Bologna, 8
Maggio 2002 Gentilissimi, inviamo il testo di un intervento di Davide Ferrari su "Il domani di Bologna", in edicola Giovedì 9 Maggio. Il tema è quello della polemica suscitata dalle dichiarazioni dell'Ass. Raisi sulle condizioni della città e del suo tessuto produttivo. Grazie per l'attenzione, p.Uff.Stampa M.B. I rischi di un arretramento di Bologna. Enzo Raisi ha parlato. "Città svegliati!": questo il suo appello. Il Municipio sembra vedere nemici dappertutto. La Regione Emilia-Romagna, la Fiera di Rimini, la Camera di Commercio, la Provincia e i Comuni contermini, il sistema delle imprese. E' fin troppo facile dire che il "nemico" è invece proprio dentro il Municipio. Raisi avrebbe voluto rappresentare una delle braccia fondamentali di una nuova alleanza per lo sviluppo basata sulla rappresentanza diretta delle forze produttive. Questa alleanza dei cosiddetti poteri forti in realtà non si è realizzata. Tutta la città, anche le sue "eccellenze", richiedeva e richiede una politica più vasta per lo sviluppo. Bologna o diventa una città "capitale" o decade inesorabilmente. Il Governo pubblico di una grande città ha oggi più responsabilità, non meno. Non può gridare alla Luna, deve fare. Lo diciamo senza troppa polemica. Non desidereremmo di meglio, infatti, che vedere finalmente la Giunta protagonista e suscitatrice di una grande dibattito su Bologna. Bologna ha bisogno di idee robuste sul suo presente e sul suo futuro. Ma dobbiamo pur notare che Guazzaloca, come chi lo affianca e chi lo sostiene, fino ad ora ha evitato in ogni occasione di alimentare una discussione, di fare proposte di indirizzo, di programma. Non credo che in ciò si possa ritrovare il frutto di un voluto pragmatismo, la volontà di "servire" la città senza "dirigerla". No. Il problema è che l'equazione sulla quale Guazzaloca si è finora retto: continuità sui servizi e incremento innovativo sulle infrastrutture ha mostrato ormai tutti i suoi limiti. La città continua davvero a cambiare, per suo corso, e questo non conduce, come in troppi pensavano, ad una domanda di libertà da ogni cosa, compresi i servizi sociali, ma al contrario ad aumentare le richieste di protezione, sicurezza, coesione. Ma i servizi costano e la Finanziaria li taglia duramente, a cominciare dalle scuole. Per "continuare" a mantenere lo standard di servizi che Bologna ha e vuole avere la Giunta dovrebbe decidere due cose: a) investire molto di più sui servizi pubblici, b) chiamare i privati ad una forte collaborazione, ma integrativa non sostitutiva e concorrenziale con il pubblico. Guazzaloca e Raisi vogliono fare esattamente il contrario. Per quanto riguarda le infrastrutture il Re è nudo. Il Piano strutturale, il nuovo PRG cioè, è di là da venire. L'unico contenuto, finora, è la Metropolitana, panacea di tutti mali. Ma, su questo progetto, non passa giorno senza che, dalla Provincia all'INU, come prima dal medesimo Governo nazionale, non vengano perplessità o vere e proprie contro-proposte. Sono negati dall'azione di Guazzaloca e della sua Giunta i due pilastri di uno sviluppo moderno. La ricerca di una più forte coesione sociale, con servizi diffusi e flessibili che liberino tempo, sostengano le famiglie, producano cultura e saperi, e scelte urbanistiche basate su una qualità omogenea del territorio, su una rete per la mobilità che permetta con linee pubbliche, lunghe e veloci, di portar fuori il traffico dalla città e non, come nelle carte dell'Ing. Crocioni, di intasare ancor di più il cuore di Bologna. Vedo un rischio. In una fase di grandi ristrutturazioni economico-sociali, che sembrano procedere dalla delocalizzazione degli impianti industriali alla perdita di autonomia di tutte le centrali bancarie del nostro territorio, Bologna perde terreno. Ha già buttato via i primi tre anni di Guazzaloca, potrebbe ritrovarsi a fine mandato con cinque anni persi. L'opposizione ha più responsabilità. Dobbiamo promuovere noi una svolta, subito. Chiedere una iniziativa stringente alle Istituzioni, all' economia, alla società. Il Manifesto della Provincia, le proposte della Regione sulla riconversione delle aere industriali, il documento su Bologna del congresso CGIL, le medesime idee espresse dal dott. Volta sulla modernizzazione, possono essere dei punti di partenza importanti. Bisogna però ricondurre ad unità l'insieme di queste elaborazioni. Tre capitoli, ora fermi, vanno riaperti in fretta. Si chiamano: integrazione dei servizi e delle infrastrutture, su area vasta, sviluppo delle nuove produzioni, dei nuovi distretti tecnologici, qualificazione urbana basata sul decentramento e non su un uso del territorio indiscriminato e impoverente. Subito, però. Come tutti sanno, ma pochi vogliono comprendere, i giorni valgono anni nell'età di Internet. Davide Ferrari |