DA REPUBBLICA LA SCHEDA
Chi sono i Rambo
del gruppo Alfa
ROMA - Le teste di cuoio russe,
che stamane hanno liberato le circa 700 persone tenute in
ostaggio da 56 ore da un commando ceceno in un teatro di
Mosca, fanno parte del gruppo antiterroristico Alfa.
Selezionati con durissime prove, gli uomini del Gruppo
Alfa sono 250 in tutta la Russia e dipendono dal Servizio
di sicurezza federale Fsb, l'ex Kgb. Il gruppo fu formato
nel luglio 1974, quando la polizia segreta sovietica era
diretta da Iuri Andropov.
La loro prima importante azione avvenne il 26 dicembre
1979 quando piombarono a Kabul (Afghanistan) e
conquistarono in pochi minuti il palazzo presidenziale
del leader Hafisullah Amin. Quell'azione segnò l'inizio
dell'intervento armato sovietico in Asia centrale.
Nell'agosto del 1991, quando fu organizzato il colpo di
stato contro Mikhail Gorbaciov, gli uomini del Gruppo
Alfa furono incaricati di assaltare a Mosca la Casa
Bianca (il palazzo del Parlamento dove era asserragliato
Boris Ieltsin, eletto due mesi prima presidente russo),
ma l'unita speciale si rifiutò di scendere in campo
agevolando così la risposta democratica organizzata da
Ieltsin.
L'azione più importante venne condotta nell'ottobre
1993, durante la rivolta del Parlamento russo contro il
presidente Ieltsin.
Il 4 ottobre carri armati dell'esercito
fedeli a Ieltsin attaccarono la Casa Bianca. Nella
rivolta morirono 145 persone, tuttavia, quando gli uomini
del Gruppo Alfa penetrarono nell'edificio liberarono un
piano dopo l'altro senza sparare un colpo. Secondo fonti
giornalistiche, fecero irruzione nelle stanze al grido di
"Questo è il gruppo Alfa, arrendetevi o vi
uccideremo tutti".
Nel giugno del 1995 intervennero a Budionnovsk, Russia
meridionale, dove il comandante ceceno Shamil Basaiev
aveva preso in ostaggio un migliaio di persone
nell'ospedale cittadino. Le teste di cuoio si trovarono
nell'ospedale a sole due rampe di scale da Basaiev ma
furono fermate dall'allora premier Cernomyrdin che
negoziava al telefono la liberazione dei civili russi.
Negli scontri che comunque ci furono 150 persone morirono
e tra queste tre uomini del gruppo Alfa.
Gli uomini del Gruppo Alfa, sono intervenuti
ripetutamente nelle situazioni più difficili anche in
Cecenia o a causa del terrorismo ceceno. Tra queste
azioni ricordiamo l'assalto finale a Grozny
(gennaio-febbraio 2000) e nel luglio 2001 a Mineralnye
Vody, cittadina ai piedi del Caucaso, quando uccisero un
terrorista ceceno che aveva dirottato un autobus con 45
persone a bordo.
(26 ottobre 2002)
|
DA REPUBBLICA Il
presidente parla alla nazione dopo il blitz: "Fatto
l'impossibile"
Un grazie alla Russia, "unita e ferma", e
"agli amici nel mondo"
Putin chiede
perdono:
"Scusate per i morti"
Il viceministro degli interni: "Ostaggi
liberati, obiettivo raggiunto"
MOSCA - "Non abbiamo potuto
salvare tutti. Perdonateci". E' un Putin deciso ma
turbato quello che dagli schermi televisivi parla alla
nazione. Ha aspettato la fine del giorno più lungo,
quello iniziato con l'alba di fuoco, quello della scelta
necessaria: il
blitz che ha messo fine alla
tragedia degli ostaggi prigionieri dei ribelli ceceni
all'interno del teatro Dubrovka di Mosca.
"Abbiamo fatto quasi l'impossibile, salvare la vita
di centinaia e centinaia di persone" afferma Putin,
che chiede perdono per il sangue versato ma alza la
testa: "Abbiamo dimostrato che non si può mettere
in ginocchio la Russi. I terroristi non hanno futuro - ha
aggiunto - noi sì". Definisce "canaglie
armate" i sequestratori ceceni e sottolinea che
"negli ultimi giorni il pensiero di tutti i russi è
stato per gli ostaggi finiti nelle loro mani".
"La memoria dei morti - dice - ci
deve unire". "Il nemico comune" di tutto
il mondo, incalza Putin, è "il terrorismo
internazionale". "Fin quando non sarà battuto
questo forte, pericoloso, disumano e crudele nemico, la
gente non si sentirà sicura in nessuna parte del mondo.
Ma deve essere sconfitto e sarà sconfitto".
Poi, un grazie al Paese, ai cittadini della Russia
"per la loro fortezza e la loro unità".
Gratitudine particolare "a coloro che hanno
partecipato alla liberazione degli ostaggi, in primo
luogo agli uomini dei reparti speciali, i quali, senza
esitazione, rischiando la propria vita, si sono battuti
per salvare la vita degli altri".
Oggi, in ospedale, ho parlato con uno degli (ex ostaggi)
ricoverati ed egli mi ha detto: "Non ho avuto paura,
poiché sono sicuro che i terroristi non avranno comunque
un futuro.
E' la verità. Essi non hanno futuro. Noi invece
sì".
In mattinata il presidente russo aveva
visitato alcuni degli ostaggi liberati, ricoverati
nell'ospedale Sklifosofsky. Nessun commento, però. La
prima voce ufficiale era stata quella del viceministro
degli interni, Vladimir Vasiliev: "L'obiettivo è
stato raggiunto - aveva detto - gli ostaggi sono stati
liberati".
"Abbiamo accettato praticamente tutte le condizioni
dei terroristi, anche le più assurde pur di salvare gli
ostaggi - aveva dichiarato Vasiliev - ma la trattativa è
fallita. Il blitz ha neutralizzato l'attacco terroristico
e salvato 750 ostaggi, mentre l'uso degli esplosivi da
parte dei guerriglieri avrebbe provocato la morte certa
di oltre mille persone".
Nelle parole del viceministro soddisfazione, ma anche la
necessità di una smentita: "Sono state diffuse
notizie secondo cui molta gente è morta a causa delle
sostanze speciali usate nelle operazioni, ma non è
vero".
Vasiliev ha dichiarato di aver parlato con i medici
dell'ospedale dove è stata condotta la maggior parte dei
feriti. "Delle 104 persone ricoverate, ne sono morte
nove e per nessuna di loro è stata fatta una diagnosi da
avvelenamento". Le cause della morte sarebbero
dovute per lo più a "problemi cardiovascolari,
causati dai tre giorni di stress, dalla fame, dalle
insufficienti cure mediche".
(26 ottobre 2002)
|
DA REPUBBLICA Le
teste di cuoio fanno irruzione nel "Dubrovka"
Cinquanta terroristi morti, catturati altri 30 ceceni
Blitz notturno
nel teatro
muoiono più di 90 ostaggi
Mistero, e polemiche, sui gas usati dalle "forze
speciali" russe
Secondo molte fonti potrebbe essere nervino
MOSCA - Finisce con un
sanguinoso blitz delle teste di cuoio russe, il sequestro
di oltre 700 civili nel teatro Dubrovka di Mosca. Il
bilancio, ancora provvisorio, parla di 50 terroristi (tra
cui 18 donne) e di più di 90 ostaggi uccisi. Altri
trenta fiancheggiatori dei terroristi sono stati
arrestati mentre più di 500 ostaggi sono stati
ricoverati in ospedale, molti dei quali con sintomi da
intossicazione perché, nel blitz, le "teste di
cuoio" russe hanno usato gas (di cui non si conosce
la natura). Secondo molte fonti potrebbe essere gas
nervino, anche se nessuno lo ha mai dichiarato
esplicitamente.
Ma tant'è il bilancio delle vittime sembra aggravarsi di
ora in ora per la morte, in ospedale, di alcuni feriti.
Nei reparti di rianimazione erano ricoverate fino a
stamattina circa 70 persone, alcune delle quali definite
dai medici "in condizioni critiche". Secondo
fonti ospedaliere ufficiose, solo pochissimi ostaggi
hanno riportato ferite d'arma da fuoco e in nessun caso
grave, mentre le conseguenze più serie sono dipese
dall'intossicazione provocata dai gas, non si sa di quale
tipo, usati dagli assaltatori russi per facilitare il
blitz e che pare siano stati fatti entrare attraverso i
sistemi di areazione e dai sotterranei. Secondo il sito
di informazioni "gazeta.ru", i ricoverati in
ospedale sono ben oltre i 500, e la maggior parte di loro
è in condizioni davvero critiche. Senza colpi di arma da
fuoco addosso, ma con gravi difficoltà respiratorie.
Vladimir Riabinin, responsabile del centro medico per le
urgenze Sklifosovski di Mosca, ha dichiarato che i
ricoverati sono in condizioni serie, "tutti
avvelenati da un gas sconosciuto".
E appunto sull'uso dei gas scoppia
aspra la polemica. Potentissimi, a giudicare da come le
donne kamikaze sono state trovate morte, sedute in platea
elle condizioni di alcuni degli ostaggi. Si sparge la
voce che alcuni di loro sarebbero morti proprio a causa
delle esalazioni venefiche. Le autorità ammettono che ci
sono alcuni cadaveri non colpiti da armi da fuoco, ma il
viceministro degli Interni Vasilev, molto vago, dice:
"Mi chiedete se abbiamo usato o meno del gas. Bene,
sono autorizzato a dire solo che sono stati usati metodi
speciali". "Ciò - poi spiega - ci ha
consentito... di neutralizzare le donne kamikaze coi
cinturoni di esplosivo, impedendo loro di mettere le dita
sui detonatori". Infine aggiunge: "Nove persone
sono morte ma non per il gas, bensì in seguito a
complicazioni cardiache, shock o mancanza di medicinali o
assistenza medica durante i tre giorni di
sequestro". Dal ministero degli Interni non si
aggiunge altro sul tipo di gas perché "potrebbero
essere utilizzati anche in altre occasioni".
Anche l'ambasciatore degli Stati Uniti, Alexander
Vershbow, non è stato in grado di fornire elementi più
precisi. "Ci sono state date informazioni di
carattere generale - ha detto - secondo cui si tratta di
un gas inabilitante o tranquillizzante, ma non conosciamo
in maniera specifica la natura della sostanza".
Fatto che sta dagli ospedali dicono che molti dei
ricoverati sono morti non per ferite, ma per
intossicazione da gas.
La cronaca dell'assalto al teatro inizia all'alba. Poco
prima i guerriglieri ceceni che da tre giorni erano
asserragliati nell'edificio avevano cominciato ad
eliminare alcuni degli ostaggi che tenevano nelle loro
mani. Due civili vengono uccisi, un gruppo di prigionieri
cerca di fuggire. Fuori, insieme alle raffiche di mitra e
alle esplosioni, si diffonde la consapevolezza che il
blitz non è più rimandabile.
L'ordine viene direttamente dal presidente russo Vladimir
Putin. Le teste di cuoio russe fanno saltare una parete
in fondo alla scena. Lanciano i gas soporiferi e nervini
e penetrano nel teatro. Le prime a cadere sotto i colpi
dei cecchini sono le donne kamikaze armate con il
tritolo. La televisione mostra le immagini dei corpi
delle vedove sedute in platea centrate in fronte dai
colpi dei tiratori scelti.
Nella platea si scatena una vera e propria guerriglia. Da
un parte le teste di cuoio, dall'altra i terroristi
ceceni, in mezzo gli ostaggi. Alla fine pià di sessanta
di loro perderanno la vita, altri moriranno in ospedale.
Il blitz è fulmineo. Cinquanta terroristi vengono
uccisi, tra loro c'è anche il loro capo, quel Movsar
Barayev che aveva guidato l'intera operazione. Il suo
cadavere verrà ripreso dalle tv: in mano stringe una
bottiglia di cognac. Dicono che i terroristi si tenessero
su con liquori e droghe. Alcuni sequestratori riescono a
uscire dal teatro, cercano di mischiarsi tra la folla.
Uno viene preso mentre si confonde tra i giornalisti. Due
ceceni, un uomo e una donna, al momento sono sottoposti
ad un serrato interrogatorio.
Il blitz finisce e comincia la conta delle vittime. Il
sindaco di Mosca Yuri Luzhkov dice che potrebbero essere
130 gli ostaggi uccisi. Pochi minuti e arriva la
smentita. "Sono solo trenta" è la nuova
versione. Il balletto delle cifre continua. Si diffonde
anche la notizia che i prigionieri stranieri sarebbero
tutti illesi. Alcuni cadaveri, forse quelli dei
terroristi, sono chiusi nei sacchi e adagiati all'esterno
del teatro. Poi, all'improvviso, la tensione risale. Le
forze speciali russe si allontanano dall'edificio per un
allarme bomba. Fuori, si vedono dei bus che portano via i
cadaveri e alcuni ostaggi ancora addormentati dal gas.
L'incubo è finito. Per un po' si spera che sia costato
poche vite innocenti, ma il bilancio ufficiale è pesante
e arriva in serata appunto "a oltre novanta
morti". L'operazione è riuscita, Putin ha salvato
la faccia e la sua credibilità internazionale, forse, è
cresciuta, ma le vittime sono tante.
(26 ottobre 2002)
|
DA REPUBBLICA Gli
ostaggi liberati parlano a Putin che li va a trovare in
ospedale
"E' stato spaventoso, in ogni momento temevamo di
non farcela"
Mosca, l'inferno
nel teatro
"Avevano iniziato a giustiziarci"
Numerose le vittime stordite dal gas speciale
utlizzato nel blitz
MOSCA - "Avevano cominciato
a giustiziarci". E' un racconto terribile quello
della giornalista Olga Cerniak. La donna, che lavora per
l'agenzia di stampa Interfax, era fra gli ostaggi del
teatro. Ed era stata lei a dare, per prima, la notizia
dell'assalto da parte dei guerriglieri ceceni. Ora
racconta gli ultimi momenti prima del blitz.
"Questa mattina, poco prima dell'alba, i ribelli
avevano iniziato con le esecuzioni" dice la
giornalista. Le prime vittime, un uomo e una donna;
"All'uomo hanno sparato in un occhio, c'era molto
sangue - racconta - io ero in platea, tutto è avvenuto
accanto a me. E ho pensato: ecco, adesso ci uccideranno
tutti".
"Quando già pensavo che fosse finita, è successo
qualcosa - ha detto la donna - ho improvvisamente perso i
sensi e mi sono risvegliata in ospedale. Evidentemente si
è trattatato del gas
speciale Sono convinta che ci
hanno salvati dalla morte inevitabile". Ora Olga
Cerniak è ricoverata, e sta cercando il marito, anche
lui fra gli ostaggi.
La donna è sotto osservazione, così
come le numerose altre vittime stordite dal gas utilizato
nel blitz. "Ho visto una sessantina di persone
portate via: erano immobili, ma non mostravano segni di
ferite sul corpo", ha raccontato un fotografo
dell'agenzia Reuters. "E ce n'erano altri,
barcollanti all'esterno dell'edificio, ma che non
sembravano sapere dove fossero o che cosa
facessero".
"Spaventoso, un inferno": fa fatica a parlare
uno dei primi testimoni che prova a raccontare il
drammatico finale dell'assedio. E' un ragazzo di quindici
anni. Gli occhi rossi e la gola bruciata dai gas che
hanno invaso l'edificio durante l'incursione delle teste
di cuoio. Il giovane parla con il premier russo Vladimir
Putin, che lo va a trovare in ospedale: "Tutta la
prigionia è stata terribile, in ogni momento temevamo di
non farcela", sospira il ragazzo.
Il giovane è una comparsa del musical 'Nord-Ost' che ha
detto di chiamarsi Nikita; gli hanno chiesto come si
sentisse adesso. "Ciò che desidero di più in
questo momento è darmi una lavata", ha risposto il
ragazzo, secondo quando riferisce l'agenzia Interfax.
Durante la visita Putin si è poi fermato in altre
stanze, per parlare con altri reduci del dramma, feriti o
intossicati.
Uno di loro, un uomo di circa 30 anni, lo ha accolto con
particolare calore. "Io non ho avuto paura - ha
detto al presidente - ero sicuro che i terroristi non
avrebbero avuto futuro". Sempre durante la visita in
ospedale, Putin ha infine incontrato pure uno
"spetznaz" del gruppo Alpha (le teste di cuoio
russe) rimasto leggermente ferito nel blitz. Il premier -
per ora - non rilascia dichiarazioni.
(26 ottobre 2002)
|
DA REPUBBLICA Gas usati come armi
gli effetti sull'uomo
ROMA - Neurotossici, vescicanti,
lacrimogeni, pneumotossici, sistemici e starnutatori.
Appartengono a sei classi, a secondo degli effetti che
provocano, i gas tossici utilizzati come armi. E il
cosiddetto gas nervino è uno di questi: basta un solo
milligrammo per provocare la morte di una persona per
blocco respiratorio. Il gas infatti, appartiene al gruppo
dei neurotossici.
I nomi più noti di questa famiglia sono il Sarin,
impiegato dalla setta giapponese che nel marzo del 1995
compì un attentato nella metropolitana di Tokyo,
uccidendo 12 persone e intossicandone alcune centinaia.
Ma fanno parte di questa classe anche anche il Tabun, il
Soman, gli esteri del tamellin e il VX; agiscono in pochi
secondi bloccando la respirazione. Tutti provocano un
blocco neuromuscolare, compreso il diaframma che serve
per la respirazione.
In piccole dosi questi gas provocano violenti mal di
testa e tosse; in dosi maggiori danno aumento della
sudorazione, nausea, vomito, diarrea e difficoltà
respiratorie. L'unica possibilità di scampo è
costituita dalla maschera antigas. Come antidoto si usa
una sostanza chiamata atropina ma che va usata
immediatamente dopo l'esposizione al gas.
Di questo gruppo di gas fa parte il VX,
il gas nervino di ultima generazione che può uccidere
anche solo venendo a contatto con la pelle, senza bisogno
che venga inalato o ingerito. Ne basta un solo
milligrammo. I sintomi vanno dalla salivazione alla tosse
al mal di testa fino alla nausea. Tra i gas vescicanti
sono noti l'iprite, la lewisite, le mostarde gassose, le
quali danneggiano il dna cellulare. Inalando i vapori del
cosiddetto gas mostarda, l'iprite, sulla pelle della
vittima compaiono vesciche dolorose che rapidamente
ricoprono tutto il corpo, e alla fine può dare cecità.
Tra gli irritanti lacrimogeni il caf (cloroacetofenone) e
la larmina; tra gli irritanti starnutatori c'è
l'adamisite. Questi agenti provocano danni transitori
alle terminazioni sensoriali. Ci sono poi gli agenti
pneumotossici o asfissianti, come il fosgene, la
dicloro-formossina che distruggono gli epiteli dei
bronchi e dei polmoni e per questo sono soffocanti.
Infine i tossici del sangue, come l'acido cianidrico.
(26 ottobre 2002)
|