L’INTERVISTA / Balkenende governerà con la destra estrema di Fortuyn: asilo politico solo a quelli che ne hanno diritto

Il futuro premier olandese: più controlli su chi entra, sì alla lettura dell’iride

Il tema dell'immigrazione è una questione a dir poco spinosa per tutti i governi europei. Ma in Olanda la polemica è a dir poco incandescente. Ancor più dopo le elezioni di mercoledì scorso, che hanno visto il clamoroso successo di un partito, quello fondato da Pim Fortuyn, che proponeva addirittura di chiudere le frontiere.

«L'Olanda è piena», scandiva il leader assassinato. Ecco perché adesso Jan-Peter Balkenende si muove sul filo del rasoio. Il leader dei cristiano democratici olandesi, da tre giorni primo partito nel Parlamento dell'Aja, è costretto a trattare con gli eredi di Fortuyn per formare la nuova coalizione di governo. In poche parole deve conciliare le ragioni dell'Europa, che non apprezzerebbe svolte xenofobe, con gli umori popolari che esigono misure severe quantomeno per regolare il flusso degli immigrati. La pressione alle frontiere è fortissima.


Si calcola che a partire dal 1995 una media di 100 mila stranieri l'anno abbia chiesto di stabilirsi in Olanda, che conta 16 milioni di abitanti. «Bisogna fare in fretta», dichiara
Balkenende, soprannominato l'Harry Potter dell'Aja per via della frangetta e degli occhialini rotondi. «Dobbiamo formare al più presto un nuovo governo per affrontare i problemi del Paese».


Il primo della lista sembra quello dell'immigrazione, almeno a giudicare dal successo ottenuto dalla Lista Fortuyn...


«Se è per questo l'immigrazione è stata un argomento centrale anche nelle campagne elettorali del 1994 e poi del 1998».


Allora però avevano vinto i vostri rivali laburisti. Adesso che state per tornare al governo che cosa intendete fare?

«L'aspetto più delicato del problema riguarda l'accertamento dell'identità di chi entra in Olanda alla ricerca di migliori condizioni di vita».


Vuol dire che è tutto un problema di passaporti?


«Voglio dire che in alcuni Paesi c'è un fiorente mercato nero di documenti falsi. Per cui spesso le nostre forze dell'ordine non riescono a identificare le persone che varcano le frontiere. Non sappiamo se sono già stati espulsi o no. Se hanno precedenti penali. E' in questo campo che bisogna intervenire in fretta».


In Italia c'è chi propone di schedare gli immigrati con le impronte digitali. E' una possibilità che state esplorando anche in Olanda?


«Potrebbe essere una soluzione, ma non è certo l'unica. Ci sono altre possibilità offerte dalla tecnologia. Per esempio l'identificazione attraverso la lettura dell'iride degli occhi. Non sono un tecnico, non saprei dire qual è la soluzione più efficace. Di certo dobbiamo cambiare sistema. I documenti tradizionali da soli non bastano più».


La Lista Pim Fortuyn chiede anche norme più severe sul diritto d'asilo. Lei è d'accordo?


«L'asilo politico va concesso a chi è effettivamente perseguitato o discriminato nel proprio Paese d'origine. Purtroppo non sempre è così. Vanno fatti più controlli. Non basta una semplice dichiarazione da parte di chi chiede di stabilirsi in Olanda».


Il commissario europeo ed esponente liberale Fritz Bolkenstein ha dichiarato che il Parlamento, uscito dal voto di mercoledì, con l'affermazione dirompente della Lista di Fortuyn, rende molto difficile la formazione del governo e quindi prevede che si tornerà a votare entro un anno o anche meno. Che cosa ne pensa?


«Francamente mi sembra una dichiarazione poco intelligente. E per almeno due motivi. Primo, perché non è rispettosa del voto degli elettori. Questi sono i risultati, non possiamo fare finta di niente. In secondo luogo, se si tornerà a votare tra un anno, allora significa che avremo buttato via dodici mesi. E non possiamo proprio permettercelo».

 

Il paese dei tulipani bianconeri
OLANDA Effetto Fortuyn: razzisti secondo partito. Il tracollo dei socialdemocratici fa volare i democristiani della Cda al 31%. Bene i socialisti
CECILE LANDMAN
LUCA TOMASSINI
AMSTERDAM


Il terremoto è arrivato. Come previsto. Il crollo di Pvda, Vvd e D66 - i tre partiti della coalizione di governo uscente in Olanda - è secco e drammatico. A tutto vantaggio dei democristiani della Cda, che volano al 31% con 40 seggi. Ma il secondo exit poll delle 23 fa scivolare addirittura i socialdemocratici della Pvda al terzo posto, con 24 seggi, sopravanzati anche dalla Lista Pim Fortuyn, che ne guadagnerebbe 26. Quanto basta ai vertici del partito xenofobo per avanzare la richiesta di ingresso in un governo di coalizione a guida Cda. Ma a patto che alla Lista Fortuyn siano garantiti tre dicasteri: sanità, immigrazione e interni. I grandi vincitori sono comunque i democristiani della Cda, che passano dal 18,4% al 31%. Una crescita dalle dimensioni inaspettate, che porta il partito al primo posto nel paese e nel parlamento, con 40 seggi. Se la tradizione sarà rispettata, com'è molto più che probabile, sarà pertanto il capolista Peter Balkenende a diventare il prossimo premier. L'entusiasmo in casa Cda era ieri alle stelle: per il numero due Maria van der Hoeven il risultato «è al di là delle più ottimistiche previsioni». Su quali siano gli orientamenti del partito nella formazione del nuovo governo non ha però voluto dire una parola.

E sarà difficile non tenere conto del risultato della Lista Pim Fortuyn, al 15,5% nella prima stima e successivamente accreditato di 26 seggi, secondo dopo la Cda. Il partito, com'è noto. era alla sua prima apparizione sulla scena politica nazionale e Freddy Hoogendijk si è definito «commosso». Mentre Peter Langendam, nominato alla testa del partito meno di una settimana fa, non pare pensarla allo stesso modo, e ha annunciato che oggi abbandonerà il partito.

Facce scurissime, invece, al Paradiso (un centro socio-culturale prima occupato e poi donato negli anni `60 alla gioventù Provo di Amsterdam), dove i socialdemocratici del Pvda si sono radunati per l'attesa del verdetto degli elettori. Il partito passa dal 29% al 19,2%, la perdita più massiccia della sua storia. Poi il secondo dato: 24 seggi, terzo posto, sotto la Lista Fortuyn. «E' una sconfitta tremenda. Un risultato disastroso, peggio di una valanga», dice il responsabile della campagna elettorale Jacques Monasch. Per Ad Melkert, il capolista e delfino del presidente Kok, significa dimissioni.

Ma anche per gli ex alleati liberali del Vvd, guidati da Hans Dijkstal, c'è molto su cui riflettere: dal 24,7% passano al 11,1%. L'ex ministro della difesa De Grave ha espresso l'opinione che il partito dovrebbe passare all'opposizione, per poi precisare che comunque il paese avrà bisogno di un governo. Traduzione: la parola è al Cda, e non esclude una coalizione comprendente la Lpf.

Crolla anche il piccolo D66 di Thom de Graaf, che passa dal 9% al 5,7%. E la delusione è grande anche per i GroenLinks di Paul Rosenmuller. Un mese fa i sondaggi li davano addirittura al 15% e invece contro ogni previsione scendono dal 7,3% al 6,1%. A Rosenmuller non è restato che assicurare una opposizione lunga e decisa. Sotto le aspettative anche il risultato di Leefbaar Nederland, la formazione da cui Fortuyn era stato espulso per le sue posizioni xenofobe: non era presente alle scorse elezioni, ieri si è assicurata la presenza in parlamento con un 1,4%. Poco rispetto al previsto 5%.

E' invece il Partito socialista (Sp) di Jan Marijnissen l'unico a crescere a sinistra. Dal al 3,5% del `98 passa al 5,8%. La spiegazione di questo successo è per Agnes Kant, numero due della lista, «La nostra azione tra e con le persone. Abbiamo cercato di parlare di problemi veri». La Sp vede dunque premiata la sua intransigente opposizione.

Ma dove sono finiti i voti persi dalla coalizione governativa uscente? E' chiaro che sono andati nella quasi totalità alla Cda e a Lpf. In che proporzioni e soprattutto da quale dei tre partiti ex di governo sarà certamente oggetto di riflessione in casa socialdemocratica. E se si dovesse confermare l'emorragia verso Lpf vista a Rotterdam nelle scorse elezioni amministrative l'uscita di scena di Wim Kok e del suo «polder model» sarà ancora più amara.

Ora i giochi sono aperti, e la grande domanda è se la Lista Fortuyn parteciperà o meno alla prossima maggioranza. La richiesta è stata subito avanzata dal numero due, Joao Varela. Sia il democristiano Balkenende che il liberale Dijkstal non hanno mai escluso l'eventualità. Tutte le ipotesi sono comunque sul tavolo: da un governo di minoranza imperniato su Cda e Vvd a una unità nazionale con o senza Lpf. Ma i partiti dovranno fare i conti con una ripoliticizzazione dell'elettorato confermata dalla crescita della partecipazione al voto: dal 73,2% del `98 si è passati al 80% di ieri. E nessuno esclude la possibilità di un ritorno alle urne in tempi brevi, magari dopo un'implosione della Lpf. L'Olanda entra dunque in un periodo di grande incertezza, ma intanto le destre europee possono aggiungere un'altra bandierina.


Un mercoledì sotto i riflettori
Mai tanta attenzione per l'Olanda, mai così alta la partecipazione al voto
C. LAN. - L. TOM.
AMSTERDAM


«Eurovisie». Sta scritto sulle spille dei tanti giornalisti stranieri che si affollano intorno al Binnenhof, sede di parlamento e governo all'Aia. L'Olanda era ieri sotto i riflettori della stampa internazionale, come forse non era mai accaduto. I Paesi Bassi di colpo non sono più una «buffa eccezione», un'isola felice. Dopo giorni in cui i politici non hanno fatto la campagna elettorale per "lutto", il paese è andato al voto in un clima da fibrillazione. Mai cosi tante telefonate per chiedere consiglio su chi votare, da anni non si vedevano discussioni politiche così infuocate. Tutti volevano dire la loro, persino a poche ore dall'inizio della consultazione elettorale: dall'appello radiofonico di alcuni insegnanti a votare per i partiti tradizionali fino a un alquanto insolito discorso del premier uscente Wim Kok, che dichiarava durante una trasmissione che «un voto per la Lista Fortuyn è una avventura rischiosa». E aggiungeva: «Ho lottato accanitamente per chiedere agli elettori di votare soprattutto con la ragione.

Chissà se gli hanno dato retta a Rotterdam, nel quartiere di Fortuyn: il presidente del seggio elettorale ha detto che l'afflusso è più che raddoppiato. Nei quartieri difficili la partecipazione è stata più alta che mai. Per esempio nella zona Admiralen, ad Amsterdam, nota per l'alta densità d'immigrati soprattutto dal Marocco e dalla Turchia, la partecipazione non ha avuto precedenti. Si votava ancora dentro le vecchie cabine elettorali e con la matita rossa, come in tutta Amsterdam e contrariamente al resto del paese. E la battuta che circola è che questa volta si trattava di un rituale da prendere sul serio, anche perché si votava sulla privatizzazione dei trasporti pubblico. Nel quartiere Bijlmer (alla periferia di Amsterdam, colpito da un aereo di linea israeliano dieci anni fa) l'afflusso è stato del 50 per cento, un record per un quartiere dove in tanti vengono dalle Antille Olandesi e dall'Aruba, i territori d'oltremare della piccola Olanda. E anche lì, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, l'affluenza è raddoppiata.

E ovunque l'atmosfera era strana, forse tesa: mai prima erano state prese tante misure di sicurezza. Persino Ad Melkert, il capolista del PvdA, aveva una scorta di quattro persone mentre votava a Bussum. Tutti gli edifici dove si sono tenuti i raduni post elettorali sono stati perquisiti con i cani alla ricerca di esplosivi, con particolare attenzione per il Paradiso, ad Amsterdam, dove si sono ritrovati i militanti del PvdA. In fondo i socialdemocratici erano l'obiettivo preferito degli attacchi di Fortuyn. Non era mai successo prima, e tutto è stato trasmesso in televisione mentre le operazioni di voto erano in corso. Di che tranquillizzare gli elettori insomma e niente rispetto alle migliaia di «hatemail» che nell'ultima settimana circolavano un po' dappertutto, in particolare nei computer dei politici.

Nemmeno le indagini sull'omicidio di Fortuyn si sono fermate in questo strano nmercoledì lavorativo. Il telegiornale e le radio annunciavano infatti che l'ufficio di Milieu Offensief, l'organizzazione dove lavorava il sospetto assassino van der Graaf, è stato perquisito per due ore. Sarebbe stato sequestrato molto materiale. A van der Graaf sono stati notificati altri trenta giorni di carcerazione preventiva. L'unica cosa che si sono dimenticati di dire è se abbia votato o no.