un plebiscito (quasi il 95%
dei voti alle ultime elezioni).
LE ETNIE
Tre sono le etnie principali del Rwanda: hutu, tutsi e
twa.
Gli hutu sono la maggioranza con circa il 90% della
popolazione: per tradizione sono contadini di etnia bantu
e sono emigrati dalle regioni equatoriali
I tutsi (prima conosciuti come vatussi) discendono dai
nuba, i masai e gli zulu: sono di cultura pastorale e
guerriera; di loro si dice che siano bugiardi, ipocriti e
comunisti.
I twa, o pigmei, vivono nelle foreste e si raccolgono
principalmente tra i vulcani del Virunga.
IL GENOCIDIO
Il giorno 11 gennaio 1994, il generale canadese Dellaire,
al comando dei caschi blu dellONU giunti in Rwanda
per far rispettare laccordo di Arusha del 1993,
spedisce un fax al quartier generale a New York, dove
informa i massimi esponenti delle Nazioni Unite della
preparazione da parte del regime per mezzo degli
Interahamwe di un molto probabile avvio di operazione di
pulizia etnica. In altre parole già quattro mesi prima
dellavvio ufficiale del genocidio del 1994, il
palazzo di vetro già sapeva ed era a perfetta conoscenza
del rischio di carneficina.
Il 6 aprile, laereo presidenziale di Habyarimana,
al ritorno da una missione politica, viene abbattuto da
un missile terra aria. Ancora oggi si ignora chi fu a far
partire quel missile: tra le ipotesi piu
accreditate cè quella che sostiene che fu la parte
più estremista (quella che incitava allhutu power)
del governo Habyarimana che era contraria
allaccordo di pace di Arusha e quindi
allinserimento di elementi tutsi nel governo e
cè la parte che sostiene che fu il FPR, convinto
che il suo ruolo sarebbe stato marginale e che i patti
non sarebbero stati rispettati; negli ultimi tempi è
stata incriminata la moglie del presidente che quel
giorno volontariamente decise di non andare insieme al
marito e preferì prendere un altro mezzo per tornare in
Rwanda; oggi per molti risulta molto strano quel
comportamento della consorte, che era solita non lasciare
da solo il marito in nessuna occasione.
Il giorno 7 aprile, con il pretesto di una vendetta
trasversale, iniziano i massacri. Il lavoro
(così era stata soprannominata larte
delluccidere) era stato ben preparato. Gli
Interahamwe, dopo un lungo addestramento, avevano la
capacità di uccidere mille persone in soli venti minuti.
Per 100 giorni si susseguono massacri e barbarie di ogni
tipo; si vedono genitori uccidere i propri figli, mariti
uccidere le mogli, parenti ed amici scannarsi tra di
loro, il sangue scorre a fiumi, vengono scavate le fosse
comuni, la radio estremista RTLM, per voce dello speaker
Kantano, incita le truppe e gli hutu a non risparmiare
nessuno, anzi si complimenta con le varie zone che hanno
ucciso più tutsi nelle giornate precedenti, invitando
gli altri ad emularli; chi vuole morire con dignità
arriva a pagare i propri carnefici: il tutto per
risparmiarsi colpi di machete o di bastoni chiodati. Le
donne tutsi, vengono violentate e subito dopo vengono
riempite di chiodi al loro interno; talvolta vengono
anche riempite di acido prima di essere uccise; le
foreste vengono bruciate per stanare gli
scarafaggi tutsi: le vittime che non vogliono
accettare il loro destino si raggruppano per resistere o
per tentare di fuggire alla morte.
Uno dei massacri più efferati fu a Gikongoro, presso
listituto tecnico di Murambi: oltre 27.000 persone
vengono massacrate senza pietà e la notte dalle fosse
comuni il sangue esce andando ad inumidire il terreno,
invitando così i cani randagi ad andare a sfamarsi nella
zona con i corpi delle vittime non seppellite; un altro
massacro da ricordare è quello dove più di 5.000
persone vengono uccise nella chiesa di Ntarama. Si
assiste a scene di straordinaria follia e di
crudelta che non sono seconde nemmeno
allolocausto nazista; il tutto continua fino al
rientro in Rwanda del FPR.
Quando il FPR rientra in Rwanda si assiste allesodo
di coloro che avevano partecipato alleccidio o
semplicemente di coloro che avevano paura di ritorsioni
che però non ci furono.
LE RESPONSABILITÁ INTERNAZIONALI
Quando nel gennaio del 1994 lONU ricevette un fax
nel quale il generale Romeo Dellaire avvisava del
probabile ed imminente pericolo di genocidio,
lallora presidente Butros Ghali ed il diretto
superiore del militare Kofi Annan non diedero peso
allinformazione e lasciarono il capo dei caschi blu
a gestire una situazione con soli trecento uomini del
tutto insufficienti a poter far fronte ad una situazione
simile ad un vulcano pronto ad eruttare. I due, anzi, non
avvisarono nemmeno il consiglio di sicurezza.
Anche gli USA sapevano, grazie ad un rapporto della CIA
che si stava preparando uno sterminio che avrebbe
provocato non meno di 500.000 morti. Però il fallimento
somalo del 1993 (la missione Restore Hope creata per
andare a catturare il generale Aidid si rivelò un
disastro sia a livello politico sia a livello di perdita
di vite umane).aveva sconsigliato lamministrazione
dellallora presidente Bill Clinton a partecipare ad
una missione di pace che non potesse avere alcun
interesse per la nazione. La stessa amministrazione
consigliò agli altri paesi di non intervenire in Rwanda
e vietò ai suoi delegati dellONU di usare il
termine genocidio durante le riunioni; questo
perché, se fosse stato dichiarato pubblicamente che di
genocidio si trattava, la comunità internazionale
sarebbe dovuta intervenire con un certo piglio.
Anche lItalia purtroppo non è esente da colpe;
infatti inviò un contingente di soldati solo per
favorire levacuazione dei cittadini italiani (cani
e gatti compresi), che, vista la situazione, erano in
pericolo di vita.
La Francia invece ben sapeva della situazione e appoggiò
con silenzioso assenso la politica degli estremisti hutu,
anzi quando vide che il FPR aveva ormai ottime chance di
vittoria contro lesercito regolare rwandese cercò
tramite le vie ufficiali delle Nazioni Unite di andare a
salvare, sotto forma di missione umanitaria, gli ideatori
del genocidio.
IL RUOLO FRANCESE
Da sempre lEliseo ha appoggiato il regime hutu,
volto a schiacciare il nemico tutsi, da
sempre poco propenso a prendere ordini.
Nel quadriennio 1990-1994 però, lappoggio militare
e politico al regime di Habyarimana è stato provato e
dimostrato. In quegli anni, con molti francesi divenuti
fidi consiglieri della politica dellallora
presidente, si fece sempre piu evidente; i
transalpini presero addirittura in pugno la situazione
nel tentativo di fronteggiare gli attacchi del FPR.
Quali sono i motivi che spinsero i francesi ad aiutare
gli hutu a perpetrare il genocidio? Quali sono gli
interessi francesi per quella piccola nazione posta al
centro del continente africano?
Fin dal1962, i belgi segnalarono la presenza di uno stato
maggiore segreto francese in Rwanda. Tra il 1990 ed il
1993 nonostante di giorno la Francia incoraggi i colloqui
di pace, di notte rifornisce di armi gli hutu. Sempre
durante questo periodo elementi francesi provvedono
alladdestramento delle truppe hutu. Tutto questo
avviene con la benedizione dellEliseo, in quel
periodo guidato da Francois Mitterrand; per completezza
di informazione va detto che il figlio del presidente
stesso ha molti interessi illeciti in Rwanda, tra i quali
la coltivazione di cocaina che viene regolarmente
piazzata presso i mercati esteri.
Durante il periodo del genocidio la Francia rimase
lunico paese a fiancheggiare la politica del
governo estremista; lEliseo riesce anche a ricevere
alcuni membri di quel governo proprio durante il periodo
genocidario.
Quando nel giugno del 1994, lesercito regolare
rwandese è in grave difficoltà e il FPR assapora già
la vittoria, il governo francese chiede alle Nazioni
Unite (colpevoli di inefficienza ed incapacità
anchesse) lautorizzazione ad intervenire per
fermare i massacri: inizia così la missione
torquoise, volta ufficialmente a salvare vite
umane; in realtà il vero scopo è quello di appoggiare
gli hutu nella guerra al FPR e ancor più a mettere in
salvo le vere menti ed i veri capi del genocidio.
Vengono infatti spediti sul territorio aerei Jaguar,
Mirage F1, artiglieria pesante, uomini ben addestrati:
vengono accolti in Rwanda al grido di Viva la
Francia. In più occasioni anche i ben addestrati e
ben forniti soldati francesi vengono sconfitti dal FPR
sempre più determinato ad entrare in Rwanda e a
riportare ordine.
Loperazione salverà la vita ad oltre 10.000 tutsi,
principalmente però salverà coloro che il genocidio lo
avevano ideato.
A giustificazione di tutto la Francia ha sempre
dichiarato che altre persone esterne al governo abbiano
fornito consulenze; lex premier francese ha
confessato che non poteva sapere tutto e che
le persone inviate avevano il compito di favorire il
processo di democratizzazione della nazione rwandese.
Anche oggi, uninchiesta francese attribuisce la
colpa della morte di Habyarimana al FPR e punta
lindice contro Paul Kagame, pur sapendo di non
avere prove certe. Dieci anni dopo il genocidio, favorito
volontariamente o involontariamente dal governo
transalpino, rimangono aperti molti interrogativi ai
quali forse non ci sarà mai risposto.
IL RWANDA OGGI
Il 7 aprile scorso, con un minuto di silenzio nel mondo,
proposto dal segretario dellOnu Kofi Annan, e
linaugurazione di un memoriale a Kigali con i resti
di duecentomila vittime del genocidio, si è svolta la
commemorazione della tragedia che dieci anni fa
insanguinò il Rwanda. Questa stessa data è stata
proclamata dalle Nazioni Unite giornata della
memoria per ricordare i massacri di massa che
provocarono oltre un milione di vittime nei tre mesi del
genocidio. Negli ultimi tempi il presidente Paul Kagame
ha annunciato di aver raccolto documenti
sullidentità di 937.000 vittime. Molti rwandesi,
probabilmente non calcolati nella macabra contabilità
del genocidio, morirono anche nei mesi successivi alla
fine delle stragi su larga scala: si calcola
che due milioni di persone furono costrette a fuggire
verso lallora Zaire ed ammassate in giganteschi
campi profughi dove le malattie e gli attacchi delle
forze rwandesi provocarono decine di migliaia di vittime
che, oggi, non vengono commemorate. A Kigali verrà
inaugurato anche un memoriale alla memoria dei caschi blu
belgi dellOnu massacrati nei primi giorni per
difendere il primo ministro Agathe Uwiringiyimana, morta
anche lei con i soldati.
Nel frattempo si sono svolti i primi processi pubblici:
sono stati aperti i tribunali pubblici di Gacaca, dove
vengono condannati coloro che hanno partecipato
attivamente ai massacri; questi processi hanno permesso
anche agli esecutori materiali di poter scontare pene
ridotte e di potersi reintegrare nella società. Nel
frattempo, molti ex ministri e personaggi pubblici di
spicco, sono stati condannati a pene molto pesanti.
LE DATE DA RICORDARE
1921 Il Belgio, per volere di re Leopoldo II, dopo la
colonia del Congo (1906), ottiene anche la tutela ed il
controllo del Rwanda e del Burundi, fino ad allora
governata dalla Germania.
1954 Il re tutsi Mutara III Rudahigwa abolisce il
feudalesimo.
1959 Gli hutu, guidati da Grégoire Kayibanda,
allontanano dal potere i tutsi.
1961 Kayibanda viene eletto Presidente della Repubblica
Rwandese
1962 Il Rwanda si dichiara indipendente e la maggioranza
hutu, grazie anche ad una strage di 100.000 tutsi, va al
potere. Si assiste al primo esodo di massa (circa 250.000
persone) da parte dei tutsi in Uganda e Burundi.
1973 Sale al potere Juvènal Habyarimana; si accentua
quindi lodio etnico. I tutsi esiliati
allestero cominciano ad organizzarsi per rientrare
con le armi in Rwanda.
1991 Inizia la guerra: spalleggiato dagli USA il FPR
preme per entrare dallUganda. Gli hutu sono
appoggiati militarmente da francesi e belgi
1994 Il 6 aprile laereo presidenziale di Juvènal
Habyarimana viene abbattuto: inizia il genocidio: oltre
1.000.000 tra tutsi e hutu moderati vengono trucidati in
soli tre mesi
1994 A luglio, il FPR guidato da Paul Kagame entra in
Rwanda dallUganda e prende il potere. Viene
insediato come presidente Augustin Bizimungu
2003 Alle prime vere elezioni libere Paul Kagame viene
confermato presidente con il 95% dei suffragi.
dal sito - http://www.centumcellae.it/leggi.php?id=5892
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