Riflessioni su - Banana Yoshimoto,
Amrita, Milano, Feltrinelli, 1998. 308 pg.La voce spontanea della giovane Sakumi scivola con grazia nel raccontare se stessa e le vicende della sua famiglia, continuamente sospese tra una quotidianita’
in cui riconoscersi e l’ombra, perenne, di una dimensione altra, popolata da presenze incorporee che intuiscono il mondo oltre il fisico e danno voce al mistero. Sfondo della narrazione e’ una Tokyo brulicante di vita che a volte si ferma nei tiepidi colori di una natura filtrata dalla straordinaria sensibilita’ umana della protagonista. All’interno, un intreccio di relazioni affettive narrate con semplicita’ estrema, eppure scandagliate fino a poterne coglerne le piu’ sottili sfumature psicologiche. Il romanzo racconta il viaggio che Sakumi compie nella propria coscienza, il progressivo riappropriarsi di una memoria che non e’ solo quella persa con l’amnesia, ma che e’, soprattutto, percezione ancestrale del proprio vissuto. Il ricordo della bellissima sorella Mayo, morta in un incidente stradale sotto l’effetto dell’alcool e il profondo rapporto con il fratello Yoshio, dotato di straordinarie facolta’ mentali, accompagnano il sommerso e ininterrotto colloquio che si svolge tra Sakumi e gli spiriti.Le voci del mistero velano il quotidiano e il loro tono e’ piu’ rassicurante che inquietante. Stupisce la profondita’ con cui lo sguardo incantato di Sakumi si posa sulla vita che scorre e accarezza i moti del proprio animo, spesso in sintonia con i colori, ora tenui, ora violenti, del paesaggio. Colpisce la naturalezza con cui e’ narrata la scoperta dell’amore, dell’affetto per la madre, il valore dell’amicizia, l’ombra della morte, la progressiva percezione del vivere e insieme, della precarieta’ connaturata in ogni situazione. Con Amrita Banana Yoshimoto da voce ai pensieri piu’ profondi della protagonista con eccezionale candore e con grandi capacita’ introspettive. Il linguaggio accompagna lo scavo introspettivo senza mai perdere la spontaneita’ che caratterizza l’intera narrazione. In amrita la parola narrata si fa carico di raccontare cose antiche senza mai perdere immediatezza, ed e’ questo, forse, il vero trucco che fa scorrere, agili le pagine del romanzo.
Di Cinzia Mescolini.