Una risposta alle accuse lanciate

dalla figlia al convegno in memoria

di Craxi

Il 20 febbraio, durante la commemorazione per la morte di Bettino Craxi, sua
figlia ha scagliato, seguita da un lungo applauso, questa frase: "assassini
quanti hanno dato del ladro a mio padre". Forse tutti hanno considerato la frase un comprensibile e legittimo sfogo di una figlia la cui mente e' annebbiata dal dolore.
Ma a ben vedere, innanzi tutto quella frase non e' ne' giustificata ne',
tantomeno legittima. Inoltre, dato il luogo ove e' stata pronunciata, non
puo' essere vista quale semplice sfogo.
Chi ha dato a Craxi del "ladro", non ha detto una falsita', ha solo tratto
una logica conclusione da quanto lo stesso Craxi aveva affermato
pubblicamente sia in tribunale sia in parlamento (si riguardino le
registrazioni televisive e sene avrà la conferma).
E poco importa, sotto questo punto di vista, che Craxi abbia cercato di
giustificare il suo reato affermando che il ladrocinio sotto la forma del
finanziamento ai partiti e della corruzione fosse una prassi comune fra i
politici e quindi non perseguibile.
La giustificazione addotta non toglie il reato, a meno di ammettere, per la
"classe politica", come leciti ladrocinio e corruzione. Cioè a meno di
ammettere che la legge non è uguale per tutti e che i politici sono
legittimati a fare ciò che ad altri è concesso dalla legge di fare. Un bel
ritorno al passato, spazzando via d'un sol colpo secoli di conquiste del
diritto, per tornare in piena epoca pre-illuministica. Oppure a meno di
ammettere l'esistenza di "diversi diritti separati" per diverse "categorie
sociologiche".
Ma allora a tal stregua i mafiosi potrebbero legittimamente pretendere un
"diritto separato" in cui scippi, furti, contrabbando, sfruttamento della
prostituzione, omicidio, ecc. non siano considerati reato, così come sarebbe
lecito, per la categoria dei "terroristi" chiedere un diritto separato non
preveda il reato di gambizzazione o strage.
Cio' per quanto riguarda la legittimità della frase.
Riguardo alla questione dello "sfogo", vanno tenute presenti alcune cose: la
morte di Craxi e' ormai cosa vecchia ; la situazione di diaspora
dei socialisti; soprattutto però va tenuto presente che la frase incriminata
non e' un'uscita estemporanea, ma e' una frase inserita in un intervento
pronunciato durante un "convegno" volto alla riunificazione dei socialisti.
E sotto quest'ultimo aspetto, in una visione machiavellica, Craxi, e'
certamente piu' utile morto che vivo.
E' certamente piu' facile riunificarsi nel ricordo di un morto che sotto
un'importante, ma scomoda e contestata persona viva. E' piu' facile render
martire un morto che un vivo autoritario e discusso; ad un morto, si sa,
quasi tutto viene perdonato, soprattutto se a chiederlo sono i parenti.


Walter Barcella