Il Nobel per la letteratura 1999
Premiato l’impegno civile di Gunter Grass.
Con due settimane d’anticipo sulla data abituale, il 30 Settembre è stato assegnato il Nobel per la letteratura 1999 all’artista tedesco Gunter Grass, per «aver, in favole allegramente nere, dipinto la storia dimenticata».
G. Grass, nato il 16 ottobre 1927 nell’allora tedesca Danzica, e reclutato durante la Grande Guerra, venne ferito e fatto prigioniero dalle truppe americane. Tale esperienza segnò la sua carriera d’artista, divenendo tema centrale di molte tra le sue più celebri opere, si pensi, ad esempio, alla Trilogia di Danzica, la prima raccolta pubblicata. Gli anni decisivi per la sua formazione culturale furono quelli del primo dopoguerra: in questo periodo egli studiò all’accademia delle belle arti, prima a Düsseldorf (1948-1952), poi ad Amburgo (1952-1956). Considerato essenzialmente artista plastico, Grass si rese consapevole delle sue capacità di scrittore grazie al grandissimo successo del primo dei suoi testi, Il tamburo di latta, feroce e grottesca polemica contro le istituzioni.
Il germe dello scrittore "cattivo", così definito a causa della sua immagine d’artista profondamente critico nei confronti della coscienza storica della società che lo circonda, germoglierà nelle sue opere mature. L’atteggiamento sagace di Grass nei confronti della Germania comunista e dei suoi intellettuali è chiaramente espresso nella commedia del 1966: I plebei provano la rivolta, in cui si epifanizza il rapporto tra arte e politica, in relazione alle responsabilità dell’artista.
Testi violenti, che mirano a sollecitare l’animo del lettore critico, attraverso brusche scosse, sono anche quelle che completano la stessa Trilogia di Danzica: Gatto e topo e Anni da cani
A questi libri seguiranno, negli anni ’70 Anestesia locale e Dal diario di una lumaca; da un’attenta lettura di questi testi si può comprendere la consapevole posizione politica dell’artista, che analizza criticamente il suo appartenere alla moderata sinistra democratica, e condanna ogni tipo d’estremismo.
L’attività letteraria di Grass è intensa, pochi anni dopo la pubblicazione di queste opere viene edito Il rombo. In esso è contenuta una continuazione della stessa visione politico-filosofica che aveva animato i testi precedenti, ma, oltre a trasmettere una ben determinata e motivata posizione personale, attraverso una vena epica che attraversa tutta la composizione, lo scrittore incita il pubblico ad una presa di coscienza necessaria per andare oltre alla mera "sopravvivenza alimentare", tema su cui si basa questo affresco della storia dell’umanità.
Nel 1982 viene stampato L’incontro di Telgte, dopo Il rombo, un altro romanzo di critica storica, ma qui le vicende narrate sono due: quella data dal "significato" del testo, relativa ad un incontro di letterati del Barocco avvenuto nel 1647, l’altra data dal suo "significante", che narra la formazione del Gruppo 47, circolo di letterati di cui Grass fece parte nel primo dopoguerra, e che ebbe una forte influenza sulle successive prese di posizione di colui che fu il più giovane tra i suoi membri.
La necessità di un’ideologia, di un sistema di valori che governi le azioni di ogni individuo è ribadita in la ratta, testo che trasmette una profonda inquietudine dovuta all’atteggiamento del poeta-vate, che preannuncia la fine del genere umano e la sopravvivenza dei topi.
La poetica di questo artista non varierà nei suoi componimenti successivi, la storia moderna avrà sempre un ruolo di primo piano: Mostrare la lingua (1989), Il richiamo dell’ululone (1992), Ieri, cinquant’anni fa (1997), E’ una lunga storia (1998), Il mio secolo, 100 racconti (1999), sono tutti testi in cui si contesta una visione deterministica della storia, caratterizzante la filosofia di molti intellettuali tedeschi, tra i quali il sommo Hegel, preda di una intelligente critica. Gunter Grass sottolinea, in questi suoi scritti, l’inesistenza nella storia di un senso o di un fine in nome del quale giustificare le violenze, le dittature, i totalitarismi che lo stesso artista ha vissuto in prima persona.
La storia è vissuta come prodotto di casualità, che, col loro manifestarsi, determinano una serie di possibili eventi in un incessante fluire di situazioni, a cui la volontà umana può dare il giusto ordine.
Come Grass è lo specchio del nostro secolo, il suo stile è lo specchio dei temi che egli tratta. Attraverso forme audaci che contrastano con la piattezza della forma corrente, l’artista cerca di smuovere gli animi, per superare la moderna apatia; comunque, seppur nel suo essere una sfida per i traduttori, viene da loro apprezzato. «Il grande genio linguistico tedesco della seconda metà del secolo», così lo definisce la sua ottima traduttrice italiana Bruna Bianchi,.
Questo artista della parola, abile compositore grafico e plastico, risulta poter essere considerato un moderno W. Blake, un nuovo autore illuminato.
Gunter Grass ha ricevuto molti consensi, oltre che dai traduttori, anche da celeberrimi intellettuali, ed è stato addirittura promosso da "l’osservatore romano", il giornale della Santa Sede, il cui giudizio ha valore ancor maggiore se si considera il partito politico d’appartenenza dello scrittore. Dario Fo, Dacia Maraini, Peter Shneider, Mario Luzi, sono solo alcuni degli studiosi che hanno espresso parere favorevole all’impegno del grande scrittore tedesco; inoltre, il valore di questo disegnatore della parola è testimoniato anche dal fatto che ottimi scrittori quali Rushdie e Garcia Màrquez ne abbiano seguito la pregnante lezione.
Sul capo di G. Grass è stato posto il lauro del Nobel per la letteratura, a coronamento di un impegno non solo artistico letterario, ma più ampiamente culturale e civile, e, soprattutto umano, che fa di lui uno dei protagonisti del secolo che volge al termine.
Non si può che esser d’accordo con V. Consoli: «la giuria ha compiuto una scelta ottima».
John Shehata