Il patto di stabilità Europeo viene ufficialmente trasgredito da
Francia e Germania con il beneplacito dell'Ecofin.

di roberto amato

Benpensanti e malpensanti, a destra e a sinistra (a parte Tremonti -
che è un caso a parte - e pochi intimi) concordano nell'affermare che
la cosa non va: se ci sono regole comuni, tutti le devono rispettare.
A denti stretti molti si trovano a dover dare ragione persino a Prodi.
E' una levata di scudi contro una manifesta violazione di un
ordinamento giuridico costituito.
Ma il panorama in cui questa protesta ha luogo non è nè omogeneo nè
congruente.
Alcuni tra quelli che ora gridano allo scandalo non hanno mosso un
dito (nè la lingua) per opporsi alla partecipazione delle truppe
Italiane all'occupazione armata dell'Iraq, dell'Afganistan e, prima,
del Kossovo.
E non sono gli stessi che, nelle varie occasioni hanno approvato o
dissentito.
Come ho ricordato nel mio messaggio del 14/11/2003 ("Usa la
Maddalena") un pezzo del territorio Italiano è stato illegalmente
"ceduto" agli Stati Uniti D'America, che vi esercitano piena sovranità
in termini pratici e teorici.
Molto triste e (purtroppo) indicativo è il fatto che non ho avuto un
solo riscontro al riguardo (dicesi *non uno*), non dico tra gli
iscritti di Forza Italia, ma tra i Verdi (notoriamente estremisti
della peggior specie, che turbano i sogni di molti benpensanti,
silenziosi e non...).
Evidentemente si ritiene diffusamente da più parti che la forza possa
impunemente sovrastare il Diritto, o che "cosa fatta capo ha" o che,
come giustamente spiega Tremonti, i regolamenti vanno interpretati con
intelligenza.
La definizione della parola "intelligenza" è controversa, ma nel
contesto credo di poterla tranquillamente definire come "flessibilità
interpretativa a vantaggio del proprio interesse".
Quando, naturalmente, chi intende far valere la propria "intelligenza"
si trovi ad avere il coltello dalla parte del manico, altrimenti,
guai!
Terrorista sovversivo!
A me la cosa provoca un brivido su per la schiena ma, evidentemente, a
molti non provoca un fico secco.
Peggio per loro mi verrebbe da dire, ma il problema resta.
E allora?
Come interpretare questo allarmante stato di fatto, questa situazione
generalizzata (almeno nel nostro democratico emisfero) di relativismo
giuridico o di flessibilità interpretativa che dir si voglia?

Per i "comuni mortali" la spiegazione potrebbe fermarsi alla
costatazione che la forza e la prepotenza, in questa miserevole epoca
di totale carenza etica, vanno riprendendo il sopravvento e a chi
tocca tocca, per dirla in sintesi, ognuno si lecchi le ferite e
taccia, altrimenti sarà peggio per lui.

Ma gli ecologisti consapevoli in politica non sono "comuni mortali", o
non dovrebbero esserlo.
Propongo allora, a loro esclusivo beneficio, un'altro punto di vista,
un po' più comprensivo e stimolante (o almeno spero).
Le Leggi, gli Stati di Diritto, la costruzioni giuridiche non
strettamente istintuali, sono un prodotto recente della cosidetta
civiltà.
Sono, in fondo, gabbie comportamentali imposte, con annesse previste
sanzioni alle deroghe.
Implicano la necessità del governo di realtà sociali complesse, la cui
conduzione non può essere lasciata all'istinto, se non altro perchè
l'Uomo è un animale sociale, si, ma non gregario, più simile al lupo
che alla formica.
E oltre un certo limite di complessità sociale qualcosa comincia a non
funzionare più.
Le unità statali troppo vaste si disgregano, le "realtà" locali
reclamano indipendenza e inventano nuovi concetti giuridici "ad hoc"
(come il "principio di sussidiarietà"), le persone tendono a
rinchiudersi in ambiti neo-tribali ristretti ed esclusivi, i
telefonini (senza elenco - impossibili da trovare) prendono il posto
dei telefoni fissi (con tanto di elenco - di reperimento immediato),
ecc.
Gli esempi sono molti, interessanti, illuminanti, come troppo poco
individuati e studiati con l'attenzione che meriterebbero.
Sembrerebbe quindi che al raggiungimento di una serie di condizioni
critiche si generi un'involuzione, un tornare alle origini, un
riappropriarsi dei modi di essere più primitivi, non prodotti
culturalmente, ma geneticamente codificati, ovvero, più
intrinsecamente propri della specie umana in quanto tale.
E' così? O no?
I sintomi di contraddizione che sempre più spesso si evidenziano nella
percezione del Diritto, la "flessibilità giuridica" dei nostri giorni
è un preludio di barbarie?
O di un nuovo Umanesimo?