NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 530 del 28 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:
1. Rosetta Loy: Due bimbe rom, un sabato di luglio
2. Anna Bandettini intervista Esma Redzepova
3. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola
di pace"
4. Davide Gianluca Bianchi intervista Luisa Muraro su Simone de Beauvoir
5. Severino Vardacampi: Simone de Beauvoir come educatrice. Una postilla
6. Sergio Luzzatto presenta due saggi di Rossana Rossanda
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'



1. RIFLESSIONE. ROSETTA LOY: DUE BIMBE ROM, UN SABATO DI LUGLIO


[Dal quotidiano "L'Unita'" del 27 luglio 2008 col titolo "Due bimbe rom, un
sabato di luglio" e la didascalia "Questa foto in apparenza anonima accorpa
in se', involontariamente, non solo la storia di due morti per annegamento,
ma ci svela una realta' spaventosa, qualcosa che non vorremmo mai avere
visto".
Rosetta Loy (Roma, 1931), scrittrice, "nata a Roma, dove vive ancora oggi,
da una famiglia piemontese trapiantata nella capitale, ha iniziato a
scrivere sin dall'infanzia, formandosi con la lettura di grandi classici
come Marcel Proust, Gabriel Garcia Marquez, Lev Tolstoj e Virginia Woolf.
Traduttrice dal francese di autori quali Fromentin e Madame de La Fayette,
e' fra le autrici piu' apprezzate sia nel nostro Paese sia all'estero".
Opere di Rosetta Loy: La bicicletta, Einaudi, 1974; La porta dell'acqua,
Einaudi, 1976, Rizzoli 2001; L'estate di Letuche, Rizzoli, 1982;
All'insaputa della notte, Garzanti, 1984; Le strade di polvere, Einaudi,
1987; Sogni d'inverno, Mondadori, 1995; La parola ebreo, Einaudi, 1997,
2002; Cioccolata da Hanselmann, Rizzoli, 1997; Ahi, Paloma, Einaudi, 2000;
Nero e' l'albero dei ricordi, azzurra l'aria, Einaudi, 2004; L'estate di Le
Touquet, Rizzoli, 2005]

Vorrei parlare della fotografia di due coppie di piedi e di un uomo e una
donna seduti un poco defilati sullo sfondo.
Veniamo da un secolo, il Novecento, che ci ha abituato a cercare nel
particolare la chiave per accedere alla verita' nascosta sotto ineccepibili
apparenze. Il primo a insegnarcelo e' stato forse lo svizzero Morelli che
riusci' a scoprire molti falsi in pittura attraverso l'analisi di
particolari insignificanti: l'unghia di un mignolo, un ciuffo di capelli,
l'ala di un fringuello, il disegno di una pantofola. Ma ce l'hanno insegnato
anche Conan Doyle e Sherlock Holmes sempre con la lente di ingrandimento a
cercare quello che sfugge a occhio nudo.
La fotografia di cui voglio parlare e' stata scattata una mattina di sole
sulla spiaggia di Torrevegata vicino a Napoli, un sabato di luglio. La prima
cosa che colpisce in questa fotografia sono quattro piedi che fuoriescono da
due teli da spiaggia, uno verdolino e l'altro a disegni bianchi e blu.
Quattro piedi divaricati. Forti. Ma anche morbidi, con ancora delle
rotondita' infantili. Piedi con la pianta rivolta al sole. Accanto un
giovanotto in shorts blu e maglietta bianca ha il cellulare all'orecchio,
probabilmente sollecita qualcuno a portare via i due corpi distesi sotto i
teli. Ma lui e' marginale alla foto. Centrali sono i piedi e la coppia in
secondo piano, sullo sfondo. Sono un uomo e una donna seduti sulla sabbia a
ridosso di una bassa scogliera formata da alcuni massi e ciottoli levigati
dal mare. La donna tiene le mani intrecciate mollemente intorno alle
ginocchia, e' in costume da bagno e ha un cappellino in testa, appare
graziosa e rilassata, la grossa borsa da spiaggia azzurra a distanza di
braccio. Accanto a lei e' seduto l'uomo con le gambe appena piu' allungate e
un cappellino probabilmente celeste.
Questa fotografia in apparenza anonima e casuale assume a un tratto un
significato agghiacciante. Accorpa in se', involontariamente, non solo la
storia di due morti per annegamento in un sabato di sole sulla spiaggia di
Torregaveta ma ci svela nei suoi particolari meno appariscenti una realta'
spaventosa, qualcosa che non vorremmo mai avere visto e mai vedere: noi. Una
realta' al limite della nausea. E non sono i corpi delle due bambine coperti
dai teli da spiaggia, due teli trovati al momento per velare pudicamente la
morte, ma i loro piedi che i teli non arrivano a coprire, ancora infantili
ma anche densi, piedi che vanno, abituati a camminare. Eppure sempre e
ancora piedi di bambini che si offrono allo sguardo in primo piano come se
non fosse poi cosi' importante nasconderli per coprire l'inguardabile della
morte. Ma l'obiettivo che li inquadra cattura sullo sfondo qualcosa che non
ha niente a che vedere con quei piedi: la coppia venuta a trascorrere una
meritata giornata di mare e sole, l'acqua e i panini, la frutta lavata al
fresco nel borsone accanto. Una coppia che ci rappresenta in maniera da
manuale; e cosi' adesso quei piedi gridano, urlano, pesano come piombo.
Quattro ragazzine venute a vendere tartarughe e braccialettini ai bagnanti
del weekend di luglio. Sporche e impacchettate in vestiti lunghi,
stracciosi, che subito le identificano come le infime degli infimi. Tredici,
quattordici, dodici, undici anni. Ragazzine che a un tratto non ne possono
piu' di quel caldo insopportabile e entrano in mare. Prima i piedi e i
cavalloni che si sciolgono sulle gambe in un'apoteosi di schiuma, e subito
si ritraggono in un risucchio. Il resto si sa, ancora qualche passo e a un
tratto un cavallone piu' alto degli altri gli si schianta addosso mentre il
risucchio si tira appresso le gambe, quei vestiti che le imprigionano come
corde, i piedi scivolano sul fondo, loro annaspano per tenersi dritte, vanno
giu', poi ritornano su, poi ancora giu', qualcuno a un certo punto se ne
accorge. Due le salvano, per le due piu' piccole e' invece troppo tardi.
Ma lo scompiglio creato dalla tragica fine del loro goffo bagno si placa in
fretta, noi abbiamo ripreso a goderci la nostra meritata giornata di
vacanza, accanto la grossa borsa con i vari generi di conforto. Fra poco
faremo un tuffo, magari stando un poco piu' attenti. Se non fosse per la
visione di quei piedi cosi' spaventosamente simili, identici a quando
avevamo dodici o tredici anni, gli alluci e le piante appena rigonfie, le
caviglie ancora morbide. Dei piedi che ci raccontano di come il nostro cuore
sia diventato un sasso, la nostra testa una calcolatrice dotata di una
mirabolante serie di tasti. La nostra anima? chissa' dove.
Questo ci dicono quei piedi e la serena coppia sullo sfondo.



2. RIFLESSIONE. ANNA BANDETTINI INTERVISTA ESMA REDZEPOVA


[Dal quotidiano "La Repubblica" del 24 luglio 2008 col titolo "Esma, la
regina zingara: Vi canto la cultura Rom" e il sommario "Il mio e' un popolo
sfortunato la cui vita e' stata resa migliore proprio dalla musica. Grazie
alle canzoni i Rom sono piu' forti". Segnaliamo che in un punto abbiamo
rivisto la traduzione.
Anna Bandettini, giornalista, e' redattrice del quotidiano "La Repubblica".
Esma Redzepova, illustre musicista impegnata in varie iniziative umanitarie
e di pace. Dal sito
www.culturaspettacolovenezia.it riprendiamo per stralci
la seguente scheda: "La 'Regina della musica tzigana', viene dalla Macedonia
e ha tenuto nella sua carriera oltre 8.000 concerti in oltre 30 paesi al
mondo. Alla musica ha sempre affiancato un'intenso impegno a favore del suo
popolo, sia come ambasciatrice culturale che con attivita' concrete
raccogliendo attorno a se' ragazzi bisognosi e offrendo loro un futuro. La
Redzepova e' conosciuta come interprete della tradizione dei Rom di Skopje,
capitale della Macedonia e citta' cosmopolita, pacifica e "orientale" che fu
turca sessant'anni prima di Istanbul. A Skopie risiede, vive e lavora,
appare in televisione; oltre a continuare a rappresentare il suo paese nel
mondo, ha costruito intorno a se' una scuola di musica, un museo di arte e
tradizioni locali e vari centri di assistenza e animazione, soprattutto per
bambini. Esma ha cominciato a cantare in pubblico all'eta' di 12 anni e da
quasi quarant'anni e' attiva sulle scene. Ha inciso piu' di 500 lavori che
la diaspora rom e l'emigrazione dai Balcani hanno portato in tutto il mondo:
in Europa, in Australia, in Cina, in Medio Oriente, in Africa; e' presente
in film e video famosissimi, e' stata candidata da un lungo elenco di
organizzazioni internazionali al premio Nobel per la Pace per il 2002. Esma
Redzepova e' stata protagonista di una vicenda eroica, quella
dell'accreditamento dei Rom come di un popolo capace di rappresentare le
arti della Repubblica Jugoslava. Oggi l'ambiente e' cambiato, ma Esma
continua ad evocare la presenza e la memoria dei Rom, nei Balcani e nel
mondo, con qualita' e vitalita' impareggiabili... ha adottato ed assistito
numerosi bambini; l'unico sostentamento alla sua struttura sono i proventi
dei suoi concerti in giro per il mondo, mai una donazione da parte di
qualsiasi governo o associazione, lei e' felice di farlo e non ha mai
chiesto niente a nessuno: per questo la sua opera di beneficenza assume un
enorme valore simbolico nei giorni d'oggi, quando il mercato delle ong e
diventato un business a tutti gli effetti. L'album di Esma "Queen of the
Gypsies" e' stato inserito nella raccolta dei 20 migliori album della "World
Music" di tutti i tempi. Alcuni dati sintetici sulla sua vita e la sua
attivita': 15.000 concerti in giro per il mondo, 2.000 concerti in
beneficienza per aiuti umanitari, 586 lavori discografici dei quali 2 dischi
di platino, 8 dischi d'oro e 8 d'argento, un film documentario Sing
Macedonia (1968), 8 ore di registrazioni video per Mtv; Premio "20 Novembre"
insieme a suo marito Stevo Teodosievski, Medaglia d'oro e d'argento per la
difusione della cultura jugoslava nel mondo, Regina della musica gipsy nel
mondo (1976), Premio dell'Unicef, Premio "13 November" Primadonna of the
European Singing 1995 (la sola cantante folk a vincerlo), Medaglia d'oro
"Millennium Singer"; ha cantato in venti differenti lingue; ha cresciuto ed
educato 47 bambini che adesso sono erosne di rilievo nella societa' macedone
e artisti di sucesso. Con il sostegnoo della Gypsy World Organisation, 15
movimenti umanitari, della cultura e dell'arte impegnati per la pace hanno
proposto Esma per il premio Nobel per la pace nell'anno 2002. Discografia:
586 registrazioni in cassette e Cd ed 8 ore di registrazioni video per Mtv.
Ha inoltre contribuito a vari film"]

"So tutto quello che sta accadendo in Italia al popolo Rom e sono infelice.
Per questo ho un messaggio per il vostro governo: per favore, ministri,
garantite il diritto allo studio ai Rom invece di cacciarli, perche' un
popolo cui e' garantito il diritto allo studio e' una ricchezza per un
paese. Un popolo cui e' garantito il diritto allo studio sara' un popolo di
buoni lavoratori e buoni cittadini: lasciate dunque che i Rom si inseriscano
nella vostra societa'. Vedrete che e' gente buona e pacifica". Chi parla e'
una regina. La Regina degli Zingari, come dal '76 e' conosciuta Esma
Redzepova, la piu' popolare cantante rom del mondo, una bella rubiconda
signora, nata in Macedonia, la cui strepitosa voce cambio' 52 anni fa un
destino di poverta' e sottomissione. Quindicimila concerti in 83 paesi, 586
brani, dischi di platino e d'oro, Esma oltre a diffondere la musica rom
macedone, ha cresciuto 47 bambini ed e' ambasciatrice della cultura Rom nel
mondo, impegnata a promuovere l'importanza delle relazioni interetniche. E'
quello che fara' domani nella Chiesa di S. Francesco di Cividale del Friuli
per l'unico suo concerto italiano, ospite del Mittelfest diretto da Moni
Ovadia.
*
- Anna Bandettini: Signora Redzepova come ci si sente a cantare in un paese
che considera il suo popolo un problema per la sicurezza?
- Esma Redzepova: Sono infelice, per questo ho fatto l'appello. So che
arrivera' ai politici e spero che mi ascoltino. Io porto l'esempio della
Macedonia, il paese dove sono nata e dove in parlamento siedono ben due rom.
Li' i bambini rom hanno la scuola dell'obbligo, come tutti. Ma la scuola
impartisce loro anche due ore di lezioni settimanali di lingua rom per non
sradicarli dalla loro cultura. Ci sono due tv in lingua rom. E in un comune,
quello di Shuto Orizari dove il 95% della popolazione e' rom, lo e' anche il
sindaco.
*
- Anna Bandettini: E lei che infanzia ha avuto?
- Esma Redzepova: Sono nata a Skopje in una famiglia rom povera ma fiera.
Eravamo sei figli e mio padre era un lustrascarpe. Aveva perso la gamba
destra durante la seconda guerra mondiale e percio' lo aiutavo io ogni
giorno per trovare un buon posto nella piazza principale del centro citts'
dove puliva le scarpe.
*
- Anna Bandettini: La musica?
- Esma Redzepova: Mi piaceva cantare, cosi' a 11 anni, il mio professore
Stevo Teodosievski che poi sarebbe diventato mio marito, ando' da mio padre
e gli disse che si sarebbe preso cura di me fino al diciottesimo anno per
farmi studiare musica. "Diventerai una cantante famosa in tutto il mondo" mi
diceva. Cosi' e' stato.
*
- Anna Bandettini: Perche' ama definirsi zingara?
- Esma Redzepova: Zingara e' il vostro modo per definire i Rom e io sono
fiera di esserlo. Rom significa popolo. Rom vuol dire uomo, romi donna e Rom
e' il popolo. Che c'e' di piu' bello? Rappresento sia la cultura macedone
che quella rom. Nel concerto la prima parte e' dedicata alla musica
macedone, la seconda alla musica Rom.
*
- Anna Bandettini: Dia una definizione della musica Rom?
- Esma Redzepova: E' musica che viene dall'anima di un popolo che non e'
stato fortunato. Sono canzoni che parlano d'amore, amore materno, amore tra
amanti. La musica ha reso migliore la vita dei Rom. E ne ha fatto un popolo
forte.

3. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009
"A SCUOLA DI PACE"


[Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via
Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure
3495843946, e-mail:
info@qualevita.it oppure qualevita3@tele2.it, sito:
www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo]

E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace".
Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro
insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a
scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a
scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata,
piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice.
Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma
precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa
queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi
fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di
fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi
vivremo sicuramente meglio.
Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace.
Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli,
nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto
l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro
brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie.
I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a
fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa
dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i
colori) e pertanto piu' costosa.
Per ordini del diario scolastico 2008-2009:
- 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione)
- 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione)
- 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione)
- 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione)
- Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto
che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata.
Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2,
67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail:
info@qualevita.it, sito: www.qualevita.it

4. MEMORIA. DAVIDE GIANLUCA BIANCHI INTERVISTA LUISA MURARO SU SIMONE DE
BEAUVOIR


[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo la seguente intervista apparsa su "La provincia" di Como il 21
luglio 2008 col titolo "Intervista a Luisa Muraro su Simone de Beauvoir.
'Evidenzio' la gerarchia sessista'".
Davide Gianluca Bianchi (Milano, 1968), dottore in Storia e dottrina delle
istituzioni, e' fra gli autori dell'Enciclopedia del pensiero politico
diretta da Roberto Esposito e Carlo Galli (Roma-Bari, 2005, II ed.); nella
sua attivita' di ricerca ha pubblicato contributi scientifici sulla cultura
politica e la storia istituzionale inglesi e britanniche, in particolare in
riferimento alle questioni identitarie e ai rapporti di potere fra le
nazionalita' inglese, scozzese, gallese e irlandese nella storia moderna e
contemporanea. Si interessa inoltre ai temi del federalismo e del
decentramento, nell'ambito delle problematiche strutturali dello Stato
contemporaneo. Tra le opere di Davide Gianluca Bianchi: Storia della
devoluzione britannica. Dalla secessione americana ai giorni nostri, Franco
Angeli, Milano 2005.
Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato
all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di
"Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la
seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei
sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza),
in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita'
Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una
carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare
nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia
dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba
Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista
dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al
femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della
differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva:
La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981,
ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La
Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti,
Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla
nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria
delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via
Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima
(1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero
della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della
maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel
1997".
Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista, insieme
con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della cultura,
della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni
trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel
1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti
civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta', e'
stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di
cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir:
pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu' volte
ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri
(Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini
(Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La
terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo...
(Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande affresco sulla
vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in
Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una ragazza perbene,
L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri
sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di
Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de
Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982
(cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)]

Luisa Muraro, teorica del "pensiero della differenza" e, per molti versi,
decana del femminismo italiano spiega chi fu Simone de Beauvoir.
*
- Davide Gianluca Bianchi: Qual e' il valore di Simone de Beauvoir nella
cultura del Novecento?
- Luisa Muraro: Il grande merito che fa la sua grandezza e' di aver messo
fine alla sistematica evasivita' del pensiero maschile "alto" (filosofico,
in primo luogo) sulla questione dei rapporti fra i sessi. Lei ha messo in
evidenza la gerarchia sessista e la rappresentazione diminuita delle donne
da parte della cultura dominante. E' stata una svolta che il movimento
femminista rendera' definitiva, risolvendo in piu' certe ambiguita' che
gravano sul libro (Il secondo sesso, Gallimard, Paris 1947), opera di una
pensatrice solitaria.
*
- Davide Gianluca Bianchi: La Beauvoir viene sempre ricordata per Il secondo
sesso, ma forse ha scritto di meglio.
- Luisa Muraro: E' ben vero che ha scritto di meglio, fra cui Una morte
dolcissima, che, attraverso l'esperienza di una figlia che accompagna la
madre nell'ultimo tratto di strada, introduce un tema di straordinaria
rilevanza per la civilta' umana, quello del rapporto della donna con la
madre. Ma di quello che e' un libro decide anche la risposta della storia e
Il secondo sesso e' il libro per eccellenza di de Beauvoir: in funzione di
questo va visto il resto della sua ricca produzione.
*
- Davide Gianluca Bianchi: Il suo nome e' sempre associato a quello di
Sartre, chi restera' nella storia delle idee?
- Luisa Muraro: Entrambi, ma cambiera' l'associazione fra i due: lei meno
secondaria, lui meno indipendente.
*
- Davide Gianluca Bianchi: Il loro legame fu poco convenzionale per l'epoca:
si potrebbe dire che introdussero il modello della coppia "aperta"; il
modello e' ancora attuale?
- Luisa Muraro: So ben poco di modelli di coppia e dello stile di vita di
quei due. Essi hanno dato prova di meno ipocrisia e piu' parita' rispetto
agli standard borghesi del tempo. Si sono comportati in un senso che a noi
appare piu' accettabile, ma per dare vita a un modello di comportamento ci
vuole ben altro, ci vuole dell'invenzione in positivo davanti a problemi
costringenti, che i due non avevano: i figli, per esempio...

5. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: SIMONE DE BEAUVOIR COME EDUCATRICE. UNA
POSTILLA

E' stata innanzitutto una grande educatrice.
Con l'opera memorialistica in primo luogo, con la quale ha dato conto della
sua vita militante e del milieu dell'intellettualita' e dell'impegno
politico in cui con Sartre visse; un'opera che e' una delle testimonianza
alte del Novecento - anche quando unilaterale, e fin faziosa, anche quando
ingannevole.
Con Il secondo sesso, ovviamente, un'opera attraverso cui tutte e tutti
siamo dovuti passare. Ma anche con la meditazione sulla vecchiaia consegnata
a La terza eta', e con la meditazione sulla morte e il morire frutto
dell'intenso vissuto della scomparsa della madre, della scomparsa di Sartre.
E con i racconti e i romanzi - forse ancor piu' che con gli altri saggi
filosofici, coi reportage, con gli interventi di battaglia civile -, sovente
cosi' prossimi alla restante sua produzione letteraria che talvolta ti
chiedi se quello che stai leggendo e' saggio o romanzo o memoria o una forma
intermedia a lei peculiare.
E' stata una grande educatrice, perche' militante e perche' testimone. Ed
anche perche' si e' trovata nel cuore della piu' viva cultura europea del
Novecento, ma vi si e' trovata perche' di quella cultura lei e il suo
compagno sono stati uno dei cuori pulsanti.
Temo che i giovani di oggi non possano cogliere piu' la forza suscitatrice
che Sartre e il Castoro furono tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del
secolo scorso. Ma anch'io, che pur credo che sempre mi sentii del partito di
Camus piu' che di quello dell'autore dell'Etre et le neant, ricordo come
nella mia giovinezza Sartre fu uno dei nutrimenti maggiori, e come subito
seppi che Simone non era "la compagna di", ma una pensatrice autonoma e
grande e una militante per piu' versi di Sartre piu' acuta e piu' rigorosa -
forse anche perche' piu' capace di ascolto e di cura di quanto i maschi non
sappiano fare, massime con le loro compagne e collaboratrici donne: dentro
ogni maschio trovi sempre un fascista - e le persone migliori tra i maschi
lo sanno e sanno che contro se stessi combattere devono mattina e sera.

6. LIBRI. SERGIO LUZZATTO PRESENTA DUE SAGGI DI ROSSANA ROSSANDA


[Dal "Corriere della sera" del 26 luglio 2008 col titolo "Lo spettro della
rivoluzione inutile", il sommario "Confessioni. La fondatrice del
'Manifesto' scava nella sua coscienza. L'amore per l'arte, le amare
delusioni, l'orgoglio di aver lottato. Rossana Rossanda s'interroga sul
divario tra gli ideali e la storia. A partire dal 1789" e con la notizia
bibliografica "Il saggio di Rossana Rossanda Tra due '89. Storia e
rivoluzione e' incluso nel volume collettaneo L'intellettuale militante.
Scritti per Mario Isnenghi (pp. 476, euro 22), pubblicato dall'editrice
Nuova Dimensione di Portogruaro (Venezia). Della stessa Rossanda Einaudi ha
da poco mandato in libreria Un viaggio inutile (pp. 122, euro 9,50), la cui
prima edizione, edita da Bompiani, risale al 1981. Gli studi di Francois
Furet cui si fa riferimento nell'articolo di Sergio Luzzatto sono Critica
della Rivoluzione francese (Laterza) e Il passato di un'illusione
(Mondadori), dedicato alla storia delle idee comuniste nel XX secolo".
Sergio Luzzatto (Genova, 1963), storico e docente, insegna Storia moderna
all'Universita' di Torino. Tra le opere di Sergio Luzzatto: Il Terrore
ricordato. Memoria e tradizione dell'esperienza rivoluzionaria, Marietti,
Genova 1988, Einaudi, Torino 2000; La Marsigliese stonata. La sinistra
francese e il problema storico della guerra giusta, 1848-1948, Dedalo, Bari
1992; L'autunno della Rivoluzione. Lotta e cultura politica nella Francia
del Termidoro, Einaudi, Torino 1994; Il corpo del duce. Un cadavere tra
immaginazione, storia e memoria, Einaudi, Torino 1998; La strada per Addis
Abeba. Lettere di un camionista dall'Impero, 1935-41, Paravia-Scriptorium,
Torino 2000; La mummia della repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato,
1872-1946, Rizzoli, Milano 2001; L'immagine del duce. Mussolini nelle
fotografie dell'Istituto Luce, Editori Riuniti, Roma 2001; (con Victoria de
Grazia), Dizionario del fascismo, vol. II, L-Z, Einaudi, Torino 2003; Ombre
rosse. Il romanzo della Rivoluzione francese nell'Ottocento, Il Mulino,
Bologna 2004; La crisi dell'antifascismo, Einaudi, Torino 2004; Padre Pio.
Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, Einaudi, Torino 2007.
Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio
Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per
aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in
rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del
"Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata
da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu'
drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti.
Tra le opere di Rossana Rossanda: L'anno degli studenti, De Donato, Bari
1968; Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica
come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna,
persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro
Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con
Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita',
Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La
ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005. Ma la maggior parte del
lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della
riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora
dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste]

Sono appena dieci pagine, disperse fra le quasi cinquecento di un libro
sorprendentemente vivo per valere da omaggio accademico. Ma sono pagine che
hanno il dono della trasparenza, e si aggiungono a quelle di un volume di
memorie e di un racconto di viaggio per restituirci il profilo della
"ragazza del secolo scorso". Rossana Rossanda le ha intitolate "Tra due '89.
Storia e rivoluzione". E gia' alla seconda riga ha voluto dirne il senso:
"Non piu' che una confessione".
Tutto inizio' - confessa dunque Rossanda - nel 1989, bicentenario della
Rivoluzione francese. Allora le venne "il primo dubbio, e gigante". Il
dubbio che la tragedia originaria del sangue innocente (il sangue "in piu'",
imprescrittibile al tribunale della storia) andasse collocata non tanto nel
1917 della Rivoluzione d'Ottobre, quanto centoventi anni prima, nel 1789 del
14 luglio: nel passaggio forse obbligato, fatale, dalle picche della
Bastiglia alle ghigliottine del Terrore. Peggio: il dubbio che Francois
Furet avesse ragione, che ogni Ottantanove contenga un Novantatre'. "Che le
rivoluzioni sono nel migliore dei casi superflue. Ma sempre esecrande".
Non che la navigata fondatrice del "Manifesto" si lasciasse sfuggire le
implicazioni ideologiche delle tesi di Furet, in un'Italia che usciva
dall'incubo del brigatismo rosso per entrare nel tunnel identitario del
post-comunismo. Non che si nascondesse allora, ne' si nasconda oggi, la
ricaduta dell'entusiasmo manifestato per Furet dai suoi zelanti epigoni
italiani: il trionfo di un nuovo pensiero unico, pronto a ritenere
terroristico ogni intervento di gruppo o di popolo non autorizzato da
un'istituzione della democrazia elettiva. Ma quali che fossero gli usi
politici del revisionismo storiografico, Rossanda fu presa allora da un
"dubbio radicale", che ancora l'accompagna. Il 14 luglio? "Un vortice nel
quale sprofondavo".
Si puo' mai capire (secondo la famosa raccomandazione di Leopold von Ranke)
che cosa e' veramente successo nel passato, nella storia? E piu' che mai
nella storia delle rivoluzioni? "Quel che e' realmente avvenuto sta nella
concatenazione di fatti, e questa si disegna in un processo che ha gia' il
segno di un giudizio di valore. O no? Insomma mi perdo. E divento
prudentissima". "Il problema e' quando un fatto cambia segno. Come se 'il'
fatto fosse necessariamente esiguo, e la sua chiave stesse accanto e dopo,
nelle onde concentriche che si allargano dal sasso gettato nello stagno. Ma
non sto precipitando nel furetismo di destra o di sinistra? Quel sasso resta
essenziale, anche se e' il primo a scomparire dalla superficie delle acque
che ha turbato. Chi non sa di storia deve ripetersi 'prudenza, prudenza,
prudenza'. E chi fa politica? Terribile".
E' un'ottantenne piena di dubbi questa ragazza del secolo scorso, anche se
le "obliose nuove generazioni" la dipingono come una coltivatrice di
certezze finalmente andate in pezzi. Ed e' una donna tentata di rimpiangere
l'abbandono degli studi giovanili, l'estetica sacrificata alla politica:
"Avrei fatto meglio a occuparmi di storia dell'arte". Ma perfino quando
trova rifugio nelle sale di un museo, puo' capitare che la donna si senta
pedinata, disorientata, minacciata: "Anche la' la storia mi insegue e mi
tende tranelli". Cosi', per esempio, quando contempla il capolavoro di Diego
Velazquez, Las Meninas. E non puo' piu' andare certa che il pittore si sia
proposto una mise en abime, una rappresentazione della rappresentazione:
l'artista che ritrae se stesso mentre fa il ritratto del re e della regina,
Filippo IV di Spagna e Marianna d'Austria, riflessi nello specchio sullo
sfondo. Perche' una recente radiografia ha rivelato come, nella prima
versione del quadro, pittore e tela non ci fossero affatto...
"Delle Meninas si sa dunque (quasi) tutto, compresi nomi, vita, morte e
miracoli dei nove personaggi piu' un cane piu' i due riflessi nello
specchio. Ma, stringi e stringi, che cos'e' il 'fatto', realmente avvenuto
una volta per sempre, se non la tela medesima e nient'altro, come ci appare
al Prado? Tutte le notizie non sono che appendici superflue e perdipiu'
variabili, del solo veramente avvenuto, quella meta' superiore tutta in
penombra, quelle luci dorate e azzardose sul primo piano e smaglianti su una
porticina in fondo, quelle pennellate che a un metro di distanza sembrano
fondersi e non sono fuse, quella loro densita' sontuosa sulle sete e sui
colori spenti - insomma niente e tutto? Divertente, interessante,
l'iconologia non mi dara' mai ragione dell'addensarsi di idee, emozioni,
saperi, ambizioni, tecniche, in 'quel' dipinto. Non devo tornare alla
visibilita' pura, che storia non e'? Oppure no, diviene anch'essa? Ma
diviene e non sedimenta. Non fa storia?".
Se soltanto i critici sempiterni di Rossana Rossanda fossero capaci di
altrettante domande, se soltanto si lasciassero scuotere da altrettanti
dubbi riguardo al loro proprio feticcio, le sorti magnifiche e progressive
del capitalismo. E se sapessero che - a onor del vero - la ragazza del
secolo scorso non ha avuto bisogno ne' di Furet, ne' del 1989, per ammettere
che i conti della storia non le tornavano affatto. Successe un quarto di
secolo prima del bicentenario della Rivoluzione francese: nella Spagna del
1962. Inviata in missione clandestina dal Pci di Togliatti, una Rossanda
trentottenne percorse in lungo e in largo la penisola retta ancora
dall'inflessibile dittatura di Franco. Incontro' i capi di un'opposizione
antifranchista diffidente, stanca, immatura, e riconobbe ben maggiore la
lucidita' di una destra pronta a liquidare il fascismo dall'interno, senza
neppure l'ombra di una rivoluzione.
Nella Spagna del 1962 Rossanda tocco' con mano la caduta delle sue certezze,
raccontandola in un libro dell'81 che Einaudi ha ristampato da poco, Un
viaggio inutile: piccolo grande libro sulla solitudine delle idee, "quando
la societa' esce da loro e le abbandona come binari fra le erbe". Gia' quel
libro, in fondo, niente piu' che una confessione. Il riconoscimento di tutta
la distanza che corre - in politica come nella vita - fra la coscienza e la
scelta, il capire e il potere. E al Prado, gia' allora, la scoperta che
neppure l'arte garantisce un rifugio: "Perfino El Greco, che da lontano
amavo, mi ha rivelato facilita' e imbrogli".
A volte, sembrano valere per la Rossanda di oggi le parole che lei stessa ha
scritto sui vecchi anarchici sopravvissuti alla guerra civile spagnola, che
"ora interrogavano la storia, senza piu' esecrazioni, senza speranze". Altre
volte, sembra prevalere in lei una giusta fierezza: l'orgoglio di chi sa
come l'intero suo viaggio sia stato tutt'altro che inutile. "Fu una
bellissima storia, di quelle da cui esci torchiato come un panno dalla
lavatrice e ti appendi ad asciugare bello pulito, alla fine. Se questa non
e' vita, che cosa lo e'?".

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO


Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir@peacelink.it, luciano.benini@tin.it,
sudest@iol.it, paolocand@libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info@peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 530 del 28 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

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