Così tu scrivi ti rispondo.

cara Luana non sò quali scopi persegui e se sono affini ai miei:liberazione
degli operai attraverso un movimento proprio per l'abolizione del lavoro
salariato.

LUANA - figurati.... io sono per l'abolizione del LAVORO - per un ritorno all'ozio, e se vuoi ci metto anche di piu', ma non sto scherzando, sono per un ritorno alla produzione controllata - e verificata dalla collettivita', cioe' lavorare conoscendo cosa e per chi lo fai.

Io sono un operaio della Fiat non ho da difendere rendite particolari ma ho
da lottare per la mia sopravvivenza, non ho nessuna soggezzione verso un
operaio coreano o brasiliano, non mi sento e non sono diverso da loro.
In realtà al di là di tutte le frottole terzomondiste viviamo lo stesso
ciclo economico che ci sfrutta a livelli sempre più omogenei (al ribasso).
Qui in italia la crisi impone al  padrone l'attacco all'art 18 perchè così
si era sviluppata la lotta di classe e aveva conseguito questo quadro: non
si poteva licenziare senza "una giusta causa". Tutto ciò era frutto di
lotte, battaglie campali per una intera generazione di operai e proletari
che ha comportato anche morti e feriti...,

si era quindi giunti allo statuto dei lavoratori per evitare che si mettesse
in discussione tutto il sistema di sfruttamento e perchè gli operai
ritornassero in fabbrica a lavorare con il bene placido del sindacato
entrato finalmente nella gestione capitalistica con un ruolo indispensabile
di "tutore" di stato, c'erano i margini e si è fatto..non mi dilungo.

Oggi tutto si va a ridefinire cara Luana.

la crisi economica generale del capitale provoca lotte, rivolte, finanche
"girotondi" nelle classi medie.

Ogni interesse collettivo e individuale è sconvolto ed è sottoposto a
muoversi o finire sotto le macerie di ciò che i padroni chiamano "il mondo
globalizzato".

Questa recessione globale del capitale provoca e spinge alla guerra l'intera
società, e tutte le classi e strati a movimentarsi o assogettarsi, il
problema è che non si contrappone il borghese all'operaio, ma siamo ancora
nel punto dello scontro tra borghesie grandi a piccole, questo si verifica
anche nel cosiddetto "movimento dei movimenti".
Ci sono poi borghesie industriali di pari grado che si fanno le guerre fra
di loro, scontri commerciali asprissimi nel quali vengono a galla pericolosi
richiami nazionalistici (a perire dovremmo essere necessariamente noi)!?. la
stessa rifondazione invoca un ruolo europeo da contrapporre in prospettiva
al blocco usa.

LUANA - non voglio generalizzare - ma il problema di quanto affermi e' da ricondurre alla crisi del capitalismo - il quale per poter risolvere la sua sopravvivenza, senza farsi sgozzare dal popolo - oggi piu' che mai STATO borghese, inventa la globalizzazione - l'unificazioni di multinazionali e gruppi economici, poi reggera' solo, secondo la sua idea, chi si fara' sfruttare al meglio, gli altri moriranno di fame o di lotte intestine. Sempre per la sua idea, e' meglio far morire tutti lentamente che immediatamente, perche' chi sopravvive a un tale brusco disastro, si renderebbe conto di quanto accade e potrebbe innescare qualche forma di lotta rivoluzionaria minacciosa ed organizzata. Poco tempo fa capii meglio questo discorso all'interno di un grande gruppo STATALE - nella riunione si stava decidendo se assumere o no altre persone, quando qualcuno disse che da oggi in poi bisognava solo appaltare, si pagava meno - si risparmiava di piu' - e che dai terzi ai sesti livelli di lavoro, bisognava privatizzare, lasciando all'interno della struttura, solo i settimi e gli ottavi livelli, perche' privatizzandoli bisognava pagarli di piu' di quanto LO STATO pagava nei confronti di questi con modesti stipendi. IN TUTTA questa teoria, nessuno si preoccupava della risposta d'azione dei lavoratori, perche' tutto questo si sarebbe innescato gradualmente, in faccia a coloro che consideravano borghesi, e alla famiglie - cioe' alle vite umane. IL CAPITALISMO quindi invece di riconvertire le sue strategie e trovare soluzioni diverse dall'attuale economia legata a personali interessi, ha preferito la strada del massacro alla flebo, dimenticando pero', come sottolineava AMATO ( da pochi ) che se non lasci i molti a comprare il tuo prodotto, difficilmente la struttura stessa del capitale continua ad esistere, perche' questo vive se ha un vortice di soldi alla base. in quanto al ruolo del sindacato e' evidente che prima dei lavoratori difende la sua esistenza, altrimenti tutto questo coraggio, negli anni precedenti anche con il governo pdiessino, non si e' mica visto, seppur bisogna ammettere che COFFERATI ha detto di no rispetto all'articolo 18 anche a D'ALEMA - il primo che voleva cancellarlo.


Certo questo è dovuto anche ad una mancanza, quasi storica in italia, di
tradizione indipendente classista da parte operaia,
cioè troppo spesso abbiamo delegato i nostri interessi economici e politici
ai diversi strati non operai spacciati per comunisti, rivoluzionari,
libertari di ogni risma.

Questi (come poi abbiamo scoperto) avevano la caratteristica comune di
essere fuori dai luoghi della produzione, la menavano su un diverso sviluppo
economico, sviluppavano un programma rivendicativo tanto radicale quanto
impossibile all'interno del capitalismo, e addirittura molti suoi membri
dirigenti sono stati cooptati direttamente della gestione (anche politica e
non solo) dello stato dei padroni.

La colpa quindi è anche nostra, perchè siamo stati noi spesso a portare e a
cedere la nostra forza ( scioperi, fermate,lotte politiche su tutti gli
aspetti sociali dello sfruttamento dei padroni) a formazioni sindacali e
politiche che hanno dimostrato la loro incapacità, se non peggio, a sbattere
nelle anticaglie della storia quella putrida società nella quale ci fanno
vivere (e morire).

I nemici naturali, storici, ed attuali rimangono gli operai, ma riconoscere
la centralità della classe non basta, bisogna riconoscergli una propria
autoattività storica, non una semplice funzione quindi, ma la forza reale e
concreta che in potenza e in organizzazione può abbattere il sistema, e,
forgiare una nuova, diversa, società dove venga abolito lo sfruttamento.

LUANA - non sono convinta che siano gli operai il pericolo attuale, e il loro accettare l'andamento lento,suonato da una vecchia sgangherata orghestrina che ha gli strumenti in dotazione ma il palco gli crolla sotto il culo. SPESSO mi sono posta questa domanda raggiungendo il solito punto centrale, e' la cultura che fa di un operaio la COSCIENZA di esserlo, ed e' in questa cultura che la sinistra da buoni 20 anni sta mancando.

Cara Luana gli operai non sono mai scomparsi, e non sono mai stati neanche
tutti uniti, solo in determinati momenti storici hanno ricostruito le
proprie potenti organizzazioni.

CI HANNO MESSO IN MOVIMENTO DI NUOVO, sta essenzialmente in noi il tentativo
di distruggere la macchina statale che ci sfrutta e opprime, o la schiavitù
sarà totale e globale, "di nuovo viene repressa e risorge più forte di
prima" (un passaggio del manifesto del 1848 fatto redigere dagli operai
tedeschi a Engels-Marx)...

Mi sorge  un  sintetico assioma in questo periodo dialogando con amici e
compagni, secondo me oggi siamo ( come classe mondiale, non solo in
Italietta) messi così:

MAI STATI COSì FORTI SUL PIANO TEORICO E DI ESPERIENZE CONCRETE SVILUPPATE A
PARTIRE DAGLI ANNI 70, E MAI COSì DEBOLI SUL PIANO ORGANIZZATIVO E DEI
LEGAMI INTERNAZIONALI DI CLASSE.
C'è DA TIRARSI SU LE MANICHE, SAPENDO PERò CHE LA VOLONTA' DA SOLA NON
BASTA: BISOGNA SFRUTTARE GLI ERRORI E LE REPRESSIONI DELL'AVVERSARIO...

PS:Cara Luana sinceramente mi interessa poco che lo pubblichi nel sito, ma
ti sarei grato se passassi queste brevi note ad altri operai...(e che magari
iniziasse un dibattito)
Ti allego uno scritto contro i centri di concentramento chiamati cpt (per il
sito).

Ultima ps:tu Luana sai alcune cose di me ma io non so niente di te, mi
piacerebbe saperne di più.

Un abbraccio fraterno
Francesco F.

LUANA - caro FRANACESCO - io pubblico tutto cio' che ritengo intelligente non solo per me e te ma per la collettivita' operaia e non..... quanto mi hai scritto e' di profonda riflessione - quindi non solo lo inserisco in namir ma lo girero' anche a tutte le altri fonti operaiste che conosco.

un bacio - certo di me si sa poco - ma di qeullo che faccio si puo' leggere e comprendere inevitabilmente - e come dici tu, oggi l'organizzazione del FARE - cultura - e conoscerci e' piu' importante di sapere chi apparentemente sei.

LUANA.


I centri di concentramento

Il governo ha organizzato l'accoglienza degli immigrati clandestini

Le lance della guardia di Finanza pattugliano le coste per impedire gli sbarchi e alcuni padroni delle bagnarole scaricano direttamente in mare il carico. Gli annegati non mancano. Per quelli che riescono ad arrivare a terra i guai non sono finiti.

Polizia e carabinieri sono pronti ad iniziare la caccia all'uomo. Vengono catturati, con le buone o le cattive, e rinchiusi nei Centri di Accoglienza come se fossero delle bestie.

A Lampedusa erano rinchiusi in container piazzati sotto il sole con temperature di 50 gradi. A Caltanissetta, Agrigento e Trapani, vecchi fabbricati, sbarre, filo spinato e attorno polizia e carabinieri. I centri sono veri e propri campi di concentramento che senza tante storie il governo  ha organizzato alla luce del sole e con il consenso di tutte le forze politiche. Se gli immigrati tentano la fuga entrano in funzione i manganelli e le pistole.

Al tempo dei governi democristiani, eravamo abituati alla celere che manganellava gli scioperanti. Ogni tanto qualche poliziotto inciampava e guarda caso centrava un bersaglio. Era anche normale sentire per protesta "Polizia fascista".

Per 5 anni fino al 2001 il governo era a maggioranza di sinistra ed il ministro degli interni era Napolitano del partito di D’Alema, diversi sono stati i morti bruciati nelle baracche e si venne a sapere che i dispositivi di sicurezza furono bloccati. Gli operai licenziati erano tranquillamente manganellati, stessa sorte hanno subito i no-global a napoli marzo 2001.

Quando succede che la polizia spara sui clandestini non è più necessario dire che sono inciampati. Una terribile colpa hanno gli immigrati: è quella di essere riusciti a sbarcare in Italia senza un visto che permette di controllare il numero in rapporto alla necessità di sfruttamento dei padroni italiani.

Ora al governo c'è Berlusconi Bossi Fini e si finisce col chiedere le impronte digitali, come dire "non sei colpevole di reati particolari è il tuo essere approdato qui il reato".

Di più, si accusa chi non ci stà a questo razzismo organizzato dai padroni di essere fiancheggiatore di reati contro lo stato. pubblica pulizia (etnica e di classe) con gran uso di pubblica polizia.

Di colpo gli operai e i lavoratori italiani e stranieri (che a milioni lavorano precari con salari miserabili nei luoghi della produzione) devono "sgurare" in silenzio: art 18 e legge bossi-fini sono 2 facce di una stessa medaglia, i cpt il corollario della politica razzista e scientemente organizzata dallo stato dei padroni.

Ma sono proprio i padroni dell'occidente capitalista e democratico gli unici responsabili dell'emigrazione forzata. Per fare profitti rapinano, uccidono e distruggono ogni possibilità di sopravvivenza in molti paesi. Il sistema capitalistico e i governi borghesi si sono imposti a livello mondiale. Per la forza lavoro emigrante: oggi i campi di concentramento, domani per alcuni la schiavitù del lavoro in fabbrica. Questa è la civiltà del capitalismo.

Associazione per la Liberazione degli Operai

Una rete di operai che la pensa allo stesso modo si può annodare.
Collegarsi, scrivere, inviare messaggi.
Operai Contro - AsLO Via Falck 44 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI)

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per luana - artenamir@genie.it